Con immenso dolore, col passare degli anni, sono sempre più spettatore impotente di fronte al degrado e all’imperante incuria nei confronti del nostro bellissimo Paese: l’Italia. Ancora più doloroso assistere alla rassegnazione di vecchi, adulti e giovani di fronte al desolante spettacolo dei cigli delle strade infestati dalle peggiori specie di erbe inestirpabili (che in molti casi tolgono completamente la visibilità, come il sorgo selvatico che regna ovunque sovrano), fossi e canali che somigliano a discariche, terreni incolti e pieni di ogni sudiciume, invasioni di cimici, di stormi di corvi che fanno sparire passeri, rondini, usignoli, case più o meno vecchie e abbandonate (quando pochi decenni i fa erano la dimora delle famiglie più abbienti), chiese abbandonate e in decadimento, centinaia e centinaia di capannoni e negozi chiusi, antiche ville e palazzi signorili in totale disfacimento, parchi secolari sepolti da maree di edera che soffocano ogni cosa, boschi impossibili da percorrere perché pieni di rami secchi o alberi caduti che alimenteranno come benzina sul fuoco il prossimo incendio. E si potrebbe continuare a lungo.
Cresciuto in una famiglia di contadini, fin dai primissimi anni di età mi è stato insistentemente insegnato a estirpare qualsiasi pianta infestante, in qualunque punto dei campi o dei fossi si trovasse; e non bastava strappare semplicemente quanto si vedeva in superficie, ma si doveva scavare tutto attorno con una forca (dal momento che con la zappa o la vanga si sarebbe potuto tagliare qualche pezzetto di radice che a sua volta avrebbe dato origine ad una nuova pianta), fino a estirpazione completa. Era, a quei tempi (e sarebbe anche oggi, se si fosse veramente coscienti di che cosa provocano le erbe infestanti sulla terra buona e sui cigli delle strade ormai in totale abbandono), una condizione fondamentale e imprescindibile per poter mantenere un terreno “pulito” e funzionale alla coltivazione. Questa era fatta con grande esperienza e perizia, seppure con i poveri mezzi di allora.
La visione del degrado materiale del nostro paese (tale da suscitare stupore e sgomento in moltissimi visitatori stranieri delusi), non può che richiamare alla mente il degrado morale e spirituale al quale stiamo assistendo ogni giorno, e che anzi supera probabilmente di gran lunga il primo. Tutta questa situazione, senza inutili e stucchevoli giri di parole o di argomenti (evitando di addentrarsi nel tema di ponti o tetti di chiese che crollano all’improvviso), non può che essere il risultato di interi decenni trascorsi nella pigrizia, nell’incuria, nell’ignavia, nell’incompetenza, nell’incoscienza o irresponsabilità di chi ha posizioni importanti (e immeritatamente strapagate), come anche di chi ha contribuito con estrema leggerezza a farci invadere da idee più o meno “rivoluzionarie” o “egalitarie” propagate dai vari perdigiorno capaci solo di svendere i propri concittadini ad una ideologia “europeista” o “mondialista”, sfruttando la dabbenaggine di quanti hanno avuto la scelleratezza di scambiare le sane tradizioni tramandateci dal cosiddetto “genio cristiano e latino” con i mefitici abbagli provenienti da luoghi e persone a noi distanti e votati alla corruzione. Col risultato che intere generazioni sono state condotte nel baratro delle peggiori nefandezze.
Come nel caso delle erbe infestanti che, se non sradicate immediatamente, in pochissimo tempo si propagano fino al punto da soffocare ogni erba buona senza poter più essere estirpate, allo stesso modo abbiamo assistito, soprattutto nella Chiesa, ma anche in tutta la società italiana, ad un tale dilagare di falsità, di schifezze (travestite in molti casi da argomentazioni “teologiche”), di inganni e di imposture gabellate per “profezie”, da trovarci ora di fronte ad un “campo” totalmente infestato da ogni tipo di “erbaccia”, che soffoca e fa morire il “grano buono”.
