di Cristiano Lugli
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Sole, caldo, mare. Questi i tre pensieri che alimentano e concretizzano il desiderio puerile e mediocre della maggior parte delle persone con l’avvicinarsi dell’estate.
La necessità di scoprirsi diventa, in questi mesi caldi, la ragione per cui apprezzare così visceralmente l’estate; non per i colori che il buon Dio mostra tramite la Creazione, non per la contentezza di avere qualche giornata libera per poter visitare i sacri luoghi che la nostra Italia e il mondo in generale ci offre ancora dopo due millenni di Cristianesimo. No, niente di tutto questo, ma solo la smodata voglia di riempire le spiagge e togliersi i “veli” per poter mostrare le proprie “curve”, i propri pettorali scolpiti dopo ore e ore di agonistica palestra durante tutto un inverno. Non può mancare poi la smania di rendere manifesti i vari marchi da schiavi che sono stati impressi con indelebile inchiostro sulla pelle, i molteplici ferri piantati sugli ombelichi e via discorrendo, insomma tutte le nefandezze che farebbero inorridire persino le peggiori tribù pagane.
Non è poi necessaria nemmeno la spiaggia per vedere la totale assenza di decoro, il selvaggio e pernicioso scandalo che si offre a uomini e donne che hanno ancora la capacità di intendere e di volere ciò che è il pudore – termine obsoleto e di cui persino la “chiesa” oggi usa vergognarsi. Basta infatti girare comunemente fuori dalla propria abitazione per comprendere quanto non vi sia più limite all’indecenza collettiva: non importa dove si abiti, se in montagna o al mare, se in città o in collina. La volgarità propagata tramite la moda non ha più confini ma è divenuto un fatto assolutamente globale, e ovviamente non da ora ma già dai tempi di Mary Quant.
La Vergine Santissima a Fatima aveva già preannunciato tutto ai tre pastorelli, confidando loro l’imminente avvento di “certe mode che offenderanno Nostro Signore“, sottolineando che la maggior parte delle anime finiscono all’Inferno a causa dei peccati della carne, più che per qualsiasi altro motivo.
Non c’è quindi da meravigliarsi se il princeps huius mundi procede spedito sfruttando la negligenza dell’uomo comune che è sempre più convinto di non creare nessun danno al prossimo mostrandosi nudo e scellerato, a volte anche davanti a bambini che, a loro volta, vengono già abituati da piccoli ad essere disinibiti girando per le spiagge completamente nudi, per la gioia dei genitori che tanto fanno appello “all’innocenza dei bambini”. Non ci si lamenti poi se l’educazione sessuale sfrenata voluta nelle scuole, e che non precede altro che il gender, non fa fatica ad abbattere ciò che rimane della inviolabilità e del pudore preternaturalmente appartenente ai fanciulli.
Non possiamo però soffermarci troppo sul problema globale della moda e della conseguente indecenza profilata da essa, poiché si tratta di una guerra troppo ardua e su cui ormai, come in tante altre circostanze, è necessario solamente un intervento divino.
È utile piuttosto soffermarsi su quello che è il nostro campo, la nostra vita, ovvero la testimonianza e l’esempio dei cattolici: ci sarebbe chiaramente da fare un distinguo fra “sedicenti cattolici”, che chiameremo per comodità ( e verità ) “modernisti”, e “cattolici – pur sempre peccatori – che tentano di ancorarsi alla dottrina di sempre”, che chiameremo sempre per comodità “tradizionalisti”, nonché veri amici del popolo come soleva dire il Santo Papa Sarto. Da queste due diverse connotazioni si può perlomeno estrarre la conoscenza di ciò che dice la chiesa “in uscita” da circa cinquant’anni, e ciò che dice invece la Chiesa da 2000 anni, con tanto di apparizioni mariane e ammonizioni da parte di grandi santi circa i costumi e il decoro di coloro che appartengono alla sequela di Cristo.
Infatti basta entrare in qualsiasi chiesa, per qualsiasi funzione, per notare le offese che vengono commesse contro il Sacro Cuore tramite l’abbigliamento sconcio ed immodesto, sotto il silenzio e a volte finanche il mutuo consenso dei parroci.
