Umberto Acca è giunto con Perdono…Non perdono… (2018) al suo diciottesimo libro e noi gli auguriamo di procedere su questa strada visto che la vena non gli manca specialmente in materia religiosa per la quale ha dimostrato e dimostra una particolare predilezione dopo i lavori Perché credere (2013) e il recente La nostra Ragione e la vera Religione, quella Cattolica (2017).
Considerato, altresì, com’egli scrive, all’inizio del primo capitolo di quest’ultima opera che, “fin da bambino i miei genitori hanno fatto tutto il possibile per farmi crescere con una buona educazione e in ‘così detta’ ‘Grazia di Dio’, insegnandomi e facendomi praticare la nostra vera Religione, quella cristiana-cattolica.” Naturalmente, lo scrittore non è stato l’unico a ricevere tali insegnamenti dalla madre e dal padre.
E veniamo al libro in questione. Dopo aver, doverosamente, precisato che ogni persona nella vita ha fatto o ricevuto un torto e, di conseguenza, se buon cristiano ha sentito l’obbligo di perdonare, l’autore aggiunge, subito dopo, che “non tutti perdonano” di fronte a una provocazione di qualsiasi tipo. E, al riguardo, egli si sofferma, in modo conveniente – operando anche una breve giusta distinzione – sull’accezione precisa dei termini ‘insulto’, ‘offesa’, ‘oltraggio’, ‘ingiuria’; parole simili, ma non equipollenti.
Entrato, immediatamente, ‘in medias res’, Umberto Acca si dilunga sull’autentico significato dei verbi ‘perdonare’ e ‘vendicare’ con adeguati riferimenti storici a partire dal diritto romano e dall’Antico Testamento attraverso il medioevo, l’epoca moderna e la religione musulmana, non senza adeguate considerazioni critiche.
Dopo aver esaminato i vari e complessi processi, anche psicologici, del perdono – con citazioni di prima mano tratti dai testi ufficiali dei culti menzionati – l’autore osserva che “la bellezza del perdono di cuore è che Dio ci dà l’opportunità di perdonare”.
E, in proposito, non gli sfugge la figura di don Giovanni Bosco, nella cui dottrina pedagogica il perdono esercita una funzione rilevante, così come la svolge in famiglia considerato che la forza del perdono si apprende dai genitori soprattutto perché, nota ancora l’autore, “il perdono riguarda le cose serie visto che anche Gesù ha recato al genere umano l’annunzio del perdono.
Non a caso, Egli sulla croce disse: “Padre, perdonali perché non sanno quello che fanno”. Ciononostante, resta difficile perdonare e, dal punto di vista psicologico, secondo la studiosa Grazia Aloi, il perdono rimane un’alternativa di grande portata in contraddizione con la sete di vendetta.
Ecco perché, secondo lo scrittore, “se siamo religiosi, o abbiamo un interesse spirituale, allora imparando modi pratici per perdonare migliorerà e approfondirà la nostra esperienza della nostra religione o pratica spirituale”. Il perdono è un atto d’amore con una intensa valenza terapeutica sebbene non sembri giusto perdonare quando le offese ricevute risultano oltremodo violente.
Cristo stesso, difatti, nel raccomandare il perdono non nega il disagio derivante da tale atto. Avviandosi verso la conclusione della sua ricerca, Umberto Acca ricorda, giustamente, al lettore che “perdonare non significa dimenticare”, “perdonare non significa minimizzare l’esperienza vissuta”, “se perdoniamo non significa che siamo idioti”, “perdonare non dipende dal fatto che altre persone sia siano scusate con noi”, “perdonare è un processo”, “perdonare accresce la salute e il benessere psicologico”.
Infine, “l’ingrediente segreto del perdono è lasciare andare la rabbia”. Lo scrittore affronta, nel suo libro, tutte le implicazioni relative al ‘perdono-non perdono’ esaminandone ogni sfaccettatura sicché raccomandiamo al lettore il confronto con esso onde poterne apprezzare gli indubbi pregi. Meriti anche letterari visto che lo studio è redatto in un efficace e scorrevole idioma italiano.
4 commenti su “Il perdono cristiano – di Lino Di Stefano”
Io quando ricevo un torto da qualcuno, dico a me stessa: Gesù metti Tu nel mio cuore, il perdono, per le offese ricevute…perchè io non ci riesco!
In passato la mia famiglia è stata denigrate gravemente dagli stessi parenti molto stretti, quando si dice :parenti serpenti,ebbene mai più abbiamo parlato con loro, ci siamo allontanati in silenzio e dentro al ns cuore cova spesso cattiveria nei riguardi di chi ci voleva molto,molto male!
nonostante questo con il passare degli anni, piano…piano… sono riuscita a pronunciare le parole di cui al primo rigo…
ecco ,questa è la mia esperienza riguardo al perdono.
iudex ergo cum sedebit
quidquid latet apparebit
nil inultum remanebit
Gentile Lele, potreste ,per favore tradurmelo? grazie
Buongiorno.
Sapreste indicare, per favore, la casa editrice? Grazie. Chiara