… i richiami al valore assoluto del matrimonio indissolubile e ai principi inderogabili della morale famigliare, seguiti dalla loro sistematica decostruzione, sta a dimostrare che ad essi è stata assegnata solo la funzione ornamentale di cimeli capaci di abbellire ancora il salotto di casa, tranquillizzando tanti cattolici ferventi ai quali viene offerto l’alibi per non riconoscere il piano distruttivo di Bergoglio e della sua nuova chiesa.
di Patrizia Fermani
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Si è tenuto recentemente a Roma un convegno dal titolo significativo: “A un anno dall’Amoris Laetitia, Fare Chiarezza”. Ora, a chiunque capiti di leggere l’“esortazione apostolica”, non può sfuggire la sua contraddizione insanabile con la Tradizione e il Magistero secolare della Chiesa, al di là di certe disinvolte e studiate incongruenze, e tutti i relatori, con una singolare eccezione, hanno tracciato da angolature diverse, un quadro lucidissimo della portata eversiva del documento. Infatti la domanda di chiarezza investe in realtà le vere intenzioni di Bergoglio, ed è quella stessa che i noti cardinali gli hanno rivolto in forma di dubbio retorico per stringerlo, come ha osservato Pierantoni, in una specie di vicolo cieco, da cui egli potrebbe uscire solo o con il ripudio ufficiale della dottrina cattolica su matrimonio e famiglia, oppure sconfessando l’A.L. che la contraddice di fatto. Tuttavia è ragionevole pensare che nessuna di queste ipotesi possa realizzarsi in concreto.
La prima sarebbe da un lato strategicamente dannosa, e dall’altro superflua. Infatti la rivoluzione silenziosa cominciata nella chiesa tanto tempo addietro, è arrivata indisturbata alle sue battute finali, proprio grazie alla passività della maggior parte dei cattolici che ora si rifiutano di penderne atto e si trincerano dietro la mancanza di pronunciamenti ufficiali, mentre lo scopo di mettere da parte la dottrina cattolica viene soddisfatta proprio dall’ A.L.
La seconda perché la chiesa di Bergoglio ha stretto col mondo e con la politica un’alleanza ritenuta decisiva per la propria stessa sopravvivenza e l’A.L. ne è la prova documentale.
Vale allora la pena di tornare sulle ragioni, lo spirito e le finalità che l’hanno guidata, ovvero su quella funzione “politica”, che ne fa la pietra miliare di una nuova chiesa non più cattolica.
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L’A.L., presentata come la riflessione finale dei lavori sinodali, almeno idealmente è stata scritta prima, col suo ventaglio di conclusioni già decise, e come espressione di una chiesa alleata e al servizio del nuovo ordine mondiale.
Il Sinodo doveva solo fornire a quelle conclusioni una legittimazione corale e “dal basso”, sotto l’apparenza di un appagante pluralismo caro anche al nuovo popolo di Dio. Non per nulla i lavori destinati a sfociare in un atto finale del Magistero, hanno preso le mosse addirittura da un sondaggio di opinioni, al quale è stato affidato nientemeno che il compito di disconoscere il fondamento teologico della legge naturale. Se tutto era già deciso in anticipo, eventuali voci dissenzienti, sarebbero state messe in sordina, come si è verificato puntualmente, condizionando le discussioni o manipolando le traduzioni o, in ultima istanza, con la eliminazione materiale di interventi dissonanti. Basti pensare al caso del cardinale Erdo che a sorpresa si è visto sostituire il testo preparato per la relazione finale del 2014 con quello scodellatogli da Bruno Forte, uno che tiene saldamente in mano le chiavi del cuore di Federigo. Certe “quisquilie” procedurali hanno dimostrato, se ce ne fosse stato bisogno, come e dove si voleva andare a parare e come sarebbe stato eliminato ogni possibile intralcio ad una via già tracciata.
