di L. P.
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Non poteva non accadere anche questo, che, cioè, Papa Bergoglio ancora una volta si omologasse, con accenti veementi e risultati ameni, al ‘politicamentecorretto’. Diciamo di quel parlare, e pensare, che rifiuta termini di oggettiva, pertinente e talora forte connotazione sostituendoli con altri che tendono a sbiadirne ed edulcorarne l’impatto semantico e che, il più delle volte, sono perifrasi o diciture. Le classiche litoti.
Valga, ad esempio, il vocabolo “bidello” resuscitato come “operatore scolastico” o “cieco” – di cui è pieno il Vangelo – con “non vedente” o ‘prostituta’ con ‘donnina allegra’ e via elencando.
Sabato 6 maggio 2017, davanti ai ragazzi delle “Scuole della pace” ricevuti in Vaticano, riferendosi all’ordigno bellico statunitense, la famosa e funesta bomba MOAB (Massive ordnance air blast bomb), diversamente chiamata come “Mother of all bombs” (Madre di tutte le bombe e, probabilmente di tutte le bufale), il Papa si “è vergognato” dell’uso di ‘madre’, che è sinonimo di vita, accostato a una bomba. “La mamma dà vita e questa dà morte e noi diciamo mamma a quell’apparecchio. Che cosa sta succedendo?” (Il Giornale, 7 maggio 2017).
Sgombriamo il campo da malintesi o da indebite interpretazioni: non è necessario, tanto è evidente, dichiararci avversi alla guerra in genere, quale mezzo spicciolo di risoluzione dei problemi, e quindi, ad approvare il senso lato dell’invettiva papale. L’essere, noi, di fede cristiana, è garanzia di sentimenti pacifici – non pacifisti – che trasfondono i moti di pace spirituale, quella vera, nell’area della pace terrena. Ma, in ossequio all’articolo 2309 (CCC – guerra giusta) e al successivo 2313 (resistenza armata a ordini ingiusti) siamo favorevoli a che un popolo resista ad azioni aggressive esterne e si armi per rovesciare regimi atei, tirannici e liberticidi.
Per questo, cogliendo l’occasione dal tema, diciamo, a quanti affermano essere l’ininterrotto flusso migratorio l’esito di cause belliche, che codesti clandestini, che a migliaia, e senza soluzione di continuità, sbarcano sulle nostre coste, dovrebbero sentire il dovere, per amor patrio, di combattere nella loro terra in nome della dignità contro i loro oppressori, come facemmo noi italiani, e tanti altri popoli in situazioni di sfacelo dell’ordine o a fronte di invasioni straniere. Così come sta comportandosi il popolo venezuelano che resiste al regime marxista del despota Maduro e che non si sogna di imbarcarsi per altri lidi eludendo le proprie responsabilità.
Ma torniamo all’argomento.
Il Papa si vergogna per l’uso che, del termine ‘madre’, si fa per indicare un ordigno di distruzione: la madre di tutte le bombe. Una vergogna gratuita e speciosa, secondo il nostro parere, perché le parole rivestono, anche per procedimenti retorici e figurali, significati limitati, perimetrati e variabili rispetto al contesto in cui sono posti. Sicché, quando, rivolgendoci alla Vergine Maria, diciamo “Madre di Dio”, esaltiamo la maternità divina, così come si vitupera la ‘Donazione di Costantino’, causa “di quanto mal fu matre” (Inf. XIX, 115). Se intrinsecamente ed etimologicamente ‘la madre’ (sanscr. MA, egizio MAT, greco METER, latino MATER) indica colei che partorisce figli, e ‘maternità’ è l’alta funzione che il Signore Iddio ha concesso alla donna (Gen. 1, 27/28), in ciò consistendo una semantica di somma, sacrale importanza e reverenza, ciò non impedisce che ‘una madre’ possa essere, all’atto pratico, tutt’altro che “umile ed alta più che creatura” (Par. XXXIII, 2), come la storia ci dimostra nelle figure di donne che, madri lo furono, sì, ma non obbligatoriamente modelli di dolcezza e di virtù come illustra la ferale figura di Medea o come quella che, due giorni or sono, a Trieste, ha abbandonato, nell’immondizia la sua neonata, piccola anima di Dio, condannandola alla morte, come di fatto è avvenuto ieri, 7 maggio.
Non basta, pertanto, definire ‘madre’ soltanto come colei che ‘genera la vita’ perché, al primo atto della genitura, devono seguire amore, cura, costanza, solerzia, vigilanza, sacrificio.
Ogni uomo che nasce è figlio di madre. Orbene, chiediamo a Papa Bergoglio che madre pensa che sia colei che genererà “l’Uomo dell’iniquità, l’Avversario, l’Anticristo, l’Empio” di cui ci parla San Paolo? (II Tess. 2,3/12).
Si vergognerà, il Papa, dell’Apostolo delle Genti, per aver, egli, fatto intendere che questa futura madre sarà l’opposto di quel modello semantico e astratto di cui parlava agli scolari in udienza sabato 6 maggio?
E proverà sensi di tenerezza e ammirazione per quelle donne che, pur madri, volontariamente, e stimandosi in diritto di farlo, rifiutano la maternità compiendo il delitto dell’aborto, quel delitto che proprio lui ha derubricato a ruolo di peccato assolvibile da un semplice prete, alla stregua di tanti peccatucci cancellati con un “Pater, Ave, Gloria”?
Sono, costoro, generatrici e madri di vita o di morte?