Ricordo in questo caso un prete della mia cosiddetta “Unità pastorale”, anziano, sull’ottantina d’anni, che cercava di farmi capire come non si debba essere troppo rigidi sull’abbigliamento da portare in chiesa. Per farlo riportava alla luce una storiella (non saprei dire se vera od inventata ad hoc) in cui una bambina vestita poco decorosamente, ovvero con una magliettina con le maniche troppo corte, venne ripresa dall’anziana nonna che la invitava a coprirsi più accuratamente. La bambina acconsentì e si premurò di fare quanto le disse la nonna ma una volta entrata in chiesa, guardando il Crocefisso disse alla nonna: “E come mai Lui è nudo allora?”.
Questo fu il modo con cui il parroco cercò di far passare a me il suo messaggio stupidamente banale, facendo leva su di un esempio che non merita la benché minima attenzione, vista la bassezza. Ebbene, qui si tratta ovviamente di modernisti.
I parroci infatti sono gli stessi che ammettono queste cose, che non ci fanno più nemmeno caso, nè fuori nè dentro le chiese. Anche in questo contesto basta riflettere su tutte le messe che vengono celebrate nei parcheggi o nei dintorni delle spiagge, in cui le moltitudini di pecore balneanti si avvicinano al Rito in bikini e infradito, offendendo e blasfemizzando – insieme ai pastori che concedono queste cose – il Culto a Dio, invertendolo con un culto verso le mera offesa al Sacrificio di Cristo. E questo avviene con e senza la coscienza dei più, dipende dai casi, rimanendo il risultato invariato. Non sono nemmeno isolatissimi i casi in cui si siano celebrate messe (?) all’interno delle spiagge per nudisti.
Da una parte vi è quindi l’imperturbabilità di chi con abiti succinti ed indecorosi entra in chiesa senza alcun tipo di riguardo, come avviene in tanti luoghi sacri, mete di pellegrinaggi o comunque di turismo in senso generale, dall’altra vi è l’ipocrisia di tante donne che si mettono il foularino per il tempo che basta ad una visita, per coprire al limite le scollature che fanno trasparire ogni cosa, salvo poi toglierselo velocemente una volta uscite; uno strano pudore che inizia e finisce in chiesa. La prima tipologie di persone è certamente la più fastidiosa perché dimostra la presuntuosità di chi anche davanti ad un cartello che invita al buon senso e alla decenza, entra ad insozzare il luogo sacro, riducendolo ad un museo in cui non vi è più preghiera nè raccoglimento, ma solo un guazzabuglio di osservatori molesti che sprizzano provocazioni da ogni angolo del corpo.
Viene alla mente il famoso episodio in cui la Bella Signora di Massabielle non si presentò come di consueto all’appuntamento con Bernadette, la quale chiese poi nel giorno seguente spiegazioni alla Madonna: Ella rispose che non venne perché la sera precedente la grotta fu profanata dall’immodestia, ed eravamo nel 1800. Pensiamo dunque ad oggi, agli intercontinentali pellegrinaggi a Lourdes che portano più di 5 milioni di visitatori ogni anno. Pensiamo alle oceaniche folle che durante l’estate si presentano davanti a quel sacro luogo con il più deplorevole atteggiamento di chi non fa differenza fra la spiaggia e il luogo santo.
Passando alla seconda categorie di persone, ovvero quelle che per ipocrisia indossano il foulard sulle spalle per entrare in chiesa pur rimanendo magari in shorts e infradito, per poi togliersi nuovamente tutto appena usciti, c’è davvero poco da dire visto che si ha a che fare con un modo di vedere le cose, persino la Fede, come qualcosa che non appartiene più all’esistenza intera. È un po’ come un’abbondante parte di “cattolici adulti” che si sentono tali solo per un’ora alla domenica, scoprendo poi tramite una semplice confutazione della vita ordinaria di qualsiasi altra persona atea o non praticante, che la scorrevolezza della quotidianità non ha nulla di diverso.
