Questa è una bella storia. È una storia che ha il sapore buono, autentico, non contraffatto, genuino di una volta. È una storia che profuma di eterno, di tradizione. È una storia cristiana. Bisogna però raccontarla per il verso giusto. Non come i giornali, che l’hanno presa per la solita vicenda di cronaca tragica, disperazione, dramma, finitudine. Contiene piuttosto l’infinito, l’attualità della speranza, la fedeltà, la fede, la certezza di un Aldilà dove ritrovarsi e di una giustizia che sana le ingiustizie dell’aldiqua.
Laura Di Pietro (nessuna parentela, a quanto è dato sapere, con il noto politico-magistrato) avrebbe compiuto 88 anni il prossimo 23 novembre. Invece è morta il 24 luglio a Turrivalignani, paese della Val Pescara, Abruzzo. Qui a 26 anni, nel luglio del 1956, sposò per procura Camillo Ferrante, un coetaneo che in tempi di fame e di miseria, di vita grama e di tirare la cinghia, di povertà e di bocche da sfamare, aveva preso la valigia di cartone e trovato lavoro come minatore in Belgio, a Marcinelle.
In chiesa, all’altare, con il documento di delega tra le mani, Laura non trovò dunque Camillo ad aspettarla ma un suo rappresentante, il padre di lui Antonio, il suocero insomma. Terminata la cerimonia nuziale, i due presero un treno per Milano e soltanto qui, finalmente, la sposina poté incontrare il marito. La coppia partì per Marcinelle: era il 20 luglio 1956. L’8 agosto accadde la sciagura nella miniera: 262 vittime (136 italiani, tra loro 60 abruzzesi). L’incendio, poi i crolli nel pozzo del Bois du Cazier uccisero anche Camillo e il fratello Orlando. Passarono pochi giorni, Laura riprese la strada di casa. Tornò a Turri triste, in lacrime, a lutto, vestita di nero, vedova. La chiamarono, come altre nella stessa situazione, «la vedova bambina».
Il matrimonio durò venti giorni soltanto, venne combinato dalle famiglie e dai paesani, verosimilmente non nacque sotto i raggi brucianti della passione amorosa e fu celebrato per procura: eppure, Laura non si risposò. Avrebbe potuto, non lo fece. Considerò la sua scelta definitiva, il suo sì per sempre. Stupirà ora i modernissimi, gli aggiornatissimi linguacciuti protesi al bacio della sacra pantofola bergogliana, gli inginocchiati adoratori, gli acritici estimatori della amoris laetitia e del gaudete et exsultate. Senza letizia, senza gaudio, senza esultanze, devota al mistero della volontà divina, ogni 8 agosto, per tutti questi sessant’anni, la moglie ha fatto celebrare una Messa in suffragio dell’anima del marito. Nell’attesa di potere un giorno, come ha tenuto a ricordare il parroco durante il funerale della signora, riunirsi con il suo sposo. Nella Vita eterna.
Pure quest’anno la Messa ci sarà e stavolta nella cerimonia i nomi di Laura e Camillo saranno ricordati insieme. Si tratta di un particolare che commuove per un altro risvolto del fatto. Appena rientrata in Italia dal Belgio, la bara fu interrata in un fossa del cimitero locale. Quando però, più avanti nel tempo, terminò la costruzione della cappella di famiglia, venne sfossata per garantire una sepoltura maggiormente dignitosa al defunto. Si aprì dunque la cassa e si scoprì che conteneva soltanto una calza, un pettinino, molta sabbia. Nessuna traccia del corpo, quasi a confermare le dicerie, le voci, i sospetti che i corpi dei minatori deceduti a Marcinelle, sepolti troppo in profondità sotto decine di metri cubi di detriti, mai vennero recuperati.
Lo tenga a mente chi ama intonare il ritornello che «anche gli Italiani sono stati emigranti». Questi gli avvenimenti, queste le condizioni. Non c’era posto, per loro, nei comodi alberghi sul mare o in montagna. Non era consentito il dolcefarniente quotidiano. Non si distribuivano sussidi giornalieri, pasti caldi, telefonini gratis, collegamenti internet e premure volontarie. Si smetta, una buona volta, di offendere le memorie, la memoria, le storie, la storia.
