Lezioni sulla vita spirituale – Quarta lezione
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Dopo aver considerato i motivi che devono ispirare la seconda conversione, diamo ora conto dei frutti che essa produce in un’anima. Innanzitutto, come è accaduto a S. Pietro, “convertito” dallo sguardo d’amore di Gesù, l’anima inizierà a contemplare: contemplerà con sempre maggiore chiarezza il grande mistero della redenzione operato attraverso il sacrificio della croce. E non è cosa da poco questa, poiché le anime, o distratte dalle passioni o dimentiche per una sorta di abitudinarietà, si dimenticano del prezzo della nostra salvezza… e, di conseguenza, vivono in maniera disordinata, in quanto non più protese, attraverso l’intelligenza, al pensiero di Cristo morto e risorto.
Questo implica un’esistenza indebolita nella pratica delle virtù, tanto teologali che cardinali, e un regresso a uno stadio di incipienti, cioè di neofiti (se non, in certi casi, anche di semipaganesimo), timidi nei doveri da compiersi e incerti nei beni in cui sperare. Con l’inizio della seconda conversione, prende avvio anche un’unione a Dio più emancipata proprio dalle fluttuazioni dei sensi e delle passioni, più pura, più forte, più stabile. Pertanto, tutto ciò produce la pace del cuore, anche nelle prove o nei sacrifici. Nell’intelligenza si farà sempre più chiara la convinzione, non già e non solo teorica, che omnia cooperantur in bonum dilegentibus Deum (Rom 8, 28): tutto volge al bene per coloro che amano Dio.
Questa grande verità, apportatrice di conforto e di pace, ci è ricordata così nell’aureo libretto Uniformità alla volontà di Dio, di Sant’Alfonso Maria de’ Liguori: «Coloro che amano Dio vivono sempre contenti, perché tutto il loro piacere è di adempire anche nelle cose contrarie la divina volontà; onde gli stessi travagli si convertono loro in contenti, pensando che con accettarli danno gusto al loro amato Signore: Non contristabit justum quidquid ei acciderit. (Prov 12.21). E infatti qual maggior contento può mai provare un uomo, che in veder adempiuto quanto egli vuole? Or quando alcuno non vuole se non quello, che vuole Dio, avvenendo già sempre tutto ciò, che avviene nel mondo (fuori del peccato) per volontà di Dio, avviene in conseguenza quanto esso vuole. Si narra nelle Vite dei Padri d’un contadino, i cui terreni rendevano maggior frutto degli altri; essendogli stato chiesto come ciò accadesse, rispose, che non ci si doveva meravigliare di tutto ciò, perché egli aveva sempre i tempi, come li voleva; e come? “Sì”, replicò, “perché io non voglio altro tempo, se non quello, che vuole Dio, e conforme io voglio quel che Dio vuole, così egli mi dà i frutti, come li voglio io”.
Le anime rassegnate, dice Salviano, se sono umiliate, questo vogliono: se patiscono povertà, vogliono esser povere; in somma quanto gli avviene, tutto lo vogliono: e perciò sono in questa vita felici: «Humiles sunt, hoc volunt; pauperes sunt, paupertate delectantur; itaque beati dicendi sunt. Viene il freddo, il caldo, la pioggia, il vento, che piova, perché così vuole Dio. Viene la povertà, la persecuzione, l’infermità, la morte, ed io voglio (colui dice) esser povero, perseguitato, infermo; voglio anche morire, perché così vuole Dio. Questa è la bella libertà, che godono i Figli di Dio, che vale più delle Signorie, e di tutti i Regni della terra. Questa è la gran pace, che provano i Santi, la quale exuperat omnem sensum. (Phil 4.7) […] I Santi in questa terra nell’uniformarsi alla volontà divina han goduto un Paradiso anticipato».
Certamente nulla è più semplice di concepire nella mente che tutto coopera al bene nel disegno della Provvidenza; nulla è più difficile – non ci si inganni – di applicare concretamente questa verità nella propria vita, allorché accade che qualche prova inaspettata e gravosa venga a toccare la nostra carne o il nostro spirito. Sono ben pochi coloro che, nell’immediato, benedicono Dio per quella piaga o comunque vedono la mano provvidenziale di Dio che guida gli eventi. Accadde così al grande teologo domenicano Taulero il quale, ponendo nell’uniformità alla volontà di Dio il principio cardine della vita spirituale e difficilmente riscontrandolo nei fedeli, fu ammaestrato da un mendicante alle porte della chiesa. Questi, lieto nel suo volto e gentile nei modi, attirò l’attenzione di Taulero: domandandogli il frate dove risiedesse in lui il motivo di tanta letizia (viste le sue misere condizioni), il povero rispose che la causa della sua pace era l’unione con Dio nel silenzio e nella preghiera, cosicché, quanto era a Dio gradito, era voluto anche da lui come cosa buona. Lo Spirito di Verità aveva così fornito inconfutabile risposta all’indagine del Taulero.
