LA MARCIA PER LA VITA. TUTTI VOGLIAMO DIFENDERE LA VITA, A PAROLE – di Carlo Cigolini

di Carlo Cigolini

mpv

 

Ci sono parole di circostanza, e parole che esprimono un intendimento sincero.

Ci sono nobili intenzioni che restano tali, ed altre che si traducono in fatti.

I fatti non nascono da soli. Ci vuole sempre qualcuno che si metta in gioco, rispondendo all’appello alla coerenza che proviene dalla propria coscienza.

Da un lato c’è un comandamento chiarissimo: NON UCCIDERE. Dall’altro c’è il torpore in cui siamo caduti dopo la promulgazione della legge 194 del 22.5.1978, che ha introdotto l’aborto legale a spese pubbliche nel nostro paese.

La nuova creatura non ha diritti. Il padre nemmeno. La società nemmeno.

Alla madre è attribuito un potere diabolico, quello di decidere la morte della sua creatura.

Secondo il comune modo di pensare di oggi la sovranità non appartiene più a Dio, ma al popolo.

E nel popolo conta l’opinione della maggioranza.  Questa è la democrazia così come viene intesa.

I comandamenti non contano più; il popolo  può darsi le leggi che vuole, anche se, come in questo caso, hanno già prodotto, solo che in Italia, oltre 5 milioni di morti innocenti.

Cinque milioni di anime che ci chiedono e ci chiederanno che cosa mai ci avessero fatto di male.

Alta si levò la voce del beato Giovanni Paolo II particolarmente con la lettera enciclica Evangelium Vitae del 25.3.1995 rivolta a tutte le persone di buona volontà, ricordandoci  che “ il Signore disse a Caino: “Dov’è Abele, tuo fratello?”. Egli rispose: “Non lo so. Sono forse il guardiano di mio fratello?”. Riprese: “Che hai fatto? La voce del sangue di tuo fratello grida a me dal suolo! Ora sii maledetto lungi da quel suolo che per opera della tua mano ha bevuto il sangue di tuo fratello. Quando lavorerai il suolo, esso non ti darà più i suoi prodotti: ramingo e fuggiasco sarai sulla terra”

In questi momenti di crisi economica che non vede soluzioni questo richiamo profetico risuona nelle nostre orecchie. Non ci sono soluzioni per l’uomo al di fuori del rispetto della legge di Dio.

L’anno scorso ci siamo trovati in 400 a Desenzano sul Garda per la prima marcia nazionale della vita, una iniziativa che da tempo si svolgeva in molti altri paesi ma non ancora in Italia.

Abbiamo capito che la carità e la verità richiedono anche di mobilitarsi per risvegliare le coscienze assopite della nostra gente, e queste non si raggiungono  con bei discorsi in incontri privati ed autocelebrativi fatti nelle sacrestie, ma con la testimonianza pubblica a forte impatto mediatico accompagnata dalla coerenza di vita.

Quest’anno ci siamo trovati in 15.000, al Colosseo, domenica 13 maggio, giorno della prima apparizione della Madonna a Fatima e dell’attentato al beato Giovanni Paolo II, con povertà di mezzi ma ricchezza di cuore.  Una vera festa . Abbiamo sfilato per le vie di Roma dal Colosseo fino a Castel Sant’Angelo passando tra gente incredula ed incuriosita, senza problemi di ordine pubblico.

Nessuna diocesi ha partecipato ufficialmente; nessuna delle grandi ed organizzate associazioni laicali , quelle che stanno attente al “politically correct”, a non turbare gli equilibri, si era  impegnata per questo evento mettendoci la faccia; non c’erano l’Azione Cattolica, il Rinnovamento nello Spirito, Comunione e Liberazione, Il Movimento dei Focolari, i Neocatecumenali, l’Agesci, il Movimento per la Vita, le Acli, il Forum delle Famiglie, ecc. ecc.

C’era invece tanta bella gente semplice, tante famiglie con bimbi, giovani e meno giovani, tante piccole associazioni e piccoli istituti più o meno conosciuti, qualche parrocchia di provincia orgogliosamente guidata dal suo parroco in talare, tanti religiosi, tante persone come me che hanno partecipato a titolo personale, alcuni politici e prelati inclusi, a costo di andare e marciare da soli; ciascuno con la sua bandiera, o il palloncino colorato, o il rosario nelle mani, o le lacrime di gioia agli occhi, per dire tutti insieme che se non si ricomincia dalla difesa della vita a mettere i valori al loro  posto, il nostro futuro è senza speranza.

Anche oggi il Signore parla prima di tutto ai pastori di Betlemme,  ai poveri di Jahvé, a coloro che tutto sperano da Lui e si fidano di Lui, come  Santa Gianna Beretta Molla, la cui figlia, sopravvissuta al parto grazie all’accettazione della morte da parte della mamma, ha introdotto la marcia.

Le foto ed i video parlano da soli.

L’appuntamento  per tutte le persone di buona volontà che vogliono difendere la vita, se non ci sarà prima il referendum per l’abrogazione della Legge 194 del 1978, attualmente in fase di organizzazione (v. il sito del comitato promotore, che vanta già 8.000 adesioni http://no194.org/?page_id=5),   è ora per il 12 maggio del prossimo anno.

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