L’eredità di Alfie – di Elisabetta Frezza

La vicenda di Alfie Evans si è conclusa quaggiù come i cattivi avevano deciso si dovesse concludere, ovvero con l’omicidio premeditato di un innocente sequestrato e torturato dai suoi “pietosi” aguzzini. Ora, sull’abbrivio del loro temporaneo successo, essi continueranno ad adoperarsi per farci sembrare buona e giusta la propria furia assassina e per normalizzare agli occhi del mondo il delitto sacrilego. Hanno molte truppe al loro servizio, di attacco e di difesa, di avanguardia e di retroguardia, e molti agenti infiltrati nelle fila dei presunti avversari.

Per questo, la vera storia del piccolo Alfie non deve, per nessun motivo, essere riassorbita nella rassegnazione o rimossa per autodifesa. Deve restare, nella sua tragica crudezza, a indicare una frontiera reale, prossima, visibile e terribile per chi conservi ancora un barlume di ragione.

Tutti noi che abbiamo seguito gli avvenimenti avvicendatisi nell’ultimo periodo a ritmo incalzante, in un’altalena crudele di speranze e delusioni, di orgoglio e di rabbia, di fiducia e di smarrimento, ci sentiamo come svuotati. Questa vicenda ci ha messo davanti agli occhi l’epicentro di quel male le cui propaggini lambiscono anche casa nostra e ci ha fatto toccare con mano l’orrore allo stato puro. Ma insieme all’orrore, per grazia di Dio, ci ha mostrato anche la vitalità di un popolo che ha saputo per istinto infischiarsene degli inganni del mainstream alimentati persino da chi, per mestiere se non per vocazione, aveva l’imperativo morale di smontarli nella piazza globale e si è guardato bene dal farlo. In molti, per grazia di Dio, sono riusciti stavolta a scansare l’influenza nefasta delle sirene del dialogo e della diplomazia trasversale – sempre più goffe e sempre più sfacciate – e a tenere lo sguardo puntato al cuore di una questione umana (e sovra-umana) che si è manifestata subito come cruciale per la vita di tutti noi, dei nostri figli e della nostra stessa civiltà. L’Italia per bene s’è destata, ha gridato allo scandalo e si è inginocchiata in preghiera. Lo ha fatto tanta gente comune, lo hanno fatto – onore a loro – tanti politici di buon cuore che hanno saputo cogliere l’essenziale elevandosi al di sopra delle beghe di partito e di retrobottega.

Attraverso Alfie è arrivata all’orecchio dei giusti una sorta di ultima chiamata.

Tra le migliaia di messaggi, ci pare che riassuma il senso di quanto diciamo quello recente di un amico: “Siamo svuotati, stremati, estraniati. Con un senso quasi di colpa per goderci i figli e col rimorso di fare cose quotidiane allontanandoci pian piano ogni giorno da ciò che di essenziale ci ha coinvolti e travolti. Abbiamo finito le lacrime, resta la comunione che sappiamo di avere con alcune persone, nella coscienza e nella preghiera, e la determinazione a proseguire la battaglia in modo più intenso e più alto, perché Alfie è uno spartiacque”.

“Con i fianchi cinti e le lampade accese”

L’omicidio di Alfie Evans è davvero uno spartiacque. E molte cose questo bimbo ha ancora da dirci e non mancherà di dirle a quanti siano disposti a guardare alla realtà delle cose senza piegarsi alla menzogna delle parole né alla suggestione del sentimentalismo fine a se stesso.

Intanto, va detto che quanto è apparso sotto i riflettori, assurto all’onore delle cronache, dei tweet e dei selfie, non è tutto di questa storia. Vorremmo qui raccontare di certi risvolti rimasti dietro le quinte, ma densi di significato quando si tratti, con grande dolore, ma con altrettanta onestà, di ricostruire i contorni della vicenda e di mettere a fuoco le diverse responsabilità. Lo facciamo cominciando a parlare di Christine Broesamle, l’attivista pro life americana che per otto mesi è stata accanto alla famiglia Evans e ne ha sostenuto, sui vari fronti, la disperata battaglia contro il perverso ingranaggio di potere apparecchiato dal sistema “sanitario”, giudiziario ed ecclesiale britannico, straordinariamente alleati nella realizzazione di un tremendo obiettivo comune: quello di sopprimere un essere umano innocente.

