Educazione parentale: qualche consiglio per farcela – di Nili Santoro

Quando iniziano a venire certi pruriti all’idea che i figli vadano ogni giorno per molte ore ad imparare ad amare ciò che dovrebbero odiare e a odiare ciò che dovrebbero amare, è arrivato il momento di pensare seriamente all’educazione parentale. Si è arrivati a un punto di non ritorno.

Quando avete capito che la scuola è in mano alla cultura dominante e dunque è contro la cultura veramente cristiana è giunto il momento del cambiamento. Lasciare che un bambino frequenti in modo così assiduo e continuativo chi ha elevato a sistema la menzogna e a diletto la superficialità, stringe il cuore di un adulto ragionante e cristiano.

Se siete arrivati fino qui e non siete soli, perché altre famiglie amiche hanno gli stessi pruriti, siete già a buon punto. Riunitevi e parlate, ma sappiate che esistono delle condizioni nelle quali questo progetto fiorirà meglio. Condizioni che non hanno nulla a che vedere con le incombenze burocratiche, con le preoccupazioni didattiche o l’ansia sulla sistemazione logistica ideale. Di quello non dovete affatto preoccuparvi perché, se Dio vuole e siamo certi che vuole, ognuno di questi aspetti pratici vi si schiuderà senza che nemmeno ve ne accorgiate.

Troverete il luogo adatto anche all’ultimo minuto, conoscerete chi ha fatto questo passo prima di voi ed è disposto all’aiuto gratuito, scoprirete la documentazione necessaria e le norme che le regolano senza colpo ferire.

Preoccupatevi invece moltissimo di unirvi alle persone giuste, di accordarvi nell’animo e di mettervi sotto la guida di un capo in cui riconoscere i principi fondanti del progetto. Preoccupatevi di conoscervi a fondo e di condividere la vita di fede e di avere la piena coscienza della profonda crisi che attanaglia la Chiesa e la società intera. Preoccupatevi della vostra comune formazione e di fare le stesse letture e di trovare la bibliografia giusta per la vostra cultura e quella dei vostri figli. Una volta trovata salvatela e, al momento giusto, condividetela con gli altri.

Preoccupatevi di mettere a tacere la voglia di mettersi in piazza per non rimanere troppo soli. Meglio soli… per non doversi imbattere in famiglie ingestibili che non hanno la spinta ideale corretta e che fanno quella scelta per motivi simili ma non uguali ai vostri. O in famiglie che non educano la prole in modo integralmente cattolico. Si tratta di salvare il seme della vera fede, di far fiorire la ragione e la vera libertà di pensiero, di trasmettere la millenaria cultura cristiana e ciò che l’ha premessa e permessa. Si tratta, una volta poste le basi del ragionamento e della logica, di trasmettere la verità.

Si tratta di fare tutto questo per molti anni e muovendosi contromano. Non è un gioco che si può fare con tutti. Siatene consapevoli e i frutti saranno forse nascosti ma numerosi.

A chi vi chiederà perché lo fate, siate pronti e svelti nel capire chi ve lo sta chiedendo e perché, e prudenti nel rispondere. Quando avrete capito, potrete scegliere fin dove spingervi per dire tutto, poco o nulla sulla vostra scelta. Sembra un po’ una marcia di guerra e non mi sento di dire che non lo è del tutto. Però si può fare con viso sorridente, cuore puro e la mente retta di chi ha una speranza certa come noi.

Questo lavoro richiede qualche tempo per il cantiere e sarà un po’ più facile se ci si è conosciuti in uno stesso ambiente cattolico e tradizionale, più lungo e faticoso se vi siete incontrati per vie traverse. Ma una volta stabilite queste regole e raggiunto l’accordo degli animi potete iniziare a pensare all’aspetto pratico della questione. Dove, come e quando, con quali mezzi e strumenti fare educazione paterna non sono la fatica più grande.

Dunque non illudetevi di partire in tanti, sperate di partire in pochi e di aprire poi i portoni del bastione a chi vi chiederà aiuto quando si sarà capito che siete forti e che nella vostra piccola roccaforte di cristianità si sta bene e che i bambini sono felici.

La ricerca della verità è il lavoro più lungo e l’educazione alla fatica per raggiungerla è il nostro obiettivo educativo.

A chi vi chiederà se avete un PTOF, potrete dire questo. E non sarà triennale, ma perpetuo.

