In un’istruttiva riunione dei gruppi del PD lagunare la signora Cirinnà parla a chiare lettere del ddl sulle “Unioni civili”, dichiaratamente specchietto per le allodole e anticamera dei matrimoni tra omosessuali. E con la interpretazione autentica del disegno di legge in questione, si chiarisce bene il pensiero, o più propriamente il programma pidiessino di promozione della società omosessualizzata, al quale il partito pare avere affidato la propria stessa ragion d’essere. Cose che capitano quando si è convinti di parlare solo “in famiglia”… senza orecchie indiscrete.
di Patrizia Fermani
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Il Laurentianum di Mestre è la sala conferenze ricavata nel vecchio edificio che ospita l’archivio del Duomo e che è separato da questo solo da uno stretto vicolo cieco. Vi si accede da una scala esterna di pietra e mattoni rossi, resto dei primitivi ambienti annessi alla chiesa totalmente ricostruita nel 700.
I gruppi del PD lagunare hanno organizzato qui il 4 dicembre scorso un incontro dal titolo “la verità sulle unioni civili”, relatrici la senatrice Cirinnà, e una associata di diritto privato presso l’università di Verona.
Quello che è stato definito come va di moda” dibattito” , in realtà voleva essere solo l’ illustrazione delle recenti modifiche apportate al testo e al titolo del disegno di legge che da “ Matrimonio tra persone dello stesso sesso” è passato a chiamarsi “Unioni civili”. Tali modifiche sono state imposte dalla necessità di disincagliare il ddl, come ha tenuto a precisare subito la Cirinnà, dalle secche dell’ ostruzionismo di NCD e Forza Italia, motivato dal fatto che il matrimonio tra persone dello stesso sesso avrebbe aperto automaticamente la strada alle adozioni.
Tale ostruzionismo poteva essere fiaccato soltanto rimanendo in aula giorno e notte. La scelta eroica non è stata fatta, ma la senatrice ha ringraziato Felice Casson, seduto in prima fila, che pure si era offerto di “fare le notti”.
’L’incontro aveva lo scopo, come vedremo, di spiegare all’ala radicale del partito che il passaggio dal matrimonio alle “unioni civili” era stato dettato solo dalla necessità politica di uscire dallo stallo. Ma già dai volantini reperibili all’ingresso, è risultato chiaro come le modifiche, tutte di facciata, mirino a tranquillizzare definitivamente soprattutto quei sedicenti cattolici eternamente in cerca della “soluzione condivisa” capace di metterli a posto con la “coscienza” e con la religione civile di cui si sentono fedeli devoti. Infatti essi possono ora prendere atto che se il nuovo ddl fosse approvato, rimarrebbe preclusa l’ adozione per le coppie di omosessuali, insieme all’accesso alla fecondazione artificiale e a quella che viene chiamata confidenzialmente dalle relatrici “surroga o surrogata”: il nuovo ddl prevede “solo” l’adozione da parte di uno dei soggetti della “coppia” di omosessuali, del figlio del partner.
La Cirinnà è entrata subito nel merito: se l’opposizione alla tutela della “famiglia “ omosessuale è sempre stata fondata sulla lettera riduttiva dell’articolo 29 che riguarderebbe solo il legame coniugale tra un uomo e una donna, il ddl nuova versione ha puntato sull’art. 2 della Costituzione che tutela le formazioni sociali. Queste, ha detto la senatrice, sono “i luoghi giuridici in cui i cittadini esprimono la loro personalità”. Poichè secondo un interpretazione consolidata vi rientra genericamente la famiglia, in quanto formazione sociale tutelata dalla legge, poiché gli omosessuali si sentono capaci e desiderano costituirsi in “famiglia”, la previsione può tranquillamente riguardare anche loro “evidentemente” equiparabili per questa via agli eterosessuali. Qui c’è già tutta la logica che la signora ha ricavato dalla propria militanza politica e dalla propria formazione filosofico giuridica (infatti ha avvertito l’uditorio di essere stata allieva di Franco Cordero).
