da: Corsia dei Servi
Non vi è nulla di peggio al mondo di coloro che intendono presentarsi, o vengono considerati, per quello che non sono.
In tempi in cui anche chi ha le idee confuse riesce ad esporle come se fossero fior di princìpi, si corre il rischio di inseguire l’apparenza piuttosto che la sostanza.
Ciò a maggior ragione in campo religioso dove il rischio di dare credito a dei “falsi d’autore” comporta il risultato di indirizzare le proprie attenzioni a delle autentiche patacche: prima o poi ci si renderà conto di trovarsi tra le mani un pugno di mosche e la certezza di aver perso tempo prezioso, essendosi lasciati condurre in strade a fondo chiuso.
Questi personaggi ostinatamente impegnati, con la lettura forzata della realtà, nel coniugare ciò che non si può coniugare, abili professionisti nel mascherare l’intento di fare andare a braccetto fede e propri interessi personali, si ergono ciò nonostante a punto di riferimento del mondo cattolico.
Si annidano ovunque, anche nel mondo cosiddetto tradizionale: intendono vestire i panni dei difensori della Tradizione ma al medesimo tempo, quando si arriva al dunque, quando è richiesta la testimonianza di Fede “senza se e senza ma”, quando si impone lo spiazzante monito evangelico del “sì sì, no no”, ecco emergere in fin dei conti la loro ambigua posizione e la fredda logica di un possibile tornaconto personale.
Se poi sono degli ecclesiastici, in presenza di questioni che scottano, la loro imbarazzante assenza e il loro assordante silenzio è il consueto biglietto da visita.
Ci ritroviamo così sacerdoti, vescovi, e persino cardiali che recitano il ruolo di paladini del Depositum Fidei, ma che puntualmente tacciono quando la gravità di alcune situazioni richiede l’intervento a gran voce del vero pastore: è il caso, ad esempio, della vicenda del piccolo Alfie e della richiesta di aiuto dei suoi giovani genitori; della blasfema sfilata di moda di New York con paramenti sacri forniti dallo stesso Vaticano; della negazione di molte curie nel fornire chiese per pregare in riparazione ai peccati che gridano vendetta al cospetto di Dio (vedasi gaypride); della commemorazione di un eretico (così definito dal Concilio di Trento) quale è stato Lutero…
Dinanzi ad un incredibile numero di gravissimi casi in cui si è palesemente manifestato il sovvertimento della Dottrina cattolica, dei “difensori” della Tradizione (o cattolici conservatori, che dir si voglia) non si è registrato alcunché: al massimo si possono avanzare timidamente qualche “dubia”, ma che il tutto non comporti troppi fastidi o un chiaro affronto alle manovre in atto del potente (e soprattutto vendicativo) “palazzo”.
A ben guardare, rimane effettivamente difficile aspettarsi chiarezza da chi ne è privo in quello che è l’aspetto più importante per la salvezza dell’anima: la Liturgia.
Curioso infatti notare che questi sacerdoti sono tutti biritualisti ossia celebrano dure riti, il Vetus Ordo Missae e il Novus Ordo Missae, che sono chiaramente incompatibili tra loro, come più volte documentato.
La loro schizofrenia è talmente palese quanto prontamente derubricata a un risibile dettaglio (ovviamente da chi considera la questione liturgica di importanza relativa).
Perciò, dal momento che il simile va col suo simile, non può sorprendere lo stretto legame naturale tra questi sacerdoti “Cuor di Leone” che tengono il piede in due scarpe con quei fedeli, semplici laici, intellettuali e saggisti, che hanno la medesima confusione mentale e lo stesso “stile” di vita.
Da qui il nauseante spettacolo fatto di operine, convegni, manifestazioni e discorsi messi in scena a puntino per anestetizzare le proprie coscienze o accalappiare quanti più sprovveduti possibile; in realtà tutto cela un’ambiguità delle più pruriginose che li rende incapaci innanzitutto di scelte oneste e cattolicamente coerenti.
Meglio a questo punto persino un modernista, che manifesta apertamente le proprie idee (seppure perverse), che uno pseudo-difensore della Tradizione che avanzerà pure la pretesa di combattere l’eresia dilagante ma che, per mezzo di un intelletto volontariamente accecato o per meschinità, mantiene di fatto in vita il clima inquinato che da anni si respira nella Chiesa.
Nostro Signore, al contrario, ci ha lasciato un ben chiaro insegnamento: quello di comportarsi con prudenza e con semplicità (Mt 10,16), mai per convenienza, che sembra invece troppo spesso essere il marchio di fabbrica di questi tali.