Ancora S. Caterina da Siena, a conclusione del Dialogo della Divina Provvidenza (cap. 166), laddove di fatto riassume, a mo’ di compendio, tutta l’opera, scrive: «[…] t’ho dichiarata la providenzia mia in generale e in particulare, facendomi dal principio della creazione del mondo infino a l’ultimo, come ogni cosa ho facta e fo con divina providenzia, dando e permectendo ciò ch’Io do, e tribulazioni e consolazioni temporali e spirituali. E ogni cosa è data per vostro bene, perché siate sanctificati in me e la verità mia si compia in voi. […] Ora Io, Padre etterno, somma ed etterna verità, ti conchiudo che ne l’obbedienzia del Verbo, unigenito mio Figliuolo, avete la vita». E questo altro non è che una declinazione del succitato versetto paolino di Rom 8, 28 omnia cooperantur in bonum dilegentibus Deum: tutto volge al bene per coloro che amano Dio.
Unione alla volontà di Dio, certezza del suo amore provvidente, pace interiore: questi i tre frutti fondamentali della seconda conversione. Coloro che si apprestano a vivere in questo modo, sostenuti dalla grazia, progrediranno speditamente a vette spirituali maggiori: la Fede sempre più cristallina sarà il motore della Speranza soprannaturale che ci fa contemplare con gli occhi interiori (seppur imperfettamente) il Paradiso, e nel desiderio dell’eternità beata, arderemo di Carità operosa, la quale purificherà ogni amore per le creature col fuoco del genuino amore di Dio. Elevando la nostra mente a Dio nella contemplazione delle realtà eterne, da ultimo, sarà per noi motivo di vera libertà edificata sull’adesione alla Verità: più ci si lascia pervadere intelletto e volontà da Dio, più si acquisisce libertà perché si è ancorati alla Verità sussistente.
Chi oppone Dio alla libertà dell’uomo o semplicisticamente li giustappone, come se fossero due elementi necessariamente concorrenti, ha già fatto la sua scelta che è il rifiuto o il compromesso. E la Verità non abita in lui. Gesù allora disse a quei Giudei che avevano creduto in lui: «Se rimanete fedeli alla mia parola, sarete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi». Gli risposero: «Noi siamo discendenza di Abramo e non siamo mai stati schiavi di nessuno. Come puoi tu dire: Diventerete liberi?». Gesù rispose: «In verità, in verità vi dico: chiunque commette il peccato è schiavo del peccato. Ora lo schiavo non resta per sempre nella casa, ma il figlio vi resta sempre; se dunque il Figlio vi farà liberi, sarete liberi davvero. So che siete discendenza di Abramo. Ma intanto cercate di uccidermi perché la mia parola non trova posto in voi. Io dico quello che ho visto presso il Padre; anche voi dunque fate quello che avete ascoltato dal padre vostro!». Gli risposero: «Il nostro padre è Abramo». Rispose Gesù: «Se siete figli di Abramo, fate le opere di Abramo! Ora invece cercate di uccidere me, che vi ho detto la verità udita da Dio; questo, Abramo non l’ha fatto. Voi fate le opere del padre vostro». Gli risposero: «Noi non siamo nati da prostituzione, noi abbiamo un solo Padre, Dio!». Disse loro Gesù: «Se Dio fosse vostro Padre, certo mi amereste, perché da Dio sono uscito e vengo; non sono venuto da me stesso, ma lui mi ha mandato. Perché non comprendete il mio linguaggio? Perché non potete dare ascolto alle mie parole, voi che avete per padre il diavolo, e volete compiere i desideri del padre vostro. Egli è stato omicida fin da principio e non ha perseverato nella verità, perché non vi è verità in lui. Quando dice il falso, parla del suo, perché è menzognero e padre della menzogna. A me, invece, voi non credete, perché dico la verità. Chi di voi può convincermi di peccato? Se dico la verità, perché non mi credete? Chi è da Dio ascolta le parole di Dio: per questo voi non le ascoltate, perché non siete da Dio» (Gv 8, 31-47). Pertanto: Accostatevi a Lui e sarete raggianti; il vostro volto non conoscerà confusione (Salm 33, 6).
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(continua)