Un pomeriggio con Giovannino Guareschi, sabato 17 febbraio, a Colombaro di Formigine
Cari amici, permettetemi di usare queste trenta righe per invitarvi a un pomeriggio con Giovannino Guareschi, uno dei pochi amici di cui ci possiamo ancora fidare. La mia indole un po’ operaia e un po’ contadina mi inibisce l’uso degli orari cittadini, dunque non riesco a dirvi che si svolgerà tutto tra le 16,00 e le 18,00. Ci vediamo alle quattro. Ci vediamo nella Bassa, a Colombaro di Formigine, poco lontano da Mondo piccolo, e parleremo di Guareschi, della sua storia, delle sue battaglie, del suo giornalismo, della sua opera letteraria, tutti raccolti dentro l’universo meraviglioso della sua fede. Lo ascolteremo attraverso i suoi scritti scoprendo che, a cinquant’anni dalla sua morte, ha da dirci molto più di quanto compresero i suoi contemporanei. Nel disastro postcattolico in cui ci troviamo a vivere, possiamo toccare con mano quanto quest’uomo vide e descrisse troppo in anticipo per essere capito e amato persino da tanti bravi cattolici. È il solo privilegio che rimane a noi posteri. Giusto per rendercene conto, scorriamo questo florilegio raccolto tra gli articoli che l’uomo della Bassa scrisse per “Il Borghese” tra il 1963 e il 1968. Non è roba di cinquant’anni fa, è roba scritta questa mattina che, nonostante l’evidenza, troppi bravi cattolici faticano a mandare giù anche oggi. Ma avremo tempo di parlarne sabato 17 febbraio. Dalle quattro alle sei.
Alessandro Gnocchi
Sia lodato Gesù Cristo
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Lei aveva pur visto alla Tv, qualche giorno dopo, com’era apparecchiata la Sacra Mensa attorno alla quale il Papa e i nuovi Cardinali hanno concelebrato il Banchetto Eucaristico. Non s’era accorto che il Crocifisso situato al centro della Tavola era tanto piccolo e discreto da confondersi coi due microfoni? Non aveva visto, insomma, come tutto, nella Casa di Dio, deve essere umile e povero in modo da far risaltare al massimo il carattere comunitario dell’Assemblea Liturgica di cui il Sacerdote è soltanto un concelebrante con funzioni di Presidente?
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È la Chiesa che, fino a ieri semplicemente Cattolica e Apostolica, diventa (ricordi sempre Lercaro) Chiesa di Dio. E Lei, don Camillo, è rimasto indietro di qualche secolo.
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Don Camillo, non s’è accorto come le Superiori Gerarchie della Chiesa evitino di parlare di quel Cardinale Mindszenty d’Ungheria che, con riprovevole indisciplina, persiste nell’ignorare la Conciliazione fra Chiesa Cattolica e Regime Sovietico e nel ricusare di tributare il dovuto omaggio al cosiddetto “Comunismo Ateo”, ritenendo addirittura valida una Scomunica Papale che è oggi motivo di riso in tutti gli Oratori parrocchiali?
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Faziosità, intransigenza, estremismo che l’hanno portato sulla croce, mentre Cristo, se avesse scelto la democratica via del compromesso, avrebbe potuto benissimo mettersi d’accordo coi suoi avversari.
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So benissimo che molti suoi parrocchiani, e non solo i vecchi, sono con Lei, ma so pure che Lei se ne andrebbe in silenzio, nascostamente, per evitare ogni incidente o discussione che potessero portare turbamento nel Suo gregge. Lei, infatti, ha il sacro terrore d’una divisione fra i cattolici. Ma, purtroppo, questa divisione esiste già.
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In molte chiese il Cristo crocifisso è stato tolto dall’altar maggiore e appeso dalla parte opposta, accosto alla porta. La ragione “ufficiale” è che, essendo stata istituita al posto dell’altar maggiore la famosa “tavola calda modello Lercaro”, l’ex parroco, oggi Presidente dell’ Assemblea, celebrando l’ex Messa dovrebbe voltare le spalle al Cristo. La ragione vera è che il Cristo risulta sistemato in modo che i “fedeli” gli voltino le spalle e possa rapidamente e senza scandali essere cacciato fuori dalla chiesa.
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Stando così le cose, chi – nel passaggio dalla ex religione cattolica al nuovo ateismo cattolico, poteva – Santo e Marxista ad un tempo, effettuare con garbo la saldatura, se non Giorgio La Pira?
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Cristo ha voluto nascere in Terra, quando l’ignoranza e la superstizione facevano della Terra il centro o, addirittura, l’essenza dell’universo. Ma oggi, con le esplorazioni spaziali e la scoperta di nuovi mondi, Cristo è diventato un fenomeno provinciale. Un fenomeno che, come ha stabilito solennemente il Concilio, va ridimensionato.