Così, con la benedizione del libro sacro costituzionale, unica nuova Bibbia di riferimento anche per il vescovo di Palermo, ecco che i due unionendi vanno davanti al sindaco officiante che, costatato coram populo il loro intento di considerarsi famiglia, attribuirà loro, previa iscrizione in apposito registro, lo status di nuova formazione sociale meritevole di specifica assistenza giuridica. Avranno così le prerogative “genitoriali” che spettano ai componenti di una coppia che fonda una famiglia, nonchè tutti i diritti sociali degli eterosessuali compresa la pensione di reversibilità. Che, si affretta a precisare la senatrice, non andrà per nulla ad aggravare inutilmente il bilancio dello Stato, dal momento che gli omosessuali hanno pagato i contributi previdenziali come gli eterosessuali.
Se una famiglia trova il proprio nucleo fondativo in una coppia, e qualunque coppia fa famiglia, il nuovo ddl prevede, come è stato anticipato all’inizio, la possibilità per uno dei soggetti della “coppia” di omosessuali, di adottare il figlio dell’altro, mentre i benpensanti attardati possono stare tranquilli perché l’adozione per le coppie omosessuali non è stata prevista. (Tu non credevi che io loico fossi direbbe di sé la Cirinnà come il diavolo del canto dedicato ai consiglieri fraudolenti). Ma è evidente che nulla è cambiato al di là dei nomi, poiché questa forma di adozione ora proposta, di certo non rende meno aberrante il rapporto tra i soggetti che assumono in commedia rispettivamente la parte di “genitori”, e il figlio per metà “adottivo”.
Inoltre il nuovo disegno di legge prevede anche l’estensione della “potestà genitoriale” sui figli già venuti al mondo di uno dei componenti la coppia omosessuale. Il che vuole dire esattamente che attraverso questa potestà sul “figlio” magari fabbricato all’estero in spregio alla legge italiana, si verranno comunque a creare le condizioni per potere accedere poi alla sua adozione. Tra l’altro non bisogna mai dimenticare che sulla costruzione di questa edificante società vegliano costantemente le nostre benemerite corti legislatrici.
Il titolo 2 del disegno di legge si occupa poi anche delle semplici convivenze, a composizione variabile, di chi non intende ricorrere alla consacrazione del sindaco, e che però devono godere dei diritti minimi (solito riferimento alle visite in ospedale e ad altre possibilità che sono già tutte garantite, ma ripetere la stessa falsità è sempre utile, tanto la gente la beve), “perché non potevamo lasciare le convivenze al centrodestra”.
A questo punto subentra la associata che dovrebbe approfondire gli aspetti giuridici della faccenda e lo farà come vedremo con grande apporto speculativo e sensibilità sociologica di tutto rispetto.
“Sono una studiosa” esordisce la signora senza specificare se questo significhi che lo studio è il suo mestiere, o che lei si applica con buona volontà alla studio (cioè nel senso volgare di secchiona). Aggiunge però, per meglio chiarire i contenuti del proprio impegno, che si è sempre dedicata ai temi della famiglia tanto che i suoi primi lavori, quando era fresca di laurea, sono stati sui diritti degli omosessuali, e sulla fecondazione eterologa, “anche se ai miei studenti questi temi forti non li impongo ma li propongo poco alla volta”. Tanto da aver potuto notare nel tempo un grande progresso nei giovani che hanno la fortuna di ascoltarla: mentre un tempo apparivano piuttosto sconcertati, oggi trattano con grande tranquillità questi temi presi finalmente in carico dal governo.
