God save the Trump. Ne avrà bisogno – di Marco Manfredini

E da noi c’è chi ancora non si rassegna.                                                                                              

di Marco Manfredini

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Se prima dell’8 novembre scorso, a essere ottimisti, si poteva parlare di pacchiana incompetenza, ingenuità, illusorio tentativo di indirizzare l’opinione pubblica, dopo tale data non è più possibile negare che tra molti giornalisti vi sia una assoluta malafede che acquista sovente tratti di una patetica e disperata manipolazione della realtà.

Il discorso di insediamento di Trump è stato, pur nella sua necessaria genericità e retorica squisitamente americana, un grande discorso. Se fossimo certi che quello sia il suo pensiero, l’odiato sessista-omofobo-evasore-bifolco-miliardario eccetera Trump, potrebbe diventare un ottimo esempio per le prossime leadership che si affacceranno nei malridotti stati della fu Europa, tra cui, purtroppo ci sta anche il nostro. Lo speriamo.

A La Repubblica la digestione è rimasta bloccata da quel terribile giorno, anzi da quella notte da incubo (per loro).

Tra i più livorosi, spocchiosi, e faziosi in assoluto, troviamo Vittorio Zucconi, quello che fino al giorno delle elezioni rassicurava tutti dicendo che avremmo avuto il primo “first gentleman” nella storia della Casa Bianca. Ebbene, pare incredibile ma costui non si è ancora rassegnato alla vittoria del magnate:

Sembra che dal grande, inquieto corpaccione della nazione divisa emerga quello che nel linguaggio del commercio si chiama il ‘buyer’s remorse’, il rimorso del consumatore che dopo una spesa folle, all’uscita dal negozio, si chiede, troppo tardi: «Ma che ho fatto? ».

Una straordinaria, commovente capacità di proiettare sulle folle quello che lui vorrebbe che loro pensassero. Continua, perseverante:

Trump ha vinto, secondo le regole convenzionali di un codice elettorale anacronistico costruito per una nazione ben diversa, ma ancora perfettamente valido e Trump governerà, lasciando a quel 60 per cento di persone che oggi provano ‘il rimorso del voto’ la amara e un po’ nevrotica consolazione di aggrapparsi alla nostalgia del passato, come esorcismo contro la paura del futuro.

Ma non erano gli USA “la più grande democrazia del mondo”? Si scopre ora che, visto che ha trionfato l’impresentabile, il codice elettorale è diventato improvvisamente anacronistico. I democratici di mestiere sono veramente spassosi, quando perdono.

Sempre Zucconi, non contento, arriva a ribaltare sul nemico quello che è evidentemente il suo stato d’animo:

Questo è il discorso di un uomo cattivo che porta dentro una carica di odio nei confronti del resto del mondo, del mondo che non è America, che non è la sua America. […].
E’ un discorso carico di rancore e di odio, che potrà soltanto salvarlo se da domani cominceranno a piovere ricchezza e posti di lavoro sull’America che lo ha votato, e soprattutto se chi l’ha votato si accorgerà che potrà mantenere la propria assicurazione sanitaria, perché è nei fatti e non negli slogan che lui ha lanciato, ancora elettorali, che si dovrà misurare Donald Trump. Sperando, davvero, che Dio ce la mandi buona.

Caro Zucconi, Dio ce l’ha già mandata buona, avendo rispedito a casa, grazie anche ai voti e alle preghiere dei cristiani, la Clinton. Speriamo certamente che continui ad assistere il neo-eletto nel gravoso compito che gli spetta, questo sì.

Ma soprattutto, sfido chiunque non sia dotato di paraocchi e guinzaglio a trovare tracce di rancore nel discorso di Trump, e parallelamente a trovare tracce di serenità nell’ormai mesto americanista di Repubblica, che di America, negli ultimi tempi, ha dimostrato di capirne veramente poco. Stia tranquillo comunque che è in ottima e abbondante compagnia.

