di Olimpia Tarzia
consigliere regionale del Lazio
presidente nazionale Movimento PER – Politica Etica Responsabilità
Eravamo in quindicimila, per una mattinata abbiamo colorato la città: donne, giovani, famiglie, bambini, suore e sacerdoti (e perché no?), con il solo obiettivo di risvegliare le coscienze da quella sorta di ‘anestesia generale’, dai falsi ideali libertari propri del relativismo etico e mi sembra che nel nostro Paese esista ancora per i cittadini il diritto a manifestare pubblicamente le proprie convinzioni. Datata e autoreferenziale la crociata messa in atto da sparuti drappelli veterofemministi, animati da ideologica e intollerante furia, lontani anni luce dal vissuto vero delle donne, spaesati e colti di sorpresa dalla nostra massiccia e soprattutto serena presenza, ma prontamente soccorsi da una certa ben nota area mediatica, figlia di una cultura di morte, che si è prestata volentieri a farsi portavoce dei loro insulti e delle loro insulse offese. E’ paradossale che, chi si erge a paladino della libertà delle donne, offenda ed insulti il libero pensiero e la libera espressione di migliaia di donne scese in piazza a Roma, in rappresentanza di milioni di donne nel nostro Paese alleate della vita. Ma siamo alle solite, luoghi comuni, linguaggio stereotipato, fermo agli anni 70, quello, per intenderci de “l’utero è mio” … “sul corpo delle donne decidono le donne”; slogan preconfezionati ad arte per nutrire ideologicamente generazioni intere di giovani donne. Li conosco bene: li ho sentiti per la prima volta urlare contro di noi, giovani di diversi movimenti e parrocchie in sit in davanti al Senato il 22 maggio ’78 e li continuo a sentire ancora oggi: basta venire ad un convegno dove si parla della mia proposta di legge di riforma dei consultori familiari e se ne potrà ascoltarne la serie intera, sempre gli stessi (ma un pò di fantasia no?)arroganti, bugiardi, insensati, aggressivi, violenti, come quando, in un luogo istituzionale quale l’Aula Consiliare del X Municipio di Roma, invocando “la parola alle donne”, centri sociali, Action e gruppi similari hanno sfondato i cordoni delle forze dell’ordine, impedendomi di parlare!
Generazioni di giovani donne allevate da un delirio ideologico, donne ingannate, che a loro volta hanno ingannato altre donne, donne che nel corso della vita si sono dovute scontrare con la realtà, che si è rivelata ben altro: la tanto pretesa autodeterminazione ha permesso ad uomini poco responsabili, alla società e alle Istituzioni di sentirsi autorizzati ( e legalmente protetti) a lavarsene le mani di fronte ad una donna in difficoltà per una gravidanza, lasciandola senza via d’uscita, nella piú profonda solitudine. Senza poi tener conto che i soggetti coinvolti sono due, una madre e un figlio: come si può “autodeterminarsi” sulla pelle di un altro?
Ma il tema in questione non è questo. Conveniamo tutti che l’aborto è un dramma? Allora impegniamoci tutti, Istituzioni per prime, a mettere in atto un’effettiva tutela sociale della maternità, creiamo le condizioni culturali, sociali, legislative affinché ogni donna possa essere libera di non abortire. Sono consigliere regionale e non è in mio potere intervenire su una legge nazionale quale la L.194/78: legge che non dobbiamo mai stancarci di dichiarare, senza mezzi termini, profondamente e interamente ingiusta. Se Dio vorrà dovessi approdare al Parlamento, non v’è dubbio che sarebbe il mio principale ed immediato obiettivo! Il livello istituzionale nazionale può fare molto in termini di tutela sociale della maternità, ma le regioni possono mettere in atto una riforma e riqualificazione dei consultori familiari, di cui il Lazio è stato apripista, attraverso leggi che non lascino più sola la donna di fronte ad una maternità difficile e che le garantiscano la possibilità di essere libera di accogliere la vita: questo il senso della proposta di legge di riforma dei consultori che ho presentato appena eletta in consiglio regionale. Da quel giorno è scesa in campo la Bonino, chiamando a raccolta tutte le veterofemministe d’Italia, al grido: “Fermate la Tarzia”. Basta dare uno sguardo alla rassegna stampa del mio sito (www.olimpiatarzia.it ) per cogliere quanti amorevoli epiteti mi vengono rivolti, ribaditi anche sui muri della città.