Dedicando a questa missione i giorni e le notti, Christine è ripartita da zero ogni volta che la via intrapresa veniva beffardamente sbarrata dai mostri in camice o in parrucca (col concorso esterno di quelli in talare).

Ora è indagata dalle autorità britanniche insieme a uno degli avvocati della famiglia Evans. Dal poco che ci è dato sapere, i due dovranno rispondere delle parole mosse a medici e giudici e ritenute calunniose nei confronti di costoro. Ma non basta, perché questa donna è stata anche diffamata e non solo dalla stampa di regime, ma persino da certi ambienti catto-tradizionali che vedevano nella sua opera decisa e intransigente una minaccia ai buoni rapporti con la gerarchia “amica” (che, dal canto suo, nulla ha fatto e nulla ha detto per salvare Alfie).

In cosa è consistito il suo comportamento tanto sconveniente? Dopo la visita di Thomas Evans a Bergoglio, Christine, dinanzi al precipitare degli eventi e al prevedibile disinteresse mascherato da azione diplomatica, ha deciso di trattenersi a Roma per recarsi di persona presso il Sant’Uffizio a chiedere il passaporto vaticano per Alfie, e di non muoversi di lì fino a che non lo avesse avuto in mano. L’estrema speranza, l’ultima chance per evitare il distacco del respiratore al piccolo (distacco che, ricordiamolo, nelle previsioni dei medici dell’Alder Hey, avrebbe dovuto determinare la sua morte in tempi molto veloci, ovvero nell’ordine di una quindicina di minuti).

Era sola e, su sua richiesta, essendo lontani da Roma, abbiamo cercato con una catena di telefonate qualcuno che potesse accompagnarla e darle sostegno in questa iniziativa disperata. Di domenica mattina si è così creato un piccolo tam tam tra persone di buona volontà che ha portato alla costituzione di un gruppetto improvvisato davanti al Sant’Uffizio.

In mattinata Christine ha consegnato alla gendarmeria vaticana la lettera di cui abbiamo parlato nel nostro articolo dello scorso 22 aprile, in cui implorava un intervento di Bergoglio.

A sera, avvicinandosi l’ora dell’ultimo volo per tornare a Liverpool, Christine, vedendo sfumare ogni speranza, sfinita dalla tensione e dalla fatica, si è gettata in ginocchio davanti alla cancellata e, aggrappata alla grata, si è messa a piangere, gridare, pregare, supplicando aiuto per salvare Alfie. Senza ricevere alcuna risposta.

Lidia Polisano era lì con lei in quei momenti e rende per Riscossa Cristiana la sua testimonianza dell’accaduto. Quanto racconta è confermato da altre persone presenti e che, come Lidia, sono rimaste profondamente toccate da una scena definita da tutti come lancinante:

Insieme a tre ragazzi che fanno parte dell’associazione “Universitari per la vita” e ad altre quattro persone, siamo stati fuori dal Sant’Uffizio con Christine. Christine ad un certo punto si è messa a gridare e a piangere con tutta la voce che aveva in gola. È stata una scena a dir poco straziante, che ci ha fatto toccare con mano tutto l’amore e la devozione che questa donna nutre per il piccolo Alfie. Urlava: “Santo Padre salva il tuo figlio! Santo padre tu hai promesso! Santo Padre fai qualcosa! Ci hai promesso che avresti fatto di tutto per salvare Alfie!” Era disperata. 

In ginocchio, aggrappata alla grata del sant’uffizio, ha pianto per più di un’ora. Sicuramente dentro Santa Marta l’hanno sentita, perché era impossibile non sentirla e ne abbiamo avuto conferma dalle guardie.

