Confutazione delle affermazioni del teologo domenicano in materia di disciplina dei sacramenti, condizioni di peccato e tradizione, contenute in un’intervista ad Andrea Tornielli.
di Corrado Gnerre
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San Pio da Pietrelcina, grande apostolo dei nostri tempi nonché grande difensore della indissolubilità e santità della famiglia, un giorno scrisse ad un figlio spirituale: “Il premio è promesso dal divin Maestro non a chi ha ben incominciato, ma a chi persevera sino alla fine. Vi basti l’esempio di Giuda, il quale incominciò bene, continuò nel bene, ma non perseverò fino alla fine e andò perduto.”
Leggo dal sito vaticaninsider.lastampa.it un’intervista rilasciata dal padre domenicano Giovanni Cavalcoli, famoso teologo che indubbiamente aveva (eccome) iniziato bene, ma che per le cose che sta dicendo da un po’ di tempo a questa parte sembra abbia rinnegato non poco i suoi provvidenziali inizi.
Dispiace dirlo, ma nell’intervista rilasciata dal Padre ci sono almeno tre evidenti errori che mai ci si sarebbe aspettati considerando come e cosa scriveva il Nostro tempo fa.
Il primo errore
Il primo errore riguarda l’affermazione secondo cui la comunione ai divorziati riguarderebbe la disciplina e non la sostanza della dottrina dei sacramenti. Come si faccia a dire una cosa del genere non lo so. So solo che in questo caso la logica salta. Mi spiego. Che ci sia una differenza tra la dottrina dei sacramenti e la disciplina degli stessi è vero, che la prima sia intoccabile mentre la seconda sì, è altrettanto vero; ma che per la comunione ai divorziati si tratti solo di una questione disciplinare è una grande sciocchezza sul piano logico. Faccio un esempio (peraltro citato dallo stesso padre Cavalcoli nell’intervista): la decisione di san Pio X di abbassare l’età per ricevere la Prima Comunione e la permissione di riceverla più frequentemente fu sì un cambiamento disciplinare ma che non toccava la sostanza della dottrina. Lo sarebbe stato se si fosse detto: possono accostarsi all’Eucaristia anche coloro che si trovassero in stato di peccato grave. Ecco dunque un semplice ma chiaro problema (fa riflettere il fatto che lo si debba dire ad un professore di teologia della levatura di padre Cavalcoli): i cambiamenti disciplinari possono esserci, fatta salva la sostanza. Padre Cavalcoli pone male il problema dicendo che ogni cambiamento disciplinare, perché non di sostanza, avrebbe sempre una sua legittimità. La questione deve invece essere precisata in questo modo: un cambiamento disciplinare non è più tale quando muta la sostanza, se muta la sostanza non è più “disciplinare” ma “sostanziale”.
