IL DISCORSO ALLA MARCIA PER LA VITA DELLA PORTAVOCE VIRGINIA CODA NUNZIANTE
fonte: Marcia Nazionale per la Vita
Domenica 12 maggio 2013
Cari amici, venuti a Roma da tutte le parti d’Italia con spesso lunghi viaggi sulle spalle e grossi sacrifici. Questa terza marcia è un grande evento e siamo così numerosi che fa capire l’importanza che ognuno di noi da al valore della vita.
Il luogo in cui ci troviamo è bello e significativo. Da una parte il Colosseo, bagnato dal sangue dei martiri, che ci ricorda i primi secoli della Chiesa nascente, l’età terribile, ma feconda delle persecuzioni; dall’altra parte l’arco trionfale di Costantino il Grande, di cui proprio quest’anno celebriamo la memoria. 1700 anni fa, infatti, venne promulgato l’Editto di Milano che chiuse l’era delle persecuzioni e aprì le porte ad una nuova era cristiana, una nuova epoca di libertà, di sviluppo e di progresso per la Chiesa e per la civiltà.
Questa memoria è significativa, perché le persecuzioni anticristiane, dopo 1700 anni, si rinnovano: e non solo nelle lontani regioni dell’Asia e dell’Africa, ma anche in Europa e in Occidente. La dittatura del relativismo è sotto i nostri occhi. Impone leggi anti-naturali e anti-cristiane e colpisce e discrimina chi resiste a questo processo di degradazione morale. Basti pensare che nell’impero romano l’aborto era praticato normalmente ma con l’avvento del cristianesimo venne condannato, così come venne condannata la schiavitù. Ma oggi noi lo abbiamo invece come legge dello Stato.
Noi oggi siamo qui per affermare il diritto a difendere pubblicamente quelli che Benedetto XVI ha chiamato valori non negoziabili, a cominciare dal diritto primario alla vita innocente. Senza il diritto alla vita non esiste nessun altro diritto.
La dittatura del relativismo non solo impone una legislazione che vuole ribaltare la legge naturale e cristiana su cui è stata costruita la nostra civiltà; ma pretenderebbe la complicità, il silenzio, la resa di coloro che non condividono questa anti-civiltà che ci minaccia.
La nostra Marcia dal Colosseo a Castel Sant’Angelo e poi, per chi lo vorrà, a San Pietro, per ascoltare l’Angelus del Santo Padre, è quella di un popolo della vita che, difendendo la vita, vuole infondere nuova vita in una società che si decompone e muore. In Francia si è manifestata negli ultimi mesi una straordinaria mobilitazione in difesa della famiglia naturale; in Italia, è il terzo anno che con un successo sempre crescente il popolo della vita manifesta la sua volontà di non arrendersi di fronte alla cultura di morte e ad una legge che in 35 anni ha causato quasi sei milioni di vittime innocenti. Ecco anche in Italia deve crescere e svilupparsi una generazione pro-life che dovrà dire, come affermò con determinazione un giovane americano: la legge 194 non sopravviverà alla nostra generazione.
Ma la nostra non è una battaglia solo italiana, come dimostra la presenza di esponenti delle maggiori organizzazioni pro-life internazionali. E’ una scelta di civiltà, e il modo migliore per dimostrarlo è proprio dare la parola a questi amici giunti da tutto il mondo.
Ringrazio il Sindaco per la sua presenza e per le sue parole. Non c’è migliore augurio da fargli che quello di averlo con noi per la prossima Marcia per la Vita che già vi annuncio sarà la Domenica 4 maggio 2013. Ringrazio ancora tutte le delegazioni presenti, in particolare la presidente della March for Life americana Jeanne Monahan. Tutte queste presenze ci dimostrano che il popolo della vita non è il popolo di una singola nazione ma un popolo internazionale. La vita che difendiamo non è solo quella biologica e materiale ma è anche quella spirituale e morale dei bambini che devono nascere, delle famiglie e della società intera.
Ed è per difendere questo bene che noi, oggi, scendiamo in piazza così numerosi. Perché anche in Italia si sta creando un movimento di opinione che vuole farsi sentire, che non si vergogna di scendere in strada, per difendere i diritti dei più deboli, di coloro che non possono farlo da soli, e per difendere i diritti di Dio sulla società. E’ per questo che contiamo sull’aiuto di Dio, fonte della vita degli uomini e dei popoli.