Il linguaggio riproduce il pensiero minimo incapsulato nelle formule correnti con una sciatteria studiata per creare familiarità e di quindi affidamento. Nella forma dimessa c’è anche tutto il piglio demagogico di chi i sudditi li blandisce e li alletta, mostrandosi generosamente comprensivo verso le loro debolezze.
Ma la accattivante banalità del linguaggio maschera la grevità e gravità dei contenuti. Viene inoculata l’idea che di ogni comportamento umano, anche deviante, in tema di morale sessuale e famigliare, si debba semplicemente prendere atto, e che sia quindi accettabile, per diventare, alla fine, anche buono. In questa chiave l’A.L. può essere propagandata nelle parrocchie e negli istituti religiosi come dono di paterna comprensione e benevolenza, rassicurante anche sulla bontà dei fini.
Questi possono forse sfuggire al parroco sprovveduto, ma non al prelato colto e mondano che in dotte conferenze illustri come secondo questo pregevole testo, l’amore senza piacere né passione non sia sufficiente a simboleggiare l’amore coniugale, e che nell’atto sessuale c’è lo specifico dell’amore coniugale. Quanto basta perché all’occorrenza sì possa rendere omaggio anche all’ amore “coniugale” di Vendola e Signore, o a quello del primo ministro lussemburghese ricevuto con tutti gli onori in Vaticano dal prefetto della casa pontificia (o della seconda casa pontificia che dir si voglia). Ma non solo. Il sensibile commentatore dirà anche che l’amore diventa sempre fecondo in una visione allargata di fecondità, quale quella illustrata nel capitolo V. Un concetto di fecondità adattabile senza riserve al bricolage degli umani fabbricati ad uso e consumo di cattolicissimi omosessuali e della loro rispettabile “genitorialità”, quella tanto agognata dai signori e signori di cui sopra e promossa filosoficamente dalle cirinnà, dalle boldrini, dalle marzano e simili.Ma l’aspetto cruciale dell’A.L., e dei documenti sinodali che l’hanno preceduta, va al di là della nuova dissolubilità del matrimonio, che ne è stato il programmato punto focale, e allo stravolgimento della famiglia nei suoi principi immodificabili consustanziali alla stessa civiltà. Infatti l’intero marchingegno fa perno sulla abolizione preventiva della legge naturale, quale premessa imprescindibile di ogni attività “pastorale”. La legge naturale è stata dichiarata obsoleta fin dall’inizio, come si è ricordato, anche in virtù di una indagine di mercato. E a decretare la sua definitiva inattualità era bastato richiamare una dichiarazione della Commissione teologica del 2009, della cui gravità peraltro nessuno fra le antiche mura sembra essersi troppo preoccupato. Il concetto è stato infiltrato nei documenti sinodali per fissarsi in modo lapidario, è il caso di dirlo, nel fatidico numero 305 dell’A.L., dove si dice che quella legge non può più essere una pietra scagliata contro la vita delle persone. Qui il cerchio si chiude e diventa persino ozioso baloccarsi con il dubbio se dopo Onorio e Liberio ci sia un terzo papa eretico e se l’eresia debba essere dichiarata ufficialmente o possa presentarsi anche in forma implicita, presunta, indiretta e per fatti concludenti. Se l’eresia è la scelta arbitraria di una dottrina che non tiene conto della regula fidei, ovvero dell’insegnamento tradizionale della chiesa, come voleva Tertulliano, il ripudio della legge naturale divina sopravanza ogni altra possibile affermazione eretica perché attacca l’a priori normativo della fede cattolica, quello che le dà un contenuto specifico, orientando e qualificando una volta per tutte i comportamenti dei fedeli.
Dunque L’A.L. ruota in realtà attorno ad un unico concetto: non c’è legge divina sopra di noi ma solo quelle che di volta in volta conviene darsi a seconda di come gira il vento, ovvero le cose del mondo. Ci si è dimenticati che la legge naturale cristiana è stata il grande baluardo contro ogni barbarie.