Avrei voluto scattare una foto perché la scena era molto eloquente, ma mi pareva di violare il suo dolore: la disperazione di un figlio che chiede aiuto alla Santa Madre Chiesa. Non nascondo che anch’io mi sono messa a piangere.

Siamo stati lì per un po’, abbiamo attirato l’attenzione solo delle guardie svizzere e della polizia, che sono venuti, ci hanno detto che non potevano fare nulla e hanno chiesto un documento di Christine (Christine ha risposto che tutti già conoscevano la sua identità), poi ci hanno invitati ad andare via da lì, hanno messo delle transenne e noi ci siamo spostati sulla piazza.

Poi Christine doveva andare via perché aveva il volo per Liverpool (che peraltro ha perduto) e una mia amica l’ha portata a Fiumicino. 

Nel frattempo noi abbiamo comunicato a tutti i nostri contatti che avremmo fatto una veglia di fronte al Sant’Anna per il piccolo Alfie. Ad un certo punto una rappresentante di “Universitari per la vita” di nome Chiara ha parlato con un addetto all’ufficio passaporti che lavora con monsignor Borgia, gli ha fatto presente la situazione drammatica di Alfie, ha chiamato telefonicamente Christine e li ha fatti parlare insieme. L’impiegato ha detto che per il rilascio del passaporto servono i documenti e l’autorizzazione dei genitori e che è prescritto che il bambino debba presentarsi di persona in ambasciata (cosa evidentemente impossibile per Alfie, piantonato in ospedale).

Anch’io ho parlato con questo stesso impiegato e gli ho detto che il Santo Padre aveva promesso che avrebbe fatto di tutto per salvare Alfie, che erano passati quattro giorni ma non era stato fatto nulla. Mi ha risposto che se anche si salvasse Alfie, poi degli altri venti e poi degli altri duecento cosa ne sarà? Degli altri bambini come Alfie, che avranno un domani le sue stesse aspettative? Mi ha detto che loro non possono salvarli tutti. Al che ho replicato “bene, quindi abbiamo fatto morire Charlie, poi abbiamo fatto morire Isaiah ora forse faremo morire anche Alfie e non facciamo nulla perché ci preoccupiamo di cosa potrà avvenire in futuro!”.

Chiara ha fatto presente che il papa durante la guerra ha salvati migliaia di ebrei dando loro asilo politico.

L’impiegato ha concluso dicendo che la questione è delicata e dovevamo lasciar fare a chi di competenza perché noi non capiamo niente di queste cose e poi così si rischia di mettere in difficoltà la segreteria vaticana e di deteriorare i rapporti diplomatici.

L’ho lasciato ricordandogli che proprio il giorno prima si leggeva in tutte le chiese la parabola del Buon Pastore, che da la vita per le sue pecorelle. Non lascia le 99 per salvare la pecorella dispersa?

Il Potere e i suoi alleati

La pecorella Alfie, figlia prediletta di Santa Madre Chiesa, è stata abbandonata in pasto ai lupi. I suoi pastori non l’hanno difesa, anzi, l’hanno consegnata quale vittima sacrificale al Leviatano statale dietro chissà quale ricompensa, o in nome di chissà quale patto scellerato.

A futura indelebile memoria restano le lettere scioccanti dell’arcivescovo di Liverpool McMahon e di tutto l’episcopato inglese a un’unica voce, restano le parole condiscendenti e untuose del presidente della Pontificia Accademia per la Vita, restano quelle di Bergoglio citate ad adiuvandum nella sentenza del giudice Hayden, restano i messaggi vacui e i discorsi ambigui, restano le colpevoli inerzie e i troppi eloquenti silenzi.

Resta, infine, a suggello di tutto, il richiamo a Londra di don Gabriele Brusco, assistente spirituale della famiglia Evans, che è stato sottratto al capezzale del piccolo proprio a ridosso dei preliminari della sua esecuzione, avvenuta al di fuori di ogni protocollo saltato per motivi di urgenza. Un gesto estremo e sinistro, quello del richiamo del sacerdote, e spietato oltre ogni misura; un atto d’imperio che, per forma e per sostanza, non può non lasciare atterriti.

