Mario Palmaro. 9 marzo 2014 – 9 marzo 2017. Mario non è morto da grande giurista, coraggioso studioso di bioetica, da ardito scrittore: è morto da cristiano. Questo è il suo vero e ineludibile testamento. Non cercate di indovinare che cosa avrebbe detto o fatto oggi per trovarne l’eredità. Il suo vero lascito è la morte, a cui si era preparato durante la vita.
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Non so se avete mai visto un uomo morire. Nell’istante in cui una vita terrena finisce, si comprende cosa fosse quell’inquieto e indescrivibile senso di eterno che ci invadeva da bambini davanti a un defunto. Terribile, definitivo eppure ineludibile, quasi attraente. Ineludibile, quasi attraente proprio perché terribile, definitivo.
Anche un bambino percepisce che, nel momento supremo, si cristallizza qualcosa che non potrà più essere mutato. Tutto il resto, i racconti, i ricordi, le chiacchiere consolatorie, le strette di mano, gli abbracci, il pianto è solo un contorno buono per l’animale sociale. L’essere liturgico, anche quando non abbia un credo religioso, si aggrappa al terribile e ineludibile istante in cui si manifesta l’eterno.
Non so se avete mai visto morire un cristiano. Io ho visto morire Mario Palmaro. Nel momento in cui tutto si compie, si comprende che quel terribile e ineludibile istante in cui si manifesta l’eterno sarà sempre lì, a lode del Signore e a giudizio degli uomini, senza peccato di orgoglio perché loda per espressa intenzione e giudica anche non volendolo fare. È il vero trionfo della santità, dei servi di Dio, che accettano di perdere in vita agli occhi del mondo perché sono certi di vincere in morte.
La vita di ogni uomo è sempre soggetta a manipolazioni, a contraffazioni, alla suggestione dei tempi e all’imperio delle mode. Per questo l’esistenza di chi si ribella a Dio trionfa facilmente su quella dei servi del Signore. Gli anni terreni dei cattivi giudicano nel tribunale del mondo gli anni terreni dei buoni. Non così l’istante della morte, che si sottrae al tempo per consegnarsi all’eterno. Allora, nel momento che conta davvero, sono i buoni, è la loro fedeltà a Dio, a giudicare la morte altrui, a darne la giusta misura e segnarne la sconfitta.
Ho fatto queste riflessioni nei giorni scorsi, quando il mondo, con la complicità della neochiesa della misericordia, ha celebrato e accompagnato la povera morte suicida di Fabiano Antoniani, per il secolo Dj Fabo. Qui non si tratta più di battaglie bioetiche e di militanza pro o contro la vita. Si tratta di operare una scelta ben più radicale tra santità e dannazione, tra Dio e la sua scimmia. Mario non è morto da grande giurista, coraggioso studioso di bioetica, da ardito scrittore: è morto da cristiano. Questo è il suo vero e ineludibile testamento. Non cercate di indovinare che cosa avrebbe detto o fatto oggi per trovarne l’eredità. Il suo vero lascito è la morte, a cui si era preparato durante la vita.
Quanto fosse fruttuosa, quella vita, specialmente quando divenne una vita malata con vista sulla morte, l’ho constatato almeno in due occasioni. La prima volta quando un comune amico sacerdote mi confidò di aver offerto al Signore la sua vita in cambio di quella di Mario. “Ma evidentemente” disse con dolore “non ne sono degno. O forse vuole proprio lui”. Per chi crede, questi sono momenti di estrema e intensa confidenza con Dio, perché chi crede sa che il Signore tiene terribilmente in conto l’offerta di se stessi. Tranne che sull’altare, mi riesce difficile immaginare un luogo in cui un sacerdote possa essere alter Christus, con più santa violenza.
La seconda volta è accaduto quando incontrai un monaco che seguiva quanto Mario e io andavamo scrivendo. Non ci eravamo mai visti prima, rimanemmo insieme tutta la giornata, poi, poco prima di lasciarci, lui si tolse un portareliquie dal collo, ne trasse un frammento di canovaccio bagnato dalla Madonna delle lacrime di Siracusa, lo tagliò in due, me ne diede metà, “Questa la porti a Mario”, mi disse. Poi mi consegnò anche un flacone con l’olio di San Charbel, il santo taumaturgo. La metà di quell’olio Mario la diede poi a me, per una compagna di classe di mia figlia, che guarì dalla brutta malattia in cui era caduta.
Quel sacerdote e quel monaco sono due dei miei pochi veri amici. Per questo, anche se ora Mario è morto, grazie a quello che mi ha lasciato, non sono solo.
Alessandro Gnocchi
Sia lodato Gesù Cristo
19 commenti su ““FUORI MODA” – la posta di Alessandro Gnocchi”
Dr. Gnocchi il suo caro amico Mario, non è morto, la Sua vita è solo cambiata, ma non tolta;
Il Signore lo ha voluto accanto a sè, come un Messaggero di Luce che brilla come stella viva nel Cielo di Dio,ed è accanto a Lei, dr. Gnochi, e a tutti quelli che gli hanno voluto bene.