A partire da Calabresi, il direttore:

Trump presidente? Un pericoloso ‘liberi tutti’ per il resto del mondo.
Forse sarà meno eversivo di come è apparso in campagna elettorale. Mi chiedo però che impatto possa avere la sua elezione nel resto del mondo; se il presidente ungherese Orbán si sentiva già autorizzato a voltare le spalle all’Europa, ora è completamente sdoganato dal presidente Usa”.

Speriamo sia effettivamente così. Anche per questo, grazie Donald, grazie Victor.

Un discorso molto netto, molto al popolo che lo ha eletto e al suo mondo di riferimento. Con frasi di chiusura, una linea protezionistica che mette l’America prima di tutto”.

Eh, certo. Il presidente degli USA chi e che cosa dovrebbe mettere in cima alla lista, l’Uganda? In un mondo normale sarebbe ovvio che il presidente di un paese mettesse al centro il bene del suo popolo. Se poi vediamo cosa è successo quando i suoi predecessori, tra cui un nobel-per-la-pace, hanno messo “al centro” altri paesi come Afghanistan, Iraq, Libia, Siria allora…

Trump ha anche sottolineato la divisione tra establishment che si è arricchito e la gente che ora vede arrivato il suo momento. Fa una certa impressione detto da un presidente che ha messo in squadra petrolieri e militari. E fa impressione quanto abbia ha rimesso al centro patriottismo, Dio, famiglia e cittadini”.

Sì, sappiamo che a voi provoca una disgustosa impressione questo ritorno ai valori di sempre, gli unici in grado di sostenere una civiltà senza farla scadere nella barbarie. Anche a noi del popolo che, come suggerisce il nome, siamo tendenzialmente populisti, fa impressione. Ma ci fa un’impressione positiva, perché pensavamo che ormai nessuno avesse più il coraggio, la sfacciataggine, o la lucida incoscienza di esprimersi con queste parole, parole che ci rincuorano, ci danno speranza, anche se siamo nella vecchia e semi-defunta Europa. Parole che ci danno “stabilità”, contrariamente a quello che affermate voi. Perché non ci serve a nulla la stabilità fasulla dei mercati se non c’è la stabilità che deriva dall’essere sovrani in casa propria (Patria), dal poter professare pubblicamente il proprio credo senza essere discriminati (Dio), e dal tutelare la cellula fondamentale della convivenza civile (Famiglia, al singolare).

E l’amico Eugenio? Eccovelo servito:

Questo è Trump e una parte minoritaria dell’America di oggi. Le dittature sono sempre minoritarie. Se sanno interpretare i malanni e le debolezze del Paese diventano forti e durevoli per almeno un paio di generazioni. Altrimenti durano pochi anni perdendo progressivamente forza fino a scomparire. Da come ha esordito, Trump non sembra un leader duraturo. Il mondo è diventato un grosso punto dubitativo.

Ormai sembra di sparare sulla croce rossa, ma non è possibile sorvolare sul gigantesco errore della dittatura che sarebbe sempre minoritaria. Il concetto di dittatura della maggioranza esiste almeno dal XIX secolo con Tocqueville, ed è stata ripresa anche dai penultimi Pontefici:

Giovanni Paolo II: È l’esito nefasto di un relativismo che regna incontrastato: il «diritto» cessa di essere tale, perché non è più solidamente fondato sull’inviolabile dignità della persona, ma viene assoggettato alla volontà del più forte. In questo modo la democrazia, ad onta delle sue regole, cammina sulla strada di un sostanziale totalitarismo.

Benedetto XVI: Con questa apparente liberazione [da Dio] egli [l’uomo] viene sottoposto alla dittatura della maggioranza dominante, a criteri umani contingenti che finiscono per fargli violenza.

Visti gli strafalcioni e l’imbarazzante carenza di lucidità cui ci ha abituati il fondatore di Repubblica, temo per lui che grazie alle sue previsioni sulla durata di Trump, questi ci farà come minimo tre mandati, anche se non sono previsti dalla costituzione americana.

Sull’Espresso rincarano, con titoli di questo tenore:

È il cafone globale. È aggressivo e familista. E a tratti fa paura. Ma la realtà americana (e mondiale) può costringerlo a calmarsi.

