… la questione se Bergoglio riconosca come vera la religione cattolica, se sia veramente questa la sua religione, o addirittura se ne abbia una, diventa quasi secondaria rispetto alla poderosa accelerazione da lui stesso impressa, e da una chiesa excattolica che ora viene tutta allo scoperto, al disfacimento etico di una società avviata al suicidio.
di Patrizia Fermani
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Mario Bergoglio, in arte Francesco, non è un compagno che sbaglia, cioè uno che, galvanizzato dal proprio credo, per eccesso di zelo ne esibisce interpretazioni imbarazzanti e prende iniziative avventate capaci di nuocere alla credibilità e al buon nome dei compagni di fede. Anzitutto perché sarebbe difficile individuare di quale fede egli possa essere un cattivo interprete o un cattivo rappresentante. Se non si inginocchia mai davanti al S.S. e dice che Dio (almeno il suo) non è cattolico, per tutto quanto fa e dice è ragionevole pensare che non professi la religione cattolica, anzi nutra per essa una sorta di intolleranza, o di vera e propria vergogna, tanto da arrivare persino a nascondere la croce pettorale o a far velare la statua della Vergine per “rispetto” verso ospiti di altre religioni di passaggio nei giardini vaticani: gesti che fanno apparire il rinnegamento di Pietro prima del canto del gallo come una birichinata, e oscurano di gran lunga la trovata governativa di coprire pudicamente le statue nude per rispetto agli iraniani in visita di stato, manifestazione insuperabile della ignorante idiozia di una classe politica .
In ogni caso, la questione se egli riconosca come vera la religione cattolica, se sia veramente questa la sua religione, o addirittura se ne abbia una, diventa quasi secondaria rispetto alla poderosa accelerazione impressa dall’era Bergoglio, e da una chiesa excattolica che ora viene tutta allo scoperto, al disfacimento etico di una società avviata al suicidio. E in questo si manifesta il tradimento effettivo o potenziale dei dogmi cattolici e il profilarsi della vera e propria eresia, perché l’attacco alla morale serve alla demolizione della fede cattolica come l’attacco alla fede è funzionale alla distruzione della morale.
Se da decenni il credo cattolico era considerato all’interno della stessa chiesa come una moneta ormai senza corso legale, l’inquilino di Santa Marta ha assunto il compito di metterlo ufficialmente fuori uso, stringendo un patto d’acciaio con quel mondo che punta alla dissoluzione dei legami famigliari, alla negazione della morale sessuale e all’omosessualismo, e più in generale all’oscuramento della legge naturale. Un’alleanza che garantisse l’eliminazione di ogni contrasto tra cultura laicista e morale cattolica, preparata da un linguaggio comune capace di sottrarre i cervelli alla tentazione del pensiero. Come il lupo della favola, il mondo anticattolico parla con la voce della nonna, mentre la chiesa usa le parole del mondo e ne risulta appunto quel medesimo linguaggio che per il primo è falso nella forma, e per la seconda è falso nella sostanza.
Tuttavia per condurre a termine una operazione di quella portata, bisognava superare l’ostacolo della poderosa muraglia dottrinale cattolica, che col suo sistema di principi è rimasta radicata per secoli nella coscienza comune. Impresa temeraria da non lasciare al caso né alla improvvisazione. Andava condotta con sapienza strategica ma anche con le dovute cautele. Bisognava che i passeggeri non percepissero chiaramente l’ordine di affondamento, ma si abituassero a poco a poco all’idea di imbarcare acqua. Del resto un attacco esplicito e frontale alla dottrina cattolica avrebbe scosso anche i più rocciosi papisti, che nei tanti gesti anomali e nelle intemperanze del pensiero bergogliano non hanno mai voluto leggere il fine eversivo e i sintomi chiari della eresia.
Dunque, lo scoglio dottrinale andava anzitutto aggirato e si è cominciato con l’attaccare proprio il principio normativo, l’autorità delle norme cattoliche che tendono a regolare i comportamenti umani. Sin dall’inizio del pontificato Bergoglio ha riproposto di continuo con insistenza maniacale il tema della legge che mortifica e opprime una umanità sofferente, pretende di imporsi all’uomo senza tenere conto delle sue esigenze ed esperienze concrete, e va dunque sostituita dall’unica vera legge buona che è quella dell’amore. Dall’Evangelii Gaudium alla laetitia postsinodale si auspica la liberazione dai lacci della legge, insinuando che i principi “rigidi” a priori (o rigidamente aprioristici) assomigliano a quelli che ispirano tutte le ideologie, sempre gravide di conseguenze disastrose. Alla bisogna tornano utili anche certe ambiguità lessicali dei testi paolini debitamente piegati nel verso desiderato.