“Fino agli ultimi cinquant’anni il modello era quello eterosessuale. Ora la tematica l’abbiamo superata, senza peraltro averla risolta nel senso che non sono ancora state tratte le logiche conseguenze del fatto che la famiglia coniugale e quella non coniugale sono la stessa cosa”. Ora “ci sono tante relazioni nuove (quelle delle famiglie allargate) le cui dinamiche sono state proficuamente portate avanti dalle associazioni LGBT”. Infatti c’è una disgregazione in atto e l’Europa ci chiama a prenderne atto. I dati dell’Istat dicono che i matrimoni sono a picco e proliferano i divorzi. Dunque dobbiamo dare veste giuridica alle nuove realtà. Abbiamo per questo la Corte dei diritti che ci impone di riconoscere la pensione di reversibilità alla coppie omosessuali, e la Corte europea dei diritti umani, che ci condanna perché abbiamo un sistema che viola i diritti degli omosessuali. La stessa Corte dice anche che dobbiamo tutelare i bambini nati da surroga. Il bambino infatti già a tre mesi sente l’allontanamento e dunque si deve rimediare riconoscendo la nuova genitorialità. Invece il sistema italiano è arretrato perché si fonda sulla famiglia “ coniugale”, sul favor matrimoni, sulla genitorialità biologica ecc. Per colmare il gap esistente è dovuta intervenire la magistratura che ha fatto quello che non ha fatto il legislatore. Per esempio l’articolo 5 della legge 40 ostacola l’utilizzo degli embrioni congelati, ma è urgente che intervenga una legge in proposito”. Così la giurista che conclude: “bisogna rendersi conto che quello che importa sono i legami.” E qui scroscia l’applauso.
Naturalmente a nessuno viene in mente, neppure alla giurista studiosa di diritti, che il diritto deve utilizzare criteri oggettivi verificabili, che il legame affettivo è una bella cosa in sé ma non può costituire il presupposto di una disciplina perché soggettivo, aleatorio , variabile, non misurabile e quindi impossibile da verificare se non in via presuntiva o di autocertificazione.
Prende la parola la coordinatrice dell’incontro, per ribadire trionfalmente come l’articolo 5 del ddl in questione estenda la responsabilità genitoriale del convivente omosessuale sul figlio del partner, sulla scia di quanto stabilito già dal tribunale di Roma. E per spiegare la ratio della norma proposta aggiunge: è una procedura che funziona così: “ in una coppia di due uomini e due donne l’estensione consente di fare nella quotidianità quello che fa il genitore (andare a prendere il piccolo all’asilo, portarlo dal dottore per la vaccinazione ecc)”. In altre parole la comodità della amministrazione quotidiana del pupo, è ragione giuridica necessaria e sufficiente per estendere a chi non è né può essere per natura l’altro genitore, le prerogative che avrebbe se lo fosse. Il ragionamento è: se è proprio di chi è genitore occuparsi e preoccuparsi del figlio, chi si occupa e preoccupa del figlio altrui, acquista giuridicamente la veste genitoriale, diventa un similgenitore ex lege. Insomma se due omosessuali maschi o femmine hanno messo su il teatrino famigliare possono identificarsi col personaggio prescelto in commedia. Che poi la commedia risulti gradita anche al bambino di oggi che sarà l’ adulto di domani, è dato per scontato. La logica postcomunista non ha perso nulla del proprio smalto originario.
“Del resto, prosegue la signora, poiché l’adozione speciale c’è già, basterebbe che i magistrati la estendessero alle coppie dei gay e delle lesbiche”. Dalle parti del partito democratico omosessista si ragiona così: la legge è un elastico da tirare dove si vuole, che non presuppone né una ratio, né delle regole interpretative prestabilite, e tanto meno la necessità di rispondere ad esigenze di valore generale. Infatti la giurista assentisce convinta che in via analogica una coppia di coniugi sia equivalente ad una qualunque realtà formata da due elementi, e senza rapporto di complementarietà: due sedie, due cavalli da corsa, due amici al bar, perché è il due che fa una coppia, e infatti prosegue: “l’adozione speciale è sempre stata marginale, il modello dell’art.44 nasceva per quelle ipotesi in cui non era possibile o non era opportuno procedere all’adozione ordinaria. Dunque se il coniuge può adottare il figlio dell’altro, perché non può farlo uno dei due componenti della coppia omosessuale?” (anche la studiosa di diritti considera il diritto come un tipo di maglia con la caratteristica specifica della estensibilità). E aggiunge sconfortata :“Se poi ho una coppia che viene da maternità surrogata all’estero, avviene il paradosso che quando sbarca il Italia il bambino è orfano. E pensare che ci sono paesi che riconoscono genitori sociali anche in presenza di genitori giuridici! Per esempio siamo indietro rispetto alla Francia”.