Cristo è risorto, sarà così, alla fine dei tempi… anche per Mario.
Alleluia
E’ una vera grazia aver trovato amici così! Non c’è nulla di più bello che avere un amico che ama Dio veramente e veramente lo serve e servendo Lui ci trascina al Bene, al Bello al Buono e per Lui ci ama e vuole salvi. Se tutti avessero un vero amico non ci sarebbe disperazione nel mondo. E’ bello in un mondo pieno di ipocriti avere chi ci esorta al bene, più con l’esempio che con le parole, avere chi combatte la stessa battaglia sotto lo stesso stendardo. Veramente chi trova un amico trova un tesoro.
Caro Alessandro,Dio non lascia sole le persone che lo amano e lo difendono con tanto coraggio come fa lei da tempo,in un momento storico preannunciato dalle profezie del 1947 date dalla Madonna al comunista ateo poi evangelico Bruno Cornacchiola;in cui si parla di un Papa eretico che distruggerà anche il culto alla Madonna che è L”esatta fotocopia di Bergoglio:si parla infatti di un Papa che non ascolta nessuno e prosegue nella sua opera di demolizione e distruzione.Chi,come lei,è nella verità avrà sempre tanti al suo fianco,conti anche si di me!!Partecipo commosso al ricordo di Mario.Alessandro
Che contrasto tra il silenzio commosso, reverente e santo che accompagnava l’anima di Mario su nel cielo, e l’osceno chiasso del mondo con cui si è “celebrato” un suicidio! Lo stesso chiasso mediatico che annuncia papa Bergoglio “Papa pop”. Parole e immagini di “Rolling Stones”. Che pena!
Caro Alessandro, non ho visto mai morire nessuno, nemmeno i miei genitori del cui ultimo respiro, nonostante fossi loro vicina, ha voluto essere testimone Dio solo. Ma ho visitato tanti morti e ogni volta di fronte a loro percepisco questo senso dell’ eterno che sovrasta tutto, piccolezze e grandezze della vita,rivendicazioni di diritti o esigenze di dignità; e avverto questo mistero ineludibile che rimanda per forza, se siamo ragionevoli e non solo se abbiamo la fede, a un Dio giusto che tutto riassume in sé. E allora in quei momenti, oltrepassando quel corpo inerte, penso che saranno le nostre opere che dovevamo e abbiamo voluto fare a rivestirci della dignità che conviene. “Essere figli di Dio, oh che bella dignità!”, diceva il Santo Curato d’Ars. “Conoscere, amare e servire Dio! Abbiamo solo questo da fare in questo mondo”, aggiungeva. Ecco, sono convinta che solo con questa semplicità di vita si muore da cristiani.
Grazie! Per questo ricordo che è un ammonimento fraterno per tutti noi che la seguiamo, per la coerenza delle sue parole e della sua vita, e anche per le sue preghiere che spero rivolga al Signore anche per noi, suoi lettori. Ave Maria…prega per noi peccatori adesso e nell’ora della nostra morte. E che San Giuseppe, patrono dei moribondi, ci ottenga la grazia della perseveranza finale!
Caro Dottor Gnocchi, il sottoscritto ha visto un uomo morire, il mio omonimo cugino Felice, dilaniato da un male implacabile, risultato di una vita vissuta malissimo. Una volta ricevuta l’estrema unzione, si è spento con il sorriso tra le labbra. In un periodo dove la morte è vista come il quarto d’ora di celebrità, la lezione appresa dalla triste vicenda di mio cugino vale più di qualunque cosa. Il frate prete che lo confessò e gli diede l’estrema unzione gli disse tutti i suoi peccati, in quanto mio cugino non era in grado di parlare in quell’ora di agonia. Quel sorriso, per me, vale più di qualsiasi cosa.
Grazie per questa testimonianza, è di grande conforto per tutti noi.
“La vita di ogni uomo è sempre soggetta a manipolazioni, a contraffazioni, alla suggestione dei tempi e all’imperio delle mode. Per questo l’esistenza di chi si ribella a Dio trionfa facilmente su quella dei servi del Signore. Gli anni terreni dei cattivi giudicano nel tribunale del mondo gli anni terreni dei buoni. Non così l’istante della morte, che si sottrae al tempo per consegnarsi all’eterno. Allora, nel momento che conta davvero, sono i buoni, è la loro fedeltà a Dio, a giudicare la morte altrui, a darne la giusta misura e segnarne la sconfitta.” Se il mondo potesse comprendere questo….. quanti passi in avanti che riuscirebbe a compiere. Viviamo in tempi così bui……
Caro Alessandro,
grazie per queste splendide parole.
Ricordiamo Mario come merita, con la preghiera e l’azione.
Ringraziando il Signore per l’immenso privilegio di averlo conosciuto.