E via sproloquiando di una presunta “mutazione antropologica” degli americani, che in una sorta di involuzione della specie passano dagli chiccosissimi e abbronzatissimi coniugi Obama all’orrendo contadino arricchito non si sa come.

Di Saviano abbiamo già detto qualcosa. Aggiungiamo solo che in merito ad una falsa notizia uscita durante la campagna elettorale, secondo cui Trump avrebbe avuto l’appoggio del Papa, troviamo in un suo indignato articolo di commento:

Diventare catalizzatore d’odio è l’obiettivo di alcuni giornali, fingere di essere contro ogni potere, ma prestarsi ad assecondarne ognuno.

Complimenti all’autore per il perfetto autoritratto.

Vale la pena ricordare anche Lerner la sera delle elezioni:

Esiste la possibilità che vinca Donald Trump? Sì, ma è statisticamente molto remota. Tutti i principali indicatori, da ormai molti mesi, sono concordi nell’indicare una vittoria di Hillary Clinton.

Trump diventerà presidente solo se ci sarà il più macroscopico errore della storia dei sondaggi degli ultimi anni. Tutto può succedere nella vita, ma la sorpresa Trump non sembra proprio più possibile ormai.

Dopodiché, di Lerner non se ne sono più avute tracce significative.

Passando al Corriere, il giorno dopo le elezioni abbiamo osservato il mitico Severgnini che, ancora vistosamente scosso per l’intollerabile accaduto, sentenziava:

Un disastro. Perché se l’uomo fa metà delle stupidaggini che ha detto e annunciato, siamo nei guai.

E se certi giornalisti provassero un minimo senso di vergogna per le stupidaggini che dicono, in giro se ne vedrebbero la metà. Invece quel senso non ce l’hanno, e continuano coi catastrofismi:

Io credo che potrebbe essere la fine di una lunga storia americana. Certamente è il candidato più improbabile in 227 anni di democrazia americana.

La lista degli stracciatori di vesti professionisti potrebbe continuare ancora a lungo con la Botteri, Fazio, Vauro, Parenzo, Rondolino, Santoro, fino ai cantanti Bocelli e il Volo, che si sono rifiutati di volare in America per non compromettersi cantando per il Grande Cafone. A costoro va tutta la nostra compassione. Abbiamo visto in questi ultimi giorni che anche molti americani non lo possono vedere. Avete presente quella folla di gente che protestava contro il suo insediamento? Da un reportage fotografico del corriere:

Nella marcia delle donne a Washington contro Trump anche esponenti dei verdi, in piazza al fianco dei gay, ai difensori degli immigrati, a chi vuole salvaguardare l’Obamacare e il diritto all’aborto: anime diverse unite nella contestazione.

Dalle foto si vedono lenzuolate arcobaleno, slogan del tipo “Power to the pussy”, “Boobs, not bombs” o anche “My pussy my choice” (lascio a voi la traduzione), esibiti da gentili signorine o raffinate esponenti del noto movimento culturale “Vagina Dentata” (testuale) che sicuramente non vogliono essere considerate oggetti da quel cattivone del nuovo presidente e tutti gli altri maschiacci sessisti. Direi che Donald può stare tranquillo, e considerando chi sono i contestatori, chi lo ha votato merita un ulteriore plauso.

Ora alcuni stralci dal discorso:

Questo sarà ricordato come il giorno in cui il popolo è diventato di nuovo padrone della sua nazione. Gli uomini e le donne dimenticati da questo paese non lo saranno più.

Al centro di questo movimento sta una convinzione cruciale: che una nazione esiste per servire i suoi cittadini. Gli americani vogliono grandi scuole per i propri figli, quartieri sicuri per le loro famiglie, e un buon lavoro per sé.

Questa carneficina americana finirà qui, ed ora.

Compriamo americano, assumiamo americani.

La ricchezza della nostra classe media è stata strappata dalle loro case, e poi distribuita in tutto il mondo. Ma questo è il passato, e ora guardiamo solo al futuro.

Quando si apre il cuore al patriottismo, non c’è posto per il pregiudizio.

Noi condividiamo un cuore, una casa, e un destino glorioso. Combatterò per voi con ogni respiro del mio corpo, e non vi deluderò mai e poi mai.