Improvvisamente appare chiaro che nello orizzonte culturale della signora associata si profila una summa divisio tra “genitori sociali” e “genitori giuridici”. Nei secondi rientra la obsoleta categoria dei “genitori biologici”, una anticaglia di cui non mette conto occuparsi. Infatti conclude perentoria:
“la genitorialità biologica è un paradigma che non risponde più alla realtà. La scissione tra l’elemento biologico e quello sociale è ormai definitiva. Le categorie che abbiamo non rispondono più alla realtà”. In altre parole per la signora studiosa di diritto e cose umane, i genitori biologici sono frutto dei genitori giuridici e poiché a dire cose ardite si acquista fiducia in se stessi, con un vero e proprio colpo d’ala e una impennata di sapienza giuridica ricavata dallo studio, cala l’asso di picche e azzarda con l’audacia degli spiriti forti: “la previsione della stessa presunzione di concepimento di cui all’articolo 233 in fondo potrebbe essere estesa alle coppie di una unione civile quale prevista dal ddl sulle Unioni Civili”. Passa un minuto, il tempo di realizzare che qualche maldicente potrebbe mettere in dubbio la serietà politica ed ideologica della seduta, e la Cirinnà interviene prontamente a manifestare il proprio dissenso: “ No, dice con forza, come si fa a parlare di concepimento per una coppia di omosessuali. Andiamoci con i piedi di piombo. (mamma mia , pensa tra sé, che figura mi fa fare questa con Cordero). E aggiunge:” il legislatore se vuole fare delle leggi fatte bene deve stare con i piedi per terra. Infatti abbiamo previsto l’estensione dell’articolo 44, proprio perché un bambino che nasce con due padri in California, quando arriva in Italia diventa orfano. Ma non si può esagerare. Del resto dobbiamo tenere conto che in Italia purtroppo la gente si è formata sull’idea del coniugio. Abbiamo un problema culturale profondo per cui tutto quello che è diversità fa paura. Riguardo all’omosessualità nelle famiglie si pensa: speriamo che non ci riguardi. Per cambiare questa mentalità dobbiamo fare la battaglia sui diritti: dobbiamo dire che vogliamo diritti uguali per tutti”.
Qualcuno in sala già pensa che potrà diventare, dietro apposita domanda, primo ballerino della Scala, e coronare un vecchio sogno di gioventù, anche se ha sessantotto anni e qualche problema al nervo sciatico.
La giurista riprende la parola per tornare sui propri meriti personali. “insegno dal 99”(anno della laurea ci aveva avvertiti). Comincio il corso di diritto di famiglia mettendo insieme cinque o sei pubblicità in cui vengono mostrati i diversi modelli di famiglia. Ogni anno il modello è cambiato e sento che i giovani cambiano in meglio. Il loro bagaglio culturale è ormai acquisito. Sulla filiazione mostrano ancora qualche resistenza. Ma oggi un mio studente ci ha detto: io sono gay. Mi ha fatto piacere per la tranquillità con cui lo ha detto e che mi sono sentita confortata. Il problema è che la legge sia adatta alle sfide, perché questi temi li abbiamo superati ma non li abbiamo ancora risolti”.
Interviene la moderatrice che ha idee molto chiare : “ Dunque oggi il problema principale è quello della ostilità alla maternità surrogata”? “Certamente” , risponde la Cirinnà, “in effetti noi abbiamo una pessima legge che è la 40, che per fortuna è stata smontata dalla Corte Costituzionale. Però rimane l’articolo 12 che vieta la maternità surrogata. Noi non l’abbiamo toccato. Eppure oggi qualcuno proprio da Repubblica ha deciso di tirare il sasso nello stagno (allude a Vannino Chiti che è andato ad avallare su Avvenire certe remore clericali circa alcuni effetti problematici delle unioni civili) con il risultato di indebolire la nostra battaglia.
