di Lino Di Stefano
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Curata da Francesco Giulio Farachi e da Roberta Sole, è stata inaugurata nella Capitale, l’11 novembre – presso la Muef Gallery, sita in Via Poliziano, 78 – una singolare Mostra di Antonio Taschini avente come soggetti una serie di ‘busti-corazze’ e di altre architetture che si accordano in maniera soddisfacente al tema generale dell’esposizione che si protrarrà fino al 25 dello stesso mese.
E si tratta di sculture, di effigi e di figure di singolare valore emblematico visto che siamo al cospetto di un impasto di ceramiche che rimandano, in particolare, alle origini dell’universo greco-romano con l’intera carica del suo simbolismo rappresentativo delle gesta e delle imprese degli dèi e degli eroi dell’antichità.
Anche le tonalità generali delle opere – tendenti al marrone ed al marrone-chiaro – si armonizzano con le finalità della rassegna; propositi rivelantisi – chiarisce F. G. Farachi nella Presentazione – ”per frammenti, per forme voluttuose e tutto sommato indecifrabili, per linee e segni che percorrono le superfici dei corpi e le materie”.
I toraci enigmatici dell’esposizione unitamente ai rimanenti oggetti – lance ed altri mezzi di guerra – presentati rendono alla perfezione la realtà del mondo classico immettendo l’osservatore in una realtà che gli consente di rievocare i momenti salienti fatti di modelli ritenuti per la loro eccellenza insuperabili e, come tali, degni di imitazione.
Sicché nell’esaminare tali simulacri, l’osservatore, trasferendosi col pensiero in questo clima antico, ne rivive, da una parte, le consuetudini, le tradizioni, gli usi e i costumi e, dall’altra, si immedesima nei tanti eventi bellici che hanno caratterizzato i tempi e i luoghi di quel periodo storico.
Osserva, giustamente, al riguardo Domenico Iaracà, nella Presentazione del catalogo, che “gli eroi di Antonio Taschini, splendidi esempi di proporzione fisiche e specchio di eccellenza morale, mantengono una significativa campitura rossa che ne ricopre interamente la superficie interna”.
Ciò, perché ci troviamo immersi in un itinerario immaginario che ci conduce verso territori lontani in un ambiente ricco di utensili e di armi d’epoca che ci fanno sentire in sintonia con essi considerati l’intensità delle loro strutture e il vigore con cui i medesimi si impongono sugli spettatori i quali restano impressionati dalla forza evocativa emanata dai quadri.
Una mostra tutta da gustare,in definitiva, questa di Antonio Taschini, un’esposizione i cui rimandi alle menzionate stagioni remote costituiscono la migliore lettera di presentazione per coloro che amano e sanno apprezzare l’arte come attività tesa a creare opere di valore estetico universale o quale “manifestazione sensibile dell’ideale”, secondo l’indovinata definizione di Hegel.