11 commenti su “Educazione parentale: qualche consiglio per farcela – di Nili Santoro”

  1. Sono un nonno disposto a fare enormi sacrifici per l’educazione dei miei nipotini ma, purtroppo, non sono io a decidere.
    I suoi consigli sono, comunque, preziosissimi.

  2. Ringrazio per gli oculati consigli frutto di esperienza, qualcuno potrebbe darmi delle informazioni circa gli aspetti pratici necessari per dar vita a una scuola parentale? Grazie

  3. Un anno fa abbiamo tentato facendo enormi sforzi, di fare educazione parentale a nostro figlio. Si sono unite a noi due famiglie con altri tre bambini. Dopo mesi di tentativi di organizzazione abbiamo capito che le due famiglie che si spacciavano per cattoliche volevano per i loro figli un educazione stile hippies -libertaria e quindi siamo rimasti soli. Nostro figlio era tristissimo e noi con lui, ragione per cui l’abbiamo reinserito a scuola, dove vive con grande gioia il rapporto con i compagni. Purtroppo la nostra e’ una dolorosa esperienza di fallimento ma mi sento di condividerla. Se i bambini sono un gruppetto secondo me si può fare. Al contrario non si può condannare un bambino alla solitudine

  4. Cesaremaria Glori

    A tutti coloro che hanno figli in tenera o giovane età suggerisco di leggere con sollecitudine il libro dal titolo L’Opzione Benedetto di Rod Dreher. Un libro scritto da un vero cristiano che di fronte alla deriva ideologica e antropologica dell’Occidente, tanto simile alla caduta dell’Impero Romano, suggerisce di ripetere l’esperienza di Benedetto da Norcia che abbandonò Roma e la sua corrotta civiltà decadente per fondare comunità monastiche ove salvare il salvabile e preservare il meglio per le generazioni avvenire e per se stessi. In quel libro sono riportate diverse esperienze di persone che per tutelare l’educazione dei figli, la salute fisica e spirituale della gente che ancora crede nei valori non negoziabili, hanno scelto di fondare comunità terapeutiche per la salvezza della civiltà. Un libro da non perdere, perché insegna come reagire allo sfacelo morale e all’atarassia di una certa Chiesa.

  5. Noi abbiamo iniziato da soli, perchè non ho conosciuto in zona altre famiglie che abbiano scelto di fare il nostro cammino, ovvero, ci sono altre famiglie, ma sono per una scuola steineriana, ovvero scuola per buoni selvaggi. Riguardo gli amici li frequenta il pomeriggio in cortile. Essendo la prima esperienza abbiamo preso le cose con calma, ma pensavamo nel nuovo anno di vedere se ci sono corsi di inglese fattibili, o di canto corale, per aumentare le interazioni. Oppure un corso di teatro. Vediamo. Abbiamo iniziato con la speranza e l’affidamento a Dio che presto si apra una scuola parentale cattolica in zona(nessun segno in tal senso, ma Dio può tutto). Bisognava comunque iniziare e poi sarà ciò che Dio vorrà! Certamente la solitudine non è cosa per bambini, ma anche i rapporti intrascolastici non sono sempre positivi. Cerchiamo di ascoltare i nostri figli, perchè la scelta sia serena, non un atto di costrizione, ogni bambino è un fiore unico, dobbiamo nutrirlo per farlo sbocciare, non per avvilirlo. Forza e coraggio, che la Madonna, mamma e maestra di Gesù, ci dia una mano.

  6. La scuola parentale è un disastro e un’insidia per tutti. Un pericolo dal quale guardarsi. Statene lontanti come dalla peste.

  7. Buongiorno, mi sento di dare la nostra testimonianza. Siamo appena partiti “da soli” perché non ci sono realtà parentali cattoliche vicino a noi. Questo non deve preoccupare perché mi sembra una parolaccia dire che si è da soli quando c’è la Trinità, Maria, i santi e tutta la nostra famiglia. Questa è comunità: la santa Chiesa ci insegna la comunione dei santi perché in questo caso non potrebbe valere?
    Non ci sentiamo soli, isolati allora? Nemmeno perché bastano poche famiglie attorno che condividano lo spirito e l’idea che ci anima. I ragazzi sono entusiasti, non perché non fanno nulla ma per il fatto che quando imparano sono sereni, senza urli, grida e bestemmie come era quando frequentavano la scuola. Questo solo per restare sull’aspetto umano.
    Auguro a tutti pace e bene nel Signore, Via, Verità e Vita.

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