La Bibbia ci dice quanto sia buono e piacevole quando il popolo di Dio vive insieme nell’unità.

Non dobbiamo avere paura. Siamo protetti e saremo sempre protetti. Saremo protetti dai grandi uomini e donne del nostro esercito e dall’applicazione della legge. E ancora più importante, saremo protetti da Dio.

Che siamo neri, marroni o bianchi, in noi scorre lo stesso sangue di patrioti.

E se un bambino nasce nei sobborghi urbani di Detroit, e un altro nelle pianure spazzate dal vento del Nebraska, essi guardano verso lo stesso cielo notturno, riempiono il loro cuore con gli stessi sogni, e ricevono lo stesso soffio vitale dallo stesso Creatore Onnipotente.

Da ciò credo risulti abbastanza chiaro perché le élites di speculatori finanziari e gli straricchi vip lo abbiano in schifo.

Probabilmente la retorica da “nazione eletta” può risultare fastidiosa a qualcuno, soprattutto chi ricorda l’epoca in cui Bush e i suoi neocon esportavano la civiltà americana a suon di bombe. Confidiamo stavolta di essere di fronte ad un altro tipo, più genuino, di orgoglio americano.

Riguardo a noi, in Italia, non ce l’abbiamo ancora un Trump. Ne abbiamo avuto un piccolo (in tutti i sensi) tentativo qualche lustro fa, ma non ha portato grandi risultati; alla fine si è dovuto piegare, prima alle donne, sua imperdonabile debolezza, poi ai mercati, che imperdonabili lo sono di per sé. Per ingannare l’attesa che ne arrivi un altro, magari un po’ più deciso e che possibilmente non abbia dei Fini e dei Casini aggrappati ai ‘gomiti’ (uso questo termine nel caso ci siano delle signore), almeno ci possiamo godere i travasi di bile dei giornalai progressisti di casa nostra.

Trump è quindi perfetto? Niente affatto, per almeno due ordini di motivi.

Primo, non sappiamo se ciò che ha detto corrisponda veramente alle sue intenzioni, o sia dettato dalla convenienza del momento. Di questo siamo pienamente consapevoli, perciò lo aspetteremo al varco delle azioni di governo che sarà in grado di intraprendere.

Secondo, nessuno nega la sua indole da spregiudicato uomo d’affari nonché di gran puttaniere, per non parlare dei problemi tricologici. Ma, come dicevamo a suo tempo per l’ex Cavalier Silvio, che con Trump condivideva tutte queste “caratteristiche”, dei suoi peccati ne risponderà lui; a noi, che ne abbiamo a sufficienza dei nostri e non ci mettiamo di certo a fare i moralisti, i peccati personali non interessano. Interessa invece molto che colui il quale ne ha l’onere governi il più possibile come Dio comanda, o perlomeno non usando il potere conquistato contro di Lui, perché sarebbe inevitabilmente anche contro di noi. Diciamo che se eravamo certi che, in questo senso, la Clinton avrebbe abusato del suo potere, nutriamo qualche speranza che Trump lo faccia molto meno.

Per ora, dal sito della Casa Bianca sono sparite le pagine sul climate change e sui presunti diritti LGBT, il che fa ben sperare.

Buon lavoro, vecchio puttaniere. Che Dio ti assista.

16 commenti su “God save the Trump. Ne avrà bisogno – di Marco Manfredini”

  1. Ci voleva il grande “cafone puttaniere aggressivo familista” Trump per prendere a calci i “signorini” del mondialismo elitario!
    Spero che la sua inaspettata elezione abbia creato il precedente giusto per l’auspicata futura implosione dell’EU.

  2. gian piero traverso

    Per cortesia non citi Calabresi, perdonare chi ti uccise il padre è cristiano, ma diffondere il pensiero che fu anche degli assassini e dei mandanti è diabolico.

  3. Come ho pregato per la sua elezione (o meglio per la sconfitta della Clinton) così continuo a pregare ogni giorno per la sua presidenza. Che Dio lo protegga e protegga tutti noi, in particolare nel corso di quest’anno, centenario delle apparizioni a Fatima.