Alfie – dicevamo – è uno spartiacque. Lo è perché la breve vita di un bambino che messo a morte non voleva morire, la sua agonia mediatica e la sua vigliacca soppressione nel silenzio e nella penombra di una prigione di massima sicurezza, devono segnare il tempo di un risveglio, se ancora esistono una fede e una civiltà. Ma non solo.

Alfie è uno spartiacque anche perché ha fatto venire a galla il meglio e il peggio del materiale umano che abita oggi questo nostro mondo impazzito: da una parte chi si è fatto trovare con i fianchi cinti e le lampade accese, e ha sfidato frontalmente col coraggio della disperazione la sfacciata arroganza di un potere iniquo; dall’altra chi di questo potere si è fatto collaboratore più o meno dichiarato, prestandosi in qualche misura al mercimonio della vita.

Il Potere, agli occhi del mondo, questa mano l’ha vinta. Beato chi in coscienza potrà dire: non in mio nome.

31 commenti su “L’eredità di Alfie – di Elisabetta Frezza”

  1. giuseppe formica

    che dire?
    proprio così.Anche con NSGC la mano la vinse il potere. Sta perdendo e perderà definitivamente la partita però.
    proprio quando umanamente si vede più buio Dio Padre agisce
    possiamo solo continuare a pregare mortificarci e lottare.
    toccherà a noi un giorno prima o poi prendere il posto di Alfie per entrare nella Gloria dei Figli di Dio.
    Facciamoci trovare pronti.
    Giuseppe

  2. Molta gente ha capito e ha pregato Nostro Signore per la salvezza di Alfie. La maggioranza non ha capito, mentre i pastori, temo, ci abbiano venduti tutti per trenta denari. Mi spiego meglio, partendo da un epodio che può apparire marginale: la legge Lorenzin che obbliga i nostri figli a 10 vaccinazioni (comprese quelle fatte con bambini abortiti, sdoganati da mons. Paglia e la PAV). Si tratta di un tso, fatto per il “best interest” dei nostri figli. In Italia si è scelta quella strada per aprire la finestra di Overton che da qui a breve porterà le autorità a scegliere trattamenti sempre più invasivi nei nostri confronti (sempre per il nostro “best interest” beninteso).Si passerà poi agli psicofarmaci per chi si ribella, giungendo infine alla loro soppressione per tutelare “il gregge”. E’ solo questione di tempo. Già sedicenti intellettuali hanno sentenziato che lo Stato vuole più bene ai bambini dei genitori:http://messaggeroveneto.gelocal.it/udine/cronaca/2017/09/14/news/vaccini-e-genitori-contrari-quando-l-amore-dello-stato-conta-piu-del-volere-di-mamma-e-papa-1.15852864

    1. Bravo Edoardo! Proprio nello stesso articolo sono incappato qualche giorno fa, arrivando alle Sue medesime conclusioni. La finestra di Overton si dilata sempre più ma non possiamo dirci totalmente ignari..

  3. In alcuni commenti inglesi viene affermato che Alfie è nato sano. Dopo la vaccinazione esavalente ha avuto convulsioni, tremito ( non ricordo esattamente il temine usato) è a questo punto, trascorso del tempo credo, che il bambino è stato portato all’Alder Hey, da dove non è più uscito, nè più uscirà vivo. Come ho scritto, in altri commenti, nostro primo dovere è capire l’accaduto, capire il come e il perchè, le connivenze e su quale orrore si fondano. Questo è il primissimo passo ineludibile che si deve fare. Lo si deve fare per Alfie, per Charlie, per Isaiah e per tanti altri di cui non conosciamo i nomi.
    Siccome Alfie è italiano, noi siamo parte in causa. Teniamoci pronti.

