Calendario tradizionale. Giovedì 1° dicembre 2016. Per il Martirologio clicca qui
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Gentili amici,
è importante mantenerci fedeli nel nostro impegno per la preghiera di riparazione, perché gli oltraggi al Sacro Cuore di Gesù sono quotidiani e condotti a ogni livello. Altrettanto insistente e continua deve essere la nostra preghiera di riparazione. Rinnoviamo anche le preghiere affinché il Signore doni Santi Pastori alla Sua Chiesa. Possiamo rileggere, cliccando qui, le modalità della preghiera di riparazione. È prezioso anche l’ausilio del libretto con gli Atti di devozione al Sacro Cuore e le Litanie del Sacro Cuore (clicca qui).
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Per la nostra formazione, leggiamo la terza e ultima parte de “L’Orazione”, Conferenza IX, tratta dalle Collationes di San Giovanni Cassiano. Il testo potrà anche essere scaricato in formato pdf cliccando qui; in tal modo potrete costituire e conservare la vostra biblioteca di letture di formazione.
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NOTIZIE E AVVISI
– I sacerdoti della Fraternità San Pio X celebrano la Santa Messa in rito antico in diverse città. Per l’elenco completo delle Cappelle in Italia e orari delle celebrazioni, clicca qui.
– Nella diocesi di Prato si celebra regolarmente la S. Messa in rito antico in latino, in seguito al Motu Proprio “Summorum Pontificum” del 2007 nelle seguenti chiese: la chiesa dello Spirito Santo a Prato (piazza del Collegio), ogni domenica e festa di precetto ore 17.00; la chiesa di Santa Cristina a Pimonte, ogni domenica ore 10.00; la chiesa di San Martino a Paperino a Prato la prima domenica del mese ore 16.00 e ogni giovedì ore 7.30; la chiesa del Sacro Cuore a Prato (Via Benincasa), tutti i primi venerdì del mese ore 21.00.
– Ogni domenica e festa di precetto a Firenze, alle ore 11.00 e alle ore 19.00, nella chiesa dei Santi Michele e Gaetano, viene celebrata la Santa Messa in rito antico. Al sabato le celebrazioni sono alle ore 7.30 e 11.00 e nei giorni feriali alle ore 7.30 e 18.30.
– Ogni domenica e festa di precetto a Belluno, alle ore 8.00, nella chiesa di Santo Stefano, viene celebrata la Santa Messa in rito antico.
– In Alto Adige/Sud Tirolo viene celebrata la Santa Messa in rito antico: ogni prima Domenica al mese a Silandro in via Ospedale alle ore 18, ogni terza Domenica al mese a Bolzano in via Weggenstein alle ore 18, ogni quarta Domenica al mese a Bressanone nella chiesa Mariahilf/Zinggen alle ore 18, ogni 8 del mese nella chiesa parrocchiale a Cengles alle ore 17.
– Ogni domenica e festa di precetto a Bergamo, alle ore 9.00 e ogni venerdì alle ore 20,30, nella chiesa della Madonna della Neve, viene celebrata la Santa Messa in rito antico. Al termine della S. Messa del primo venerdì del mese, Adorazione Eucaristica e recita delle Litanie del Sacro Cuore di Gesù. Per essere aggiornati sulle celebrazioni in rito antico, cliccare su https://www.facebook.com/madonnadellanevebergamo/
– Ogni domenica e festa di precetto a San Lorenzo, frazione di Pizzoli (AQ), alle ore 18.00, presso l’Abbazia di Sant’Equizio, viene celebrata la Santa Messa in rito antico.
– Ogni domenica e festa di precetto a Milano, nella chiesa di Santa Maria della Consolazione, in largo Cairoli, viene celebrata alle 10.00 la Santa Messa in Rito ambrosiano antico. Per informazioni:http://messatradizionalemilano.blogspot.it/ .
– Ogni domenica e festa di precetto, a Monza, viene celebrata la Santa Messa in rito antico alle 18.45, nella chiesa delle Adoratrici Perpetue del Santissimo Sacramento, via Italia 37. Per informazioni, cliccare “La Messa di sempre – Monza” .
– Ogni primo venerdì del mese, al Priorato Madonna di Loreto, a Rimini-Spadarolo, alle ore 21, Adorazione Eucaristica notturna per riparare le offese e gli oltraggi al Sacro Cuore di Gesù.