Ora, è da sperare che neppure Bergoglio ritenga la legge in sé come qualcosa di cui si possa fare a meno. Non sappia cioè che essa è uno strumento indispensabile per il vivere comune, ma che può essere buona o cattiva a seconda del contenuto assegnatole di volta in volta dal legislatore di turno. Non può ritenere cattive certe norme irrinunciabili che assicurano la convivenza pacifica, mentre predicare come buona la libertà da ogni regola implica a sua volta la imposizione di una nuova norma con la contraddizione antica e moderna di ogni dottrina anarchica, che non ha risparmiato gli spensierati sessantottini del vietato vietare. In ogni caso sembra sfuggirgli che la funzione regolatrice di ogni norma mira normalmente all’interesse generale in cui vengono assorbiti per forza di cose gli interessi particolari.
Ma di quale legge ci si deve liberare secondo Bergoglio per fare posto solo a quella dell’amore? Di certo non della legge dello stato, la cui vigenza non dipende dalle interpretazioni vaticane, anche se tutti saremmo ben lieti di essere cristianamente autorizzati a non osservare le norme tributarie e ad evadere amorevolmente il fisco. Mentre i tempi non sembrano ancora maturi per rendere lecito l’omicidio o la calunnia anche se commessi per amore.
Dunque la legge che il vescovo di Roma ci invita e autorizza a superare è solo la legge di Dio, su cui è stata modellata appunto la dottrina cristiana, che non doveva essere modificata neppure di uno iota. Egli ritiene che le norme della morale cattolica, in particolare quelle sulla morale sessuale e famigliare, stringendo la vita degli uomini entro schemi rigidi, mortificano le aspirazioni individuali e il naturale anelito alla felicità.
A superare l’ostacolo, basta chiamare in causa la misericordia divina di cui Bergoglio si è eletto amministratore delegato. Con essa si spazzano via leggi e principi perché il perdono anticipato per tutto e per tutti rende inutile ogni regola di condotta. Insieme alle regole viene meno ogni possibilità di giudizio, anche quello secondo retta ragione raccomandato da Giovanni 7,24, e viene meno il principio di responsabilità.
Lo scenario in cui andava ambientata la santa alleanza col mondo e il ripudio della morale cattolica, doveva avere però una forma istituzionale. Se i principi della morale famigliare vanno cambiati, come chiede il mondo, nulla di meglio che un sinodo sulla famiglia dove la solennità dell’apparato, la complicazione del marchingegno, il profluvio delle parole, il battage pubblicitario avrebbero rassicurato le masse sulla bontà delle intenzioni. La rivoluzione iniziata decenni addietro doveva essere portata a termine sotto le mentite spoglie di uno strumento tanto autorevole, ornato dal pennacchio democratico. Infatti fuori dalla democrazia non c’è salvezza, come un volta non c’era salvezza extra ecclesiam. Questo il senso del famoso questionario dal quale ha preso le mosse il sinodo e che ha avuto la funzione non di registrare le storture da correggere, ma la realtà di cui prendere atto amorevolmente.
Il sinodo doveva affermare il principio che la famiglia è quella presentata dalla realtà perché l’ideale e il reale coincidono. E nella realtà concreta, emerge l’etica da rispettare. Questa la nuova filosofia ufficiale del cattolicesimo aggiornato. In tema di morale famigliare la chiesa non deve insegnare nulla di diverso da quanto produce “lo spirito del tempo”: le famiglie allargate per confluenze matrimoniali, quelle monocolori o a composizione cromatica variabile, i figli a tempo limitato e quelli ordinati da catalogo, gli originali e le imitazioni, tutto merita ossequio e il fattibile diventa naturalmente buono e condivisibile. Accanto alla realtà dei fatti c’è la realtà costruita dalla politica, così il punto di approdo deve essere non soltanto la insignificanza del vincolo matrimoniale, ma anche l’indifferentismo sessuale e la negazione dei limiti della creazione.
Tuttavia c’era ancora l’ostacolo del sacramento. L’indissolubilità del matrimonio è il piano in cui la norma morale incontra il dogma. Qui il terreno si fa scivoloso anche per chi voglia abolire il matrimonio cattolico rimanendo però formalmente nel cattolicesimo. Come prima mossa tornava utile attirare l’attenzione sulla questione di lana caprina dei divorziati risposati esclusi dai sacramenti, già cavalcata da anni in Germania da una chiesa in perenne marcia di avvicinamento al protestantesimo. Una questione capace di mettere in discussione per aggiramento il principio della indissolubilità matrimoniale. Vi sono peccatori che soffrono per non potersi accostare ai sacramenti per il divieto opposto dalla Chiesa e che sono comunque buoni cristiani, anche perché quel “peccato” è ormai generalizzato e di fatto non più scandaloso. Quel divieto è ormai una pena sproporzionata e poco misericordiosa.
