Parte seconda: le fiabe regionali del Piemonte
Può capitare di avere dei momenti di tristezza nella vita. Ma questa non è una giustificazione per dimenticare i propri doveri.
Care mamme, la malinconia è la causa per cui dimenticate le cose importanti? Se è così, allora scacciate immediatamente quei pensieri tristi che vi bloccano e che vi impediscono di pensare alle cose veramente importanti e belle che ci sono nella vostra vita. “Tristezza via da casa mia” diceva San Giovanni Bosco.
Di folletti, nelle montagne, ve n’è un’infinità. Sono creature dalle dimensioni minuscole, e in generale tutti vecchi, ma animati sempre da un fanciullesco senso di vivacità e di monelleria.
Si occupano di una gran quantità di cose e non sono quasi mai cattivi: tutt’al più, come i bambini, si compiacciono a volte di fare i capricci e di giocare qualche tiro, che alle vittime potrà sembrare di cattivo gusto.
Alcuni di questi folletti si divertono ad intrecciare le code e le criniere dei cavalli, a legare di notte a due a due le code delle mucche nelle stalle, a strappare le coperte di dosso a coloro che dormono pacificamente nel loro letto. Altri si accasano, o meglio si accasavano nei tempi antichi, presso le famiglie degli uomini, rendendo loro molti servigi.
Il folletto forse più strano è quello che si chiama della malinconia e del quale favoleggiano le leggende dei paesi di montagna dove gli uomini d’inverno abbandonano le loro case per andare a lavorare in città, e restano poi lontani per parecchi mesi, lasciando sole le loro donne.
Se sono spose novelle senza figliuoli, non è difficile che la sera, quando le tenebre rendono più triste la solitudine, vedano dentro il focolare brillare due occhi verdi che fissano freddi, fascinatori: sono occhi del folletto della malinconia che s’è insinuato nella casa solitaria ed un po’ per riempire l’anima di una tristezza profonda, inguaribile, che fa pensare con ansiosa disperante nostalgia a chi è lontano.
Guai a quelle che si lasciano incantare da quegli sguardi che avvelenano. Bisogna pensare ai bambini che verranno, che chiameranno la loro mamma; bisogna pregare, e non guardare i due occhi nel focolare.
1 commento su “Nello scrigno segreto del C’era una volta… – rubrica quindicinale di fiabe, curata e illustrata da Elena Manetti”
Racconto affascinante e istruttivo. Guardare in alto mentre infuria la tormenta, e resistere grazie alla Fede. Grazie.