Ma la realtà è molto più dura di ogni strumentalizzazione politica adottata pedissequamente da un veterofemminismo ormai autoreferenziale: da quando è stata approvata la L.194/78 sono stati effettuati cinque milioni di aborti e, secondo le stime del Ministero della Salute, gli aborti clandestini si posizionano intorno ai 20.000 l’anno. Chi pensa che sia un dato accettabile si domandi da che parte sta. Io sto dalla parte della vita e delle donne. Si, della vita e delle donne, insieme, perché l’esperienza più che trentennale a contatto con i 400 Centri di aiuto alla vita, le 80 Case di accoglienza, le decine di migliaia di volontari (per lo più donne), mi ha convinto che non si salva mai un bambino ingaggiando una sorta di corpo a corpo con la madre, ma accogliendola, ascoltandola, chiedendole: come ti posso aiutare? E di quei 150.000 bambini aiutati a nascere, non c’è stata una sola madre che, come donna, si sia sentita “intimidita, blandita, ricattata, punita“, ma solo, semplicemente, aiutata. Questa è vita, il resto è fanatismo ideologico.
E’ evidente che tutto è migliorabile e perfettibile, ma le istanze contenute nella mia riforma a favore della vita, possono rappresentare già una grande svolta culturale e politica, mai effettuata finora nella direzione della tutela sociale della maternità.
Allora, fratelli di cammino, diamoci, sì, appuntamento al 12 maggio 2013, ma nel frattempo continuiamo a marciare, uniti! Diamo forza e sostegno visibile a tutti coloro che nella società, nel mondo culturale e in quello politico istituzionale ci mettono la faccia, e si impegnano a dare voce a milioni di donne alleate della vita, che la celebrano quotidianamente, con mille difficoltà, nel silenzio e nel nascondimento, donne che non hanno spazio sui giornali, che non hanno tempo per scendere in piazza a fare girotondi, che rappresentano la vera speranza della nostra società, perchè “chi salva una vita salva il mondo intero!”
La Marcia ha rappresentato un segno di cambiamento del sentire dei popoli e non è un caso che iniziative del genere siano promosse in vari Paesi europei. Ma ha rappresentato anche un’esigenza fondamentale: quella della centralità politica dei principi non negoziabili, che tutti, ma particolarmente i cattolici impegnati in politica, devono promuovere, preparandosi ad un “serio e coraggioso confronto culturale con tutti” e contrastando con coerenza e determinazione, “l’afasia tattica o convinta” dettata dal ‘politicamente corretto’ o dalla rassegnazione.
Coniugare strettamente l’etica sociale con l’etica della vita, testimoniare pubblicamente un impegno generoso e coraggioso nel difendere i principi non negoziabili, riporre al centro la questione morale e i conseguenti comportamenti: questo appello che la Chiesa rivolge ad ogni uomo di buona volontà, il Movimento PER Politica Etica Responsabilità, che mi onoro di presiedere, lo ha fatto proprio, ecco perché abbiamo aderito senza esitazioni alla Marcia.
Domenica è stata una giornata straordinaria, custodiamo nell’anima ogni immagine: ci sarà di conforto nei momenti difficili del cammino che ci attende e quando la cultura di morte sembrerà prevalere, ricordiamoci che noi stiamo dalla parte di Chi la morte l’ha già vinta, nella consapevolezza che il sorriso, l’abbraccio, le parole, le lacrime che dedicheremo ad ogni mamma in difficoltà per un figlio inatteso, non sono nostri, ma di una Madre che, unica, può davvero muovere i cuori!