Su queste premesse diventa ozioso anche negare che la gerarchia ecclesiastica miri per questa via ad abolire proprio il cattolicesimo. E la dissennatezza della operazione appare in tutta la sua tragica realtà se si pensa che la legge morale naturale dettata dalla Ragione divina non riguarda soltanto la morale sessuale e famigliare, ma riguarda tutta la vita umana e tutti i rapporti che vi sono connessi, vietando anche l’omicidio, o il furto o la falsa testimonianza. Una legge che oltre alle opere guarda anche alle intenzioni, e a cosa alberga nel cuore e nella mente dell’uomo, e per la quale non desiderare la donna d’altri viene prima dell’adulterio, come l’invidia viene prima del male inflitto gratuitamente. Questo criterio di giudizio ha innalzato la verità a ideale morale e speculativo diventando anche elemento distintivo della civiltà dell’umanesimo cristiano.
Ma forse, al pari dei lungimiranti membri della Commissione teologica, chi ha confezionato l’A.L. ha pensato che alla convivenza civile bastino le leggi dello stato, o i dettati della Commissione europea e i principi dell’89, e che è meglio essere preti costituzionali piuttosto che preti refrattari, non foss’altro perché così non si rischia la pelle.
Ecco però che nell’ A.L. sono stati inseriti sapientemente qua e là anche richiami perentori ai principi fondamentali della morale famigliare, anche se regolarmente contraddetti e relativizzati da proposizioni successive. Ma non si tratta di un incidente di percorso dovuto a distrazione, superficialità, o carenza di mezzi espressivi. Il documento è articolato in modo da ingenerare quella incertezza che paralizza la riflessione critica, e induce alla prudenza anche chi abbia colto d’istinto la pericolosità di tanti passaggi. Infatti proprio i richiami al valore assoluto del matrimonio indissolubile e ai principi inderogabili della morale famigliare, seguiti dalla loro sistematica decostruzione, sta a dimostrare che ad essi è stata assegnata solo la funzione ornamentale di cimeli capaci di abbellire ancora il salotto di casa, tranquillizzando tanti cattolici ferventi ai quali viene offerto l’alibi per non riconoscere il piano distruttivo di Bergoglio e della sua nuova chiesa.
Così il cattolico in cerca di conforto si ferma appagato alle citazioni canoniche, senza darsi la pena di metterle a confronto con le proposizioni che le contraddicono, o tutt’al più lamenta il pericolo che il testo ingeneri confusione, ma trova quanto basta per riconfermare la propria fedeltà a chi figura formalmente a capo della chiesa cattolica …almeno fino a quando la dottrina non venga ripudiata pubblicamente con un atto formale. Ma per il momento almeno, la chiesa di Bergoglio non si potrebbe permettere di rinunciare a tale apertura di credito.
La degenerazione dottrinale non è cosa di adesso e non comincia col Concilio, né finisce con l’A.L., perché a testimoniarlo basta la cancellazione del sacro, la svendita degli arredi e la profanazione degli altari, lo snaturamento anche architettonico degli edifici di culto, oltreché della Santa Messa, la perdita desolante della bellezza. Sedotta persino dai vagheggiati vantaggi di abbracciare le ragioni del mondo e della modernità, la chiesa ha accettato i dogmi fasulli della libertà negativa e della uguaglianza e dopo aver negato, senza confessarlo, la divinità di Cristo, trasformato in un figlio dei fiori renitente al servizio militare anche quando il nemico è alle porte, ha aiutato il mondo a costruire una società pavida, comunistoide quanto basta perché rispetti religiosamente ordini impartiti da poteri ignoti, caritatevole con l’aggressore e diffidente verso le vittime vere ma pronta a crearne di politicamente utili. É stato sabotato quasi sadicamente lo stesso sentimento religioso, quello che ha sempre aiutato l’uomo a vivere e ha finito per essere mortificata proprio quella speranza cristiana, dote e unicum del cristianesimo, che dà la forza di affrontare serenamente il dolore e la morte. Della speranza cristiana la nuova chiesa sta espropriando il popolo di Dio blandito con la promessa del benessere e del piacere e ora anche confortato da un corretto“fine vita” e da una pulita incinerazione benedetta dal prete. E il popolo di Dio, gratificato e riconoscente, non potrà di certo scendere in piazza per rivendicare l’esproprio.
