L’equiparazione tra razzismo e omofobia da parte dei vertici dello sport italiano rappresenta un fatto storico gravissimo, emblematico della decadenza dei tempi e dell’odierno clima culturale in tema di omosessualità.
di Rodolfo de Mattei
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Il CONI (Comitato Olimpico Nazionale Italiano) si uniforma al diktat etico globale ed introduce il reato di omofobia all’interno del proprio statuto. A darne notizia è il suo stesso presidente Giovanni Malagò, nel corso dell’audizione alla VII commissione del Senato sullo stato di salute dello sport italiano, dichiarando:
“Ieri abbiamo inserito il tema della lotta all’omofobia nello statuto del Coni: è stata recepita l’indicazione della Presidenza del Consiglio dei ministri” e per questo “abbiamo modificato l’ordinamento inserendo oltre ai reati di discriminazione razziale anche quelli di omofobia”.
Il presidente del CONI Malagò ha motivato la propria decisione affermando di essersi semplicemente attenuto a quelle che erano le indicazioni “dall’alto” in tal senso: “non abbiamo fatto altro che rispettare le indicazioni generali“.
La nuova norma è stata accolta con scontato entusiasmo dalle associazioni LGBT che grazie a tale novità vedono equiparare il reato di discriminazione razziale e quello di omofobia. Aurelio Mancuso, presidente di Equality Italia, ha dichiarato:
“È un ottimo segnale. Dai cori omofobi alle discriminazioni nei confronti di atleti ritenuti omosessuali, finora lo sport italiano ha dato una pessima immagine. La stessa reiterata negazione da parte di dirigenti sportivi del fatto che l’omosessualità è presente in tutte le discipline, o le offese gratuite con dichiarazioni raccapriccianti sulle persone omosessuali, sono atteggiamenti discriminatori che convincono, tra l’altro, migliaia di sportivi a vivere nella paura e nella clandestinità. Quindi è necessario che dai primi, timidi gesti si passi velocemente ai fatti”.
Sulla stessa linea anche Fabrizio Marrazzo, portavoce di Gay Center, per il quale, d’ora in avanti, “non sarà più lecito né discriminare, né usare un linguaggio offensivo sui campi di gioco“.
L’equiparazione tra razzismo e omofobia da parte dei vertici dello sport italiano rappresenta un fatto storico gravissimo, emblematico della decadenza dei tempi e dell’odierno clima culturale in tema di omosessualità. Con tale conformista decisione il CONI, il più importante organo sportivo italiano, mette lo sport, attività educativa e formativa per eccellenza, rivolta a giovani e giovanissimi, al servizio della sempre più aggressiva ideologia LGBT. Un irresponsabile provvedimento adottato, secondo le parole dello stesso presidente Malagò, in riverente ossequio alle indicazioni arrivate in materia dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri che, dopo le recenti nomine in quota LGBT a Palazzo Chigi, mette dunque, ancora una volta, a nudo la linea politica del premier Matteo Renzi in fatto di gender ed omosessualità.
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13 commenti su “Il CONI introduce il reato di omofobia – di Rodolfo de Mattei”
No comment. Aveva ragione Flaviano: “Gli italiani corrono sempre in aiuto del vincitore”.
Mi scuso per il linguaggio “poco elegante”, però: che schifo!
Non mi pare che nella legislazione italiana esista il reato di Omofobia. Quanta fretta, al CONI.
Ma, solo per curiosità e senza alcun intento polemico, rispettando le posizioni di chiunque, secondo voi é dunque giusto prendere in giro un atleta omosessuale, deriderlo o, magari, escluderlo da gare o competizioni? non é una provocazione é davvero una mia curiosità, poiché introdurre un reato come quello di cui si tratta al CONI ha l’unica funzione di non discriminare/deridere/emarginare delle persone non certo di riconoscere matrimoni o adozioni gay.
Rispondo a titolo personale, ma credo di interpretare il pensiero anche di altri:
Nessuno ritiene giusto prendere in giro un atleta omosessuale, deriderlo o, magari, escluderlo da gare o competizioni. Ma quando mai? Semplicemente esistono già regole che sanzionano tali comportamenti scorretti.
