di Mario Bozzi Sentieri
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In principio era il “populismo”, termine dietro cui nascondere i timori per le domande di rigore, di autorità, di decisione, via via emerse nelle opinioni pubbliche di vari Stati europei. Poi – per rimarcare la gravità del momento – l’uso della parola “populismo” ha fatto posto, soprattutto nel nostro Paese, alle accuse esplicite di “fascismo”, alzando e drammatizzando il livello della polemica. Nella confusione tra Storia ed attualità, tra questioni interpretative e autentiche scelte programmatiche il senso reale del confronto politico si è così sfarinato, lasciando il posto alla pura emotività fonetica, senza costrutto, senza riscontri concreti.
Matteo Salvini e Forza Nuova, Giorgia Meloni e Casa Pound: tutto viene triturato ed assimilato, evitando di scendere nei dettagli e di chiarire quale sia la vera materia del contendere. E dunque: tutti fascisti ! Contano poco il “contesto”, il tempo trascorso rispetto alla nascita del fascismo storico (tra un anno sarà un secolo), gli studi storici sulla sua essenza.
Come ha scritto – su “il Giornale” – Francesco Perfetti, docente di scuola defeliciana: “Si è tornati, per motivi puramente politici e propagandistici, a una utilizzazione estensiva e demonologica del termine ‘fascismo’ che non ha più nessun riferimento concreto e reale con il fenomeno storico che esso dovrebbe evocare”.
Ci viene alla mente un caustico libretto, pubblicato nel 1976, nel cuore degli “anni di piombo”, a cura di Claudio Quarantotto, redattore de “il Borghese”.Titolo: “Tutti fascisti !”. Il pamphlet è una puntuale rassegna dell’uso e dell’abuso delle parole “fascismo” e “fascista”, compiuti, fino ad allora, in Italia e nel mondo. Il risultato è che niente e nessuno si è salvato dall’accusa.
Scriveva Quarantotto nell’introduzione del libro: “A Trotsky non è bastata la milizia rivoluzionaria; a Nenni l’esilio. L’uno è stato definito fascista da Vyshinsky; l’altro da Togliatti. A Tito, addirittura, la qualifica di fascista è stata attribuita dal Cominform; mentre De Carvalho, il più comunista dei militari portoghesi, e Soares, il segretario del partito socialista portoghese, l’hanno avuta in dono dai loro compagni e avversari politici di sinistra. Del resto, si diventa fascisti in mille modi, e per mille colpe. Non c’è una regola; o meglio la regola è la mancanza di regole. Solzenicyn lo è diventato finendo in un Lager; Lauro entrando nel MSI; Spinola combattendo Caetano e Caetano combattendo Spinola; Marcuse seminando la contestazione, Reale organizzando la repressione; Scelba, addirittura, firmando una legge contro il fascismo. Mentre la signora Indira Gandhi, per ottenere lo stesso risultato e la qualifica, ha dovuto spedire in prigione mezzo parlamento indiano”.
Nell’elenco di Quarantotto, lungo duecentotrenta pagine, ci finivano un po’ tutti, segno di come – già quarant’anni fa – l’utilizzazione “estensiva e demonologica del termine” – per usare le parole di Perfetti – riguardasse le emozioni più che le informazioni, l’inconscio (pieno zeppo di paure, odi, angosce) più che il reale.
Il fatto grave è che per alcuni il tempo trascorso sembra essere passato inutilmente, impegnati come sono, oggi, nel 2018, ad evocare fantasmi lontani, attraverso i rituali magici di un linguaggio politico fuori dal tempo. Ben altri evidentemente sono i problemi con cui l’Italia d’oggi deve fare i conti. Mussolini, malgrado il successo di un film recente, non tornerà, mentre un fascismo (presunto) senza Mussolini può essere giusto un soggetto da fiction. Niente di più.
8 commenti su “Tutti fascisti! – di Mario Bozzi Sentieri”
Non avendo altri argomenti, si attaccano al fumo della pipa.