La prima ragione per far cadere il divieto di ammissione dei divorziati all’eucaristia sarebbe dunque il suo ingiustificato rigore. Ma un’altra ragione ha preso quota nella mistica del relativismo vaticano, e riguarda la “imputabilità” o meno del comportamento peccaminoso. Il concetto è stato preso malamente a prestito dal diritto, che prevede la gradazione della pena in ragione della capacità di intendere e di volere. Invece per la chiesa di Bergoglio inimputabilità significa ignoranza dei presupposti canonici della propria condotta, ignoranza ovviamente soggetta ad autocertificazione: se Tizio ignorava di avere contratto un primo matrimonio valido, col secondo non è in peccato mortale.
Sennonché, il divieto per chi è in peccato di accostarsi alla Eucaristia riposa su ragioni che esulano dalle vicende individuali. Esso non è una pena per il peccato mortale, ma è norma di salvaguardia del sacramento che non deve essere profanato dallo stato di peccato derivante dal secondo matrimonio. Inoltre, se il divieto di accesso ai sacramenti non è la pena prevista per il peccato, esso non può neppure essere graduato in ragione del grado di “imputabilità” del soggetto, intesa come ignoranza delle norme canoniche. Il tentativo di confondere i due piani mira ad incrinare il divieto e di conseguenza a retroagire sulla indissolubilità del matrimonio cattolico. Ma come si diceva non è invenzione di Bergoglio.
Infatti correva l’anno 2000 quando il Consiglio per i testi legislativi si era visto costretto a sconfessare quei teologi che, con l’evidente obiettivo di attaccare la indissolubilità del matrimonio, mettevano in discussione proprio il divieto di accesso ai sacramenti per i divorziati risposati civilmente, a partire dalla questione della inimputabilità individuale. Costoro facevano leva sul paragrafo 1735 del CCC che prevede una valutazione caso per caso della gravità del peccato. Quella che spetta al sacerdote in sede di confessione.
Il ragionamento era questo: se non si è stati in grado di capire il significato del matrimonio cattolico e le sue condizioni di validità, e si è infranto in buona fede il vincolo di indissolubilità, deve essere superato anche il divieto di accesso ai sacramenti, inteso appunto questo come una pena per quella violazione incolpevole.
Il Consiglio confutava quelle affermazioni dichiarando che l’impedimento di accedere ai sacramenti per chi versa in peccato mortale è stabilito a tutela oggettiva del sacramento stesso e che di conseguenza risulta del tutto ininfluente il grado di responsabilità del soggetto all’atto di commettere il peccato. Diceva testualmente il Consiglio: “La proibizione fatta nel citato canone, per sua natura, deriva dalla legge divina e trascende l’ambito delle leggi ecclesiastiche positive: queste non possono indurre cambiamenti legislativi che si oppongono alla dottrina della chiesa”. Proseguiva osservando che se per il canone 915 del CC: “devono essere allontanati dal ricevere la Divina Eucaristia coloro che sono pubblicamente indegni” , ciò sta a significare che il ricevere il corpo di Cristo essendo pubblicamente indegno, costituisce un danno oggettivo per la comunione ecclesiale, poiché attenta ai diritti della Chiesa e di tutti i fedeli a vivere in coerenza con le esigenze di quella comunione. Infatti aggiunge : “tale scandalo sussiste anche se, purtroppo, siffatto comportamento, non destasse più meraviglia: anzi è appunto dinanzi alla deformazione delle coscienze, che si rende più necessaria nei pastori un’azione paziente quanto ferma a tutela della santità dei sacramenti, a difesa della moralità cristiana e per la retta formazione dei fedeli. Sicché: “tenuto conto della natura della succitata norma (canone 915), nessuna autorità ecclesiastica può dispensare in alcun caso da quest’obbligo del ministro della Sacra Comunione, né emanare direttive che lo contraddicano”. Altri tempi.
Ma i novatori non si sono dati per vinti e hanno continuato a confondere le acque, sicuri che la argomentazione fasulla della inimputabilità sarebbe risultata in qualche modo suggestiva e convincente e che la sua incongruenza e falsità sarebbero sfuggite all’attenzione dei più. Infatti l’idea la ritroviamo insinuata nel numero 47 dell’Instrumentum Laboris 2014, dove, a proposito dell’accesso ai sacramenti, si auspica che la relativa possibilità sia “frutto di un discernimento attuato caso per caso, secondo la legge della gradualità, che tenga presente la distinzione tra stato di peccato, stato di grazia, e circostanze attenuanti”. Proposta rinforzata al numero successivo dove ci si chiede perché mai se è possibile la comunione spirituale, non si può accedere a quella sacramentale.
