Ringraziamo l’amico Andras Kovacs che ci ha inviato la traduzione di questo articolo, pubblicato sul periodico on-line aktualis.blogstar.hu
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Viktor Orban: non permetto che trasformino l’Ungheria in un paese di immigrati
La vera battaglia inizia solo adesso, serve una battaglia politica – ha dichiarato Viktor Orbán, riferendosi alla decisione di mercoledì scorso della Corte di giustizia europea, riguardante la ripartizione delle quote di immigrati.
di Károly Ignác
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Bisogna riconoscere la sentenza della Corte Europea in riferimento alla ripartizione delle quote, ma questa decisione non è una ragione per cui l’Ungheria debba cambiare la sua politica di immigrazione che rifiuta gli immigrati – ha dichiarato il primo ministro Viktor Orbán venerdì nella trasmissione “180 minuti” della Radio Kossuth – aggiungendo anche che non darà mai il suo consenso perché trasformino l’Ungheria in un paese di immigrati.
Riguardo al riconoscimento della sentenza della Corte Europea il capo del governo ha detto che sottoscrive parola per parola le dichiarazioni del primo ministro slovacco Robert Fico, con cui è d’accordo su ogni singola lettera.
Ha sottolineato che l’Ungheria si oppone a quella politica di Bruxelles che vuole introdurre delle persone contro la volontà degli stati nazionali nel loro territorio. Ha chiamato assurdo ed inaccettabile che i burocrati di Bruxelles decidano che “questi 3 Jusuf devono vivere a Budapest”. Ha dichiarato: esclusivamente gli ungheresi possono decidere con chi convivere.
L’UE è l’alleanza delle nazioni libere europee oppure è un impero centralizzato a Bruxelles
Ricordando la decisione sulle quote Viktor Orbán ha spiegato: nel Consiglio Europeo il Primo Ministro ha posto veto, ma la Commissione Europea ignorando il Consiglio Europeo ha comunque avviato un processo legislativo, in cui però l’Ungheria non ha potuto porre il suo veto e neanche quelli dell’Europa Centrale erano in sufficienza per bloccare quelli dell’Ovest. Alla fine in questo modo è nata la decisione – ricorda sottolineando che questo caso secondo lui solleva una grave questione di principio, cioè che l’UE è un’alleanza delle nazioni libere europee oppure è un impero centralizzato a Bruxelles.
La Corte di Giustizia Europea però si è dichiarata dalla parte della Commissione Europea – continua – aprendo quella porta attraverso la quale cercano di rendere l’Europa un continente dalle popolazioni e culture miste:
“Davanti al progetto di György Soros hanno aperto la porta e prevedo l’accelerazione della sua esecuzione nel futuro prossimo. Se un paese ritiene che una certa decisione dell’Unione Europea abbia a che fare con la propria identità nazionale, allora deve resistere”.
Secondo il parere di Viktor Orbán la vera lotta inizia solo adesso, perché la sentenza giudiziaria non obbliga in nessun modo l’Ungheria, ma significa solo che la decisione sulle quote secondo la corte era legittima. Non solo l’Ungheria non eseguirà la decisione sulle quote ma neanche altri – dice sottolineando che secondo lui non è neanche da eseguire:
“Finora abbiamo fatto una battaglia giuridica, adesso dobbiamo fare una battaglia politica, dobbiamo modificare la decisione dell’Unione Europea”.
Dobbiamo far dichiarare dalle varie organizzazioni dell’UE: la decisione sulle quote è sbagliata, ineseguibile, bisogna ritirarla, bisogna modificarla. Inoltre bisogna ostacolare “il progetto dei personaggi di Bruxelles di György Soros”, cioè che la decisione una tantum sulle quote sia sostituita dalla divisione costante degli immigrati – spiega.
Viktor Orbán ha posto anche la domanda seguente: se uno ha difeso la propria patria in modo saggio, perché deve prendere parte “di questo guaio”? Secondo lui quei paesi che con la loro decisione sovrana hanno fatto entrare gli immigrati, quelli che “hanno salato troppo la minestra”, devono “mangiarla”. Perché dovremmo mangiare noi quella minestra che hanno salato troppo loro? – chiede aggiungendo: aiuto volentieri la Germania per portare via gli immigrati arrivati in Europa dal continente.