Gli esempi si sprecano: quelli più eclatanti vedono gli apparenti sforzi fatti da costoro per riaffermare aspetti della dottrina e della morale di sempre in questi tempi di sovversione.
Tuttavia tutto il loro castello concettuale poggia sul solito, enorme e ingombrante equivoco: come è possibile conciliare la visione della Chiesa che si fonda sul Concilio Vaticano II – di cui sono convinti assertori – con quella antitetica del Magistero perenne della Chiesa cattolica? E che dire poi della loro completa indifferenza alla questione più importante, vale a dire quella liturgica, che ha visto soppiantare la Messa di sempre con una nuova messa che ha stravolto l’essenza stessa del rito e di conseguenza l’essenza stessa della vita del fedele che ve ne se accosta?
Alla stessa stregua vi sono coloro che con nostalgia guardano a papa Benedetto XVI, al suo pontificato e ai suoi modi raffinati in contrapposizione a quelli di papa Bergoglio, spicci e grossolani. Ma come è stato fatto notare, non si può separare Bergoglio da Ratzinger e da Giovanni Paolo II e questi da Giovanni XXIII, Paolo VI e il Concilio Vaticano II; sono sostanzialmente la stessa cosa con delle differenze accidentali: ciò che li accomuna è il neo-modernismo del Vaticano II, ciò che li differenzia è il modo con cui esso viene presentato, interpretato e applicato: più velocemente, rozzamente e sinistrorsamente da Bergoglio, più lentamente, finemente e conservatoristicamente da Ratzinger, ma ogni eccesso è un difetto e ogni difetto è una mancanza di verità.
Ve ne sono poi altri di esempi, molto meno evidenti ma molto più subdoli e quindi allarmanti: sono proprio quelli che si attuano ricorrendo alla furbizia e al proprio tornaconto o alla propria congenita viltà. Ciò si manifesta quando, ad esempio, si odono le critiche alle eresie messe in pratica da un pontefice (il solito Bergoglio) salvo poi incensarlo ogni qual volta apre bocca per dire ovvietà o per ricercare la sua benedizione quando conviene.
Lo stesso dicasi nei rapporti con le autorità vaticane, tanto più benevoli e fitti quanto più quelle risultino corrotte: si manifestano critiche all’esterno per mantenere una parvenza di coerenza agli occhi dei fedeli ingenui, ma sotto traccia si tessono continui contatti e contrattazioni come se la Fede fosse qualcosa di barattabile. Ecco la modalità più subdola per demolire dall’interno la Chiesa e la Tradizione.
Queste persone lo fanno vestendo i panni di “tradizionalisti”, ma sotto sotto sono ben altro: dove non c’è sincerità e obiettività non ci può essere Verità, ma solo un lupo travestito da agnello.
9 commenti su “Attenzione ai falsi difensori della Tradizione – di Stefano Arnoldi”
Ma voi siete sicuri di difendere la Tradizione e non il tradizionalismo?
Siano lodati Gesù e Maria!
L’unica differenza fra Omissis ed i Papi precedenti é che Omissis é eretico palesemente e (probabilmente) non é Papa. Per il resto sono d’accordo con voi. Se qualche santo sacerdote o teologo volesse anche fare saltare l’ultimo castello di carte demoniaco della “divina Volontà” (qui un link interessante https://fr.scribd.com/document/379648765/Le-principali-eresie-della-Divina-Volonta-Sursum-Corda ma in lingua inglese, sotto alla voce Heretic Divine Will troverete cose interessanti) non sarebbe male, perché ce ne sono diversi di Sacerdoti che, pur sembrando ortodossi, sono sempre bi-rito (ma come si fa?!) e difendono l’indifendibile.
Ave Maria
Non sono un fan della “divina Volontà” ma conosco abbastanza l’opera e la vita della Piccarreta, tutta la sua vita e la sua obbedienza non mi sembrano deporre per un “castello di carte demoniaco”. E’ vero che su un’opera tanto vasta e discontinua è possibile benissimo edificare eresie e fanatismi (come del resto in ogni spiritualità o devozione) ed è vero pure che la sua scrittura elementare presenta imprecisioni lessicali o sintattiche che prestano il fianco ad esse, ma non gettiamo l’acqua sporca col bambino. Personalmente vi ho ritrovato intatto quel clima e quella spiritualità preconciliari e cattoliche che in molti rimpiangiamo e del resto nel link segnalato gli appunti che le vengono fatti sono tutti corredati da citazioni del Vaticano II. Anche questa è un po’ una contraddizione. Però è certo possibile che anche il mio giudizio sia errato. Manifesto solo delle perplessità.Cordialmente Gino
Sull’analisi del CVII non mi soffermo, cito i compianti Mons. Gherardini e Rev. Gruner; diciamo che quando ci sono dei rimandi a concetti dogmatici di Concili antecedenti, il CVII é dogmatico NON per sua natura,ma per i testi cui si rifà.Detto questo, il CVII é un Concilio malvagio, dove per “male” si intende un’assenza di bene: avrebbe dovuto chiarire, confermare i dogmi, ecc…invece ha generato più confusione di prima.Appunto malvagio.
