Questa favola è l’ultima della categoria delle leggende della Valle d’Aosta; una favola corta e triste. Molte storie non hanno un lieto fine, ma questo non le priva della loro bellezza e della profondità del loro significato.
Cari bambini, sapete chi sono i soldati, i veri soldati? Sono uomini d’onore, disposti a morire per amor della propria Patria e per compiere il proprio dovere. Così fece uno dei soldati di Napoleone, che la cittadina di Val Tornenza non ha mai dimenticato.
Quasi alle porte della bella cittadina di Val Tornenza vi è una cappella chiamata Ussin, sulla quale si legge anche oggi la scrittura latina: Pax intrantibus, salus exeuntibus, e cioè “Pace a chi entra e salute a chi esce”.
A qualche passo dalla cappella si vede una croce di legno, solitaria, ornata qualche volta di un mazzo-lino di fiori di campo.
È la croce che sorge sulla tomba di uno dei soldati di Napoleone Bonaparte, un soldato della “Grande Armata”.
Narra una leggenda popolare che quel povero soldato, dopo aver seguito l’imperatore in Russia, avvenuto lo sfacelo dell’esercito durante la famosa ritirata, raggiunse a piedi l’Italia e si diresse verso quella bella valle alpina. E, a mano a mano che si avvicinava ai monti, rotto dalla stanchezza, affanna-to e incerto mormorava con le lacrime agli occhi: «Valtournanche oú es tu? Sans toi je suis perdu.» e cioè «Val Tornenza dove sei? Senza di te, io sono perduto.»
Era l’invocazione che aveva ripetuto sovente in Russia, alla Moscova, alla Beresina e sulla Vistola.
Ora era vicino alla sua valle. Già vedeva il campanile di Chantillon. Con un estremo sforzo imboccò la strada e si trascinò fin quasi alle porte di Val Tornenza, ma quando vide le prime case della cittadina e udì il suono delle campane, non resse più.
Mormorò ancora le angosciate parole: «Valtournanche oú es tu? Sans toi je suis perdu.» e cadde a terra morto. Nel posto dove morì i valligiani posero una croce di legno, che anche oggi riceve ignoti omaggi di fiori silvestri.