Pio XI volle a tutti i costi porre delle istruzioni verso l’incombenza e i pericoli del costume, secondo quanto già detto da San Paolo tramite il precetto che dice: “Parimenti le donne indossino abiti decenti; adornando se stesse di molestia e sobrietà, come conviene a donne che professano la pietà, con opere buone.” ( I Tim. 2:9-10 ) .
Le istruzioni date dal Consiglio di Vigilanza ai Vescovi ed Ordinari Diocesani sotto il pontificato Papa Ratti vengono riassunte negli Acta Apostolicae Sedis e mirano ad una maggiore attenzione verso un fenomeno che già allora, in maniera imparagonabile a quella odierna, pareva imperversare:
“In molte occasioni, il medesimo Supremo Pontefice ha riprovato e decisamente condannato l’immodestia nel vestire che oggi è dovunque in voga, anche fra donne e ragazze che sono cattoliche; una pratica che arreca grave danno alla virtù che è corona e gloria delle donne, ed inoltre purtroppo non solo conduce al loro danno temporale, ma, ciò che è peggio, alla loro eterna rovina e quella di altre anime.”
La Sacra Congregazione emise pure interessanti prescrizioni in merito ai costumi. Invito ogni persona a procurarsene la lettura per avere più chiaro, anche nel concreto, quali siano le cose da evitare. Non si può fare a meno però di riportarne almeno due, dove vengono presi in considerazioni i due perni portanti della società pei quali dev’essere trasmessa una sana e “rigida” educazione cattolica:
“I genitori, memori del loro gravissimo obbligo di provvedere specialmente all’educazione morale e religiosa dei loro figli, debbono con speciale cura procurare che le loro figliole ricevano una solida istruzione nella dottrina cristiana fin dai loro primissimi anni; ed essi stessi devono con la parola e con l’esempio profondamente abituarli all’amore della modestia e della castità. Sull’esempio della Sacra Famiglia, devono sforzarsi di così bene ordinare la famiglia che ogni suo membro possa trovare a casa una ragione ed un incitamento ad amare e ad aver cara modestia.”
Quanto siano lontane queste parole dai generali criteri dei genitori che si definiscono cattolici può essere visibilmente riscontrabile sia dall’esempio che essi danno, come dicevamo poc’anzi, sia dai vergognosi costumi con cui avvolgono i propri figli sin dalla più tenera età. Specialmente le bambine comprese tra un età che va dai 7 ai 10 anni vestono già come giovani teenager scosciate in cerca di attenzioni, sempre sotto le diaboliche vestigia del “non c’è niente di male”.
Sarebbe invece obbligatorio il contrario, ovvero incentivare già dalla fanciullezza il timore di Dio, la paura di poter essere occasione di peccato al prossimo, salvaguardando il proprio pudore agli occhi di Dio, e preservandosi dallo scandalo che si potrebbe dare in foro esterno. Queste parole sono però ormai concepite come deteriorate e prive di un nesso con la religione cattolica, poiché è quest’ultima che per l’uomo moderno dovrebbe correre verso il mondo e non più viceversa.
Se solo si riuscisse a concepire il danno che si reca e i rischi che si corrono diventando causa di un male morale enorme, forse si tremerebbe di paura al solo pensiero di scoprirsi.
Chi invece incappa nell’indecenza e nella mancanza di decoro – in chiesa ma ovviamente anche nella quotidianità – non si rende minimamente conto che sta tentando, se pur forse inconsciamente e non volontariamente, di rubare le anime a Dio, distogliendole da Lui e indirizzandole verso ciò che è materia e non trascendenza, carne e non spirito. Le maggior parte delle donne che camminano al venerdì sera per qualsiasi strada di un centro storico si erge ad idolo in grado di offuscare la primarietà di Dio sulla vita umana, proprio come fecero gli Ebrei elevando il vitello d’oro e rifiutando la Legge di Dio data per mezzo di Mosè.
La nudità e la provocazione che spesso sono il risultato della vanità femminile, valgono come una scintilla che accende la miccia nel cuore dell’uomo, distogliendolo dal suo Fine primario e infangandolo con le passioni dei sensi.
