di Gianfranco Amato
fonte: Cultura Cattolica
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Il mondo civile ha assistito attonito al caso di Rimsha Masih, la bambina disabile pakistana di religione cristiana, che ha rischiato di essere bruciata viva dalla folla inferocita, e che oggi si trova agli arresti presso un riformatorio in attesa di giudizio. Il reato di cui è accusata questa undicenne affetta dalla sindrome di Down è di aver stracciato alcune pagine di un manuale che viene utilizzato per imparare a leggere il Corano, testo sacro della religione islamica. Questo atto avrebbe violato la cosiddetta legge sulla blasfemia, spesso strumentalmente utilizzata per colpire i cristiani in Pakistan, la stessa legge contro cui si era battuto con coraggio il ministro martire Shahbaz Bhatti – scelto come uomo dell’anno 2011 da CulturaCattolica.it – ucciso dal cieco fanatismo islamico.
Questa ennesima vicenda di assurda intolleranza contro i cristiani rende ancora più evidente il fatto che il cosiddetto islam moderato viva solo nelle buone intenzioni di chi si illude irenicamente circa la possibilità di un dialogo con il mondo musulmano. La drammatica realtà di ciò che accade nei Paesi in cui l’islam determina concretamente la cultura del popolo dimostra, purtroppo, esattamente il contrario.
Quello che manca all’Islam, una cultura in cui ancora si lapidano le donne adultere come nella Palestina di duemila anni fa, è Qualcuno che sappia rivolgersi al cuore degli uomini e dire: «chi è senza peccato scagli la prima pietra».
In ogni caso, è difficile se non impossibile giustificare ciò che è accaduto alla piccola Rimsha Masih alla luce di una prospettiva religiosa, giacché è impensabile che il Dio dei musulmani possa avere questo volto. Se così fosse, sarebbe un Dio disumano.
Riportiamo, da Radio Vaticana, questo frammento di intervista:
Tristemente di attualità in questi giorni il caso, in Pakistan, della bambina cristiana, down, di 11 anni, Rimsha Masih, imprigionata con l’accusa di blasfemia perché trovata in possesso di frammenti di un libro sacro islamico, così come le violenze verso i cristiani in Nigeria. Il dialogo interreligioso in questo senso può aiutare? Ci risponde il cardinale Tauran:
“Certo. Più la situazione è grave e tesa, più il dialogo si impone. Vediamo il caso in Pakistan di Rimsha Masih, riportato dalla stampa. Si tratta di una ragazza che non sa né scrivere né leggere, raccoglieva le immondizie per vivere, ed ha raccolto i frammenti di quel libro che si trovavano tra le immondizie. Prima di dire che un testo sacro è stato oggetto di disprezzo, occorrerebbe verificare i fatti”.
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