Roma, Aula della Benedizione – Domenica, 7 dicembre 1952
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In questi giorni di Avvento la sacra Liturgia – fonte preziosa e perenne di luce e di letizia – mette la nostra anima in una fervida disposizione di attesa per il Santo Natale. É tutta una misteriosa effusione di preghiera piena di ansia e insieme di dolcezza. Ci volgiamo a Dio e Lo preghiamo di mandare Colui che deve venire: Mitte quem missurus est (Es 4,13); gridiamo ai cieli, alle nubi, e attendiamo che scenda come rugiada, come benefica pioggia, il Giusto: Rorate coeli desuper, et nubes pluant iustum (Is 45,8). Anche la terra scolta la nostra invocazione, e noi le chiediamo di aprirsi e di germinare la più desiderata delle piante, il più profumato dei fiori, Gesù: Aperiatur terra, et germinet salvatorem; Flos de radice Iesse (Is. 45,8; 11,1). Talvolta la preghiera è rivolta direttamente a Gesù e allora assume un tono di particolare ardore: Veni, Domine, et noli tardare: Vieni, Signore, e non indugiare.
A questa preghiera risponde nella stessa Liturgia una dolcissima voce di pace, di conforto e di promessa. Parla Dio e dice: Consolatevi: presto verrà la vostra salvezza. Cito veniet salus tua. E ancora: I monti stilleranno dolcezza e i colli daranno latte e miele. Stillabunt montes dulcedinem, et colles fluent lacte (Gioele 3, 18). Nei giorni di Lui vi sarà giustizia e abbondanza di pace. Orietur in diebus eius iustitia et abundantia pacis (Sal 71,7), e la terra produrrà il suo frutto: Terra nostra dabit fructum suum (Sal 84,13). Ma ci pare che fra quell’accorata preghiera e questa deliziosa promessa stia, forte e risoluta, una voce: la voce di Colui che grida ammonendo: Preparate la via del Signore: Vox clamantis… Parate viam Domini (Lc 3,4). Quasi per dire: sarebbe inutile il vostro desiderio di salvezza, e non gioverebbe nemmeno la volontà salvifica di Lui, se mancasse la vostra opera generosa nel preparargli la strada, rimuovendo gli ostacoli e adornando il cammino per il quale Egli deve passare.
Oggi quella preghiera della terra e la risposta del cielo, e anche più l’invito del Precursore, si fanno sempre più impellenti. Chi non sente l’invocazione ansiosa degli uomini, i quali hanno cercato di risolvere i loro problemi senza Dio, o addirittura lottando contro Dio, ed ora hanno toccato con mano la sconfitta che li disamina per la fragilità delle strutture in cui abitano e la precarietà delle istituzioni, alle quali si appoggiano? Basta quindi saper comprendere le voci che vengono al nostro orecchio, basta intuirne il significato ancora nascosto e profondo, per accorgersi che molti già si accingono a tornare alla casa del Padre, anche se l’avevano dimenticata.
D’altra parte, non è men certo che a tanta attesa – sia pure non sempre cosciente – corrisponde in Gesù la volontà salutifera, quella che si rivela in ogni pagina del Vangelo; il Pastore, che corse indietro alla pecorella smarrita, non vi è dubbio che accoglierà con amore il figliolo che torna, specialmente se Gli dirà: «Padre, sono andato lontano; ho provato tanti sistemi; mi sono affidato a tanti uomini e a tante cose. Gesù, ora sono nuovamente da te; adesso mi accorgo che tu solo hai parole di vita eterna».
Ma se vi è, come abbiamo detto, diffuso nell’aria che respiriamo, questo senso di attesa, allora bisogna che risoluta e franca si levi anche la voce del Battista; occorre che risuoni senza interruzioni né stanchezza il grido ammonitore: «Preparate la via a Gesù».
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fonte: Sito ufficiale della Causa di Canonizzazione del Venerabile Pio XII