Sono giunto dopo le ferie alla conclusione metafisica che probabilmente i dirigenti scolastici, più che altro, sono astronauti. Probabilmente si interfacciano con mondi paralleli che non si incontrano mai. Probabilmente non è colpa loro, ma è lo Stato a essere su un altro pianeta. Il fatto è che, come ogni anno, anche senza la Fedeli, è ricominciata la scuola. Se per gli alunni possono cambiare i professori, per noi genitori però, i dirigenti scolastici, che poi, per dirla sgonfiata, sono presidi, di solito (non sempre) non cambiano.
Quindi, dicevo, anno nuovo, sorprese vecchie. Eppur il genitore si stupisce di nuovo, non dovrebbe, ma pare inevitabile. Quindi poniamo l’esempio concreto: se uno ha due figli, uno in seconda media, pardon, secondaria inferiore, e l’altro in seconda elementare, pardon, primaria, si dovrà stupire primariamente delle cose elementari: lo zaino del piccolo peserà il doppio di quello del grande. Anzi, non sarà mai in grado di contenere tutto l’armamentario di cianfrusaglie inspiegabilmente resosi assolutamente necessario per insegnare ai “millennials” le tabelline e la grammatica di base. Materie che i loro nonni apprendevano con un quaderno, una penna e un calamaio.
Poi, giunti a scuola – almeno in due o tre o con un carretto a trazione animale per portare tutte le borse – ci si trova di fronte all’irreparabilmente migliorato: ovvero il dato strutturale. In combutta con l’amministrazione comunale si è pensato di apportare delle migliorie, che constano nel restringimento dello spazio antistante la scuola, fuori dai cancelli, per ampliare lo spazio dentro i cancelli. Bene. Per fare spazio alla scolaresca, si crederà. Nemmeno per idea, i bambini escono dai cancelli, nuovi e raddoppiati, ma aperti per metà (la persona a cui ho chiesto spiegazioni sostiene non vengano aperti perché non a norma e tanto pericolosi che lei stessa non li tocca – sic!) verso i famigerati “punti raccolta”.
Non si vince niente, al massimo si potrà recuperare il proprio figlio. Ottimo, però sono segnalati solo i punti raccolta per la quarta e la quinta elementare, gli altri vanno a tentoni nella folla. Pare che questi punti raccolta siano il non plus ultra del progresso in campo gestionale scolastico: grazie alla trovata i genitori potranno portarsi a casa i propri figli e non, magari, confonderli con i figli altrui. Non come nei secoli andati che i bambini uscivano da scuola e andavano semplicemente a casa. Ora vengono consegnati uno a uno come le bistecche alle iene dello zoo. Se una mamma, poniamo, si ritrova per un fatto puramente naturale ad avere 3 figli in 3 classi differenti, dovrà farsi largo a calci e spintoni fra la folla urlante di mamme, zie, nonni e tutor vari riconosciuti a norma di legge, reclamanti (tramite una sorta di riconoscimento visivo) i pargoli spaesati. E se, puta caso, piove, ecco che le moderne cartelle fornite di carriola prontamente acquistate da mamme in perenne nevrosi incipiente perché i pargoli non si sciupino la schiena, si incastrano una sull’altra (il cancello è sempre quello raddoppiato e aperto a metà) bagnandosi nelle pozze. Il fenomeno che viene producendosi dalle fauci degli innocenti corrisponde a suoni che in genere si sentono all’uscita del porto in orario di punta.
Poi la media inferiore, la quale, fatto non secondario, non è inferiore concettualmente alla prima, anzi, lo stupore genitoriale qui si fa spaziale. Chi di dovere pensa bene ogni tot di spostare i docenti da una sezione all’altra. Quest’anno ci spostano il docente di storia (di ruolo) per metterlo a fare geografia nell’altra sezione, così che avremo una supplente. Chiediamo spiegazioni circa il vantaggio didattico dell’operazione, o almeno la motivazione razionale di scambiare il certo con il precario. Dopo diverse telefonate ci rispondono che, insomma, non si potevano dare sei classi a una sola collega.
Quindi il messaggio ai genitori è: abbiamo preferito favorire un docente, penalizzando la continuità didattica offerta ai vostri figlioli. Peccato che la priorità dovrebbe essere l’interesse degli alunni, affinché possano apprendere nelle migliori condizioni possibili, i quali, fra l’altro, sono la ragion d’essere della scuola stessa, per cui tanta gente si dà da fare ogni giorno, traendone il giusto compenso. E il messaggio dato agli alunni è: lo stile di condotta degli adulti è autoreferenziale, privilegiante l’incerto al certo, il precario al definitivo.
Poi però scopri che non in tutte le scuole vige lo stesso rigore scientificamente aggiornato applicato nella nostra. Il mio amico Shahil, indiano del Kerala, islamico (ma solo quando è nel Kerala) mi ha voluto in confidenza porre una questione che lo tormenta da quando è in Italia, per lui è una vera big issue. Mi ha raccontato che nel suo Paese, il primo giorno di scuola, anni fa, il maestro ha posto loro questa domanda: “Bambini, che sogno avete nella vita?”. Per il sistema scolastico indiano, infatti, pare che sia una questione di capitale importanza formarsi un sogno, nel senso di un obiettivo, nella propria esistenza, prima de quindici sedici anni e poi focus on it. Vengo al punto. Shahil ha posto la stessa domanda a tutti gli studenti italiani che ha incontrato negli ultimi due anni (il periodo di permanenza nel nostro Paese), con il risultato che il novanta e passa per cento ha risposto un laconico: “boh”. Allora ha chiesto loro perché mai avessero intrapreso proprio quel corso di studi, lingue straniere o ingegneria, e non un altro. La risposta è quasi sempre stata che, in realtà, non lo sapevano.