All’interno del consesso si sono levate voci di dissenso, ma è bastato poco per metterle a tacere. I dissenzienti del primo turno sono stati esclusi dal secondo. Al cardinale Erdo, incaricato di leggere la Relatio intermedia del 2014, è stata passata una velina diversa da quella che si aspettava e che contraddiceva il suo pensiero. E alla fine le pur edulcorate conclusioni dei documenti finali sono state corrette di autorità da Bergoglio sia nel 2014 con le “domande” successive volte a riportare l’attenzione sulle aspettative del mondo, e nel 2015 con le fantasmagorie dell’A.L., summa non teologica del relativismo contemporaneo.
Così tra eresie mascherate da buone intenzioni, idee fasulle spacciate per concetti meditati, banalità rivestite di panni curiali, il sinodo ha cantato un requiem per la famiglia il cui spartito è ora a disposizione di tutti col nome di A.L. Ma se non avessimo ben capito dove va a parare questo pur eloquente manifesto della chiesa di Bergoglio, ecco il garrulo cardinale di Vienna che ne intona un estasiato canto di lode riassumendone a meraviglia contenuti e finalità in una recente intervista.
Piuttosto distante dall’elegante intellettuale allievo della Schulerkreis ratzingeriana, che pochi anni or sono sosteneva raffinate polemiche transatlantiche barcamenandosi tra evoluzionismo e creazionismo, ora Schoenborn si fa propagandista disinibito dell’A.L. Dice appagato che finalmente è stata eliminata la differenza tra situazioni regolari e irregolari “in virtù della gioia dell’amore che non esclude nessuno, veramente e sinceramente nessuno” (senza volerlo torna in mente la battuta dell’indimenticabile Troisi sul primato della salute rispetto a quello dell’amore). Con ammirevole audacia ne loda il linguaggio e ci informa che in esso c’è il “rispetto per ogni uomo di fronte al cui terreno sacro, come insegna l’evangelii gaudium, dovremmo toglierci le scarpe”. Senza chiedersi se la citazione tanto cara a Bergoglio, con l’immagine di Mosè che si toglie i sandali nel recinto sacro di Dio, non stabilisca un parallelo a dir poco blasfemo. Insiste sulla necessità di accompagnare anche le “cosiddette” famiglie irregolari, perché “non c’è un modello più meritevole di attenzione”( cita a.l. 36 e 37), e le famiglie sono tutte belle “così come sono”. Per chi ancora non lo avesse capito qui si stanno rassicurando i vari Vendola ed Elton John sulla commossa comprensione vaticana per la loro bella realtà famigliare. Sempre secondo il n.37 “siamo chiamati a formare le coscienze”, che sarebbe affermazione innocua, senonchè una volta abolita per decisione bergogliana la dottrina cattolica, l’unico criterio rimasto per questa formazione sia quello fornito appunto dalla realtà così com’è. Infatti come si forma la coscienza? Col discernimento, risponde contento il nostro, rinviando agli insegnamenti dati da Bergoglio sull’educazione, “ da grande pedagogo qual è”. Questi meriti pedagogici sono emersi tutti, come è noto, nello incoraggiamento dato alla educazione sessuale che secondo le linee guida governative include la variabilità dei generi sessuali e il valore dei legami omosessuali. Rincara il Cardinale, “è un esperto pedagogo della passioni”(sic!) che punta tutto “sulla centralità dell’amore”, anche se sa che esso “può crescere ma anche raffreddare”. Massima per vero anticipata dalla Perugina nei cui baci anni fa si poteva leggere che “l’amore è come la luna, se non cresce cala”. Intanto fra tanto acume speculativo non guasta tirare in ballo San Tommaso e la “sua grande visione della felicità come meta della vita”. Però Schoenborn, ormai a briglia sciolta, ci ricorda come l’A.L. al 205, “rende dolorosamente visibile quanto male facciano le ferite d’amore” e come nell’8° capitolo spieghi “come la chiesa tratti queste ferite”. Qui si sente quasi vibrare tutta la densità dell’esperienza personale.
Ma ecco finalmente messo in luce il tanto atteso punto di arrivo dell’A.L., che al n. 307 recita: “la Chiesa non deve rinunciare a proporre l’ideale pieno del matrimonio, il progetto di Dio in tutta la sua grandezza”.
