di Marco Manfredini
Per leggere l’articolo di Vittorio Feltri, pubblicato sul Giornale del 7 agosto, CLICCA QUI
Caro Feltri, da un po’ ne avevo il sospetto, ora ne sono certo: lei è come Fini.
Non si offenda, ma ha capito bene: come era il Fini tra i politici, lei è un infiltrato radicale tra i giornalisti del centrodestra.
Radicale, relativista, nichilista, e per quanto ciò possa risultare irritante, molto, molto progressista.
Un forte indizio tra i tanti fu, qualche tempo fa, la sua assurda presa di posizione per fare andare le donne in pensione alla stessa età degli uomini. Fatto che, tra l’altro, mi fece dubitare fortemente della sua capacità di riconoscere che ci sono due sessi e di distinguerne i ruoli. Ma la conferma definitiva mi è arrivata con il suo articolo del 7 agosto, dove non si è lasciato sfuggire l’occasione di dare il suo pregevole contributo “da destra” alla dissoluzione della famiglia nel nostro già martoriato paese.
Ebbene, in questo articolo ci enuncia con una certa soddisfazione che ormai i “secoli bui” in cui le donne procreavano e accudivano i figli e la casa sono passati, e finalmente si può gettare all’aria tutto questo vecchiume per inseguire una professione “di alto profilo” e non sottostare più alla “dipendenza umiliante dal marito”. Insomma: tutte a lavorare, proprio come gli uomini; sai che conquista.
Non c’è da essere profeti, basta guardarsi intorno, per vedere che tutto ciò, che in buona parte è già stato realizzato, ci si sta ritorcendo drammaticamente contro, per diversi motivi che provo ad elencare:
– Se nessuno fa più figli, per chi lavora la donna? Sì, può lavorare per sé stessa, poi? Quell’orologio biologico di cui anche lei parla non è affatto un retaggio culturale, è un dato di natura, quindi di fatto. Se qualsiasi donna che non sia di pietra ad un certo punto ne sente il richiamo, vuol dire che è qualcosa di reale, non un condizionamento. O forse anche il ciclo (non mi riferisco alla bici) è stato inventato da qualche perfido oscurantista medievale? Il vero retaggio culturale ormai è l’obbligo di fare i propri comodi finché é possibile, o anche oltre, sulla scia sessantottina; salvo poi svegliarsi a 50 anni per accorgersi che si poteva dedicare la vita a qualcosa per cui ne valesse veramente la pena, altro che la carriera o una illusoria libertà.
– Quanto può durare questo bel giochetto che nessuno fa più figli e tutti si divertono? Toh, era appena iniziato, ed è già finito. Chi terrà in piedi la società quando saremo vecchi, se non avremo dei figli in forza a mandare avanti la baracca? Negare questo, che è l’evidenza, è un sublime esercizio ideologico da progressisti; se chiude la famiglia, prima o poi chiuderà anche l’azienda.
– Voi stessi, sul Giornale, avete ospitato le opinioni di Gotti Tedeschi, il quale afferma a ragion veduta che “la crisi nasce perché il mondo occidentale ha smesso di fare figli”; magari non è solo questo, ma è una causa mille volte più azzeccata di quelle delle inutili analisi che sentiamo fare dagli inutili opinionisti e politici in voga su inutili giornaloni.
– Il lavoro di più alto profilo che una donna può fare, è la mamma. Perché è ciò per cui è nata, ed è una realtà autoevidente: il genere umano per perpetrarsi deve procreare, e chi lo può fare se non la donna? Forse l’uomo? Qualche altra aberrazione intermedia? Non scherziamo: un bambino ha psico-fisicamente bisogno della madre, e praticamente solo di essa, fino ai 3 anni di vita almeno. Poi certamente, ad un certo punto, urge l’intervento del padre. Non c’è bisogno di un antropologo per dedurre ciò, basta osservare la realtà, questa grande esclusa dalle argomentazioni dei radical-progressisti di centro, destra o sinistra che siano.
Perciò, ripristinando la realtà che lei ha capovolto, affermo che la maternità è ancora una nobile missione, e la vera schiavitù è quella politicamente corretta (e perciò mi meraviglio che lei, per altri aspetti non allineato, la abbracci) per cui tutti vadano in ufficio a dannarsi, e chissenefrega della famiglia.
Se potessi lanciare uno slogan direi: “Trasgrediamo: procreiamo!”. Oppure, parafrasandone un altro: “Procreate gente, procreate”. E al diavolo la crisi, Bilderberg, Goldman, la Merkel, l’Euro, la BCE & C.
Il rilancio del futuro parte anche da qua (oltre che dal recupero della sovranità monetaria e in generale da politiche opposte a quelle attuate dai becchini che ci hanno governato in particolare negli ultimi 2 anni).
La vera rivoluzione, per una vera libertà, sarebbe dare la possibilità alle donne che lo desiderano di non doversi sobbarcare due o tre lavori, ma di poter rimanere a casa dedicandosi alla famiglia e vedersi riconosciuto questo alto ruolo sociale, non da ultimo, con una adeguata retribuzione da parte dello stato; perché le migliori risorse vanno impiegate per le cose più importanti. Può sembrare un’utopia, ma siamo noi che attualmente abitiamo un’antiutopia: quella dove lo stato, per funzionare, deve indebitarsi con banche private diventandone di fatto schiavo, anziché, come sarebbe logico, emettere direttamente lo strumento di cui ha bisogno per funzionare: il denaro (si vedano in proposito gli ottimi articoli di Ida Magli, comparsi a volte anche sul Giornale, o le mitiche battaglie del compianto prof. Auriti, o la vasta bibliografia ormai disponibile su questa colossale fregatura ai danni dei popoli e a vantaggio delle oligarchie finanziarie).
Tornando al suo scritto, il costume si sarà pure evoluto caro Feltri, ma una “zitella”, per quanto ora si dica anglofonicamente “single”, a casa mia rimane zitella, a meno che non abbia dedicato la vita a cause più alte. Quanto alla vituperata “tradizione familiare”, stia tranquillo che difficilmente tramonterà, perché qualora dovesse venire meno, sarebbe lo sfascio finale di ciò che rimane della civiltà.
Infine devo notare che la vetta del progressismo viene raggiunta nel suo articolo con: “il problema è che noi cambiamo in ritardo rispetto alla realtà”, quando il vero problema, ancora una volta, è esattamente opposto: è che qualcuno vuole cambiare una realtà che nelle sue fondamenta naturali è immutabile. E come noto anche molto, molto testarda. Non credo di dover insegnare a lei che anche il comunismo voleva negare diverse realtà (il diritto alla proprietà e l’esistenza di Dio, per dire le due quisquilie principali), e alla fine è stato spazzato via dalla testardaggine di quest’ultima.
Le idee sbagliate, per favore, lasciamole nel loro habitat naturale: la sinistra.
Dicevo all’inizio “come Fini”, ma il guaio più grosso è che siete in abbondante compagnia.
Ah, a proposito, si ricordi la fine che ha fatto l’ex presidente della Camera. Meritatissima.
Saluti
Marco Manfredini