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Per Lei i beatnik, i “capelloni”, sono dei pidocchiosi da spedire dal tosacani, e le loro partner con le sottane corte coprenti, a malapena, l’inguine, sono per Lei delle sgualdrinelle da sottoporre d’urgenza alla Wasserman. Invece a Roma, per questi pidocchiosi e queste sgualdrinelle, la Superiore Autorità Ecclesiastica ha organizzato una Messa speciale, una “Messa beat” suonata e urlata da tre complessi di pidocchiosi.
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Oggi la Chiesa si adegua ai tempi, si meccanizza. E, a Ferrara, nella Chiesa di S. Carlo, sulla “Tavola calda” è in funzione la macchinetta distributrice di Ostie. All’Offertorio, il fedele che intende comunicarsi depone la sua offerta in un piatto vicino alla macchinetta, preme un pulsante e, annunciata da un festoso trillo di campanello, un’Ostia cade nel Calice.
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La Chiesa Romana – presa dalla fregola politica – cammina di pari passo con la Repubblica di Tortona. E, mentre la Repubblica di Tortona si disitalianizza, la Chiesa Romana si scristianizza.
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Cristo viene espulso dalla casa di Dio, l’altare viene trasformato in “tavola calda”, l’Ostia viene trasformata in sandwich da consumare in piedi. Vescovi e Cardinali si sbracano: resiste solo («semper idem») il cardinale Mindszenty e non perché sia più forte e deciso d’Ottaviani, ma perché è lontano da Roma e non può essere raggiunto dalla longa manus dei traffichini vaticani. E, così, rimane libero ancora, per quanto il suo rifugio sia strettamente assediato dalle bande comuniste dell’Anti-Cristo.
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Dopo il Conciliabolo, è avvenuto un severo ridimensionamento della Madonna. Oltre a quanto insinuano vari preti olandesi circa la Immacolata Concezione; oltre al fatto che, in seguito al grande successo in Vaticano delle cosce della Cardinale, maggio non è più da considerare il «Mese di Maria» bensì il «mese della Claudia», c’è la dolorosa faccenda della progettata epurazione dell’Arcangelo Gabriele il quale, buttato nella spazzatura assieme al latino, verrebbe sostituito dall’inconscio.
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Non temo d’essere accusato di conformismo dicendo che il Pudore è la più grande conquista dell’umanità. Il Pudore, infatti, è quella particolare faccenda che soprattutto distingue gli uomini dalle bestie.
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Il Pudore è l’unica forza che ancora tiene unita la famiglia e la società. Permettere di portare fino all’estremo limite la battaglia che, per soli scopi di lucro o politici, gli intellettuali, i cinematografari, i teatranti e i pornografi hanno scatenato contro il Pudore, significa minare le basi della società.
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Anche ai miei tempi esistevano delle ragazzine che evitavano le esperienze prematrimoniali solo perché avevano paura di sgradevoli conseguenze. Però nessuna di esse avrebbe mai pensato di scrivere su un giornale, come qualcuna delle “zanzarine” ha fatto, che non porrebbe limiti ai rapporti sessuali prematrimoniali se potesse usare tranquillamente gli anticoncezionali. «La ragazzina che, pur pensando questo, se lo teneva gelosamente per sé era una ipocrita!» urleranno centomila voci. Invece era soltanto una ragazza che dimostrava rispetto di se stessa, della propria personalità, della propria intimità, della propria umana dignità.
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Si è parlato di “Educazione Sessuale”. Ma quale educazione sessuale chiedono questi giovani? Chiedono istruzioni sull’uso degli anticoncezionali e piena libertà di avere rapporti sessuali completi. Magari a pagamento, per unire l’utile al dilettevole.
3 commenti su “sabato 17 febbraio, a Colombaro di Formigine (MO), “Un pomeriggio con Guareschi””
Farò di tutto per esserci. Grazie Alessandro.
Mi sono appena riletto la lettera che apparve su il Borghese il 19 maggio 1966. Guareschi pur essendo stato un “profeta di sventure”, per dirla con il Parroco del Mondo, non sarebbe mai riuscito ad immaginare che il Festival dell’Unità si potesse svolgere dentro la chiesa di S. Petronio, che il Vescovo di Roma avrebbe baciato i piedi ai musulmani il Giovedì Santo e che la CEI avrebbe benedetto le unioni civili; solo per citare alcuni fiori del Taraxacum officinale, che il dr. Gnocchi, dalle origini contadine come me, avrebbe chiamato i “piscialetto”. Sarò molto lieto se nell’incontro a Colombaro verrà commentata la lettera menzionata. Grazie e a presto.
Mi riempie di rinnovata meraviglia l’acuta visione di Guareschi .Capisco meglio quanto grande deve esser stata la sua indignazione perchè vedeva quello che i cardinaloni non volevano guardare.
Avevamo tutte le raccolte di Candido ,poi ,per ragioni di trasloco ,donate alla Biblioteca Civica. Che peccato!