7 commenti su ““Quando gli emigranti eravamo noi” (senza albergo, senza telefonino e senza Wi-Fi). Una bella storia italiana – di Léon Bertoletti”
… e se il martellamento immigrazionista di Bergoglio & C. avesse un duplice obiettivo?
Il primo, ovviamente, sarebbe quello di favorire la sostituzione etnica, culturale, sociale e religiosa della popolazione italiana, assicurando una marea di voti al PD e manodopera a basso costo per il capitalismo industriale selvaggio, e mirando alla realizzazione di una religione unica mondiale (passando prima dalla protestantizzazione della Chiesa Cattolica) da affiancare al governo unico mondiale della massoneria, in modo da dar vita ad un moderno cesaropapismo, stavolta però di tipo massonico-satanico.
Il secondo obiettivo, strettamente connesso al primo,potrebbe essere quello di far crescere negli italiani l’insofferenza verso la Chiesa ed il clero, di modo che un popolo tradizionalmente cattolico e amico dei preti (salvo i vecchi comunisti “duri e puri”) si stufasse di loro e li mandasse letteralmente al diavolo, diventando così insofferente verso la sua religioni bimillenaria, relativista, sincretista o agnostico. Questo secondo obiettivo diverrebbe in tal modo strumentale al primo,…
….. cioè alla scomparsa del cattolicesimo dalla società italiana, passando magari prima per una forma di protestantesimo mellifluo e buonista per approdare ad un sentimentalismo “new age” di stampo prettamente massonico.
Una vera e propria ”delenda Cartago” della Città di Dio, una “damnatio memoriae” di tutta la dottrina cristiana e dell’opera del Redentore, derubricato a semplice guru induista o profeta di seconda classe. Un simile risultato nefasto sarebbe il risultato di una specie di “patto d’acciaio” tra Bergoglio e Belzebù, con l’appoggio e la collaborazione della massoneria internazionale.
Quand’anche queste forze preponderanti fossero tutte colaizzate e impegnate a raggiungere un simile obiettivo, sappiamo bene (per fede e per Rivelazione) che non lo raggiungeranno mai. “Quando tutto sembrerà perduto”, ha assicurato la Madonna a Suor Lucia, “allora Io sarò con voi”, e se Lei sarà con noi, chi potrà spuntarla ? non c’è demone al mondo che possa sconfiggerla, figuriamoci i semplici massoni, laici o religiosi.
mi sono commosso,davvero:chissà se questa storia piace alle Gruber varie della TV e ai tanti Zanotelli in giro per l’Italia
l’altro giorno, che succede, Bergoglio chiamato papa che ha fatto? Ha cambiato bottiglia? Ha detto che bisogna fermare i trafficanti d’ uomini! Una vera salvinata! Ma è l solito battere qualche volta anche sul cerchio, o la botte….
Certo, quando gli emigranti eravamo noi (ma lo siamo ancora, eccome! Non dice il proverbio che la moneta falsa caccia quella buona?) nessuno diceva , che dico, pensava, che fossimo oggetto di traffici umani! E poi nel nostro caso si trattava e si tratta di e-migrazione; di uscita da un paese determinato e di entrata in un altro determinato paese, nel quale si diviene im-migrati. No. questi che arrivano qui sono semplicemente Migranti, senza e- e senza in-. Vagabondi senza patria in patria altrui che credono e ci fanno credere sia diventata terra neutra, aperta a tutti, perché la ‘patria’ è dove ti pare stare,unica spinta solo la ricerca di pascoli migliori. Uccelli migratori, per diventare, dove si posano, stanziali, e guai a te disturbarli!
Grazie.
Bellissimo articolo è storia guareschiana,dove si respira aria di santità!Che esempi di Virtù!
Guareschi amava dire che la realtà superava le sue stupende storie.
Viva Cristo Re
Viva la Madonna di Fatima
Articoli sempre molto interessanti. Certo che la qualità dei commenti è quella che è. Quindi meglio tacere.
..meno male che esiste Dio e il Paradiso, finalmente questa dolce sposina ora vivrà per sempre con l’Uomo che ha tanto amato.
W Gesù e Maria