La Boldrini, che argomenti può avere?…
Di qualsiasi termine concettoso si può fare un uso improprio, specie quando se ne sa già convenuto un senso negativo. Ma un sistema costituzionale e politico anti-parlamentare, anti-partitico, basato sulla dittatura, anche temporanea, sul patriottismo, sulle tradizioni nazionali e sulla Religione tradizionale, sull’ordine sociale, non comunista, siffatto sistema tuttora attuabile, come potremmo definirlo?
La sua descrizione mi fa venire in mente più la dittatura cattolica e corporativa di Salazar che non il fascismo di Mussolini, che fu un socialismo nazionale ispirato, fra gli altri, a Crispi e Mazzini.
Se vogliamo essere precisi bisognerebbe dire che Mussolini non ha mai capito il fascismo, credeva fosse lo strumento per creare e consolidare il suo potere personale. Le riforme e le innovazioni positive furono fatte su ispirazione della Sarfatti, di Beneduce e molti altri. Furono innovazioni copiate nel new deal in America per uscire dall’ennesima crisi congenita al liberismo capitalista. Oggi la Cina, si è liberata del culto della personalità ed ha creato un perfetto regime fascista a guida collegiale. La finanza internazionale vorrebbe ostacolarla ma non ci riesce. Nel frattempo noi non sappiamo difendere le nostre industrie e ci consoliamo proibendo per legge di parlare di fascismo, quello storico. Ci manca solo una legge che ci proibisca di parlare di guelfi e di ghibellini.
Mah, guardi: a sentir lei, la Cina è il perfetto esempio di fascismo; a sentire Veltroni, di comunismo; a da retta a Sorondo, del cristianesimo (!).
La verità? Andate a chiederla a uno qualsiasi, in quel miliardo di persone cinesi che vivono al limite della sopravvivenza, tirando (letteralmente) la carretta in città enormi e inquinatissime, dove sono destinate a morire giovani nella miseria, a maggior gloria del Partito e per il bene del popolo.
Caro Giovanelli, Lei scrive che oggi in Cina ci sarebbe un “perfetto regime fascista”….io direi piuttosto “un perfetto regime comunista”. Vedo che anche Lei cade nella trappola di coloro che cercano di far passare tutte dittature per fasciste, anche quando invece sono comuniste, così come quelli che, col termine “fascista”, vogliono indicare ogni violenza, ogni sopraffazione della libertà, quasi che “fascismo” sia il sinonimo di queste cose. Diciamo pane al pane e vino al vino….chiamiamo ogni cosa col suo giusto nome; io mi indigno se vedo definire fascista un regime che invece è sempre stato comunista ed ateo. Giorni fa un certo Sgarbi, ha letteralmente “gridato” in televisione che “i comunisti sono peggiori dei fascisti”. Grazie Vittorio, finalmente uno che non ha paura di gridare le verità scomode…..Grazie da uno che è fascista dal 1970.
sono fiero di essere un fascista tesserato (d’ufficio) nel 1939 – sono orgoglioso della totale disistima che nutro dei confronti del Bobbio-pensiero
Caro Camerata, La differenza tra fascismo e comunismo in origine era una differenza radicale. Tuttavia nella prassi ci sono molti punti in comune. La differenza radicale è nel rapporto tra stato e cittadino. Per i comunisti lo stato è la divinità a cui tutti debbono piegarsi, per il fascismo il cittadino ha qualche diritto, come quello di professare una fede religiosa ed esprimere il suo dissenso (in forme limitate). Per il fascismo esiste la patria come valore principale, per il comunismo la patria deve essere sacrificata per un ordine mondiale. Su questo punto trova una pericolosa assonanza con il potere della finanza transnazionale. Ora la Cina, grazie alle sue tradizioni millenarie, è uscita dal mito del comunismo e nella prassi ha eliminato molti suoi aspetti negativi e sta attuando un programma che è quello di un sano fascismo nazionalista. Quindi non si indigni troppo e guardi i risultati.