Questo va assolutamente insegnato, anzitutto per riuscire a reinnestare alle giovani generazioni il timore per il grande pericolo che incombe, e questo vale ovviamente anche per i maschi.
Per riportare però questi valori a galla centripetando le forze sul criterio che “initium Sapientiæ est timor Domini”, è necessario l’aiuto degli uomini di Chiesa, di consacrati decisi ad ammonire ed anche a prendere decisioni forti! Se il mondo va in rovina bisogna rendersi conto che tenta di mandare in rovina anche la Chiesa Cattolica, riducendola ai minimi termini, attanagliandola dentro la barbarie di una civiltà che ha come unico obiettivo la distruzione della Chiesa per odio verso Gesù Cristo. La cosa che poi fa ancora più rabbia a questo vile mondo e alle tenebre che lo governano, è l’esser consci di avere già perso senza nemmeno una probabilità di poter capovolgere le sorti. Questa “adirazione” comporta uno sfogo sulle anime, tentando di farne crollare all’Inferno il maggior numero possibile.
I consacrati a Dio sono gli unici che possono convincerci a restituire a Dio ciò che è di Dio, ovvero il nostro corpo, la nostra modestia, la nostra anima, così come tutto ci è stato donato gratuitamente e con un grande piano divino.
Non a caso sempre nella Acta Apostolicae Sedis troviamo un monito per i sacerdoti che invita al costante controllo e al fervente ammonimento:
“Specialmente i pastori e i predicatori, quando ne abbiano l’opportunità, devono, secondo quelle parole di S. Paolo ( II Tim. 4:2 ) ‘insistere, confutare, implodere, sgridare’ al fine di ottenere che le donne indossino vesti conformi alla verecondia, tali da poter essere ornamento e salvaguardia della virtù; ed essi devono anche ammonire i genitori di non permettere che le loro figliole indossino abiti immodesti.”
Peccato che di questo non si parli assolutamente più, ma anzi si cammina a testa alta, fieri e contenti come che nulla di strano stesse succedendo.
Sappiamo di non poter trovare speranze nelle nostre parrocchie, governate e dirette non dai preti ma dai laici, uno più modernista che l’altro; e se poi anche fosse il parroco a dirigere le fila, sappiamo che il risultato sarebbe il medesimo.
Chi si salva dunque da questa terribile piaga dello scandalo e dell’indecenza indecorosa nell’abbigliamento?
Purtroppo sappiamo non esserne immuni nemmeno gli ambienti cosiddetti “tradizionalisti”: in questo caso a far da padrone ci sta la vera e propria ipocrisia, nonché celebre incoerenza.
Domenica scorsa mi sono ritrovato ad una Messa Tradizionale dalle mie parti, celebrata da un parroco sedicente tradizionalista, il quale durante l’omelia ha parlato appunto del problema dell’abbigliamento in chiesa e fuori da essa. Tutto molto bello e lampante, peccato che al termine della Messa la sagrestia si sia trasformata in un porto di mare dove entravano smanicature e scollature di ogni tipo. Il silenzio e l’indifferenza del prete che aveva appena fatto la paternale durante la predicazione mi ha fatto ben capire l’incoerenza di chi ormai è obnubilato da una visione assolutamente modernista, che a volte cerca di far virare su un tradizionalismo assolutamente finto e di facciata.
Ma sui problemi del mondo cosiddetto tradizionalista, e sulla totale assenza di verecondia in larga parte diffusa anche all’interno di esso torneremo in una seconda parte.
21 commenti su “L’estate scopre i corpi e sveglia i sensi – di Cristiano Lugli”
Cristo si è spogliato perché noi potessimo rivestirci di Lui. Rom 13, 14
Dopo anni, l’anno scorso, mese di agosto, sono stato trascinato dagli amici al mare, il mio nemico. Mi pare fosse Papini che scrisse o disse la frase ‘il mare è un nemico che gli uomini si sforzano di amare’. Non amo per nulla il mare e le spiagge colme di idioti puzzolenti e sporchi, dove non si respira e dove si va solo perché tutti ci vanno. Ma, tornando all’anno scorso, fui catturato da una scena: un quarantenne, sotto il sole, che metteva in mostra il corpo per farsi notare, con una bottiglia di birra in mano che, ovviamente, non beveva. Mi sono avvicinato e gli ho detto ‘dammi la birra prima che si riscaldi che me la bevo io’. E si, caro Lugli, l’indicenza indecorosa si accompagna sempre all’incapacità di recitare una parte, in spiaggia come in un luogo sacro.