  4. Paolo Martino Allegri

    Neanche in mio nome!
    Non c’è nulla di nascosto che non sarà svelato, né di segreto che non sarà conosciuto (Lc 12,2).
    Grazie per questo illuminante articolo che aiuta a fare chiarezza.
    Conoscere la verità ci fa liberi (Gv 8,32).

  5. Mi sembra poco generoso scagliarsi o attribuire colpe alla santa sede su tutta la vicenda del piccolo Alfie. E’ stato tentata una mediazione, e’ stato fatto qualcosa. e’ stato fatto tutto, non e’ stato fatto abbastanza. Non ha senso chiederselo in una vicenda che ha solo i colori del bianco o del nero, del si o del no. Sicuramente c’e’ stato un accanimento verbale sia di chi era a favore di un supporto medico si di chi ha voluto negarlo. Troppi i bambini vittime di ingiustizie, guerre, violenze e sopruso. Tutta la vicenda di Alfie mi ha fatto riflettere ancor piu’ sull’orrore dell’aborto, sull’abisso morale che esso rappresenta, sul vuoto di coscienza che palesa e che e’ diventato il sigillo culturale della societa’ in cui la vicenda Alfie ha potuto trovare il suo compimento. Nella soppressione di una vita non ancora nata la solitudine e’ immensa e il nascituro non trova neanche il sostegno di quei genitori che hanno accompagnato Alfie fino al suo epilogo. Tanto piu’ vasta e’ la crisi morale tanto piu’ leggi contro la vita si ammantano di senso etico difficile da…

    1. Certamente La Santa Sede non ha tutta la colpa. Ma sicuramente un po’ di colpa come tutti noi…. io per lo meno mi sento chiamato in causa. Di sicuro comunque l’angelus domenicale avrebbe avuto un bell’impatto. Se non altro per dare coraggio e confermate noi tutti fedeli. Mi dispiace.

    2. Lo Stato Vaticano Non è riuscito ad emettere un passaporto mentre quello italiano l’ha fatto in un giorno.
      Che pretesa è quella di voler un bimbo ammalato e piantonato dalle guardie in ambasciata? Mi sembra una presa in giro

  6. Splendido articolo e anch’io dico: NON IN MIO NOME!
    Io, in ogni caso, reagirei con la forza se tentassero di far morire in quel modo un mio familiare (se le vie legali non servissero a nulla): ci sarebbe qualche medico che si pentirebbe AMARAMENTE per tutta la vita di aver sentenziato la morte di un innocente: se TUTTI i genitori (o i figli o i fratelli o gli amici) di persone condannate a morte da certa gentaglia in camice e/o parrucca reagissero con la forza, simili condanne diventerebbero sempre più RARE e DIFFICILI: ci sarebbero terrore e panico al solo pensare di decretare la morte di qualche paziente!
    Uso della forza? E’ cattolicamente SEMPRE legittimo in caso di legittima difesa (propria o altrui) e la battaglia di Lepanto non è stata vinta soltanto pregando.
    Pregare molto? Certamente! Però se i genitori (o i figli) dei futuri innocenti condannati a morte si limiteranno soltanto a pregare farebbero il gioco dei cattivi: “VOI PREGATE PURE CHE INTANTO NOI UCCIDIAMO INDISTURBATI I VOSTRI CARI”!

    1. Perfettamente d’accordo con lei. NON IN MIO NOME! Se é vero che per ciascuno di noi stessi, possiamo eventualmente scegliere la strada eroica del martirio, non opponendoci a chi ci fa del male, anche eventualmente a chi ci toglie la vita, lo stesso NON si può dire nei confronti di chi abbiamo la responsabilità, in virtù dell’Auctoritas che ci viene data da Dio onnipotente per poterci prendere cura di altre persone nel Suo nome. Se vogliono ammazzare un innocente, anche con la forza mi oppongo.
      La si smetta di fare i moralisti! Che prendono un singolo atto (arrabbiatura, uccidere, combattere, ecc…) e lo negano sempre e comunque! Noi cattolici sappiamo bene cosa vogliono dire i 10 Comandamenti di Dio: Quinto: non uccidere l’innocente! Nel tentativo di uccidere un innocente, in virtù dell’Auctoritas genitoriale si ha il DOVERE di rispondere proporzionatamente, anche arrivando a soluzioni “estreme” per poter far vivere l’innocente condannato ed a me affidato da Dio, poco importa che abbia la parrucca (da travestito?), la toga, il camice, ecc…
      Ave Maria