  4. Leggere le pagine dolorose del progressume italico, la cui piaggeria conformista meriterebbe la penna dell’Indro, e’ un piacere paragonabile a quello di un pasto campagnolo. I nostri sinistorsi sono quanto di più intellettualmente becero oggi esista.

  5. Vengo a ripetere per l’ennesima volta di proseguire la “crociata del Rosario”, indetta per la sconfitta della Clinton e di Renzi : adesso serve per impedire che Trump faccia la fine ce fecero fare a Kennedy, e anche, diciamocelo, per far sì che anche Gentiloni venga mandato a casa, lui e la sua cara signora Fedeli, esponenti di quel mondo occulto che niente ha più di cristiano, e vorrei dire nemmeno di umano (he sì, perché se chi dirige questi signori è il diavolo, cosa ci si può aspettare mai da loro?). Siamo in guerra, una guerra aspra e dura su nei Cieli, ma di riflesso anche qui sulla terra. Cattolici, se ci siete battete un colpo, sopratutto voi sacerdoti e consacrati.

  6. Il direttore Calabresi che ha avuto il padre ammazzato come un cane dai peggiori criminali comunisti degli anni settanta dovrebbe vergognarsi ogni giorno di dirigere quel giornale sinistroide. Il commissario martire si rivolterà nella tomba vedendo quello che scrive suo figlio!

  7. E il feroce commento di Omissis,l’avete sentito?
    sbavava di bile “El papa”…con quelle frasi fatte, classiche dei comunistoidi; eh bè si sa, lui è amorevole e lecchino solo con i suoi amici dittattori comunisti Fidel e i cinesi.
    Ne vedrai Omissisi,ne vedrai delle belle con Trump, che ha avuto il coraggio,(quello che non ha tu, Bergoglio) di citare Dio! sì quel Dio, che tu tu sotto sotto detesti.
    E la finisco qua.

  8. Ho letto sempre con tanto piacere gli articoli del sig. Manfredini, ma questo sulla vicenda Trump, l’ho trovato “super”! Che sollievo vedere smascherare tante falsità sbandierate ai quattro venti dai cosiddetti uomini colti che, purtroppo, creano opinione!
    Grazie Manfredini. Finalmente un po’ di aria fresca per i nostri polmoni intossicati da tanta negatività imperante, questa si, in modo dittatoriale!

  9. Anch’io ringrazio il Dott. Manfredini per l’ottima sintesi.

    Senza questa sua “rassegna” non sarei mai venuto a conoscenza del “pensiero” di certi soggetti che mi tengono alla larga dai media di regime.

  10. Hai ragione Camerata, Calabresi dovrebbe vergognarsi…fa scrivere su suo giornale il mandate ( comunistoide),dell’assassinio di suo padre!!!!!!!!!!
    Mi chiedo: ma come è stato educato questo “soggetto”?
    Bè,satana è potente…e a volte riesce a redimere certe anime…

    1. Introduco due brevi valutazioni:
      1- Calabresi, fra “La Stampa” e “la Repubblica”, sta passando la vita come “predicatore” dei due principali pulpiti dell’anti-religione massonica
      2- tale anti-religione si presenta e si “vende su piazza” come ovvio porto delle Menti Pensanti (sempre imbeccate -a loro volta- dai maitres-à-penser). Piace alla Gente-che-piace.
      Ricordo nuovamente l’episodio raccontato da V. Messori: giovane e ininfluente cronista a “La Stampa”, trovò sulla scrivania l’invito per l’iniziazione massonica quella sera stessa… Firmato “I Fratelli”.
      Dicendo a tutti in ufficio “Non ho fratelli”, in pratica scelse di lasciare la carriera da gornalista

  11. Di Trump non mi piace la disinvoltura riguardo alla verità e alla menzogna. Nella sua neolingua le menzogne diventano facilmente “fatti alternativi”.
    Il protezionismo americano danneggerà le nostre esportazioni. Se sarà imitato dagli altri stati, porterà a conseguenze gravi sul piano delle relazioni internazionali, commerciali e politiche. Il protezionismo e il nazionalismo hanno sempre portato divisioni, guerre, conflitti rovinosi.

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