di Giampaolo Rossi
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MOSUL E RAQQA
La notizia ha cominciato a circolare il 5 giugno scorso: gli americani hanno lanciato bombe al fosforo sulla città irachena di Mosul. Ma il fatto che la fonte della notizia fosse Amaq, l’agenzia stampa dello Stato Islamico, l’ha resa poco credibile in Occidente nonostante le immagini e i video su Twitter fossero inequivocabili.
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D’altro canto a Mosul l’esercito iracheno e le forze curde che compongono la coalizione a guida Usa, hanno riconquistato (con uno sforzo eroico) il 90% della città ma faticano a piegare la resistenza dell’ultima enclave in mano all’Isis dove, secondo l’Onu, sono prigionieri migliaia di civili.
Quindi, per i media occidentali, quelli che credono ad ogni balla comunicata dai Caschi Bianchi amici di Al Qaeda o dai tagliagole travestiti da giornalisti quando si tratta di accusare russi o siriani, stavolta è stato facile silenziare la storia facendo credere che l’Isis, attraverso la sua Agenzia, diffondesse notizie false per cercare di rallentare o fermare i raid americani e l’offensiva della coalizione.
Che poi le immagini del bombardamento al fosforo a Mosul fossero riprese dai quartieri liberati sotto il controllo della coalizione, è un particolare che non andava neppure preso in considerazione.
Ma, cinque giorni dopo, la notizia si è ripetuta in Siria, a Raqqa: anche qui gli Usa sono stati accusati di usare bombe al fosforo sulla città. Questa volta l’accusa è venuta dai media siriani e da diversi testimoni civili ed anche in questo caso le immagini circolate sulla rete erano inattaccabili.
Con un’aggiunta terribile: quella dei civili (compresi bambini) bruciati vivi dall’acido fosforico (immagini che riportiamo per obbligo di verità ma di cui sconsigliamo la visione alle persone impressionabili).
L’AMMISSIONE
Dopo giorni di imbarazzato silenzio, il Gen. neozelandese Hugh McAslan, vice Comandante della Joint Force della Coalizione, ha ammesso, all’agenzia radiofonica NPR, che è stato utilizzato il fosforo bianco a Mosul allo scopo di “schermare” l’evacuazione dei civili dalle zone occupate dai terroristi e impedire che questi sparassero loro contro.
La sua affermazione è tecnicamente legittima perché le bombe al fosforo non sono vietate dalla Convenzione Internazionale delle armi chimiche, ma devono essere usate in particolari condizioni nei teatri di battaglia: come illuminanti notturni o come fumogeni (per nascondere movimenti di truppe o per protezione). Ma per il loro effetto devastante sull’organismo umano, le bombe al fosforo non possono essere usate come arma e il loro impiego è assolutamente vietato nelle vicinanze dei centri urbani. Cosa che invece hanno fatto gli americani.
IL SILENZIO
Ora, di fronte alle immagini terribili dei bimbi iracheni ustionati ci aspetteremmo la presa di posizione ferma e decisa della signora Mogherini e dell’Unione Europea.
Ci aspetteremmo che il Governo italiano, tra i primi ad accusare di “crimine di guerra” Assad per un bombardamento chimico mai provato (anzi, con buone probabilità non vero), ora bacchetti l’alleato americano per un crimine provato.
Ci aspetteremmo dai media una copertura della notizia almeno pari a quelle date per storie poco attendibili ma utili a costruire la narrazione occidentale dei cattivi.
E ci aspetteremmo sopratutto che il Presidente Trump, che fu sconvolto dalle immagini dei bambini siriani “gasati”, ora esprima lo stesso moto di orrore di fronte ai bimbi iracheni bruciati dalle bombe Usa e magari chieda scusa per l’errore commesso in una guerra oggettivamente difficile in cui il nemico non si fa scrupoli di usare i civili come scudi umani, a Mosul così come ad Aleppo (dove invece ai russi non furono risparmiate le accuse di crimini).
Tanto più che l’ammissione delle bombe al fosforo Usa, è avvenuta lo stesso giorno in cui l’Onu ha denunciato “la sconvolgente perdita di vite umane civili” a causa dei bombardamenti americani a Raqqa delle ultime settimane; perdite quantificabili in almeno 300 persone.
Invece, di fronte a queste verità, nessuna dichiarazione dei leader occidentali e nessuna copertura della notizia da parte dei media.
LA VERA SCONFITTA
Le nostre democrazie, i nostri governi, la nostra “libera” e plurale informazione, stanno perdendo la battaglia più importante: quella per la verità. La battaglia che dovrebbe segnare il discrimine per chi si vanta di essere il “mondo libero” e il modello di civiltà per tutti.
La doppia morale dell’Occidente elevata ormai a sistema di valori, rappresenta la sua più cocente sconfitta nei confronti del mondo e della propria storia.
Per uscire da questa ipocrisia ci sono due soluzioni: iniziare a fare i conti con la verità, anche quando essa mette in discussione ciò in cui abbiamo creduto (o ciò che ci hanno fatto credere); oppure continuare ad affidare la verità alla CNN attraverso la lente deformata dei suoi grandiosi scoop giornalistici in cui magari ci spiegherà che anche le bombe al fosforo bianco a Mosul e Raqqa sono colpa degli hacker russi.
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Su Twitter: @GiampaoloRossi
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