Non manca il tributo finale ad una demagogia di maniera che pure ha ormai superato ogni limite di umana tollerabilità: “una chiave di lettura dell’A.L. è la esperienza dei poveri che sperimenterebbero quei piccoli passi sul cammino della virtù, molto più grandi di quelli di chi vive in situazioni confortevoli”. Dopo tante parole in libertà, l’intervistatore gli fa notare come le coppie irregolari assolte dall’A.L. dovrebbero essere considerate in peccato mortale, lo stesso che nella Veritatis Splendor è chiamato “male intrinseco”. Ma il cardinale risponde che l’imputabilità è proprio una condizione per sapere se c’è peccato mortale o meno.
Dunque les jeux sont faits. Lo scoglio dottrinale è stato doppiato come il capo di Buona Speranza e la chiesa di Bergoglio naviga in mare aperto a vele spiegate col vento dell’amore in poppa. Ma non ci siano dubbi: si tratta solo dell’amor profano.
33 commenti su “La tecnica della demolizione – di Patrizia Fermani”
Capisco che, chi per un motivo chi per un altro, nessuno tra coloro che lo frequentano osi aprir bocca ma, non si trova un semplice, schietto, che semplicemente, alla bisogna, dica: “ma che dici”? Qui stiamo tutti riempiendo paginate, raccogliendo materiale, spaccandoci la testa, quando una semplice presenza di spirito,quindi al momento opportuno,sgonfia di fatto qualsiasi pallone gonfiato!
cortese amica, le confesso che il governo attuale della Chiesa mi rattrista e mi angoscia ferocemente – io credo nei miracoli di Gesù e nella sua Resurrezione – ma so (da testi scientifici attendibili e inconfutabili) che nel nostro secolo sono stati verificati autentici miracoli compiuti dai Nostro Signore – un santo sacerdote mi diceva che il miracolo più grande è la resistenza dei fedeli (in continua diminuzione) alle falsificazioni, alle eresia, ai tradimenti, alle eresie e alle banalità del clero — ci sono anche guarigioni e conversioni miracolose – i preti modernizzanti tentano di deludere e ingannare i fedeli – la Verità cristiana è invincibile – non dobbiamo avere paura dei lupi – dobbiamo chiedere aiuto alle anime dei martiri dei quali il clero ecumenico non parla… – Cristo vince, Cristo regna, Cristo impera
Ma da ricordare che “il miracolo più grande è la resistenza dei fedeli” avviene soprattutto grazie all’impegno di quelle poche persone come Patrizia Fermani – Elizabetta Frezza, Alessandro Gnocchi e altri redattori – che con il coraggio della Fede mettono a disposizione la loro cultura a servizio della Verità. Purtroppo di prelati con altrettanta Fede e coraggio non ne conosco, solo qualche sacerdote non una cum. Una autentica grazia con i tempi che corrono. Grazie Professoressa Fermani per questo articolo inappuntabile come sempre.
Bergoglio è un perfetto marxista che mira alla felicità terrena. Ma non sa che questa Terra è una valle di lacrime ; e più si sforzerà di acconsentire al pensiero mondano, più renderà la nostra società un inferno anticipato.
Contro i fatti – diceva il saggio latino – a nulla valgono le opinioni.
Certo che Bergoglio come strumento di Satana è senza pari.
Gaetano
Quando ho letto il tuo commento m’è preso un colpo: per un istante ho pensato di averlo scritto io (infatti mi chiamo anch’io Gaetano)! La cosa più sorprendente è che ne volevo scrivere uno molto simile: quindi, visto che mi hai risparmiato la fatica, ti ringrazio… e, ovviamente, sottoscrivo in toto…
… Sembra tanto semplicione … Ma dietro cela una strategia pianificata nei tempi, nei modi fino al più piccolo dettaglio !!! Hai capito l’argentino !!!!
“Il sinodo doveva affermare il principio che la famiglia è quella presentata dalla realtà perché l’ideale e il reale coincidono.”
Hegel, per l’appunto. E allora la parola a Mons. Livi: qui.
San Padre Pio disse a don Luigi Villa: «Coraggio, coraggio, coraggio! perché la Chiesa è già invasa dalla Massoneria» aggiungendo: «La Massoneria è già arrivata alle pantofole del Papa».
