di Francesco Colafemmina
fonte: Fides et Forma
Mi dispiace per l’amico Andrea Carradori che in questi giorni è sconvolto dal cambiamento dell’orario della Santa Messa more antiquo che si celebrerà nella Basilica di San Pietro in occasione del Pellegrinaggio dei “coordinamenti” delSummorum Pontificum. Andrea, inutile dirtelo, ma c’era da aspettarselo. Ed è al contempo inutile prendersela con chi, come me, aveva espresso delle perplessità in linea di principio non tanto sull’iniziativa in sé, ma su tutta questa segretezza, questi modi curiali che si nutrono dell’illusione – ormai di questo si tratta – che le gerarchie romane siano altrettanto devote, zelanti e pure dei fedeli legati alla tradizione.
Il clero, specialmente l’alto clero, ti usa, gongola se lo coccoli, si inebria se gli fai qualche dono, se qualche busta con le offerte tintinna, e poi ti getta come una gillette usata.
Purtroppo questo accade a chi crede che accarezzando certi prelati o fidandosi dell’ambizione di altri si possa realizzare la santificazione del popolo di Dio attraverso l’antica liturgia ritrovata e rivissuta nella sua autentica spiritualità. E’ un errore, un grave errore. Perché la mentalità dominante in certi ambienti è guidata dal senso del potere. Se il potere, se i numeri, sono insufficienti, nonostante le vostre carezze, al momento più opportuno vi lasceranno blaterare di gregoriano, mozzette, manipoli e candelabri e vi abbandoneranno.
So che oggi la domanda può apparire retorica ma è legittima: che necessità c’era di organizzare questa messa proprio in San Pietro? Che necessità c’era di coltivare l’illusoria speranza che fosse il Papa a celebrarla? Che necessità c’era di mutare l’approccio di Giovani e Tradizione, ossia dei vecchi convegni tradizionali, aperti a tutti, pubblici e dunque partecipati, con questa roba da carbonari? Volevate preservare il tradizionalismo dalle ripicche di certo clero? Ci siete riusciti in pieno: infatti vi hanno spostato la messa alle 3 del pomeriggio, ora romana della pennica…
Morale: il clericalismo non paga. Il curialismo tanto meno. Per vincere le astuzie, le invidie e le palesi cattiverie di certo clero, l’unica arma è la trasparenza. Fare tutto allo scoperto, coinvolgendo tutti e senza verticismi. E soprattutto smettendola di continuare a immaginare un Papa solitario nel suo ufficio, circondato da lugubri aguzzini, e rinfrancato solo dalla presenza dei fedeli tradizionali.
Noi amiamo la tradizione della Chiesa perché crediamo che la spiritualità del rito antico sia foriera di grazia. Crediamo che la partecipazione silenziosa al Santo Sacrificio aiuti la conversione e possa salvare maggiormente le anime. Insomma, noi crediamo nella Salvezza che il Signore ci dona attraverso l’Eucaristia. Punto.
Perciò di tutte le altre trame di palazzo, dei Cardinali e dei loro vezzi, delle gran dame di corte e delle loro manovre, caro Andrea e cari amici Pellegrini del Summorum Pontificum – sempre per restar romani – non ce ne po’ fregà de meno!
La prossima volta, dunque, – questo il mio cordiale consiglio – statevene alla larga da certi ambienti, non coltivate illusori sogni di gloria, ma pensate solo alla salvezza delle anime (della quale persino al clero importa ormai poco). Il resto non conta.