Beh, ora non esageriamo! Io amo il mare e farci delle belle nuotate. Purtroppo hanno ridotto le spiagge a un carnaio e non è sempre possibile trovare quelle meno affollate. Qualche anno fa, i vigili facevano le multe a chi camminava in costume sul lungomare di Viareggio.
Tutto perfettamente condivisibile! Ricordo di aver sentito in chiesa qualche reprimenda in merito fino agli anni cinquanta; poi è calato il silenzio di mano in mano che le cose peggioravan. Forse i preti modernisti “apprezzano” anche loro…..
Cattolici a metà. Siamo diventati schizofrenici. Da una parte vogliamo essere cristiani e dichiariamo di amare Dio Santissimo, ma dall’altra parte siamo diventati preda della nostra satanica volontà. Andiamo per strada come fossimo in sala da bagno, vale a dire mezzi nudi. Parliamo con un linguaggio che farebbe arrossire anche gente avezza alla bestemmia. Guardiamo spettacoli immondi e li facciamo vedere anche ai nostri bambini. Siamo diventati perciò ridicoli agli occhi dei nemici di Cristo. Vogliamo Gesù e allo stesso tempo lo crocifiggiamo con il nostro comportamento. Dovremmo vestirci di sacco e digiunare e pregare nostro Signore in modo particolare d’estate dove i peccati aumentano in modo esponenziale, e le Sante Messe si riducono , visto che i nostri sacerdoti vanno anche loro al mare.
Io, parroco di un paese di campagna, l’anno scorso ho affisso l’identico cartello ed è scoppiato il finimondo. Gente che ha cambiato chiesa, che ha sospeso per tutta l’estate la frequenza alla messa, frasi ironiche contro di me….. Quest’anno ho rimesso lo stesso cartello accompagnato da uno scritto che spieghi che all’Eucarestia va sommo rispetto e venerazione. Non ho mai visto nessuno davanti al Papa o a qualche altro personaggio di rilievo, che si presenti in pantaloncini, canottiera e infradito come si passeggia per la spiaggia. E l’Eucarestia non è forse la Presenza Reale e per eccellenza che si presenta davanti a noi e per noi? Il problema è sempre l’unica questione: la Fede. Crediamo a tutto tranne che a Gesù realmente presente nell’Eucarestia.
ricordo che mio padre estate e inverno non entrava in chiesa se non vestito con giacca e cravatta!
Gentile Lugli,
potrebbe indicare, per favore, i volumi e le pagine degli “Acta Apostolicae Sedis” cui fa riferimento? Grazie!
Io, frequentando, le S. Messe tradizionali, ho notato un fenomeno opposto: certe donne (soprattutto giovani) vengono vestite in una maniera che mi fa venire in mente Biancaneve! Ovviamente la virtù sta nel mezzo.
Su questo argomento le donne mussulmane o arabe, ben intabarrate anche d’estate, hanno qualcosa da insegnare alle donne europee e “cattoliche”!
Su questo punto dissento. Tra un eccesso e l’altro c’è il giusto mezzo, ci sono il buon gusto e la vera eleganza. Che al cristiano non disdicono.
Non confondiamo il pudore cristiano con quello islamico. Nella Chiesa di Cristo la bellezza non viene sacrificata, ma purificata degli elementi sensuali che allontanano da Dio invece che avvicinare a Lui.
Caro Lugli, al prete della sua Unità pastorale, quello della storiella della nonna e della bambina, bisognava rispondere che il Gesù crocefisso in chiesa non è nudo ma coperto.
Solo nella crocifissione nudo lo è stato, forse, per davvero.