“pregate per me, perché io non fugga, per paura, davanti ai lupi”. (Benedetto XVI all’indomani della sua elezione)
Chiedo scusa, sono fermamente convinto che l’esortazione apostolica “Amoris laetitia” sia catastrofica e portatrice di giustificazioni ed autorizzazioni terrificanti ad una condotta di vita peccaminosa. Vorrei, tuttavia, far notare che il citato punto 307 non contribuisce, in realtà, a mettere in luce la dannosità del documento, in quanto vi è scritto: “Per evitare qualsiasi interpretazione deviata, ricordo che in nessun modo la Chiesa deve rinunciare a proporre l’ideale pieno del matrimonio, il progetto di Dio in tutta la sua grandezza: «I giovani battezzati vanno incoraggiati a non esitare dinanzi alla ricchezza che ai loro progetti di amore procura il sacramento del matrimonio, forti del sostegno che ricevono dalla grazia di Cristo e dalla possibilità di partecipare pienamente alla vita della Chiesa». La tiepidezza, qualsiasi forma di relativismo, o un eccessivo rispetto al momento di proporlo, sarebbero una mancanza di fedeltà al Vangelo e anche una mancanza di amore della Chiesa verso i giovani”
Puro fumo negli occhi per irretire gli ingenui: collaudata tattica modernista consistente nel far credere che apparentemente nulla cambi, mentre, di fatto, tutto è sostanzialmente stravolto dall’interno. Nihil sub sole novi.
Gent.ma P. Fermani, d’accordo su tutto quanto da lei affermato; devo però, per amore di verità, rilevare che una sua citazione testuale della “Amoris Laetitia” (n° 307), riportando una frase incompleta, travisa completamente il pensiero dell’autore, che va nel senso opposto a quello che si può desumere dalla citazione parziale : 307 : “Per evitare qualsiasi interpretazione deviata, RICORDO CHE IN NESSUN MODO LA CHIESA DEVE RINUNCIARE A PROPORRE L’IDEALE PIENO DEL MATRIMONIO, IL PROGETTO DI DIO IN TUTTA LA SUA GRANDEZZA”. Resta comunque, a mio avviso, la sostanza dell’articolo, che sintetizza molto efficacemente le inaccettabili storture dottrinarie/ideologiche che si stanno surrettiziamente introducendo e che non possono che essere rigettate da ogni vero Cattolico.
Spezzare ogni vincolo,presentare la legge divina come un’assurdo e mortificante limite della libertà umana…non è quello che fece il serpente nell’Eden? “Dio sa che…si aprirebbero i vostri occhi e diventereste come Dio”.La superbia luciferina travestita da cristiana misericordia!
Enrica: “La superbia luciferina travestita da cristiana misericordia!”……….
Il “travestimento” da Lei presentato, gentile signora Enrica, mi richiama alla mente un altro ben noto travestimento dei nostri giorni: quello del “disordine psichico” omosessuale travestito, appunto, da “diritto civile”. La mente di Bergoglio sembra operare all’insegna dell’imbroglio semantico, con quanta buona o cattiva fede lasciamo questa decisione a Dio, essendo a noi Umani impossibile leggere nella mente di un atro Umano.
Ma che Bergoglio è un personaggio gravemente problematico è fuori di ogni ragionevole dubbio! Anche a chi è digiuno di profezie, appare fin troppo evidente che il fenomeno Bergoglio è una ulteriore “insostenibilità” tipica dei nostri tempi che si aggiunge alle molte altre già esistenti, l’insieme delle quali sembrano preludere, con forza inevitabilmente logica, alla “fine dei tempi”.
Cordialmente.
Un quadro amaramente e dolorosamente perfetto di come le picconate di Bergoglio abbiano ridotto la Chiesa a un cumulo di macerie: ha voluto e saputo dare il suo ottimo contributo alla distruzione della famiglia, con la consapevolezza che, se gli fosse riuscito di scardinare dal cuore di quelle poche rimaste in piedi la solida certezza di avere il proprio fondamento in Cristo, avrebbe potuto dare il colpo di grazia al cattolicesimo, ponendo così le basi per sua nuova chiesa.
La AL non dice quello che la giornalista dice al numero 307. È l’esatto contrario.
N. 307: “.. in nessun modo la Chiesa deve rinunciare a proporre l’ideale pieno del matrimonio..”.
Il veleno sta nell’espressione “ideale pieno”, che significa “il Matrimonio Sacramentale è un traguardo, un Top raggiungibile solo asintoticamente (cioè “quasi”, “avvicinandosi progressivamente a esso”) “.
In termini pratici: “Sbaciuccihatevi, andate a convivere, fatevi le vostre esperienze… sapendo che esiste un Ideale Matrimoniale”.
In termini dottrinali: non ci si sposa perchè Dio sia con noi, in una nuova Chiesa Domestica, e ci aiuti a sopportarci e ad ACCOGLIERE I FIGLI CHE CI VOGLIA DONARE; ci si sposa, ormai in età avanzata, per “ammettere” che il Matrimonio è un bell’ideale, un “mito” a cui ci si è avvicinati
cari lettori, in effetti c’è stato un refuso e manca all’interno del passo il “non” che ne cambia il senso. Infatti non era certo mia intenzione falsare il senso della citazione, che intendevo trascrivere proprio alla lettera perché, dopo tanta insistenza sul venir meno della differenza tra situazioni regolari e irregolari, dopo il rammarico espresso nel n:36 dell’ A.L..per essere stato ” presentato un ideale teologico del matrimonio troppo astratto..” con il mea culpa che segue sempre al n:36, e infine dopo le ultime esternazioni di Bergoglio su convivenze e dintorni, essa mostra da sola, senza bisogno di commento, la propria funzione meramente ornamentale. Una funzione ancora una volta indirizzata a confondere e sviare l’attenzione, secondo una tecnica troppo nota. grazie dunque a tutti.