Ma tutto questo ora è funzionale alla nuova alleanza. Se la civiltà occidentale deve essere annientata in nome dell’imperante mondialismo attraverso la distruzione della morale e della cultura e l’invasione degli alieni, la chiesa si è messa gagliardamente in prima linea e con pari impegno, su tutti questi fronti, e come si spenda per il successo finale lo dimostra anche l’Amoris Laetitia. É dunque impensabile che essa possa essere sconfessata da chi l’ha ideata con tanta cura e ossequiosa dedizione. Come non c’è alcun bisogno che la liquidazione della morale cattolica venga ora proclamata ufficialmente, dato che è già tutta contenuta in essa.
D’altro canto per portare a termine qualunque progetto basta solo aspettare. La gente si abitua a tutto, e non ha esigenze ideali effettive. Ha potenziato la virtù della rassegnazione, o ancor meglio quella della passività che ora si chiama tolleranza. Ha imparato a pensare che tutto ciò che è reale, anche se non fosse proprio razionale, alla fine diventa anche accettabile, e questo vale anche se si tratta della distruzione del cattolicesimo per mano di chi lo rappresenta. Perché, secondo l’insegnamento di Billy Wilder nello storico finale di “A qualcuno piace caldo” , in fondo nessuno è perfetto.
Giunge ora notizia della intenzione vaticana di beatificare Don Milani, quello che amava i fanciulli con letizia ma anche un po’ fuori misura, e al quale si sono ispirati i fondatori del Forteto, un luogo dove l’amore si declinava in modo particolarmente eterodosso anche a beneficio di minori e disabili. Segno che in fondo anche ai beati, in nome dell’amore, è concesso di non essere eccessivamente perfetti.
23 commenti su “Sulla chiarezza di Amoris Laetitia. Note a margine di un recente convegno romano – di Patrizia Fermani”
I 4 cardinali avranno forse fatto domande retoriche, nelle quali è contenuta la confutazione della A. L., tuttavia essi, come molti altri presunti cattolici ortodossi, si sono fermati lì, lasciando in sospeso la debita condanna dell’eresia. Vorrei segnalare in proposito il mio articolo “La grave insufficienza del 4 cardinali dubbiosi” pubblicato suo blog di Piero Vassallo a cura dell’Editore Solfanelli.
Le parole di Gesù tramandate dai Vangeli sull’indissolubilità del matrimonio, anche se sacrilegamente messe in dubbio dal neo-eletto Superiore dei Gesuiti (il quale rinnega le Sacre Scritture con l’incredibile affermazione che “all’epoca non vi era il registratore vocale”), sono precise e lapidarie. Ciò che mi chiedo, e che purtroppo non avrà risposta, è quale sarà post-mortem il destino di tutti i divorziati risposati i quali, incoraggiati e giustificati dal biancovestito “Gesuita Supremo”, andranno tranquillamente, forti di un’assoluzione non dovuta, a ricevere il Santissimo Sacramento senza rendersi conto di far parte della schiera di coloro che il Figlio di Dio, con la chiarezza di linguaggio che gli era propria, definiva semplicemente “adulteri”. E se saranno con ciò destinati alla dannazione eterna questa sarà una ulteriore terribile responsabilità di Bergoglio, sulla cui coscienza essi peraltro non peseranno essendone egli completamente sprovvisto.