D’accordissimo quindi sul CVII. Però possiamo concordare con quanto scritto che 1) alla Rivelazione Pubblica non é possibile aggiungere alcun deposito di fede, 2) che é l’Eucarestia la fonte e il culmine spirituale. Bisognerebbe cercare i rimandi dogmatici antecedenti al CVII.
Il resto si rifà alla condanna del monotelismo e del quietismo;cito solo una delle frasi CONDANNATE (Caelestis Pastor – Innocenzo XI):
13.Una volta sottomesso a Dio il libero arbitrio, si deve lasciare a Dio stesso il pensiero e la preoccupazione di ogni nostra cosa, e lasciare che egli faccia in noi, senza di noi, la sua divina volontà.
Ave Maria
…ad esempio già S. Pio X nella Enciclica “Lamentabili sane exitu”, indica una serie di proposizioni modernistiche CONDANNATE. Proposizione 21 “La Rivelazione, che costituisce l’oggetto della Fede cattolica, non si è conclusa con gli Apostoli.” Si potrebbe usare questa al posto della citazione CVII.
Ave Maria
Tradizionalismo: da
Giovanni XXIII (nome di un anti-papa) – a Cardinale Burke;
Tradizione: da Santo Pio X a Mons. Lefebvre
Articolo effettivamente coerente e ineccepibile, peccato che non porta a nessuna soluzione. “Tradizione”, “Tradizionalisti”, “tradizionali”…..
È inutile arrampicarsi su terminologie quasi simili, o si crede alla chiesa cattolica di Bergoglio oppure si è fuori dalla chiesa cattolica. Di chiesa cattolica ne esiste una. Non ci sono alternative. Se non si crede a questo Papa tanto vale migrare nella chiesa ortodossa. Questa chiesa fa ribrezzo e orrore, ma pensare che esistano due, tre o più chiese rimane un aberrazione. Il cattolicesimo non è più credibile, e non solo da parte di tanti atei, ma soprattutto da appartenenti ad altre religioni. Il cattolicesimo da fuori ora appare solo come qualcosa di confuso, incoerente, contraddittorio.
Ineccepibile la critica ai trasformisti che cercano in ultima istanza una forma di tirnaconto personale. Istigare allo scisma tuttavia non è yna soluzione “buona” ed è frutto di un certo modo semplicistico di valutare la realtà; non bisogna come spesso accade nascondersi ditero l’esortazione al si si no no per giustificare o coprire la nostra superficialità; Cristo non semplifica ciò che è comp,lesso, questo Benedetto XVI grande filosofo lo capisce perfettamente.
Un sacerdote ( per esempio un paroco, un prete diocesano che svolge con fedeltà il suo ministero pastorale) che nutre dubia sul Novus ordo dovrebbe rinunciare a celebrare con i fedeli più attenti alla Tradizione in vetus ordo secondo voi? Non dovrebbe inquinarsi con celebrazioni moderne ? Piuttosto secondo voi dovrebbe darsi al modernismo più cieco? Sia benedetto quel sacerdote!
D’accordissimo su tutto l’articolo. Purtroppo in passato sono stata portata fuori strada da chi teneva il piede in due scarpe, ma ero ancora troppo ingenua dal punto di vista dottrinale, e ignorante. Quando vedi la verità non puoi far più finta che non esista. Chi da un colpo al cerchio e l’ altro alla botte e’ pericoloso. D’altra parte non me la sento di biasimare chi continua a celebrare anche in Novus ordo, poiché sennò dovrebbe astenersi dal celebrare Messa almeno per tutti i giorni feriali. A meno che questi sacerdoti siano abbastanza coraggiosi (magari!!) da impugnare la verità e battersi per ottenere ciò che un piccolo gregge vuole, senza doversi nascondere in piccoli spazi angusti, e cioè la Vera Messa, sempre, ogni giorno. Basta con questo obbrobrio Novus, non ne posso neanche più sentirne parlare!!