– a Firenze, nell’Oratorio di S. Francesco Poverino, Santa Messa domenicale in rito antico alle ore 10 e tutti i venerdì, alle ore 18.30, Preghiera di Riparazione (S. Rosario, Litanie del Sacro Cuore, Atto di riparazione ed altre preci anche per impetrare l’aiuto divino alla Chiesa martire della ferocia islamica). Per informazioni: Dante Pastorelli, dante.pastorelli@virgilio.it, tel. 055.600804.
– Ogni venerdì un gruppo di fedeli si ritrova per la preghiera a Cremona. Per informazioni: Mauro Faverzani – mauro.faverzani@gmail.com
– Ogni primo venerdì del mese viene celebrata la Santa Messa in rito antico alle 19.30 a Modena nella parrocchia dello Spirito Santo in via Fratelli Rosselli. Vi partecipano alcuni aderenti alla Lega di riparazione secondo le intenzioni proposte dalla nostra iniziativa. Ricordiamo che nella medesima chiesa viene celebrata ogni domenica alle 17 la S. Messa (dal 2007) e, a richiesta, anche gli altri sacramenti.
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– Se altri sacerdoti fossero disposti a fare lo stesso nella zona in cui operano, ce lo facciano sapere e provvederemo a darne comunicazione.
– Ricordiamo che è possibile anche il semplice incontro tra laici che preghino secondo le intenzioni della Lega come già indicato. Anche in questo caso, sarebbe utile segnalarcelo in modo da poterne dare comunicazione. Rimane il fatto che lo strumento più efficace per la diffusione è il passaparola, che sarebbe meglio chiamare apostolato.
– Nei limiti delle nostre forze, siamo a disposizione per incontrare gli amici che intendono impegnarsi in questa impresa. Per questo, si faccia riferimento all’indirizzo di posta elettronica della Lega di riparazione, legariparazione@email.it , e troveremo il modo e il tempo per farlo.
Paolo Deotto – Alessandro Gnocchi
Sia lodato Gesù Cristo
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LETTURA DI FORMAZIONE
CONFERENZA IX: L’ORAZIONE – terza e ultima parte
tratta dalle Collationes di San Giovanni Cassiano
per scaricare il testo in formato pdf, clicca qui
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XXV- Natura di una preghiera più sublime
Questa orazione del Pater, sebbene sembri contenere ogni pienezza di perfezione, appunto perché suggerita e fissata dall’autorità del Signore, tuttavia essa induce coloro che abitualmente la recitano, ad adottare la forma di preghiera più elevata, già da noi in precedenza richiamata: essa li induce progressivamente ad un’orazione ardente, nota a pochissimi e da pochissimi sperimentata, anzi, per meglio esprimermi, ineffabile; tale orazione, trascendendo ogni senso umano, non si esprime con il suono della voce, con il movimento della lingua, o con la pronuncia delle parole, essa è tale che la mente, illuminata dall’infusione della luce celeste, non la esprime con voci umane e ristrette, ma, al contrario, essa la effonde come da una fonte copiosissima e la invia fino a Dio copiosamente e ineffabilmente, e produce tanta effusione in quel solo movimento, quanta la mente, una volta ritornata in se stessa, non potrebbe esprimere facilmente a parole, né ripercorrere. Un tale stato di orazione ce lo indicò anche Nostro Signore con la formula di quella supplica che Egli, come s’è detto, ritiratosi tutto solo sul monte, oppure, tacitamente, espresse, allorché, nella preghiera della sua agonia, profuse perfino con gocce di sangue, con un esempio inimitabile di intensità.
XXVI- Diverse cause di compunzione
ISACCO: «Chi potrebbe sufficientemente, anche se fornito d’una superiore esperienza, esporre la varietà, le cause stesse e l’origine della compunzione, da cui la mente, infiammata e ardente, viene sospinta fino all’adozione di preghiere pure e ferventissime? Di tali elementi, almeno in parte, per quanto mi sarà possibile con l’aiuto dell’illuminazione del Signore, io ora tratterò, proponendo alcuni esempi.
