di Piero Nicola
Sembrava che il progetto di nozze omosessuali e relativi presunti loro diritti fosse per toccare il fondo, insieme a ulteriori larghezze in materia di eutanasia e di altre pratiche per snaturati. Invece ecco una nuova trovata intesa a nutrire l’illusione della libertà e l’aberrante sentimento di giustizia che ne sortisce: è l’abolizione dei figli illegittimi e della potestà genitoriale. Il decreto che instaura queste aberranti riforme prolunga il cammino della demagogia, che fa leva sui sentimentalismi immorali e sull’ormai degenere senso di giustizia. La demagogia, necessaria a ogni regime costituzionalmente mal fondato e insufficiente, non può arrestarsi, né retrocedere su solide posizioni, senza che il regime si smentisca e venga travolto.
Ora, tutto è conseguente e logico, in questo sistema libertario, e quindi progressista, edonista, esistenzialista, nichilista. Una donna che ha perduto il compagno della vita sbranato da una tigre, e ama la tigre e vorrebbe tenersela cara, rientra nella normalità dell’animalismo generalizzato. I fratelli delle bestie, preoccupati di tenerle in vita e della loro felicità, anche quando sono malate e cadenti, pur non osando scagliare anatemi contro i mattatoi e i pescherecci, questi tali rientrano nella regola dell’incongruenza elevata a norma di pensiero. Il prendersi la responsabilità dell’altrui indigenza e delle azioni temerarie e illegittime commesse dai poveri, quando non se ne abbia colpa, fa parte del concetto morboso di solidarietà ormai radicato. L’ignorare la morte e il nostro breve transito terreno, l’anima immortale e la sua responsabilità inevitabile (data la sua etica natura) rispetto al destino eterno, ben più importante della vita presente, la cui purificazione ha tuttavia enorme importanza per la vita ultraterrena, è un comportamento coerente con l’aborto, il divorzio, l’eutanasia e ogni libera decisione conferita ai vizi irresistibili. Irresistibili non già in assoluto, ma relativamente ai costumi vigenti, all’empietà, all’ignobiltà, all’abuso della religione.
Leggo sulla Enciclopedia Cattolica: “che la prole nata da un matrimonio valido o putativo sia legittima, è un effetto inseparabile del matrimonio, e perciò regolato dal diritto divino e dal diritto canonico, non dal diritto civile”. Così, il diritto canonico prevede la distinzione tra figli legittimi e illegittimi. Ma il matrimonio rientra nel diritto naturale e, se viene meno quella distinzione, viene lesa anche la costituzione della famiglia. È inevitabile. Inutile addentrarsi in questioni subordinate o addurre le bibliche colpe dei padri che ricadono sui figli. Del resto, la legge già garantiva la tutela essenziale dei figli nati fuori del matrimonio nei confronti dei coniugi che li avessero riconosciuti.
La potestà di padre e madre sostituita con la responsabilità. Siamo alla follia. La responsabilità, per definizione, comporta solo dei doveri. La potestà, al contrario, implica un potere da esercitarsi nell’ambito del lecito. Per esempio, il potere di dare un indirizzo religioso, un’educazione, una formazione distinta da insegnamenti sbagliati e cattivi, da qualunque parte essi vengano. La responsabilità è verso qualcuno e qualcosa che, nel caso specifico, non può essere che lo stato (qui, con la esse minuscola). Il quale può bensì consentire delle funzioni di disciplina e di orientamento, ma a sua discrezione, entro i limiti politicamente stabiliti.
Dunque, un ennesima botta distruttiva assestata alla famiglia, inferta a man salva, sul marcio terreno da decenni ben preparato. Finché il marciume inghiottirà i suoi stessi artefici.