Abbondio
Caro Alessandro,
ho avuto la grazia di conoscere Mario e, proprio un mese prima che nascesse al cielo, mi ha dedicato una mattinata (insieme a mia moglie) a casa sua, insieme alla moglie Annamaria. Soltanto dopo ho realizzato il dono che mi ha fatto, mi ha donato una parte del suo preziosissimo tempo, ancora più prezioso in un uomo che sa di non averne ancora molto. Per questo gli sarò grato per tutta la vita, oltre all’esempio che mi ha sempre dato, come cristiano prima e come giurista dopo. Massimo
Sia lodato Gesù Cristo!
L’eterno riposo dona a Mario Palmaro o Signore
e splenda a lui la luce perpetua.
riposi in pace.
amen
Amo ricordarlo con le sue parole:
Vi sono anche luoghi e persone in cui il sensus Traditionis è visibile solo impercettibilmente, ed è proprio qui che ci si deve chinare con più amore e con più attenzione. Senza giudicare con malanimo e senza spazientirsi perché quelle minime tracce di Tradizione sono magari mescolate a pensieri, parole e opere discutibili. Sapientemente curata, questa fonte della fede tornerà a zampillare anche là dove non lo si sarebbe mai sospettato, perché l’opera della Provvidenza è sempre più longanime di quella tra i migliori degli uomini.
Visto sul Web:
http://chiesaepostconcilio.blogspot.it/2017/03/ad-perpetuam-rei-memoriam-mario-palmaro.html
[….]
mi permetto di aggiungere una nota al testo del suo amico di sempre che troverete alle righe seguenti.
Il Professor Palmaro, organizzò PERSONALMENTE il proprio funerale.
Per essere certo di andarsene accompagnato dalla Messa Tridentina, mise il suo parroco di fronte al fatto compiuto.
Andò non a chiedere il permesso al suo parroco, ma ad informarlo che avere il funerale tridentino era un suo preciso DIRITTO, sancito in primo luogo dall’indulto PERPETUO di San Pio V e poi dal Motu Proprio S. P. di Benedetto XVI.
Visto che il parroco sembrava saperne meno di lui, non si scompose, non insistette.
Andò dal SINDACO e si occupò personalmente di tutto l’iter burocratico necessario per avere concesso l’uso della Piazza Principale. Per il celebrante, c’era solo l’imbarazzo della scelta. In questo modo, se il parroco avesse fatto difficoltà, era pronto il piano B. Inutile dire che, per amore o per forza, la chiesa non fu rifiutata. una sola fede ha detto…
una sola fede ha detto…
Nell’articolo di cui mi permetto di inserire il link sotto, si parla anche e soprattutto di come si può ancora aiutare la FAMIGLIA PALMARO, dando le coordinate per poterlo fare.
FU creata infatti la Associazione San Giuseppe dai suoi amici più cari, tra cui Alessandro Gnocchi (oltre a Zenone e Trevisan), e si possono fare donazioni appunto proprio per il sostentamento della MOGLIE e dei QUATTRO figli del professor PALMARO
http://www.lavocedidoncamillo.com/2017/03/tre-anni-senza-mario.html
non scordiamoci di loro…e faremo sempre un grande dono pure a Mario.
Sosteniamo concretamente la famiglia di Mario Palmaro(moglie e quattro figli piccoli) attraverso la Fondazione San Giuseppe , lanciata da Fede e Cultura e da Riscossa Cristiana. Se la Redazione potesse riproporre gli estremi bancari per aderire all’iniziativa. Ogni contributo è importante. Io l’ho già fatto quando fu lanciata l’ iniziativa. Sento molto questa cosa di aiutare le vedove e gli orfani perché ho perso mio padre a 17 anni e posso dire di aver visto la Divina Provvidenza che non ha mai smesso di soccorrerci anche con il mio ritorno alla Fede.Grazie,Nicola.
Beato lei, dot. Gnocchi, che oltre ad aver avuto un amico veramente cristiano come Mario Palmaro, ha conosciuto ed è in confidenza e amicizia con due sacerdoti degni di questo nome. La invidio santamente e prego anch’io il Signore di concedere a me e a mio marito questo meraviglioso privilegio….dato che questo oggi purtroppo è diventato da cosa normale a perla rarissima. Noi purtroppo siamo completamente soli, nel senso profondo e spirituale del termine, pur in mezzo alle normali relazioni quotidiane, non riusciamo a trovare proprio nessuno con cui condividere, al di fuori della nostra coppia, la nostra Fede. I sacerdoti poi, quando va bene, ci trattano con diffidenza o peggio. Grazie per il suo articolo, sia lodato Gesù Cristo
Ho visto morire mia madre da vera cristiana. L’ho vista esalare l’ultimo respiro e da quell’ istante la morte è diventata più famigliare.
Un cristiano cattolico SPECIALE, Mario, che possiamo invocare come intercessore nella nostra preghiera di riparazione, soprattutto oggi Fatidico 13 Marzo !!