Alcune volte un versetto di qualche Salmo, durante la recitazione, mi offrì l’occasione d’una preghiera molto ardente. Talora la melodia armoniosa d’un confratello eccitò il mio animo stupito ad elevarsi ad un’orazione molto attenta. Io so pure che l’impegno e il fervore della recitazione dei Salmi ha suscitato nei presenti un grandissimo fervore. Anche l’esortazione d’un uomo perfetto e la sua conversazione hanno spesso contribuito ad elevare a preghiere fervidissime l’animo di chi versava nella passività. Io so pure che, in occasione della morte d’un confratello o d’una persona cara non sono stato meno indotto alla pienezza della compunzione. Ed anche il ricordo della mia tiepidezza ha suscitato talvolta in me un salutare ardore dello spirito. In questo modo non v’ha dubbio che non mancano innumerevoli occasioni, per le quali, con la grazia di Dio, ci possiamo sollevare dalla tiepidezza e dalla sonnolenza dello spirito.
XXVII- Le varie forme della compunzione
Non è di minore difficoltà indagare in quale misura e in quali modi tali forme di compunzione scaturiscano dall’intimità dell’anima. Spesso infatti, per effetto d’una gioia ineffabile e dell’alacrità dello spirito, emerge il frutto d’una compunzione saluberrima al punto da prorompere perfino in certe grida a causa della eccezionalità di quella gioia, e così la giocondità del cuore e la grandezza dell’esultanza penetrino perfino nella cella del monaco vicino. Talora invece la mente si raccoglie in silenzio entro il segreto d’una profonda taciturnità al punto che lo stupore di quella improvvisa illuminazione spegne del tutto ogni vibrazione di voce, sicché lo spirito, così sorpreso, trattiene nell’intimo le sue sensazioni o le esclude, e allora effonde davanti a Dio i propri desideri con gemiti inesprimibili. Talora invece l’anima è sorpresa da tale profusione di compunzione e da tanto dolore da non poter superarlo in altro modo, se non con l’effusione delle lacrime.
XXVIII- Perché non è in nostro potere l’effusione delle lacrime
GERMANO: «Quest’aspetto della compunzione, anche da parte mia, la mia ristrettezza non lo ignora. Frequentemente infatti, apparse le lacrime al ricordo delle mie colpe, fui ricolmato, come tu hai rammentato, da tale ineffabile gioia per la visita del Signore, che la grandezza di quella letizia mi suggerì di non dover disperare del perdono. Io ritengo che non vi sarebbe nulla di più sublime di quello stato, se il suo ricupero dipendesse dall’arbitrio nostro. Talvolta infatti, pur desiderando io con tutte le forze stimolarmi per giungere ad una simile compunzione delle lacrime con il raffigurarmi davanti agli occhi tutti i miei errori e i miei peccati, non riesco ad eccitare quell’abbondanza di lacrime, e così i miei occhi persistono nella condizione stessa di una durissima pietra al punto che da essi non fuoriesce neppure una stilla di pianto. E così io, quanto godo nella profusione delle lacrime concessa da Dio, altrettanto provo dolore, allorché io, pur desiderandolo, non riesco a trovarla»
XXIX- Varietà delle compunzioni mostrate nelle lacrime
ISACCO: «Non ogni profusione di lacrime deriva da un unico sentimento, così come non è prodotta da una sola virtù. In un modo infatti sgorga il pianto, allorché esso prorompe a causa della spina dei peccati che punge il nostro cuore, ed è allora che così è scritto: “Sono stremato per i lunghi lamenti; ogni notte inondo di pianto il mio giaciglio, irroro di lacrime il mio letto”; e di nuovo: “Fa’ scorrere come torrente le tue lacrime giorno e notte! Non darti pace, non abbia tregua la pupilla del tuo occhio”; in altro modo sgorga il pianto, allorché esso irrompe dalla contemplazione dei beni eterni e dal desiderio dello splendore futuro, da cui pure derivano sorgenti più copiose di lacrime per l’eccesso della gioia e l’ampiezza dell’aspirazione, allorché la nostra anima tende alla fortezza del Dio vivente ed esclama: “Quando verrò ed apparirò davanti a Dio? Le lacrime sono il mio pane giorno e notte!”; ogni giorno ella proclama con alta voce e lamenti: “Ahimè! Il mio esilio si è prolungato”, e ancora: “L’anima mia vi ha abitato a lungo come straniera”.