Non ho mai desiderato fare il “giustiziere” o il “castigatore”, dal momento che c’è già un Unico Giudice Giusto; e neppure sento di dover fare l’investigatore per cercare dei colpevoli; ho abbastanza peccati ed errori da farmi perdonare che mi impediscono di farmi giudice di alcuno. Tuttavia non posso nascondere il disagio e il dolore immenso che provo nel vedere tesori inestimabili, frutto di secoli e millenni di sudore e di sangue, venir lasciati marcire sotto lo sguardo ebete di generazioni cresciute in ambiente “virtuale” che non sanno neppure usare una scopa per spazzare l’immondizia che hanno sotto i piedi. Per non parlare poi di quanto sta succedendo a livello morale, sia nella società che nella Chiesa in generale.
Il “pluralismo” della società moderna nella maggioranza dei casi è stato un perfetto lasciapassare per disseminare nel nostro paese e nella Chiesa le peggiori “erbe infestanti”, che ora stanno soffocando e facendo morire ogni erba buona. A poco può servire l’illusione del benessere, simile a quello di cui si fa sfoggio nei resort e negli hotel di super lusso dei paesi poveri, mentre la gente vive nei tuguri. Non credo che basti curare il proprio giardinetto, mentre tutto attorno dilaga ogni forma di putridume! Possibile che non veniamo presi da un sano orgoglio che ci faccia dire: “basta! Così non si può continuare, perché presto anche le cose peggiori che al momento stanno fuori della porta, invaderanno la nostra casa”?
Giusto per fare un esempio, l’altra sera una persona molto anziana ha ripetutamente chiesto di cambiare programma quando, su TV2000, il canale della CEI, è apparsa una cantante in abiti discinti e atteggiamenti ammiccanti e volgari. E meno male che, essendo quasi sorda, quella persona non è riuscita ad afferrare i discorsi edificanti che uscivano dalla bocca della signora. Un anziano che si aspetterebbe di “riposare” davanti a programmi tranquilli, dopo il rosario delle 18:00 si trova davanti a mise imbarazzanti: che meraviglia il “cattolicesimo progressista”! Moralismo? Spiegatelo a un vecchio che avrebbe il diritto di assistere a qualcosa di decente, accendendo la TV dei vescovi.
È dunque ormai impossibile estirpare tanto male e tanta sporcizia, sia materiale che morale? Verrebbe da dire di sì. Ma sappiamo che la rassegnazione, soprattutto dal ’68 in poi, ha portato solo al peggio del peggio. Che si aspetta, dunque, a riprendere in mano la situazione? E da che parte cominciare?
Nella mia ignoranza e semplicità contadina, ritengo che, prima di tutto, si debbano riconoscere le “piante cattive” in modo da poterle estirpare con sicurezza e determinazione. Per la mia povera esperienza, se prima non si ripulisce un terreno dalle erbe dannose, è impossibile seminare qualche cosa di buono. È difficile? Si, ma è l’unica cosa da fare. Pensare di seminare qualche cosa in un campo infestato di sorgo selvatico è solo una totale illusione e una spesa assolutamente inutile. Qualcuno pensa che sia più semplice ricorrere ai diserbanti che inquinano le falde acquifere? Non illudiamoci: la pigrizia non ha mai pagato e le conseguenze non le possiamo certo prevedere.
Anche nelle cose di Chiesa o nella morale dovrebbe essere la stessa cosa: prima si devono individuare con chiarezza le “erbe infestanti” (i Santi e la Tradizione hanno saputo farlo con efficacia, per cui basterebbe imparare da Loro), e poi si deve procedere a strapparle e toglierne ogni radice che in futuro possa far rispuntare una nuova pianta cattiva. Come realizzare tutto questo? Chiamando innanzitutto le cose con il loro vero nome: l’omosessualità con la sua vera definizione di perversione e abominio, le relazioni sessuali fuori del matrimonio (valido) fra un uomo e una donna come assolutamente contrarie alla Volontà di Dio, ogni “culto” o “venerazione” di idee estranee al Vangelo come offesa a Dio, ecc. In fondo, a ben vedere, sono i principi più semplici e fondamentali che il Collegio Apostolico di Gerusalemme ha richiesto ai Cristiani di Antiochia provenienti dal paganesimo.