Il vero problema è definire in termini legali quale comportamento configura il “delitto di omofobia”. Finché non esiste la fattispecie giuridica, come si fa ad evitare di incorrervi? Oggi le accuse di “omofobia” (sempre tra virgolette in quanto la parola stessa non trova legittimità ai miei occhi) “si danno via come confetti” a furor di stampa e TV, ma la fattispecie giuridica non c’è. Si condanna sulla base di un “delitto” non definito. Se ricordi, questo era ciò che succedeva ai tempi di Stalin per chi riceveva l’accusa di “sabotatore”, “attivista antisovietico”, senza che fosse definito quali atti configurassero il delitto.
sono sicuro che le leggi in vigore già tutelano dalla derisione, diffamazione, ecc. ecc. chiunque, omosessuale o meno; sono altrettanto sicuro che un cattolico cristiano accoglie, stima e rispetta tutte le persone, anche gli omosessuali ma deve comunque condannare i comportamenti omosessuali.che non sono certo graditi a Dio. Io, da cattolico, ritengo che l’unione civile omosessuale sia un comportamento contro natura e contro Dio con l’aggravante dell’intenzione della coppia di perseverare nel peccato. Sono omofobo? Secondo il Coni io non posso più esprimere il mio pensiero come Costituzione mi permette? Forse è il caso che ci prepariamo per sviluppare azioni legali per cristianofobia
Caro Alberto, le regole del CONI riguardano esclusivamente la disciplina sportiva. Di conseguenza, nessuno Le toglie il diritto (sacrosanto) di affermare che una coppia omosessuale commette peccato. Il reato introdotto dal CONI sanziona, invece, l’esclusione di un atleta da una gara o l’espulsione da una squadra in quanto omosessuale oppure un coro da stadio improntato a deridere un calciatore gay (esattamente come già succede, oggi, per insulti rivolti a calciatori neri).
Caro Aurelio, la decisione se punire o meno un comportamento é rimessa alla valutazione del Giudice ed é inevitabile che, per alcuni tipi di reato, che già esistono (come la diffamazione) vi sia un margine di discrezionalità che purtroppo non si può eliminare.
Vorrei solo farLe notare che esistono già dei reati o delle aggravanti di reato quando il fatto é commesso con odio razziale, etnico o religioso e nessuno si pone problemi particolari (ad esempio, picchiare una persona in ragione della sua fede cattolica costituisce un delitto di lesione personale aggravato dall’odio religioso).
Mi domando perché non possa valere lo stesso se viene picchiata o insultata o diffamata una persona solo ed esclusivamente in quanto gay. Si tratta di violenze fisiche o verbali molto differenti dall’esprimere un punto di vista (anche cattolico) assolutamente legittimo, come la contrarietà ai matrimoni gay o alle adozioni o persino agli atti omosessuali, che nessuno contesta se espressi in modo educato e comunque…
Dott. De Mattei, grazie di questa notizia. E’ un segnale d’allarme impressionante!
Introdurre un “reato” così all’interno del regolamento del CONI è l’anticamera per introdurre il reato vero e proprio nella nazione. Il CONI ha a che fare con tutti gli sport e questi sono oggi più che mai il canale frequentato dai giovani e dai bambini…
Appare come misura per atleti professionisti adulti, ed in realtà sarà strumento di nuova inculturazione per i più piccoli…
E ancora una volta nel silenzio del clero e dei tanti intellettuali e giornalisti diocesani e parrocchiali…
sigor. Steve, ma quanti altri reati si dovrebbero allora introdurre?!( per es. quelli che offendono i poveri ,i paraplegici, i grassoni/e, i nani/e gli occhialuti etc..etc… solo per citarne qualcuno, così a caso)
e perché non lo fanno???
perché solo quello contro chi offende un gay? che poi io non la vedo come un’offesa…l’offesa è solo nell’intenzione di chi la compie…
anzi il gay, dovrebbe riderci su…visto che, per ( il gay) è tutto normale! o no? 🙂
ma forse non tutti hanno il suo stesso senso dell’umorismo.
Cara Vittoria, l’offesa non consiste nel chiamare “gay” una persona ma nell’offenderla pubblicamente o a livello sociale (sono sicuro che conosce certe espressioni tipiche per dileggiare le persone omosessuali).
in ambito sportivo, la discriminazione può avvenire anche attraverso l’esclusione da un club o da una società sportiva o l’estromissione da una gara.
Nel nostro sistema giuridico esistono già reati o aggravanti analoghe (discriminazioni in base alla religione, alla razza o all’etnia) che nessuno contesta.
Peraltro, un simile reato punisce solo episodi di violenza (fisica, psicologica o verbale), mentre nessuno può sanzionare penale chi esprime un’opinione (come, ad esempio “l’omosessualità é un peccato” o altre simili).
Lo dica a Scalfarotto!