    2. Concordo in pieno. Che tocchino uno dei miei cari… Nei giorni passati dicevo a mia moglie che se qualche migliaio di persone si fosse riunito davanti all’ospedale e fossero penetrati per accompagnare fuori Alfie, nessuno avrebbe osato fare nulla, perché questi codardi sono forti solo con i deboli.

  7. Ripropongo qui un mio commento edito su ” Stilum Curiae”

    L’immorale della favola
    Padri e madri, alias genitori 1 e 2, l’unica cosa che vi è, benignamente, concessa e la soddisfazione dell’atto procreativo. Naturalmente anche questo diverrà oggetto di tassazione, naturalmente per il bene della comunità.
    Il nato, alias prodotto proteinico azotato, è proprietà dello stato e dei suoi derivati : ospedali, giudici, multinazionali, col benevolo accompagnamento della curie e la pietas del vescovo di Roma. Ergo se i costi del prodotto sono di pubblico aggravio, sempre per una sana economia ed il benessere di tutti, si vada alla discarica, che limiterà i danni e col riciclo porterà incremento del PIL.
    Questo fa il grande paese della magna charta, d’altronde eredità dell’oscuro medioevo ed ora felicemente superata.
    Meditate gente, alias tubi digerenti decerebrati.
    Il male è un asintoto, dopo i momenti brutti verranno quelli peggio.
    Però, però è scritto : μὴ μεριμνᾶτε . Si tratta di aver pazienza e pregare, il Salmo 108 è molto indicato.

    G. Vigni

  8. Dopo aver letto questo articolo la prima domanda che mi sono posto è stata: COSA HO FATTO IO PER POTER SALVARE LA VITA AL PICCOLO ALFIE? Cosa avrei potuto fare che non ho fatto? E’ ovvio che il peccato di OMICIDIO di ALfie, non rientra SOLO nei peccati personali di chi materialmente ha fatto tutto ciò, ma è anche un peccato sociale. La pena per i peccati sociali non può essere scontata come quelli personali in purgatorio, ma deve essere scontata durante la vita terrena. Considerando i tantissimi Alfie, che vengono uccisi ogni giorno (naturalmente aborto compreso), potremmo riassumere il tutto con il detto latino: MALA TEMPORA CURRUNT, o forse, con licenza poetica: MALISSIMA TEMPORA CURRUNT. Che Dio abbia pietà di noi.

  9. Antonella Lignani

    Dopo aver letto l’articolo e il racconto della donna che ha implorato per ore davanti ai cancelli del Vaticano, mi sono convinta che la Santa Sede ha chiesto l’aiuto del governo italiano per dare la cittadinanza ad Alfie. Certo avrebbero potuto almeno rispondere a quella povera donna. Comunque anche con Charlie Gard questi tentativi non hanno avuto alcun effetto.

  10. NON in mio nome… vieni Signore Gesù, non ne possiamo più davvero.
    Vieni presto. Salvaci dai lupi che ci assediano per ogni dove!

  11. Onore al merito, la cittadinanza è stata concessa al piccolo Alfie dal Governo italiano uscente. A riprova del fatto che sino all’ultimo istante ci è concesso di tentare il tutto per tutto al fine di riscattare la nostra umanità dilaniata dal compromesso, dalle scelte dettate dal calcolo politico e dalla negazione di ogni vincolo di Carità. Dalle brutture che hanno creato fratture nel tessuto sociale e comportato l’approvazione di leggi indegne. La via del bene è sempre praticabile. La vita è dono di Dio senza eccezioni. Egli ne stabilisce i limiti, il suo inizio e la fine. Il “miglior interesse” è un concetto valido negli scambi commerciali. La Chiesa non può cedere le armi, non può dire mai ai Suoi figli : “questo traguardo è irraggiungibile; la Verità è astratta. Avviciniamoci al concreto”. Il concreto è quanto il Signore ci chiede da sempre.
    “La morte di un uomo è meno affar suo che di chi gli sopravvive” (Thomas Mann).