Del resto devo precisare questo: ”io che ho fatto tutte le battaglie femministe, mi sono battuta per il principio di autodeterminazione della donna. Noi non possiamo derogare dal principio della gestione della donna sul proprio corpo. Abbiamo relazioni stabili con paesi che ammettono la surrogata. E del resto la stessa Roccella ha scritto che la surrogata è praticata soprattutto da eterosessuali sterili. Dunque, perché oggi proprio Repubblica butta un sasso nello stagno? “La gestazione per altri rimane vietata anche nel nostro ddl. Ma è proprio quella che discrimina la famiglia con due papà (quella di Elton John, ndr.). Io che sono il legislatore non posso discriminare chi è figlio di due papà. Però dobbiamo porci fino in fondo il problema. Il matrimonio egualitario è difficile da digerire, e per questo abbiamo dovuto ripiegare sulle unioni civili. E oggi Vannino Chiti su Avvenire ha richiamato il rischio del riconoscimento dei bambini nati dalla gestazione per altri”. E prosegue: “Il punto di fondo è: vogliamo riconoscere la capacità genitoriale a due uomini o a due donne? La capacità genitoriale esiste. Ci sono tanti bambini cresciuti meravigliosamente con due uomini o due donne. Se non riconosciamo la possibilità dei figli, decade il valore di diritto pubblico di queste unioni”.
In sostanza la Cirinnà è consapevole del fatto che il punto cruciale per il riconoscimento delle unioni tra due omosessuali è se possano essere considerati o meno coppie “genitoriali”, e che bisogna puntare a far passare per figli quelli che in qualche modo vengono introdotti nella famigliola. Si rende conto addirittura, a differenza della giurista, che il diritto pubblico esige un interesse pubblico, solo che inverte il procedimento logico: se risponde ad interesse pubblico la tutela della famiglia fondata sul matrimonio perché al suo interno crescono i figli e si formano le nuove generazioni, la Cirinnà pensa che occorre far passare per figli anche quelli che non lo sono, in modo da per potere sostenere che le unioni di omosessuali in cui vengono collocati rispondono ad un interesse pubblico. Se il doppio salto mortale non riesce rimane sempre il passepartout dell’amore: “In ogni caso l’importante è che ci sia il salvagente dell’apporto affettivo e Ammanniti ha detto che i bambini per essere sani, hanno bisogno di essere protetti e assecondati nelle loro scelte di vita”.
In chiusura le signore non si fanno mancare una vibrata invettiva contro Elena Donazzan, assessore regionale alla cultura, perché ha avuto l’impudenza di censurare il professore di matematica e fisica che è arrivato a scuola vestito da donna e ha avvertito gli studenti di volere essere considerato tale d’ora in poi a tutti gli effetti.
Gran finale con omaggio corale al pensiero forte dell’attuale inquilino stabile di Santa Marta, che ha portato tanto ossigeno alle speranze del popolo democratico per eccellenza.
Con la interpretazione autentica del disegno di legge in questione, è stato squadernato il pensiero, o più propriamente il programma pidiessino di promozione della società omosessualizzata, al quale il partito pare avere affidato la propria stessa ragion d’essere, quasi una nuova fisionomia politica capace di far dimenticare quella seppellita dalle macerie del muro di Berlino. Ma questo approdo alla fine è solo l’esito ultimo di quella attitudine alla mistificazione di ogni realtà, alla creazione continua di quella verità soggettiva perennemente attinta dal calderone della utopia marxista. Il non luogo che ha generato mostri di ogni tipo, e che approda ora ad una mostrificazione inedita della vita collettiva, delle cui conseguenze è persino difficile immaginare la portata.
8 commenti su “E il “legislatore” parlò a ruota libera… – di Patrizia Fermani”
Sì, è proprio vero: delle conseguenze di questa demoniaca follia che trova inimmaginabili appoggi anche in ambiti non propriamente laici, è purtroppo difficile immaginare la portata.
Stalin ben vedeva la presenza di omosessuali in quanto più facilmente manipolabili.