In altro modo ancora scaturiscono le lacrime non provocate dalla coscienza di colpe gravi, ma dal timore dell’inferno o dal pensiero di quel terribile giudizio; anche il profeta, colpito da questo terrore, così prega, rivolto al Signore: “Non chiamare a giudizio il tuo servo, perché davanti a te nessun vivente è giusto”.
Vi è pure un genere ulteriore di lacrime, prodotto non da motivi di coscienza, ma per la durezza dei peccati degli altri: è per questo movente che pianse Samuele a causa di Saul, come pure il Signore nel vangelo per la città di Gerusalemme, ed anche Geremia, il quale, in età remota, così si esprime: “Chi spargerà acqua sul mio capo e una fonte di lacrime sui miei occhi? Giorno e notte io piangerò i morti della figlia del mio popolo”. Tali risultano pure le lacrime, delle quali è parola nel Salmo 101: “Di cenere io mi nutro come di pane, e alla mia bevanda io mescolo il pianto”. È certo che tali lacrime non sono provocate dal sentimento, in merito al quale nel Salmo 6 esse sgorgano nella persona di un penitente; esse prorompono anche a causa delle ansietà, delle angustie e delle tribolazioni di questa vita, da cui anche i giusti vengono colpiti in questo mondo. Questa realtà la dichiara con tutta evidenza non solo il testo di un Salmo, ma anche il suo titolo, perché, proprio nella persona di quel povero, di cui nel vangelo è scritto: “Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli”, così è dichiarato: “Preghiera dì un povero, quando è afflitto e sfoga dinanzi a Dio la sua angoscia”.
XXX- Non si debbono provocare le lacrime, se esse non sgorgano spontaneamente
Ne segue dunque che corre una forte differenza fra queste lacrime e quelle che sgorgano da un cuore duro e da occhi secchi. Anche se noi crediamo che tali lacrime non siano infruttuose, infatti la loro emissione è dovuta a un buon proposito, soprattutto da parte di coloro che non hanno ancora raggiunto una scienza perfetta o non sono riusciti a purificarsi del tutto dalle macchie di vizi antichi e recenti, quanti tuttavia sono già arrivati alla brama delle virtù, non devono in nessun modo provocare l’emissione delle lacrime, così come non devono sforzarsi per produrre ad ogni costo il pianto, tutto proprio dell’uomo esteriore. Un tale pianto infatti, prodotto in qualunque modo, non potrà mai raggiungere la ricchezza delle lacrime spontanee; al contrario, esso, con quegli sforzi, abbatte l’anima di chi prega, lo mortifica, lo abbassa a livello d’uomo, e lo distacca da quella sublimità celeste, nella quale la mente elevata di chi prega dev’essere incessantemente fissa, e così lo costringerà, una volta soggiogato dall’intensità della preghiera personale, a languire, divenuto vittima di lacrime sterili e forzatamente provocate.
XXXI- Giudizio dell’abate Antonio sulla natura della preghiera
E affinché voi comprendiate la natura della vera orazione, io non vi esporrò una mia idea, ma la sentenza del beato Antonio. Sappiamo che talvolta egli durò così a lungo immerso nella preghiera che, mentre era ancora elevato nell’estasi della sua orazione, allorché cominciava a levarsi la luce del sole, l’abbiamo udito esclamare nel fervore del suo spinto: “Perché mi importuni, o sole, che già sorgi, tanto che mi distogli dallo splendore di questa luce?”. E allora, affinché noi pure, secondo la misura della nostra esiguità, osiamo allegare qualche aggiunta a questa ammirevole sentenza, assocerò, in base alla mia esperienza, qualche idea su quali indizi si può ritenere che la preghiera sia udita dal Signore.
XXXII- Gli indizi dell’esaudimento della preghiera
Quando, nel pregare, nessuna esitazione è intervenuta a ostacolarci e neppure s’è interposta a distoglierci, con qualche diffidenza, dalla fiducia posta nella nostra orazione, ma, al contrario, per la stessa effusione della nostra preghiera, avremo avuto la sensazione d’aver ottenuto quanto chiedevamo, allora non mettiamo dubbi che le nostre orazioni non siano arrivate fino a Dio. E in effetti, tanto ognuno meriterà di essere esaudito e di ottenere quanto avrà creduto d’essere tenuto presente da Dio e avrà creduto che Dio possa concedere. Di fatto, è irreversibile questa sentenza di Nostro Signore: “Tutto quello che voi domandate nella preghiera, abbiate fiducia di ottenerlo, e vi sarà accordato”.