  12. Sig.ra Frezza,trovo opportuno far sapere come sono andate le cose, come si sono svolti certi fatti, a maggior ragione che si vuole mettere tutto a tacere e far passare per normale e utile questi assassinii di stato, il ruolo di certe persone e anche degli infermieri e le medicine somministrate nelle ultime ore di vita di Alfie. Se c’è da fare una raccolta fondi per aiutare legalmente la sig.ra Christine, sono disponibile a dare il mio piccolo contributo, mi faccia sapere come, magari attraverso la mia mail. Maria Fichera

  13. Sono d’accordo con Sursum Corda: il Signore lo è anche degli eserciti in battaglia come esempio Lepanto! È dovere rispondere con la forza per difendere un innocente. Non sto dicendo che i genitori avrebbero dovuto fare o non fare (perché non avrebbero neanche potuto alzare un dito… 60 poliziotti e più), ma dall’ esterno un atto di forza sì. Dio mio, non possiamo più stare a guardare inermi!! Ora et lavora, preghiera e azione. Tutti ciò che è stato fatto è massimamente utile e benedetti. Ora è veramente uno spartiacque. “Attraverso Alfie è arrivata all’orecchio dei giusti una sorta di Ultima Chiamata… Con i fianchi cinti e le lampade accese!” Grazie E.Frezza per avere spiegato così bene, grazie benedetta Christine! Ora toccherà a tutti noi. È smettiamola con il politicamente corretto, tanto non sarà un linguaggio pulitino a salvarci la pelle.

  14. …e adesso i seguaci del Male stanno creando in laboratorio un bimbo “artificiale”.
    NON NEL MIO NOME.
    Grazie Dr.ssa Frezza, per averci fatto partecipe di quello che è accaduto per NON SALVARE il piccolo angelo Alfie.

  15. Il 23 aprile festa di S.Giorgio, un bambino viene messo a morte (Alfie) ed uno nasce in casa reale. Mi son chiesta cosa sarebbe successo se al posto di Alfie ci fosse stato quel bambino blasonato.
    E non so perchè mi sono venuti i brividi, quasi una sensazione che quello che accadeva fosse un sacrificio propiziatorio per il nuovo nato in casa reale. Non era il principe Williams a dire che bisogna ridurre la popolazione, perchè gli uomini inquinano?

    1. Potrebbe non essere una coincidenza: da Blondet https://goo.gl/V5tWC4 cito:

      […]Altri più azzardati complottisti hanno cercato di interpretare come mai Kate Middleton si sia presentata all’uscita della clinica col suo terzogenito in braccio, indossando lo stesso abito che Mia Farrow indossava in “Rosemary’s Baby”, il film di Roman Polanski del 1968. Anche Rosemary era allora una tenera puerpera: aveva appena avuto un bambino che era il figlio di Satana, con cui lei, incosciente drogata, aveva avuto un coito (consenziente il marito). Poiché Kate Middleton duchessa di Cambridge è apparsa, a solo poche ore dal parto, in forma “più che smagliante”, tanto che “in molti, soprattutto in molte, si sono chiesti come abbia fatto, quale pozione magica abbia usato”, e poiché la morte fortemente voluta dal governo del piccolo Alfie Evans è avvenuta in contemporanea con l’apparizione pubblica della duchessa in forma e vestita come Rosemary, ovviamente alcuni hanno azzardato collegamenti molto arditi.