Sentimento, legami.. A Roma c’è un modo di dire: M’ha tolto tutti i sentimenti. Non è un raffreddamento del sentire, ma un esaurimento delle forze che sorreggono il sentimento, cioè si è fatto di tutto e non si è ottenuto quello che si riteneva giusto per l’altro. E il sentimento non c’è più. Si è esaurito. E stiamo parlando di forze poderose. Non sentimentalismi. I legami Si hanno legami anche col cane. Sono abitudini. Ma il matrimonio comporta molto di più del sentimento, quando non è sentimentalismo, e del legame. Il cuore è a metà strada tra la testa ed i piedi, anzi e la sessualità. Bisogna riportare l’equilibrio tra queste tre componenti..e puntare al buon funzionamento di ciascuna. La propaganda, qualsiasi propaganda, esplicitamente si rivolge alla testa e /o al cuore, implicitamente afferra la sessualità (sesso, potere e denaro, vanno a braccetto.Il 68 , lo denunciava a parole, lo perseguì nei fatti).
Bell’articolo da leggere e meditare. Un solo (piccolissimo) rilievo. La Signora Fermani parla di “programma pidiessino”, ciò non è corretto in quanto il pds non esiste più. Sarebbe meglio scrivere “programma pidiota”.
ha perfettamente ragione. grazie. In effetti ho perso il controllo delle sigle e degli attributi relativi. Quello proposto da Lei mi sembra in ogni caso il migliore.
Le sinistre (per chiarire: termine generico per indicare un’area politica egemonizzata dagli ex comunisti) credo che abbiano a cuore principalmente avere ad ogni costo ed in ogni modo la maggioranza dei voti in modo da mantenere quel potere che hanno raggiunto con modi non del tutto trasparenti. Ora credo che sia lecito chiedersi: continuando in questa ostinata corsa verso la distruzione della famiglia tradizionale sono sicure le sinistre di conservare il favore della maggioranza? Se la risposta fosse affermativa potremmo almeno pensare che agiscano per una motivazione politica. In altre parole ci troveremmo in presenza di un popolo che preferisce lo schifo di società che le sinistre ci propongono. Dopo aver gridato per decenni all’immoralità intrinseca di Berlusconi e dei suoi seguaci, adesso nei fatti ne esaltano lo stile sino a farne una bandiera. Ma sarebbe tragico se in realtà affiorasse solo la loro vecchia idea: la distruzione della piccola borghesia.
Il Suo dubbio è legittimo, ma non bisogna dimenticare che c’è un movimento globale che va in questa direzione, investe tutte le società occidentalizzate ed è alimentato dagli organismi internazionali con l’appoggio incondizionato dei media. la rivoluzione etica ora viene imposta nelle scuole per forgiare il più velocemente possibile le nuove generazioni (anzi le nuovissime, perché agli adolescenti sono già state rovesciate tutte le categorie morali), e il grimaldello sono i supposti buoni sentimenti, tutti liberati da criteri oggettivi di riferimento in primis con l’aiuto della nuova religione ex cattolica. E’ un castello di carta velenosa in cui vengono imprigionate le menti più indifese, presidiato dalla tirannia ideologica ed economica dei poteri sovranazionali. Il nuovo comunismo omosessista, abortista, eutanasico, sa che l’uomo “si abitua ad ogni mostruosità purché gli sia somministrata a piccole dosi”, diceva Chesterton. Occorrerebbe una sollevazione collettiva, ma è difficile immaginarla…
Penso che a nessuno sfugga che nell’orizzonte di questa sensibilissima nuova etica globale, il bambino, futuro adulto, sia nella migliore delle ipotesi il cane da appartamento con cui gingillarsi, ma arrivi a diventare addirittura il mezzo per ottenere uno status giuridico, la sua giustificazione dialettica, una figura retorica…..
A volte ho pensto che alla fine tra questi balocchi qualcuno capirà, Dio sa come,e reagirà. Molti dei gaudenti di oggi non escludo che non sorriderà affatto alla sua morte.
E’ vero che l’uomo a piccole dose si abitua ma è anche vero che chi l’aveva per la sua dignità ha combattuto. Se non altro fuggendo.