Bergoglio pagherà un conto salatissimo nella prossima vita (a meno che non si penta in tempo e che non faccia tutto quanto è in suo potere per rimediare ai colossali e numerosissimi scandali da lui provocati).
Lei mette tra apici il termine “politica” parlando dell’attività di Betgoglio & c.
Io credo non solo che vadano tolti gli apici ma che vada detto e spiegato chiaramente che questi signori appartengono (e in realtà sono sempre appartenuti) a un partito politico le cui finalità Lei esprime con estrema chiarezza: annientare la coscienza per togliere l’ultimo ostacolo al nuovo totalitarismo.
Sono d’accordo con Lei sul fatto che non c’è nulla da discutere. Discutere significa riconoscere una dignità che va solo e decisamente negata (se tutto è strumentale cisa c’è di autentico?).
Mi permetta solo di essere meno pessimista di Lei sul fatto che non ci sarà nessuno (o quasi) che saprà reagire. Dobbiamo solo essere consapevoli del fatto che la Chiesa di Cristo non è più lì.
Cordiali saluti e grazie del Suo grandissimo e coraggioso impegno.
Il Nuovo Ordine Mondiale sarà padrone della Chiesa del Nuovo Ordine solo perché la maggioranza del clero Alto e Basso è vile e non orienta dal pulpito e i fedeli sono ignoranti sui dogmi contenuti nei Vangeli, negli Atti, in San Paolo e sul Catechismo. Per cui gli accoliti di Satana procederanno imperterriti tra l’applauso verso un papa così umano, così, buono, così misericordioso, che chiede, inascoltato, di risolvere i problemi tragici del mondo, che rischia la vita nell’auto non blindata, solo perché chi organizza gli attentati lo vuole in vita, poiché è solo un servo ubbidiente…
Ci sarà uno scisma? I satanisti ricatteranno i fedeli al dogma con leggi opportune, come già avviene con l’opposizione all’omosessualità, alla famiglia innaturale, al Gender nelle scuole?
Non ci rimane che prepararci – come dice già qualche sacerdote fedele – a scendere nella catacombe…
In attesa che lo Spirito Santo faccia scendere il fuoco dal cielo a incenerire San Pietro e dintorni, preghiamolo perché Egli ci illumini la via da seguire.
Gentile Signor Rapanelli, Lei ha troppa fiducia nei laici; quando la Chiea in questi giorni si è pronunciata contro la legge sull’eutanasia gli attacchi dei laici, Cristiani o meno, sono stati così violenti che si è dovuto far marcia indietro ed operare i soliti distinguo. La cosiddetta società civile è così profondamente scristianizzata da non potersi aspettare da loro alcun aiuto. Le colpe non sono solo del clero.
Ci sarebbe una soluzione al vicolo ceco creato dalla A.L e dalla impossibilità di rispondere, senza contraddizioni, ai “Dubia” dei quattro cardinali: le dimissioni di Papa Francesco. Il suo successore potrebbe; senza contraddirsi; correggere la pericolosa rotta attuale della Chiesa.
Come ben ricorda l’articolo, non si tratta soltanto di indissolubilità del matrimonio e di preservazione della legge naturale sulla sessualità. Semplicemente, comincia da qui un’operazione di distruzione che punta ben oltre. Siamo gli spettatori in diretta del tragico transito della Chiesa cattolica dal “paradigma sapienziale” (c’è un Ordine nell’universo; questo Ordine è buono; compito dell’uomo è ricercare e osservare questo Ordine) al “paradigma rivoluzionario” moderno (non esiste alcun ordine superiore – se anche ci fosse, esso sarebbe malvagio e andrebbe distrutto; compito dell’Uomo è la creazione dell’ordine del mondo, secondo la sua più libera, persino arbitraria, volontà o voglia). Non si tratta certo di novità, sotto i nostri cieli occidentali – basta pensare al marxismo, al 68, a tante facce del nichilismo avvertite, quasi al loro sorgere, da taluni grandi, come Dostoevskij. La tremenda novità sta qui: la Chiesa sembra passata, armi e bagagli, dalla parte del nemico.
