di Piero Nicola
Siccome è difficile credere che quasi tutto il clero sia venduto e traditore, massone ogni vescovo e porporato, bisogna convincersi che i leali siano insipienti, autolesionisti, votati all’estinzione, non dando segno di voler cambiare rotta. Fa comunque specie la totale assenza di chi si ribelli all’andamento svantaggioso, di chi, con l’assistenza dello Spirito Santo, compia passi e atti del calibro di quelli compiuti da una Santa Caterina da Siena.
Da quando mondo è mondo soltanto le idee forti e chiare, i sistemi solidi e ben strutturati, guadagnano adesioni e mantengono i propri seguaci. Parlo come se la gerarchia ecclesiastica costituisse un’organizzazione terrena, lascio da parte l’ortodossia dogmatica delle dottrine e del governo; ma va da sé che il dannoso procedimento adottato comporta la mancata assistenza dello Spirito Santo – la quale difatti non si vede – e che pertanto le dotazioni soprannaturali non guidano né preti né prelati, né semplici monaci né superiori degli ordini.
Si è mirato a foggiare una religione amica e agevole, attraente e idonea a procurare più nutrite schiere di fedeli? No? E sia! Il caso vuole che la ricetta ecclesiastica seguita da cinquant’anni a questa parte abbia agito esattamente come se si fosse puntato a tale fine. Il fallimento non poteva che essere completo.
L’unico modo per ammorbidire e rendere invogliante il cammino cattolico era quello di elevare la coscienza al rango di facoltà efficiente, inviolabile e sovrana, con un pauroso avvicinamento all’eresia protestante del libero esame. E la sopravvalutazione dell’uomo, che tornava bensì a conforto del quieto vivere ecumenista, fu attuata e perfezionata.
Ma la Confessione divenne un accessorio, e anche gli altri Sacramenti perdettero il vigore e la necessità. Dal momento che gli eretici potevano piacere a Dio e lo Spirito Santo, spirando sull’umanità, non poteva fare figli e figliastri, a che servivano tanti riti e devozioni particolari? Così le chiese si sono svuotate e i confessionali non rimossi languono tarlati e pericolanti.
Si capisce che molti si tengono ancora Dio, Gesù e la Madonna per rassicurazione, e acconsentono volentieri a una dottrina e a riti, entrambi accoglienti come un rifugio dotato di ogni confort misericordioso. Con tutto ciò si fa benissimo a meno del prete, che sempre più assomiglia a un assistente sociale, attento ai corpi, agli appagamenti psicologici, piuttosto che alle anime; e pochi templi, poche occasioni festive sono sufficienti alla quantità di praticanti che praticano a loro talento.
Qua e là, alle funzioni vanno le beghine a riempire la giornata o per un vantaggio personale. Tuttavia sempre meno anch’esse, con la scomparsa delle vecchie generazioni.
Dunque il cinquantenne corso di rinnovamento ecclesiastico dialogante, ecumenico, accattivante, aperto a tutti senza che si sia indossata l’armatura di San Paolo, senza usare la lingua degli Apostoli usciti dal Cenacolo, né quella dei Padri e dei Dottori, chiude un bilancio sempre più passivo ad ogni anno che passa; mentre il Nemico ha mietuto vittime e continua a fare proseliti. E adesso che sarebbe stupido insistere da parte di chi continui a credere nella Chiesa e non la voglia ridotta ai minimi termini, adesso i suoi capi hanno smarrito persino l’orientamento del bene e del male, dando appoggio politico agli empi, tralasciando di predicare i principi irrinunciabili, o altrimenti, qualcuno predicandoli in sordina anziché sui tetti.
Avverrà che qualche reggitore della cosa pubblica violi i comandamenti sentendo di violarli, perdendosi, di conseguenza, la sua anima, che avrebbe potuto salvarsi, se la grazia della sacra predicazione l’avesse raggiunta. E lo stesso processo potrà toccare ai cittadini tratti in fallo da simili potestà. Dunque, quelli che non hanno ben predicato sono responsabili davanti a Dio di una colpa superiore alla più grave omissione di soccorso. O vorremo dubitare della grazia della missione cattolica, che offre il mezzo con cui il naufrago nel mare dell’errore e del peccato si trae meritevolmente sulla barca di redenzione?
Addio, coraggio di tornare indietro dove ancora il suolo non era franoso? Una viltà irresistibile disperde l’apprezzamento della severità che appartiene a Cristo, del catechismo, della dottrina dogmatica che sfida i secoli? Per quanto essa sia dura e inclemente verso eresia e peccato, possiede la virtù attraente, attraente non soltanto l’uomo, ma, con l’osservanza, soprattutto l’assistenza del Paraclito.
Ripristinare il timor di Dio non è agitare lo spauracchio dell’Inferno, è condurre all’aiuto di Gesù, senza il quale non si può far nulla di buono.