Come gli Apostoli non hanno preteso l’osservanza di innumerevoli “pratiche farisaiche”, ma hanno tolto di mezzo qualunque pretesto che potesse trovare occasione di confusione fra gente poco formata, allo stesso modo la Chiesa, oggi, dovrebbe dire con estrema chiarezza ciò che è bene e ciò che è male, a partire proprio da quegli ambiti che maggiormente risentono della confusione mondana: sesso, famiglia, matrimonio, vita, unicità del Dio di Gesù Cristo. Costi quel che deve costare.
6 commenti su “Erbe cattive – di padre Vittorio Veneziani”
Parole sacrosante e previsioni purtroppo più che vere:LAPALISSIANE per noi poveri mortali e se non ci rimbocchiamo le maniche andremo incontro ad un futuro apocalittico.
Giuste osservazioni e tutte condivisibili.
Non è vero che siamo rassegnati, non tutti. Per esempio io appartengo agli sdegnati e agli adirati.
Questo degrado è stato preannunciato in tempi non sospetti….(quando si bevevano ogni chimera ideologica).
Le conseguenze ( di tutti i comportamenti citati nell’articolo) sono ora sotto gli occhi di tutti, ma qualcuno ancora osa negare…..
Reverendo Padre, mi permetta un’osservazione. Ad un certo punto, lei afferma la necessità di riconoscere le male piante (“Nella mia ignoranza e semplicità…”) ed aggiunge che esso riconoscimento e’ necessario per una corretta e completa estirpazione delle cattive erbe. Nulla di più giusto. Ma chi dovrebbe procedere in tal senso? Le istituzioni pubbliche, attualmente occupate dai nipotini della generazione che visse e fece “formidabili, quegli anni” (cioè il 68)? Le gerarchie ecclesiastiche, in tutt’altre faccende (poco pulite) affacendate? La scuola e l’università, in cui il laicume anticattolico impera senza freni? È questo il vero problema: le male piante (bene o male) le sappiamo riconoscere. Sono i buoni contadini che paiono mancare. Una preghiera ed un caro saluto da Gotham City, il Pinguino.
P. Kolbe, mentre nel 1911 si trovava studente a Roma, assistette ad un sacrilego corteo organizzato dalla massoneria nella ricorrenza del secondo centenario della sua nascita. Tale corteo dalle vie della città si spinse fino a Piazza San Pietro e sui suoi vessilli neri portava raffigurato l’Arcangelo San Michele sotto i piedi di Lucifero, con sotto la scritta:”satana regnerà in Vaticano”. San Massimiliano, col cuore sanguinante di dolore scrisse: “È possibile che i nostri nemici debbano tanto adoperarsi sino ad avere la prevalenza, e noi rimanere oziosi,o al più pregare, senza però adoperarci con l’azione? Non abbiamo forse armi più potenti, la protezione del Cielo e della Vergine Immacolata? La “Senza macchia”, vincitrice e debellatrice di tutte le eresie, non cederà il campo al nemico che rialza la cervice: se troverà dei servi fedeli, docili al suo comando, riporterà nuove vittorie, maggiori di quelle che non si arrivi ad immaginare”.
Dunque, che si diano da fare i servi fedeli, pregando e sacrificandosi, caro Pinguino. A tutto il resto penserà Lei.
tra le erbe cattive metterei anche i finocchi
Grazie per questo bell’articolo e accorato appello. Però penso alle parole di Gesù della parabola del buon grano e della zizzania…..