Rodolfo Casadei è un giornalista italiano che ha viaggiato per anni in Siria, Iraq, Egitto e Nigeria per raccontare la persecuzione attuata dai fanatici dell’Isis.
In calce: la cartina delle persecuzioni anti-cristiane nel mondo
di Luciano Garibaldi
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E’ ancora ben presente il ricordo della Pasqua di sangue di Lahore, nel Pakistan, dove un fanatico terrorista musulmano si è fatto saltare in aria con ben dieci chili di tritolo annodati alla vita, causando la morte di 71 persone. Si trattava di famiglie, per la maggior parte di mamme e bambini, affluiti nel parco giochi per festeggiare la giornata pasquale.
Purtroppo la strage di Lahore è soltanto l’ultima, in ordine di tempo, di una infinità di episodi di violenza di massa che sembrano non avere più fine. Ne ha scritto un’accurata e dolorosa cronaca il giornalista Rodolfo Casadei, nel suo libro «Perseguitati perché cristiani», pubblicato dalla casa editrice Mimep Docete (240 pagine, 10 euro) con la prefazione di padre Piero Gheddo. Dal 1998 Rodolfo Casadei, 56 anni, è inviato internazionale del settimanale «Tempi». In precedenza è stato redattore specializzato per l’Africa del mensile «Mondo e Missione», fondato e diretto da padre Gheddo. Ha scritto decine di reportages dalle terre occupate dall’Isis e ha viaggiato a lungo in Africa e Medio Oriente, in particolare in Iraq, Siria, Nigeria, Egitto. Ha al suo attivo dieci libri, tre dei quali dedicati alla persecuzione dei cristiani, di cui quest’ultimo, appena uscito, è il più completo. Nel 2005 ha vinto il premio dell’UCSI (Unione cattolica stampa italiana).
Come ha scritto padre Gheddo nella prefazione, «raccontare la persecuzione che i cristiani oggi patiscono in tante parti del mondo per mano di credenti di altre religioni non significa affatto alimentare conflitti di religione. Ci sono infatti anche musulmani di buona volontà che hanno preso le difese dei cristiani, come quelli che hanno cercato di impedire ai Fratelli Musulmani di bruciare le chiese in Egitto, o quelli che in Nigeria collaborano con l’arcivescovo di Jos per la prevenzione delle violenze e per la pacificazione fra le comunità; o i musulmani curdi che combattono per riconquistare i villaggi cristiani in Iraq, occupati dagli estremisti dell’Isis».
Per avere un’idea della profondità e della completezza dell’indagine storico-cronistica di Rodolfo Casadei, è sufficiente scorrere, nella parte dedicata all’Iraq, il capitolo che s’intitola: «Un tornado chiamato Isis». Vi si narra come. Il 10 giugno 2014, Mosul, terza città dell’Iraq, cadde nelle mani dei ribelli dell’Isis (Islamic State of Iraq and Syria). Un evento che ebbe dell’incredibile: i ribelli attaccarono in quattromila e misero in fuga 40 mila fra militari e agenti di polizia che presidiavano la città. I soldati abbandonarono le caserme lasciando nelle mani del nemico armi e munizioni, pezzi di artiglieria e addirittura cacciabombardieri. Fu allora che i riflettori si concentrarono sulla figura di Abu Bakr al-Bagdadi, già capo di Al Qaeda in Iraq, e poi, in seguito alla vittoria di Mosul, autoproclamatosi Gran Califfo dello Stato Islamico dell’Iraq e della Siria, restaurando così la plurisecolare istituzione politico-religiosa islamica che Mustafà Kemal Ataturk, il padre della Turchia moderna, aveva soppresso nel 1924. Scopo principale del nuovo califfato: vendicare la disfatta di Vienna dell’11 settembre 1683 e rimettere l’Europa nel mirino della conquista musulmana.
Il capitolo dedicato alla Siria è sicuramente il più intrigante e anche il più attuale. Vi si descrivono nel dettaglio le violenze, i soprusi, i veri e propri massacri di cui sono vittime quotidiane centinaia e centinaia di cristiani. «La guerra civile di Siria», scrive Casadei, «è la più grande catastrofe umanitaria dei nostri tempi. Ogni giorno in Siria muoiono tra le 100 e le 200 persone: soldati e ribelli; combattenti e non combattenti; uomini, donne e bambini. Negli ultimi quattro anni hanno perso la vita 220 mila persone. I profughi che hanno trovato riparo all’estero sono 4 milioni, gli sfollati interni 6,5 milioni, su una popolazione totale di 23 milioni di abitanti».
A partire dal 2011, i leader dei Paesi arabi nel mirino dell’Isis caddero uno dopo l’altro: Ben Alì in Tunisia, Hosni Murarak in Egitto, Gheddafi in Libia. L’unico che riuscì (e riesce ancora) a resistere è il presidente siriano Bashar el Assad, al potere ormai da un ventennio. Anziché sfaldarsi di fronte alla violenza qaedista, il regime siriano si chiuse a riccio e reagì con la repressione. Nel giro di poche settimane, si contarono centinaia di manifestanti uccisi o torturati fino alla morte.
Oggi la Siria divide il mondo, mentre i suoi abitanti fuggono verso l’Europa ormai a centinaia di migliaia: con il governo si schierano potenze come la Russia; con i ribelli, potenze come gli Stati Uniti. Ma è un fatto che le violenze contro i cristiani non provengono dal governo, in quanto, con Assad, i cristiani hanno avuto (e hanno) accesso a cariche prestigiose come quelle di primo ministro, ministro degli Esteri, ministro della Difesa, governatore della Banca centrale, capo di Stato Maggiore dell’esercito.
E’ per queste ragioni che pochi cristiani hanno aderito alla rivoluzione siriana. E la scelta si è resa necessaria anche per il carattere sempre più anticristiano dei componenti dell’insurrezione armata, che continuano a massacrare, con tiri di mortaio, i quartieri delle città siriane a maggioranza cristiana, e a tenere prigionieri, ormai da due anni, i vescovi Ibrahim Yohanna e Yazigi Boulos. Senza tener conto della continua devastazione dei monasteri e delle chiese più antiche. E questo per limitarsi alla Siria. Ma se si vuole avere un quadro preciso delle violenze anticristiane in corso in Iraq, in Egitto e in Nigeria, nulla di meglio che sfogliare le preziose pagine di Casadei.
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LE PERSECUZIONI ANTI-CRISTIANE NEL MONDO
per gentile concessione del Direttore della rivista Storia-Verità
(cliccare sull’immagine per ingrandirla)
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2 commenti su “Assassinati a migliaia solo perché cristiani – di Luciano Garibaldi”
Questa cartina è l’apoteosi della massoneria anticristiana che si compiace dell’avanzata islamica.
Spero che i cristiani uccisi per la fede siano proclamati nartiri, come ha fatto la Chiesa Copta, e
che adesso siano in Paradiso! E se tra loro ci sono dei bambini, auguro loro di
giocare con gli Innocenti di Betlemme ed altri bambini martiri!