Grazie per l’articolo: chiarissimo.
Quella descritta è la verità. Non ci sono dubbi. Teniamoci forte e sosteniamoci vicendevolmente. Grazie Sia lodato Gesù Cristo. Giuseppe
Alla fine tutti ci spiegate, tutti denunciate ma nessuno fa nulla! Dov’è Burke? Dove sono i quattro Cardinali? Dov’è Minutella? Intanto noi poveri Cattolici Tradizionali e Fedeli al Magistero, faticosamente Convertiti, soffriamo in silenzio quotidianamente offesi e ridicolizzati dal cosiddetto “papa argentino”. Povera Amata Santa Chiesa Cattolica. Una Fedele disperata
@Fedele disperata
comprendo lo sfogo ma spero che, riflettendoci sopra, lei possa convenire con me che le persone che meno hanno da disperare in questi tempi di apostasia sono proprio i più semplici fedeli cattolici che hanno già avuto la grazia di capire che dal magistero (politico!) ordinario, dal livello parrocchiale o diocesano fino a quello vaticano, attualmente arrivano forse più tradimenti che esplicazioni della Verità Rivelata, e che quindi sono “vaccinati” contro gli insegnamenti errati relativi alla loro vita ordinaria
Solo che riescano ancora a trovare un buon sacerdote per l’accesso alla grazia sacramentale, i piccoli “vaccinati” possono proseguire con speranza la via stretta che già conoscono.
Diverso il discorso per i consacrati, sopratutto per i vescovi, che hanno ricevuto dall’Onnipotente molto di più ma hanno anche in più la pesantissima responsabilità pastorale: per quanto possiamo vedere noi dal di fuori, essi stanno tradendo il compito di sentinelle e tramite Ezechiele 33 l’Altissimo gli ha già spiegato che cosa gli accadrà.
Don Minutella è l’UNICO del Clero, finora, che abbia detto più volte cose chiarissome: “È in corso una mostruosa impostura che ha come scopo la distruzione della Chiesa Cattolica”.
Censurato e “messo in aspettativa” dal Vescovo.
Ha escluso di riunire comunque i “resistenti” a Verona dicendo -purtroppo a ragion veduta- “Scomunicheranno tutti gli eventuali partecipanti”.
Ripeto un concetto che ho già espresso: l’unica possibilità di non disperarsi è il non affannarsi ad osservare i crimini di queste persone. L’impostazione che consiglio è “Abbiamo altro da fare. Non possiamo invecchiare studiando in qual modo smontate la Chiesa, da bravi Massoni. Ci interessa il Signore – voi, che non lavorate per Lui, no, non ci interessate”
Così, dal fiero combattente contro i preti pedofili, avremo la proclamazione del prete pedofilo, pardon , del “prete che amava i fanciulli con letizia seppure un po’ fuori misura”, a protettore dei pedofili. Misericordia cerco e non sacrificio…
Benissimo, il cerchio si chiude: sugli ‘altari’, addirittura!!!(Ma, attenzione, sono gli altari dell’ ALTRA chiesa)
Benvenuto su questo sito, caro BBruno!
Grazie Diego, e speriamo bene.
Per acogliere con reale misericordia colui/colei che attua comportamento deviante è necessaria la giustizia. Diversamente non si può parlare di misericordia e non si può nemmeno parlare di vera accoglienza. Solo alla luce della giustizia si può compiere il passo realmente misericordioso di andare oltre il peccato a vantaggio della persona. La giustizia, chiamando la “devianza” col proprio nome, ci permette di non definire una creatura di Dio unilateralmente secondo il peccato, bensì di accogliere la persona, ossia l’uomo o donna, creatura del Signore. Se non si accetta la giustizia come contraltare necessario alla vera misericordia, si sovraccarica un’area destinata al naufragio eterno.