Al prete della storiella della nonna e della bambina io invece avrei risposto che l’idea su cui ha costruito la sua storiella non è affatto originale. E’ stata infatti già usata dalla cantante satanica Veronica Ciccone (Madonna) quando ha detto “trovo i crocifissi molto sexy, perchè sopra c’è un uomo nudo”. Menti sataniche non possono far altro che partorire le stesse idee sataniche.
Premesso che soffro molto il caldo, alla S.Messa sempre con i) pantaloni lunghi, ii) scarpe chiuse, iii) polo (intesa come maglietta). Risultato? Anche i miei figli (6 e 4 anni) si stanno adeguando. D’altronde, sempre in tema di paganesimo, nessuno a Roma o ad Atene si sarebbe mai sognato di celebrare i numi in abiti più che decenti (la toga in estate era una sauna).
Vado volentieri al mare se non altro per distrarmi un po’… ridendo di quanta gente mette in mostra corpi che dovrebbero essere coperti, o perlomeno tenuti con decoro, pudore? una parola inesistente.
al funerale della sorella (morta a Dacca) l’avete visto il prete? in maniche corte, bel rispetto per i morti…
Sono più o meno d’accordo con tutti,e in particolare con l’amico Roberto, ma vorrei sottolineare che tutto questo dipende dalla maleducazione e dal pessimo gusto imperanti ora e nei quali siamo scivolati dopo il ’68. Forse dipende anche dal riscaldamento globale che (dicono) ci affligge, mentre (pare) qualche decennio fa le estati erano più fresche. Io, che ho lavorato per 40 anni nel più importante Ente pubblico d’Italia, ho visto negli ultimi anni del mio servizio impiegati di ambo i sessi “sbracarsi”, come diciamo noi vecchi romani, in abbigliamenti che, precedentemente, li avrebbero resi meritevoli di censure e ramanzine da parte dei dirigenti: donne in prendisole e uomini in shorts e sandali da spiaggia. Ma io, abituata a vedere mio marito che (forse esagerando) si mette in giacca e cravatta anche se deve andare a buttare l’immondizia nel cassonetto, mi addoloro di quello che si vede in chiesa, ma non me ne meraviglio. Dio non lo rispetta più nessuno!
Bell’articolo, sarebbe interessante poi capire “chi” (massoneria) ha lanciato la moda dell’abbronzatura a tutti i costi e se l’aumento esponenziale dei tumori non sia legato proprio a questa esposizione forzata ai raggi solari. Ricordo che un tempo i contadini andavano a lavorare in campagna ben bardati per proteggersi dal sole.
San Giovanni Bosco disse che l’estate e’ la vendemmia del diavolo……..Detto questo, devo dire che le nostre citta’ (Io abito a Milano) sono diventate d’estate delle enormi spiaggie, nel senso che le donne e le ragazze sono (s)vestite come al mare. A questo proposito consiglio di leggere i bellissimi libretti di Don Giuseppe Tomaselli sul pudore. In materia ha scritto molto e fa meditare tantissimo.
A proposito dei sogni di San Giovanni Bosco, ve ne segnalo uno che ebbe ed e’ poco conosciuto (che e’ contenuto nel link che vi allego)e che riguarda proprio la pericolosita’ delle vacanze….
Estate, vendemmia del diavolo? – Mogli & Mamme per Vocazione
http://www.mogliemammepervocazione.com/estate-vendemmia-del-diavolo/
Soltanto in rare S.messe, in particolare quella che si celebra, in Bologna alle 18 della Domenica, in Vetus Ordo, nella Chiesa di Ns. Signora della Pietà, la verecondia è osservata in modo encomiabile.
Se per la donna si possono trovare dei suggerimenti e delle linee guida circa il modo corretto di vestirsi ( http://www.preghiereagesuemaria.it/libri/mode%20indecenti.htm et al.)
cosa deve fare un uomo? Chiedo alla redazione se può pubblicare un articolo e/o indicare dei riferimenti a tale scopo (sia per l’uomo che per la donna), visto che ormai nessun sacerdote ne parla più.
Grazie, Edoardo.