XXXIII– Obiezione: la fiducia di essere esaudito conviene soltanto ai santi
GERMANO: «Noi siamo convinti che una tale fiducia d’essere esauditi deriva ovviamente dalla purezza della propria coscienza. Noi perciò, il cui cuore è ancora punto dalla spina dei peccati, come potremo nutrire quella fiducia, non essendo protetti da quei meriti, per i quali dovremmo presumere fiduciosamente che le nostre preghiere verrebbero esaudite?».
XXXIV- Risposta: diverse cause che fanno esaudire le nostre preghiere
Isacco – Il Vangelo e le profezie ci assicurano che le cause per le quali siamo esauditi sono molte, come sono molte le anime e le loro disposizioni.
Ecco un prima condizione: che due anime siano unite nella loro preghiera, secondo quanto è indicato dalla voce del Signore: «Se due di voi si mettono d’accordo sulla terra a domandare qualsiasi cosa, essa sarà loro concessa dal Padre mio che sta nei cieli ».
Un’altra condizione è la pienezza della fede, quella fede che vien paragonata ad un granello di senape: «Se avrete fede quanto un grano di senape, direte a questo monte: passa di qui a là! e passerà».
Altra condizione per essere esauditi è che la preghiera sia assidua. Questa assiduità, a causa della sua insistenza instancabile, è chiamata dal Signore « importunità »: « Io vi dico che se egli non si levasse a darglieli (i pani) perché è suo amico, pure si alzerà per l’insistenza e gliene darà quanti ha di bisogno ».
Un’altra condizione è l’elemosina: « Chiudi l’elemosina nel cuore del povero, essa t’impetrerà la liberazione da ogni male ».
Una condizione per essere esauditi è l’emendazione della vita e la pratica delle opere di misericordia, secondo quel detto del Signore: « Rompi le catene dell’empietà, togli i pesi che ti aggravano ». Poco più avanti, dopo aver condannato l’inutilità di un digiuno senza frutto, il Signore aggiunge: « Allora tu invocherai, e il Signore ti esaudirà; chiamerai, ed egli dirà: eccomi ».
Talvolta anche l’eccesso della tribolazione può essere un segno che saremo esauditi. Ce lo attestano queste parole dei libri Sacri: «Nella tribolazione ho elevato la mia voce al Signore ed egli mi ha esaudito ». E ancora: « Non opprimere il forestiero e non l’affliggere, perché se griderà a me io l’esaudirò, per la mia misericordia».
Vedete quanto sono numerosi i modi nei quali si può ottenere la grazia d’essere esauditi; nessuno dunque – anche se la coscienza gli rimorde – disperi di essere ascoltato, quando si tratta dei beni eterni e di ciò che è necessario per la salvezza. Io vedo quanto siamo miseri e voglio ammettere che a noi mancano completamente le virtù di cui abbiamo parlato sopra. Non abbiamo quel lodevole consenso fra due anime; non abbiamo la fede che è paragonata al grano di senape; siamo lontani da quelle opere di misericordia che il profeta descrive; ma non potremo avere quella importunità che è disposizione di chiunque la voglia? Eppure il Signore promette di concedere, anche per la sola importunità, tutto ciò che gli domanderemo. Insistiamo dunque nella preghiera, senza esitare e senza dubitare. Crediamo fermamente che la costanza nel chiedere ci farà ottenere tutto ciò che avremo domandato nel nome del Signore.
Gesù, che desidera sommamente concederci i beni celesti ed eterni, ci esorta affinché gli facciamo una dolce violenza con la nostra importunità. Egli è lontanissimo dal disprezzare e schiacciare gl’importuni: li invita, li loda, promette che concederà volentieri tutto quello che gli chiederanno. «Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete; picchiate e vi sarà aperto. Perché chi chiede, riceve: chi cerca, trova: a chi picchia sarà aperto ». E ancora: «Ogni cosa che domanderete con fede l’otterrete. Niente vi sarà impossibile».