Il linguaggio umano è sostanzialmente simbolico, intanto perché unisce e sigilla, nella parola, il suono all’idea e poi perché si serve di strutture metaforiche quando deve circostanziare concetti, fatti, persone talché non c’è da scandalizzarsi, o da vergognarsi del termine ‘madre’ accostato a una bomba. Semmai c’è da inorridire, eccome! di fronte alle stragi conseguenti ai bombardamenti.
Si parla di ‘madre di tutte le battaglie’, ‘madre di tutte le scoperte’, ‘madre di tutte le virtù’, ‘madre di tutte le partite’, ‘madre di tutte le sciocchezze’ e si dice che la “madre degli imbecilli è sempre incinta” e non ci si meraviglia quando, in forma antitetica, si parla di “una bella mazzata”, di “un simpatico delinquente”, laddove una mazzata non sarà mai bella e un delinquente non sarà mai simpatico, perché v’è l’obbligo di discernere il senso contestuale che, in tal caso, sta sotto il velame della figura retorica.
Ma oggi, in un clima di paranoica voglia di palingenesi lessicale e di risciacquo dei panni verbali, si definisce ‘assassina’ una montagna fra le cui rocce è precipitato un improvvido scalatore; ‘maledetta’, una curva stradale che un temerario e incosciente automobilista abborda a folle velocità; ‘omicida (!)’ la furia del mare che travolge e sommerge degli sconsiderati e dissennati argonauti. Il tutto, nell’alone russoiano di un’umanità color panna, innocente e incolpevole, irresponsabile ed estranea alla causa dei proprî guai.
Quanto sopra scritto a proposito di ‘madre’ può applicarsi al termine ‘padre’ che, come è noto è coautore, con la donna, della moltiplicazione della specie umana e che, riferito alla divinità, rappresenta il “Padre che sta nei cieli” ma, per il solito procedimento figurale – prosopopea o personificazione – indica talune personalità, come Erodoto, ‘Padre della storia’, Giacomo da Lentini ‘Padre del sonetto’, ed anche il criminale dr. Guillotin ‘Padre della ghigliottina’ o i tanti ‘Padri della patria’.
Ora ci aspettiamo che Papa Bergoglio, sull’aire di questa sua lezione lessicologica ‘politicamente corretta’, smentisca, riprenda e corregga – come peraltro ha già fatto in altre aree dottrinarie – lo stesso Fondatore e Capo della Chiesa, Gesù Cristo, il quale, parlando di Satana, lo ha definito “Padre della menzogna” (Gv. 8, 44) accostando il nobile vocabolo all’immoralità del falso.
Ci sarà da vergognarsene?
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8 commenti su “Lessico papale, ovvero: l’omologazione al ‘politicamente corretto’ – di L. P.”
Nell’articolo ” Macron il vecchio rivestito di nuovo” sulla Nuova Bussola Quotidiana di oggi, l’autore il giornalista Robin Ronza scrive che l’Inno alla Gioia usato da Macron per la sua messa in scena al Louvre appena vincitore, prima di essere l’inno dell’Unione Europea, è l’inno della Massoneria………più chiaro di così…..
Grazie,come sempre,per i vostri articoli.
Ma poi “madre di tutte le bombe” che significa? Che, letteralmente, potrebbe essere considerata l’origine di tutte le bombe, viste la dimensione e la potenza. Il concetto della parola “madre” non è detto che sia solo legato al bene ed alla vita, come per esempio nell’espressione “madre di tutte le sciocchezze” o “madre di tutte le eresie”.
Per quanto riguarda l’argomento “immigrati clandestini” v’è da dire che non possono combattere contro l’oppressione o l’ingiustizia nei loro paesi d’origine semplicemente perché non fuggono da situazioni di guerra (per il 95%) ma vogliono solo venire in Italia essendosi diffusa la voce che qui saranno mantenuti gratuitamente mentre navigano tutto il giorno con i loro “hi-phone”.
IL DIVERSAMENTE PAPA…
Ecco cosa aveva in mente uno dei Padri Fondatori dell’Unione Europea…( ma sappiamo benissimo che l’idea originaria fu di un certo Kalergi con la PanEuropa come definizione con l’ inno alla gioia come inno ufficiale è con la sostituzione dei popoli europei con una massa di Africani e Mediorentali)….
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….abitata, quest’ Europa -sempre Kalergi- da una popolazione bastarda, ‘sottoumana’, benedetta, aggiungo io, da un papa ‘bastardo’ (nel senso di ‘non di genuina specie papale’, ma funzionale al programma di imbastardimento) pronta a essere schiavizzata, non avendo nessuna identità…
Pensate ai papi, per esempio, che dovettero vedersela con una personalità ben più capace e ben più intellettualmente dotato, soprattutto nel campo strategico politico e geopolitico, dei politicanti di oggi come l’Hohenstaufen Federico II: ben altro lessico, ben altre parole tuonanti, ben altre scomuniche… Ordinare a principi e aristocratici di non prestare più fedeltà all’imperatore è qualcosa che oggi sembra fantapolitica!
E per stare in tema di termini antitetici ormai entrati nell’uso comune che dire di BERGOGLIO come PAPA della chiesa di Dio DIFENSORE del gregge cristiano, MAESTRO della fede? Quando da lui stesso, dalla bocca, che si scandalizza per l’uso della parola ‘madre’ applicata alla bomba, si sente dire che a salvarci è stato “Gesù fattosi diavolo”? Oh un buon diavolo davvero, padre di tutte le grazie celesti!
– (Ridere per non piangere)