Ho dovuto rispondere a Shahil che in Italia si crede che il livello degli studenti deve essere appunto un livello. Tutti devono raggiungere paradossalmente lo stesso livello. Che poi è la risposta dataci candidamente dall’unico genitore anche insegnante della classe di mio figlio in merito alla questione di cui sopra: se hai una sezione diciamo messa male, gestita da supplenti e un’altra messa molto bene in fatto di corpo docenti, la soluzione generalmente adottata è peggiorare la seconda in modo che il livello delle due classi torni ad essere simile. “Tutto ciò è assurdo, è impossibile” è stato il commento inorridito dell’indiano dal volto ingiallito per la sorpresa. Ecco allora la verità. La verità è che la scuola italiana prepara per l’Assurdistan.
Premiare il merito, invece, significa necessariamente discriminare il demerito. Badate, non il bambino, ma il demerito. Potenziare ulteriormente chi ha le capacità e accompagnare senza troppi drammi chi non le ha verso qualche mestiere, che si rivelerà altrettanto vitale per la vita della società. Oppressi dalla paura di far soffrire gli alunni, che sono innocenti, sono dunque gli adulti ormai ideologizzati dalla superstizione dell’uguaglianza antropologica a non capire che non si giudica se un bambino è buono o cattivo, ma si giudica un elaborato. Forse bisogna adeguarsi. Ma che lingua si parla in Assurdistan?
8 commenti su “Anche quest’anno in Assurdistan è cominciata la scuola – di Matteo Donadoni”
Ho superato la maturità nel 1968. Subito dopo l’esame pochissimi miei compagni sapevano dire a quale facoltà si sarebbero iscritti. Quando ci siamo rivisti in autunno quasi tutti gli indecisi si erano iscritti o a Medicina o a Legge. Il motivo era: per Medicina “si guadagna molto” e per Legge “si studia poco”.
Adesso capite perché l’Italia va come va.
Vomitevole.
L’articolo.
Ho anch’ io superato la maturità classica nel 68 – sistema Gentile-Bottai – ho fatto filosofia e poi filologia classica e poi storia delle religioni e lingue orientali. Questa è la mia vocazione. I miei compagni perlopiù hanno fatto medicina, e non credo per amore del prossimo più che per quello della pecunia. Per vent’ anni circa ho peregrinato nella scuola – umiliante condizione di pedagogo – assistendo alla demolizione del sapere e alla programmata ignorantizzazione di massa. Alla fine ho fatto la specializzazione in psicoterapia e ho esercitato come psicoterapeuta – e ho cominciato a respirare e a fare qualcosa di utile. Poi sono stato dieci anni a insegnare in Germania e ho guadagnato. Rimango fondamentalmente un filologo classico. da dodici anni sono in pensione e finalmente curo quelle discipline che sono state la mia vocazione. Le mie figlie sono una a Salisburgo, l’ altra a Berlino. Qui va bene per i gommoni delle più elette tribù africane! Certo che se ci si aspetta qualcosa dalla scuola… stai fresco.
Piccole note viste dal versante docenti: quest’anno, dopo 20 anni consecutivi a insegnare la stessa materia propedeutica, sono passato a un’altra classe di concorso, relativo a materie specifiche del corso di studi. Ho spiegato in tutte le lingue alla preside l’importanza, ai fini di esperienza didattica e per gli studenti stessi, di sfruttare quest’anno di transizione portando avanti le mie classi sulla nuova materia. Risultato: cambiate 4 classi su 6. La didattica e la fiducia nell’esperienza didattica di docenti ventennali? Spazzatura.
Seguendo un poco mio nipote, tra elementari e medie, ho capito che, mediamente, si insegna il superfluo e si tralascia il necessario. Rinuncio a scrivere l’esemplificazione perchè mi addolora. Ringrazio il suo Angelo Custode, perchè gli ha donato l’amore per la lettura.
Per IRINA: Che sia però la BUONA lettura! Oggi è San Matteo e le cedo una bella preghiera: Signore, voi non vi siete accontentato di insegnarci con le vostre parole e coi vostri esempi la via per arrivare a voi, e le condizioni alle quali vi degnate di accordarci il vostro regno. Il vostro spirito ha animato quattro dei vostri discepoli per scrivere tali condizioni, tali esempi e tali sacre parole, affinché noi le avessimo continuamente davanti agli occhi. Vi sia reso grazie per sempre. Non permettete che ci rendiamo indegni della vostra misericordia non approfittando del più prezioso di tutti i tesori. Questi divini libri non si allontanino mai dalle nostre mani. Il medesimo Spirito che li ha fatti scrivere ce li faccia leggere continuamente, e la vostra grazia ci faccia praticare quello che leggeremo. Le nostre orecchie siano chiuse ai discorsi dei libertini, e dei nemici della nostra salvezza che vorrebbero toglierceli dalle mani. I nostri occhi siano chiusi a tanti libri cattivi, o inutili, capaci solo di farci amare il mondo le cui massime i sacri libri condannano. (continua)
(continua) Voi l’avete fatto disprezzare [il mondo] a S. Matteo vostro apostolo, noi vi chiediamo questa grazia per sua intercessione. Egli ha fatto subito quello che gli avete comandato. La vostra parola efficace si faccia intendere alle orecchie del nostro cuore, e subito abbandoneremo tutto, perfino noi stessi per seguirvi fino alla morte.
Grazie, per la giusta sottolineatura. Non possiamo che pregare, affinché ritengano, da ciò che vedono e ascoltano, il necessario alla loro santificazione.
Grazie, buona giornata.