Perciò, se noi siamo privi di tutte le condizioni per essere esauditi, ci incoraggi almeno l’insistenza degli importuni. Essa non chiede né grandi meriti né grandi fatiche, si lascia prendere da chi la vuole. Ma stiamo certi di questo: chi dubita, mentre prega, di poter essere esaudito, non sarà esaudito.
Per incoraggiarci a pregare incessantemente, c’è anche l’esempio, già riferito, del profeta Daniele. Egli fu esaudito fin dal primo giorno in cui pregò, ma l’effetto della sua preghiera l’ottenne dopo ventun giorni. Anche noi dunque non dobbiamo raffreddare l’ardore delle nostre preghiere se vediamo che l’effetto tarda a venire. Può darsi che sia il Signore a ritardare la grazia, e ciò per il nostro bene. Può darsi che l’angelo mandato a portarci il dono di Dio, pur essendo già partito dal trono dell’Altissimo, sia ritardato dal demonio che gli si oppone. E quell’angelo non potrà certo comunicarci la grazia di cui è stato fatto latore, se al suo arrivo ci troverà intiepiditi nella nostra preghiera. Questo inconveniente sarebbe capitato anche al profeta Daniele, se egli, con virtù incomparabile, non avesse perseverato nella preghiera per ventun giorni.
Non ci lasciamo allontanare dalla costanza nella fede per qualche pensiero di disperazione; rimaniamo immobili anche quando ci accorgiamo di non aver ottenuto quel che chiedevamo. Non dubitiamo della parola del Signore che dice: « Ogni cosa che domanderete con fede l’otterrete ». Dobbiamo considerare anche una frase di san Giovanni evangelista che toglie ogni dubbio sull’argomento di cui ci occupiamo. «Questa è la fiducia che noi abbiamo in Lui; che qualunque cosa chiederemo secondo la sua volontà, Egli ci esaudisce».
Con questo siamo avvertiti che si deve avere completa fiducia di essere esauditi quando chiediamo ciò che è conforme alla volontà di Dio, non ciò che conviene ai nostri gusti e al nostro piacere naturale. Questo sentimento siamo invitati ad unirlo anche alla preghiera del Pater Noster, quando diciamo: «Sia fatta la tua volontà». La tua – si noti bene – non la nostra. Se ci richiamiamo alla mente la parola dell’Apostolo: «Noi non sappiamo ciò che conviene domandare», ci accorgeremo che noi, qualche volta, chiediamo cose contrarie alla nostra salvezza; è dunque logico che Dio, il quale conosce meglio di noi ciò che ci aiuta e ciò che ci danneggia, ce le neghi. È certo che qualche cosa di simile accadde all’Apostolo delle Genti. Egli pregava che fosse allontanato l’angelo di Satana messogli vicino dalla volontà benefica di Dio per percuoterlo. « Tre volte – egli dice – ho pregato il Signore perché lo allontanasse da me. Ed Egli mi rispose: ti basti la mia grazia, perché la virtù ha il suo compimento nelle infermità ».
Anche il Signore espresse nella sua preghiera di uomo lo stesso sentimento, per offrirci in questo, come nel resto, un modello da imitare: « Padre – Egli disse – se è possibile, passi da me questo calice: però si faccia la tua volontà e non la mia ». Eppure, anche la sua volontà umana non contrasta con quella del Padre; dice infatti la Scrittura: « Il Figlio dell’Uomo è venuto a salvare ciò che era perduto e a dare la sua vita per la redenzione di molti ». A proposito della sua vita dice il Signore stesso: «Nessuno me la toglie ma io la do da me stesso: ho il potere di darla e il potere di riprenderla». Sulla continua unione di volontà fra Gesù Cristo e il Padre, così parla il profeta David, in persona del Messia, al salmo 39: « Io voglio, mio Dio, fare la tua volontà ». È vero che noi leggiamo a riguardo del Padre queste parole: «Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito», ma anche del Figlio si legge così: «Diede se stesso per i nostri peccati». Come del Padre si legge: «Non risparmiò il suo proprio Figliolo, ma per tutti noi lo diede », così del Figlio è detto: «È stato sacrificato perché lo ha voluto». L’unione di volontà tra il Padre e il Figlio è manifesta dovunque, anche nel mistero della risurrezione, in cui vediamo che la loro azione converge. Infatti, se l’Apostolo afferma che fu il Padre a risuscitare Cristo da morte, «Dio Padre lo risuscitò da morte», anche il Figlio assicura che sarà lui a riedificare il tempio del suo corpo: « Distruggete questo tempio e in tre giorni io lo riedificherò ».