L’Ungheria ha sempre mantenuta le regole di Schengen, e con le spese per la protezione dei confini proteggeva anche l’Europa – spiega e per questo chiede nel nome della solidarietà che la Commissione Europea paghi la metà delle spese.
“Anche loro sentono che dal punto di vista della morale la punta della bilancia si sposta verso di noi, ma dicono che non finanziano il recinto” – cita il punto di vista di Bruxelles valutandolo: questo non è accettabile perché senza recinti non si può proteggere i confini esterni dell’Unione Europea. “Dove c’è recinto, c’è protezione, dove non c’è recinto, non c’è neanche protezione”. Quindi chi è contro il recinto è contro anche la politica di fermare gli immigrati – ha dichiarato.
“Noi non abbiamo mai invitato qua nessuno”
Secondo il capo del governo, Bruxelles utilizza una doppia misura nella questione, e anche per questo serve una nuova commissione e un nuovo modo di pensare.
Secondo le sue parole i gruppi influenti di oggi nell’UE sono gli ex paesi coloniali. Al riguardo ha fatto notare che quelli che avevano collaborato con i coloniali nel dato paese, con il crollo della colonia dovevano scappare da là, per questo motivo numerosi stati europei sono “paesi di immigrati” e da allora continuano ad affluire persone da al di fuori dell’UE in questi ex paesi coloniali. E questi – continua – vorrebbero imporre la propria logica ai paesi dell’Europa Centrale, nonostante quest’area non era mai stata coloniale, quindi in questo modo non ha nessun obbligo e in più “noi non abbiamo mai invitato qua nessuno”.
“Noi non siamo un paese di immigrati e non daremo mai il nostro consenso che un qualunque grande potere ci trasformi in un paese di immigrati” – ha sottolineato il Primo Ministro.
Ha anche rifiutato che la questione dell’immigrazione sia considerata come prerequisito per la distribuzione dei soldi dell’UE, perché le regole dell’UE non lo permettono. Anche se nella luce dell’attuale sentenza della Corte di Giustizia Europea non è impossibile che il Presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker porti anche questo alla vittoria – ha aggiunto.
Una decisione del genere sarebbe immorale, perché per esempio gli ungheresi nelle fabbriche di quelli dell’Ovest sul territorio ungherese ricevono meno soldi che i dipendenti della stessa azienda nella madrepatria:
“Per questo se fossi tedesco, non avrei la faccia tosta di tirare fuori la questione della solidarietà” – ha detto, aggiungendo: “come fa il tedesco Martin Schulz candidato Cancelliere Socialdemocratico a non vergognarsi quando osa dire che toglierà dei soldi dall’Ungheria?”.
Infine, sull’adesione dell’Ungheria all’Unione europea Viktor Orbán ha reso chiaro: gli ungheresi hanno deciso – nella maniera giusta – con un referendum sull’ingresso nell’UE, per questo nessun governo può farne uscire il paese.
8 commenti su “Viktor Orban: non permetto che trasformino l’Ungheria in un paese di immigrati – di Károly Ignác”
Forza sempre la verita e Orban
Grande Orban: da grande cristiano sai rispondere sui denti a quel mostro massonico che stanzia in vaticano e che chiamano papa!
QUesto è un politico che ama il suo paese.
L’Unione Europea spadroneggia per ridurre ancora progressivamente, le sovranità nazionali, secondo le istruzioni, neppur troppo defilate dei magnati (ma direi che l’aggettivo più appropriato sia: DESPOTI’ alla Soros e ‘compagnia brutta’.
Dobbiamo solidarizzare con Orban e condurre una politica coerente alla difesa della nostra sovranità nazionale e culturale, senza deflettere.
Ogni popolo ha i capi che si merita: a loro Orban, a noi il Conte Gentiloni Silveri.
Ex Movimento dei lavoratori per il socialismo (gruppetto maoista), poi confluito nel Partito di unità proletaria per il comunismo. Il classico cattocomunista, ossia una delle peggiori dannazioni di cui sembriamo non essere destinati a liberarci.
Tutte le volte che leggo un suo discorso rimpiango che non sia il presidente della nostra povera Italia
Grande ORBAN!