di Giovanni Lugaresi
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Un culto, per e nel nome, di Dante, è quello mai venuto meno nei secoli a Ravenna. Culto religioso e laico ad un tempo, per la più alta voce di poesia di sempre, per uno dei simboli altrettanto alti di fede religiosa cristiana, cattolica, e per un uomo dalla schiena sempre dritta.
E se ci sono stati periodi nei quali al poema dantesco (al quale avevano posto mano cielo e terra), non era stata data quella attenzione dovuta da parte degli studiosi, nella città dove riposano le sue ossa, i ravennati mai erano venuti meno alla pratica, per così dire, di questo culto.
Nel Novecento è stato un crescendo, anche in virtù di quelle famose celebrazioni centenarie del 1921, e nell’ultimo scorcio del secolo, per quella “invenzione” grande, per quella idea tradotta in realtà di e da Walter Della Monica: il “Progetto Dante”. Dapprima (1995-1997), “La Divina Commedia” raccontata e letta dal compianto Vittorio Sermonti, nell’incomparabile cornice del “bel San Francesco”; in seguito, dal 1998, ecco “La Divina Commedia nel mondo”, raccontata e letta (nelle lingue originali e in italiano) da traduttori e studiosi accademici.
E sarà nel segno della continuità, dunque, una nuova puntata della “Divina Commedia nel mondo”, l’appuntamento clou delle manifestazioni all’insegna di “Ravenna per Dante” promosse dal Comune e da varie altre istituzioni locali e culturali.
In tre mesi, settanta occasioni per riscoprire (e rigodere) il sommo Poeta e la sua opera nella città che gli diede l’ultimo asilo e che ne conserva gelosamente i resti mortali. Il ciclo di manifestazioni (letture, mostre, teatro, concerti, incontri vari) verrà aperto il 10 settembre alle 11 nella Biblioteca Classense da Marco Petoletti, docente di Letteratura latina medievale e umanistica all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Non a caso, questa data, perché si tratta del giorno omaggio al Poeta nella ricorrenza (13 settembre 1321) della morte, con l’offerta da parte di Firenze dell’olio che alimenta la lampada votiva nella tomba attigua alla chiesa di San Francesco.
Appuntamenti importanti e significativi si prospettano poi quelli sostenuti dalla Fondazione Cassa di Risparmio e dall’Accademia della Crusca, come le Conversazioni Dantesche (3, 10, 17 e 24 ottobre alle 17,30 nella sala Dantesca della Classense).
Per i giovani delle scuole, e per tutti (peraltro), ecco una iniziativa particolare: Dante in Rete.
Una attenzione particolare riguarda i detenuti nella casa circondariale di Ravenna. Il teatro infatti varcherà quei cancelli con “Scenderemo nel gorgo muti” (regia di Eugenio Sideri e Mauro Battaglia, con gli studenti del liceo Classico e il Coro Ludus Vocalis – 23 settembre).
Ed eccoci alla “Divina Commedia nel mondo” che, avviata nel 1998 con le versioni anglo-americana, cinese e francese (la compianta Jacqueline Risset), tornerà in un certo qual modo all’origine, dal momento che venerdì 22 settembre alle 20,30 presso il sacello del Poeta verranno presentate le ultime traduzioni della “Commedia” in lingua francese. Protagonisti, Marcello Ciccuto, presidente della Società Dantesca Italiana, Bruno Pinchard, presidente della società dantesca d’Oltralpe e la traduttrice Danièle Robert.
Il Lauro Dantesco “ad honorem” (bella trovata fatta a suo tempo sempre dal Della Monica) sarà conferito ad Ermanna Montanari e a Marco Martinelli del teatro delle Albe per il progetto “Inferno”, commissione originale di Ravenna Festival. Il 5 ottobre alle 21, in San Francesco, poi, “Dante a Ravenna, la Commedia nel Mondo”, vedrà studenti di tutte le nazionalità presenti in città, leggere il XXXIV Canto dell’Inferno nelle rispettive lingue madri.
1 commento su ““Ravenna per Dante”. Per riscoprire il Sommo Poeta – di Giovanni Lugaresi”
Caro Prof. Lugaresi, il suo articolo è una festa peri miei occhi. Mio marito ed io sappiamo a memoria interi canti della Divina Commedia e ai tempi del mio antico liceo classico io, ragazza romantica quale ero, mi dichiaravo innamorata di Dante e invidiosa di Beatrice, tanto che i miei genitori, prendendomi in giro, mi dicevano: Ma non ricordi che Beatrice morì a vent’anni?” No, neanche questo faceva affievolire il mio amore …