Ammaestrati dagli esempi del Signore, dobbiamo terminare le nostre preghiere con una clausola simile a quella che usava Lui: dobbiamo aggiungere a tutte le nostre richieste: «Però si faccia la tua volontà e non la mia».
Questo è il significato dei tre inchini che si fanno nelle assemblee dei monaci: a conclusione della sinassi; ma è certo che un monaco assorto nella preghiera non si accorgerà di questo gesto.
XXXV- La preghiera elevata nella propria cella, a porta chiusa
Prima di tutto occorre senza dubbio tener presente con molta diligenza quel precetto del vangelo, il quale ordina che, entrando nella nostra camera per pregare il Padre nostro, ne chiudiamo la porta. Tale precetto sarà da noi osservato in questo modo. Noi pregheremo veramente nell’intimità della nostra camera, allorché, rimessa completamente dal nostro cuore la risonanza di tutti i pensieri e di tutte le sollecitudini, eleveremo in qualche modo in tutta segretezza e familiarità le nostre preghiere al Signore. Noi dunque preghiamo a porte chiuse allorché, serrate le labbra e in completo silenzio, eleviamo le nostre suppliche a Colui che non tiene conto delle parole, ma scruta il cuore. Preghiamo in segreto, allorché noi presentiamo unicamente a Dio le nostre richieste solo con il cuore e con l’attenzione della mente, sicché neppure le potenze del male potranno conoscere il contenuto della nostra orazione. E necessario dunque pregare in pieno silenzio, non solo per non distrarre col nostro mormorio e con la nostra voce i fratelli vicini, e così non importunare il raccoglimento di quanti stanno pregando, ma anche perché il silenzio della nostra orazione resti pure occulto per i nostri nemici, i quali, a causa delle nostre preghiere, sarebbero indotti ad attaccarci maggiormente. E così che noi metteremo in pratica quel precetto: “Custodisci le porte della tua bocca davanti a colei che riposa vicino a te”.
XXXVI- Utilità della preghiera breve e silenziosa
E’ questo il motivo, per cui noi dobbiamo pregare frequentemente, ma anche brevemente, appunto perché così, non dilungandoci, il nemico non avrà modo, con le sue insidie, d’insinuare nel nostro cuore qualcosa di estraneo.
E questo infatti il sacrificio vero, perché “uno spirito contrito è sacrificio a Dio”; e questa l’offerta salutare, queste le pure oblazioni, questo “il sacrificio della giustizia”; “questo il sacrificio di lode”; queste le “vittime pingui e adipose, i ricchi olocausti”, offerti dai cuori contriti e umiliati, sicché, nell’offrirli nel modo e con l’attenzione dello spirito già da noi indicata, potremo presentarli con tutta l’efficacia, dicendo: “Come incenso salga a Te la mia preghiera; le mie mani alzate, come sacrificio della sera”. Ma ecco che il giungere dell’ora della notte consiglia anche a noi di compiere quel sacrificio della sera, e allora, sebbene di questo nostro argomento sembri siano stati trattati, nonostante i limiti della mia pochezza, molti aspetti e con larghezza, tuttavia, data l’elevatezza e le difficoltà della materia, credo che tutto sia stato discusso con molta ristrettezza».
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E noi allora, pieni di meraviglia ancora più che saziati, celebrata la sinassi della sera, ristorammo con un poco di sonno le nostre membra, e al primo apparire della luce ritornammo nelle nostre dimore, gioiosi per la promessa d’una trattazione ulteriore e più larga, e soddisfatti sia per l’acquisto delle notizie ricevute sia per la sicurezza della promessa a noi annunziata. Eravamo persuasi che era stata a noi dimostrata soltanto l’eccellenza della preghiera, ma il metodo e l’efficacia, con cui viene acquistata e fissata la sua continuità, noi eravamo convinti di non averli ancora del tutto assicurati in quel primo discorso.