CRISTINA SICCARDI RISPONDE A PADRE GIOVANNI CAVALCOLI. IL CONFRONTO SI ARRICCHISCE

Abbiamo pubblicato ieri, 11 luglio 2012, la lettera che P. Giovanni Cavalcoli ha scritto a Cristina Siccardi. Ora ci giunge questa lettera, che volentieri pubblichiamo, con cui Cristina Siccardi risponde a P. Cavalcoli, proponendo un interessante cammino di approfondimento.

Ringraziando gli Autori che stanno dando vita a questo dibattito rappresentiamo anche i sentimenti dei diversi lettori che, dopo la pubblicazione dell’articolo di Paolo Pasqualucci e dei seguenti, hanno scritto a Riscossa Cristiana per manifestare il loro vivo interesse per una sincera ricerca di chiarezza su problematiche così importanti per il bene della Chiesa.

PD


cv2

 

Molto Reverendo Padre

Giovanni Cavalcoli,


mi perdoni, ma come Ella, che si dichiara strenuo nemico del Modernismo, mi insegna, preferisco continuare a darLe del Lei, onde sottolineare quel reverente distacco che ogni laico, soprattutto se donna, deve mantenere nei confronti di ogni sacerdote, in modo particolare se anche religioso; anche su questo punto mi permetto di rimanere fedele alla Tradizione della Chiesa, in contrasto con l’uso postconciliare; uso che trae la sua ragione proprio da quel desiderio di aggiornamento e di democraticizzazione, teso a ridurre, fino ad eliminare, ogni distinzione ed ogni gerarchia.

Venendo al merito delle critiche che Ella mi muove, mi pare di poterle sintetizzare nel principio secondo cui ogni affermazione a contenuto dottrinale del Concilio Vaticano II è, di per se stessa, infallibile, in quanto il Concilio stesso gode dell’assistenza dello Spirito Santo che gli impedisce qualsiasi errore in fatto di dottrina.

Tale principio è in palese contrasto con il dogma dell’infallibilità pontificia, così come proclamato dal Concilio Vaticano I. Tale Assise dogmatica, a differenza del pastorale Concilio Vaticano II, richiede oltre al fatto che si parli di Fede e/o di morale, anche che il Papa, o il Concilio Ecumenico confermato dal Papa, dichiari essere tale affermazione vincolante per la Fede di tutti i cattolici.

Da ciò consegue che, in un discorso pastorale, le  affermazioni, anche di dottrina e/o morale, se non pretendono espressamente di essere infallibili NON LO SONO, in contrasto con la Sua affermazione contenuta nella Sua lettera di risposta al Professor Pasqualucci, secondo cui «Il Concilio può aver commesso errori nelle sue disposizioni PASTORALI, ma non è ammissibile che ci insegni il falso nella DOTTRINA, quando Cristo ha assicurato l’infallibilità della sua Chiesa in questo campo connesso con la salvezza».

Le uniche affermazioni del Concilio che godono di infallibilità, come magistralmente dimostrato da Monsignor Brunero Gherardini, sono quelle in cui il Concilio stesso cita pronunciamenti già infallibili di altri documenti. È chiaro che questa infallibilità non sta nei pastorali documenti del Vaticano II, ma nell’infallibilità dei testi citati: chiunque citi tali testi è, nell’atto di farlo, infallibile.

Ella stessa afferma che: «Io sono invece dell’idea che nelle disposizioni pastorali vi siano degli errori, – e su questa materia il cattolico ha libertà di critica – che si sono rivelati in questi 50 anni, errori che vanno corretti, soprattutto per quanto riguarda l’ufficio pastorale del vescovo, che è presentato in modalità che mancano di energia morale ed intellettuale (il vescovo “bonaccione”, debole coi forti e forte coi deboli, in nome della “carità” e del “dialogo”), tali da favorire i pastori paurosi, ingenui, opportunisti e mercenari, come vediamo purtroppo oggi spesso. I Vescovi devono svegliarsi dal sonno. Questi sono i vescovi figli del Concilio. QUI BISOGNA RIMEDIARE AL PIU’ PRESTO». Queste Sue parole sono assolutamente sottoscrivibili. Mi permetto, proprio nel sottolineare la verità e la conseguente bellezza di questo Suo passo, di chiederLe gentilmente di enucleare tutti  i brani del Concilio a cui fa riferimento. Sarebbe un atto di carità immenso nei confronti di tutti noi poveri fedeli.

Implorando La Sua benedizione, Le porgo i più rispettosi ossequi.

 

Cristina Siccardi

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