“O Dio, che agli erranti mostri la luce della tua verità, affinché possano tornare sulla via della giustizia, concedi a quanti si professano cristiani, di ripudiare ciò che è contrario a questo nome, ed abbracciare quanto gli è conforme. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con Te nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i sécoli dei sécoli. Amen”
(orazione prima dell’epistola, dalla liturgia della IIIa Domenica dopo Pasqua. Messale Romano V.O.)
@Patrizia Fermani
Leggo solo ora il suo buon articolo: complimenti. In effetti ormai “fra di noi” quello che di sensato c’era da analizzare e dire su A.L. e dintorni è già stato detto.
Può aver senso ritirare fuori l’argomento solo in discussioni con neofiti che vogliano essere aiutati a capire, oppure in occasione di qualche fatto nuovo (che io NON intravedo all’orizzonte).
Concordo con altri lettori sulla opportunità di considerare queste vicende come esplicitamente POLITICHE (senza con ciò trascurare le ripercussioni che esse hanno sulla mancanza del rispetto dovuto al Signore e sulla perdizione di chissà quante anime che un sano magistero cattolico avrebbe potuto efficacemente aiutare a salvarsi)
Non ci sono piu’ parole per commentare il caos dottrinale a cui vorrebbe abituarci Bergoglio. E’ angosciante pensare che proprio il centenario di Fatima venga celebrato da un papa eretico. E forse e’ Fatima a dare la chiave di lettura di questo papato, summa dei molti errori che il comunismo diffondera’ nel mondo.
Su Don Milani, inviterei a non ripetere quello che sta diventato un assunto: che fosse pedofilo. Da una frase di una sua lettera, tipica del linguaggio provocatorio milaniano, di penna in tastiera, si è arrivati a queste conclusioni. Chi ha letto tutto ciò che ha scritto, chi ha conosciuto i suoi ragazzi e i loro genitori (sì, negli anni ’90 qualcuno era ancora vivo) può dire che prima di fare come i maiali del Forteto, avrebbe mollato tutto per chiudersi “alla Certosa” o piuttosto avrebbe fatto come Origene. I convertiti (specie dall’agnosticismo in salsa ebraica) sono magma incandescente, specie se strumentalizzati da tutta la sinistra e i cattocomunisti post-conciliari, ma quella talare don Milani se l’è messa e non l’ha mai sporcata.
linguaggio provocatorio… ma andiamo: quello è linguaggio insostenibile nella bocca che dico di un prete, di una persona normale…Comunque per sicurezza alla larga di chi si sente autorizzato a provocare in tal modo… E poi, “chi ha letto tutto quello che ha scritto”….e quello che non posssiamo leggere perché appositamente distrutto, come qui detto???
Quando si parla di questa chiesa – intendo questa chiesa uscita e sagomata dal vaticano II – i criteri di giudizio usati dai suoi critici sono due: il primo è quello per parlarne come di una Chiesa sì degenerata, nella fede e nella morale, rispetto al suo passato, ma tuttavia sempre ‘la’ Chiesa , con a capo i suoi papi, comunque sempre papi, seppure colpita da grave malattia, che si spera di risanare e fare rinsavire con la somministrazione delle proprie cure critiche, oppure, e siamo al secondo criterio, per smascherarne la novità radicale rispetto alla Chiesa che si è conosciuta prima del detto concilio, talmente nuova da essere totalmente altra rispetto a questa ultima. Tanto che l’ intenzione di correggerla è puramente velleitaria. Come pretendere che rinunciasse a se stessa, a quella identità che si è data e precisata e riaffermata lungo questi decenni del post loro concilio, con tutti i suoi papi- mica solo con questo suo ultimo trombone, ormai privo di ogni senso del pudore, e sfacciatamente lieto dei suoi molteplici amori da strada, nemmeno più mascherati!