Refuso corretto. Chiediamo scusa all’Autrice e agli amici lettori. Purtroppo, per quanto si rilegga un testo prima di pubblicarlo, qualcosa può sempre sfuggire.
PD
Gentile Dr. Fermani,
splendide le sue considerazioni, inducono a riflettere e danno luce su ciò che è veramente il personaggio Bergoglio.
questo papa, come lei ci fa notare, NON ama affatto Dio…basta ascoltare le sue noiosissime omelie…dove non perde occasioni per offendere nostro Signore Gesù Cristo,Lo tratta come un burattinaio (Dio mi perdoni) che deve essere assolutamente d’accordo con tutto e con tutti, deve cioè seguire le mode del (marcio) mondo!
Non sia mai per Bergoglio, parlare per es. della Santa Ira di Dio, al contrario abolendo il peccato( è il messaggio che sta facendo passare) tutto diviene possibile;
NON conosce costui( bergoglio)che senza la durezza della Verità e del vero Amore non esiste salvezza!
Il papa (?) ha una concezione del Vangelo che non ha niente a che fare con l’evangelo biblico; non ha capito ,o forse fa finta, che un vero perdono è del tutto diverso da un debole “lasciar correre”.
Qualcuno gli può spiegare che il perdono è esigente e che chiede una presa di posizione che concerne l’intero essere.
Un Gesù che approva tutto, è un Gesù senza la Croce, perchè allora non c’è bisogno del dolore della Croce per guarire l’uomo.
Nel Sec. XIV Filippo IV di Francia si inventò gli Stati per allontanare il potere della Chiesa e centralizzarlo finanziariamente, è durato sette secoli. E l’ora della fine: solo un 5% di persone produttive, il resto non serve, perchè le cose che si producono sono sempre le stesse. Per impaurire e minacciare il mondo si fece l’esperimento falso di far credere che la Lehman Brothers fosse fallita, mentre la Barclays aveva già le azioni sul tavolo… Questo modello si doveva estendere alle Religioni, fare una ONU religiosa, con un Papa che si presti a dire che cosa ” Dio vuole, o non vuole” Le guerre perpetue esigono un potere religioso globale, dopo falsi scontri di civiltà. Nulla è casuale, tutto pianificato per un 85% di mondo che ha una “spiritualità”. La pace mondiale non la può promuovere una persona…
per capire meglio..occorre, dopo un bel segno di Croce, rivedere il video dell’elezione di Bergoglio e la sua uscita sul balcone, prima che dicesse il famoso buonasera con voce rotta. Guardate attentamente l’uscita e il suo sguardo…lì, in quel preciso momento, quella sera, ho capito…ho avuto paura vedendo quel suo sguardo…ne parlai con un sacerdote che è ha carismi grandi..lui mi fece un sorriso e rimase in silenzio.
Condivido tutto Moira. Che sia un demonio incarnato? O è semplicemente un uomo anti Dio, che ha preso i voti per distruggere la Chiesa?
Gentile Moira,
non solo non è la prima volta che leggo di tale reazione quando si è affacciato al balcone (intendo dire: anche altre persone hanno narrato di aver vissuto la medesima sua esperienza) ma, quella sera, mi trovavo accanto ad altra persona (anch’essa Consacrata) che percepì le stesse cose.
Mi inquieta questo fatto.
Il commento di Gabriele è esatto: su quel punto c’è decisamente una svista dell’autrice dell’articolo. Questo non inficia comunque la tesi dell’articolo nel suo complesso, anche perchè se è vero che nella A.L. ci sono alcune osservazioni formalmente condivisibili, è vero anche che queste rimangono solo e unicamente formali, e vengono smentite dalla sostanza della “pastorale” contenuta nel documento
Mi associo completamente al commento di Moira … anche io e mia moglie abbiamo provato paura e terrore vedendo lo sguardo di Bergoglio alla sua uscita sul balcone. E quando ha proclamato il suo “Buonasera!” invece di un “Sia lodato Gesù Cristo” abbiamo sentito che qualcosa di grave era successo: non c’era più il Papa … ma solo un Vescovo di Roma …
Anselmo.