      Foto: https://goo.gl/FWfzgC

  16. Si! Alfie potrebbe essere veramente uno spartiacque.
    Quando Gesù bambino è stato presentato al tempio, a sua madre Maria venne fatta una profezia da un certo Simeone: “…egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele, e come segno di contraddizione …affinché siano svelati i pensieri di molti cuori…” (Luca 2:34-35).
    Cioè, Gesù sarebbe stato uno “spartiacque”.
    Alfie, ora, in questo senso, è discepolo di Gesù Cristo: il suo caso, la sua breve esistenza, la sua morte… hanno messo a nudo alcune piaghe dell’odierna società occidentale “cristiana”.
    Oltre a quella della corrotta giustizia inglese ed europea (corrotta, forse anche perché dietro alla fermezza nella soppressione di una vita innocente vi sono interessi economici con il traffico di organi), è messa a nudo la decadenza dei valori etici cristiani e, più di tutti, ha evidenziato una istituzione mondiale chiamata “chiesa” (non solo la Cattolica Romana), che non serve alla causa di Cristo e dei cristiani, ma che, come una “meretrice”, è al servizio e collusa con il sistema ormai decaduto di…

  17. Carla D'Agostino Ungaretti

    Mi è sorto uno strano interrogativo. Avrebbe potuto il Papa Francesco contattare direttamente la Regina Elisabetta, in quanto Capo della Chiesa d’Inghilterra, per invitarla a unire la loro voci nel rammentare ai giudici e ai medici inglesi che stavano commettendo un omicidio premeditato contrario alla Legge di Dio espressa dal Decalogo? Mi hanno risposto che stavo farneticando di fantareligione e fantapolitica. Forse è vero, perché sia il Papa che la Regina Elisabetta hanno ben altre gatte da pelare che occuparsi di un bambino di cui, in fondo, non importava nulla a nessuno, tranne che a pochi esaltati, nel cui novero rientro anche io. Chissà se invece fosse stato un divo del rock o un campione sportivo …

  18. Vincenzo Amato

    questo omicidio mi ha fatto tornare l’amarezza procuratami per l’uccisione di Eluana Englaro, dove il più autorevole corresponsabile è stato addirittura premiato dal Vaticano. Siamo purtroppo succubi degli attivisti di Satana

  19. Cara Dr.ssa Ungaretti, siamo rimasti in pochi a ” farneticare” ma va bene così…
    Noi, che ci sentiamo servi inutili, siamo orgogliosi di sentirci tali…perchè apparteniamo a Dio.

  20. Mi è appena arrivata una risposta dall’Europa, stanno preparando un piano d’azione, perchè le coperture vaccinali in tutta Europa siano sempre più serrate, per combattere a loro dire la riluttanza contro i vaccini. Dunque aspettiamoci ancora letame e allarmismi. Da una parte ti obbligano a vaccinarti, dall’altra ti dicono che sei libero di morire quando e come vuoi (ovvero quando e come vogliono loro). Se uno è libero di morire potrà essere libero di non vaccinarsi? No! Deve morire senza morbillo.

  21. Provo una grande ammirazione per la sig.ra Christine, una vera cristiana e mi unisco alla proposta di aiuto economico per sostenerla con una colletta nella sua battaglia legale. Vorrei aggiungere una mia piccola testimonianza….dopo i giorni di angoscia e sofferenza generale ho notato anch’io che c’è stato come uno spartiacque in questa vicenda, tra chi ha subito voltato pagina asciugandosi la lacrimuccia e tra chi invece ha capito la necessità di una vera conversione (tra cui alcuni sacerdoti) e di una vera battaglia. Mi sono sentita dire da alcuni familiari che la vicenda era molto triste ma, come riportavano gli organi “veri” di informazione e non le solite riviste online di esaltati, non c’è nessuna prova di questo presunto assassinio e che la vicenda è stata perfettamente legale anche se triste. Stanno insabbiando tutto e la gente ci crede, perchè ci vuole credere. Perchè in fondo non importa nulla a nessuno di questa vicenda, se non al “Piccolo Resto” dei chiamati da Dio, coloro che, con tutte le loro debolezze, tuttavia seguono il Bene e riconoscono la Voce del…

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