di Alfonso Indelicato (*)
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Oggi 10 febbraio si ricorda, come da L. 92/’04, la tragedia delle foibe e dell’esodo dalle terre giuliano dalmate.
Ho detto “si ricorda”, ma non tutte le memorie sono uguali. Sulla prima pagina del “Corriere” di stamattina, di quegli eventi non c’è traccia. In compenso vi compaiono l’intervista di Cazzullo a Pisapia e la notizia che si girerà un film sulla tragedia di Rigopiano (in Italia in caso di cataclismi i soccorsi arrivano tardi, ma in compenso si girano i film). Su quella di Repubblica il titolone è dedicato all’ennesima puntata della quérelle di partito fra renziani, semirenziani e dalemiani, ma c’è spazio anche per un’intervista di Nico Rosberg, che spiega ai lettori quali saranno le sue quotidiane occupazioni ora che non corre più in Formula 1.
A Milano il sindaco Sala (uomo di Destra passato alla Sinistra, e che di conseguenza deve dimostrare di non essere più quel cattivone che era prima) nega l’uso della Palazzina Liberty al Municipio 4 che voleva ospitarvi una manifestazione legata al Giorno del Ricordo. La prima motivazione trapelata era che la Palazzina, essendo legata alle gesta di Fo e della Rame, non poteva subire l’oltraggio di una manifestazione di destra. Poi qualcuno deve aver compreso che questa era troppo grossa perfino per una giunta dove c’è Maiorino, e si è ripiegato su motivi burocratici: il Municipio 4 avrebbe inoltrato in ritardo la richiesta di utilizzo. Pusillanimi, oltre che immemori.
In quel di Arcore gli highlanders dell’ANPI ritengono di dover organizzare una manifestazione sulle foibe (come se il nipote di Totò Riina organizzasse un convegno sulla mafia) ed invitano una nota studiosa la cui missione di vita è quella di ridurre gli infoibamenti a sporadici episodi, peraltro giustificati dai presunti crimini degli italiani contro gli slavi. Il comune di centrosinistra concede il patrocinio, poi capisce l’enormità della cosa e lo ritira, ma ormai la frittata è fatta.
Il presidente della repubblica non ha tempo per portare un fiore sulla foiba di Basovizza. Maiora premunt: è impegnato a Madrid al «XI Simposio COTEC Europa». Non sappiamo cos’è, ma così a orecchio non sembra qualcosa di decisivo per l’umanità.
Genti istriane e dalmate, esuli, parenti e discendenti di quei poveri morti, di quegli esuli che la Patria respinse: ricorderemo noi la vostra tragedia. Noi che siamo italiani.
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(*) Consigliere comunale eletto a Saronno
di FDI – Alleanza Nazionale
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inizia il pietoso lavoro di recupero delle salme degli infoibati
9 commenti su “Le Foibe, l’esodo, la memoria corta e quella creativa – di Alfonso Indelicato”
https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/2/2f/Republik_Venedig.png
Repubblica di Venezia intorno all’anno Mille.
Comunismo satanico a parte, la posta in gioco in quei luoghi al momento della sconfitta dell’Italia (come già lo era stata alla vittoria dell’Italia, ventisette anni prima) era: “Italia marinara, mediterranea, esportatrice di grande civiltà verso Sud-Est, o Italietta APPENDICE pittoresca, montuosa, incredibilmente lunga -1300 km- del Continente Europeo, a sua volta egemonizzato dal sistema nord-atlantico? “. O in altri termini: “Venezia, Genova, Pisa, Amalfi… o Triangolo Industriale- Roma occupata dal 1870- Napoli annientata dal 1860? “
Due pesi e due misure! Tutti i sinistroidi si sono sempre riempiti la bocca con la parola “antifascismo”, ma hanno sempre glissato sull’anticomunismo: parola tabù che non deve essere mai nominata, come i criminali delle foibe!
Vero, “democratico” Presidente?
P.S.: SALA, VERGOGNATI!
si può dire che il “maresciallo” Tito era un delinquente senza recare offesa a Totò Riina?
Comunque un passo avanti si è fatto: se fino a ieri per fare carriera ed essere “intelligenti” si doveva guardare languidi i comunisti, oggi languidi si devono guardare gli LGBT…
Espressione perfetta (“languidi”). L’OBBLIGO MORALE diffuso dalle Centrali del Pensiero non era di diventare comunisti (questo messaggio mi giunse una sola volta, a scuola negli anni ’70: “Il buon cattolico deve diventare comunista per poter fare davvero qualcosa per i poveri”), ma di sognare e sospirare di fronte alla loro inarrivabile statura spirituale.
Così oggi: non tutti LGBT…, ma tutti convinti che tra un “fossile” Etero e un “nuovo di zecca” LGBT… non c’è confronto
In coerenza con l’invenzione del DIALOGO, la più importante innovazione pastorale del CVII, Papa Paolo VI ricevette, il 25 marzo 1971, il Maresciallo Tito e la moglie per “ringraziarlo” di aver torturato e ucciso centinaia di sacerdoti cattolici in Jugoslavia (leggasi le testimonianze di P.P. Frzop “Inchiesta in Croazia – Marchirolo 1979) perché erano certamente fascisti e tradizionalisti.
Oremus pro Beato Paolo VI.
Chi non rispetta ed onora i propri morti quasi sempre non è degno di loro.
non ho parole per esprimere lo sdegno che mi pervade constatando ancora una volta il dispregio delle pubbliche autorità di fronte ad un eccidio che riguarda tutti gli italiani (o quanto meno così dovrebbe essere in un paese normale) e non solo quelli che, sventurati, assistettero al massacro die loro cari, e pure dovettero lasciare le loro terre! Questa pavida classe dirigente, figlia di una pavida storiografia, di sterili scontri “ideologici” dominati da una sola parte, e dall’insegnamento della storia ad uso e consumo di quella stessa sola parte, meritano di fare la fine descritta impeccabilmente nel salmo 48…”… Come pecore sono avviati agli inferi, “
I Liberatori ci liberavano – i Comunisti ci portavano “Gustizia e Libertà” – i Savoia con il loro gruppetto “avevano capito” che i cattivi eravammo noi e i buoni quelli che ci bombardavano e ci mitragliavano.
Questo solo per sottolineare nuovamente l’aspetto storico/geopolitico del crimine dei “liberati”.
II Massoni tornavano al comando, meno di vent’anni dopo la legge contro le associazioni segrete (1927), e meno di dieci anni dopo la decisiva e vittoriosa partecipazione dell’Italia al conflitto di Spagna