Facciamo il punto della situazione: mons.Bergoglio e’ stato “nominato”papa dopo le dimissioni di Benedetto XVI,DIMISSIONI FORZATE,tanto da indurre il legittimo successore di Pietro a proclamarsi lui stesso Papa emerito(o meglio papa sono e papa rimango). Da allora ha fatto di tutto per dimostrare che lui non ha niente a che vedere con la Chiesa Cattolica,non difende la fede in Cristo,non combatte per confermare i suoi fratelli nella sana dottrina della Chiesa,trova attrazione per tutto cio’ che è contrario alla morale cristiana,non mostra nessuna devozione per la Santissima Vergine,ne’ adorazione per la Santa Eucaristia,stima tutte le FALSE religioni,ha un’amore viscerale per l’ideologia comunista(sia sud americana che cinese),si sente particolarmente AFFASCINATO dal movimento riformista luterano con il quale festeggera’il cinquecentesimo anniversario della loro eresia.ERGO un impostore occupa la cattedra di Pietro e noi cristiani abbiamo l’OBBLIGO di non seguirlo, se vogliamo salvare la nostra anima,perche’la SS TRINITA’ E’ CATTOLICA.
Caro Carlo, la sua è una perfetta “lectio magistralis”, un’introspezione psicologica di Bergoglio degna di Sigmund Freud (o di Carl Gustav Jung, o di Alfred Adler, come preferisce). Bisognerebbe impararle a memoria, queste sue parole, per sbatterle in faccia, poi, ai papolatri che ad ogni piè sospinto ci accusano di essere léfèbvriani, quasi fossimo appestati. Ma che vuol farci, Bergoglio ci odia, ed i suoi lo seguono anche in quest’odio, in questo disprezzo contro la Chiesa preconciliare e tutti coloro che ne sentono anche soltanto la nostalgia. Io mi faccio un vanto di essere rimasto a Pio XII, a S. Pio X, a Pio IX, cioè di essere rimasto cattolico, mentre loro, cresciuti con le utopie moderniste, , ed oggi ipnotizzati dall’uomo biancovestito, hanno sostituito NSGC e la Sua SS.ma Madre con la raccolta differenziata, l’animalismo, la simpatia per le perversioni sessuali (tutte forme d’amore !), la TdL, ecc. Che vadano dietro a Bergoglio e Galantino, allora, e buon viaggio.
abbiamo tuttavia anche l’obbligo di pregare per la loro conversione,in quanto piu’ un’anima è lontana da Dio e più il cristiano in nome della CARITA’deve pregare perchè tale anima ritrovi la retta via.Questo è Misericordia.
C’erano “i Tre Biancori”, carissimo: Papa, Eucarestia, Immacolata.
Adesso ce ne sono due: Eucarestia, Immacolata
Dove va la chiesa di Bergoglio (come la chiama giustamente la Fermani) a me interessa assai poco.
Io sono e resterò cattolico, ovvero fedele Cristo e alla Sua Rivelazione che si attinge attraverso Sacra Scrittura e Sacra Tradizione.
Il fatto che un tale impostore e la sua banda di fiancheggiatori abbia abusivamente occupato la prima sede, può dispiacermi
e farmi soffrire, ma non può indurmi a seguire l’eresia modernista in nome di una falsa obbedienza, ad una falsa chiesa con a capo
un falso papa eretico e rinnegatore di Cristo, devastatore e spregiatore dei Sacramenti.
Bergoglio e la “sua” falsa chiesa vadano per la loro rotta e chi vuole seguirli lo faccia.
Davanti a Dio ognuno risponderà in proprio delle proprie scelte in azioni ed omissioni (cardinali in primis).
Come scrive Vassallo Cristo Regna, ma sta a noi scegliere se essere fedeli a Lui o piuttosto seguaci dell’anticristo
(vestito di bianco), perchè delle due solo una è possibile, senza menzogna e ipocrisie, si si e no no.
Caro sig. Matteo, Lei mi ha letto nel pensiero.
Penso che attualmente ci siano due Papi perché ci sono due Chiese: la Santa Chiesa Cattolica di sempre fondata da Gesù Cristo e rappresentata da Benedetto XVI e la falsa chiesa neopagana fondata da Bergoglio.
Occorre che ognuno di noi faccia la propria scelta, senza se e senza ma.
Alcuni dicono: “e io cosa posso fare?”, secondo me questo è il ragionamento di chi non vuole prendere posizione, di chi aspetta che sia qualcun altro a farlo, per poi accodarvisi, se conviene.
In questa foto il papa sembra Stan Laurel. Che ci prenda tutti in giro?
Stan Laurel si rivolterà nella tomba…Bergoglio è una macchietta che fa tristezza (neanche con il naso da clown riesce a divertire).