Il secondo errore
Padre Cavalcoli afferma che esiste il peccato ma non esisterebbero le “condizioni di peccato”, perché il peccato è sempre un atto della volontà. Egli dice nell’intervista: «Non esistono “condizioni peccaminose”, perché il peccato è un atto, non è una condizione, né è uno stato permanente. L’atto del peccato può essere prolungato nel tempo, come può avere per sua essenza una durata temporale (per esempio un furto in una banca); ma, trattandosi di un atto della volontà, può essere interrotto in qualunque istante e comunque cessa entro un certo lasso di tempo, una volta che l’atto è compiuto. Quello che è permanente in noi per tutta la vita, anche nei migliori, è la tendenza a peccare, conseguenza del peccato originale…” Siamo all’assurdo. Convivere non è un atto di volontà? Due sono le cose: o la convivenza e il concubinato sono legittimi oppure no. Se si ritengono legittimi, cambia la dottrina. Se si ritengono illegittimi e si afferma che essi non costituiscono condizioni peccaminose allora salta la logica…e anche in questo caso la dottrina. Padre Cavalcoli fa l’esempio del furto e dice che esso può essere interrotto… e la convivenza? Non può anch’essa essere interrotta? Lo so che a riguardo si dice: ma ci sono delle convivenze che ormai non possono più interrompersi perché consolidate nel tempo e con figli da crescere ed educare… Ma bisogna rispondere: anche queste convivenze devono essere interrotte. Padre Cavalcoli dovrebbe ben conoscere che in tal caso l’interruzione non riguarderebbe la forma ma la sostanza, prendendo tutte le precauzioni del caso. I due conviventi dovrebbero vivere non più come marito e moglie (perché non lo sono), ma semplicemente collaborando all’educazione dei figli. La “Familiaris Consortio” al n.84 è chiara: “La Chiesa ribadisce la sua prassi, fondata sulla Sacra Scrittura, di non ammettere alla comunione eucaristica i divorziati risposati. Sono essi a non poter esservi ammessi, dal momento che il loro stato e la loro condizione di vita contraddicono oggettivamente a quell’unione di amore tra Cristo e la Chiesa, significata e attuata dall’Eucaristia. (…). La riconciliazione nel sacramento della penitenza – che aprirebbe la strada al sacramento eucaristico – può essere accordata solo a quelli che, pentiti di aver violato il segno dell’Alleanza e della fedeltà a Cristo, sono sinceramente disposti ad una forma di vita non più in contraddizione con l’indissolubilità del matrimonio. Ciò comporta, in concreto, che quando l’uomo e la donna, per seri motivi – quali, ad esempio, l’educazione dei figli – non possono soddisfare l’obbligo della separazione, «assumono l’impegno di vivere in piena continenza, cioè di astenersi dagli atti propri dei coniugi» (Giovanni Paolo PP. II, Omelia per la chiusura del VI Sinodo dei Vescovi, 7 [25 Ottobre 1980]: AAS 72 [1980] 1082).”
“Educazione”, ecco un’altra questione che in questi giorni si dimentica nel dibattito teologico. Ma è possibile che nessuno pensi ai figli? Si dice: due divorziati che sono risposati hanno comunque l’obbligo di educare i propri figli… giusto. Ma, appunto, educarli! In questo caso l’educazione imporrebbe il far riconoscere visibilmente ai figli (vivendo non come marito e moglie) lo sbaglio fatto affinché anche i figli non lo ripetano nella loro vita. Ma questo –diciamocelo francamente- non lo si dice perché tutto sommato non ci si crede più.
Inoltre c’è un’altra questione, quella che la convivenza va a ledere inevitabilmente l’indissolubilità. Ma padre Cavalcoli crede o non crede che vita natural-durante i due coniugi rimangono uniti sacramentalmente in Dio? Se è così, anche quando non vi è più la possibilità di convivere, per esempio il caso del coniuge abbandonato, questi è tenuto a continuare a sentirsi unito al proprio marito o alla propria moglie pregando per lui. Un’unione che non finisce con la separazione e che è esclusiva, e proprio perché tale non può essere condivisa con altri, pena l’indissolubilità del matrimonio. Questa è la logica.
Il terzo errore
Ma è proprio sulla logica la questione. E vengo al terzo errore che fa padre Cavalcoli. Ovviamente non poteva non venir fuori l’ipostatizzazione della Tradizione, la Tradizione che dai tradizionalisti viene intesa come una sorta di libro, il fatto che non si riconosca ad essa una dimensione “vivente” e via discorrendo… Ora, premettendo che (è bene ripeterlo altrimenti padre Cavalcoli pensa che noi “tradizionalisti” – definizione che a me non piace – siamo impreparati) che Tradizione e Scrittura sono fonti “remote” della Rivelazione, mentre il Magistero ne è fonte prossima… premettendo questo, va detto che padre Cavalcoli quando parla del rapporto tra Tradizione e Magistero si dimentica due importanti cose che mi limito solo a citare perché necessiterebbero di molto più tempo. Primo, che il Magistero non può nella storia entrare in contraddizione (ipotesi tutt’altro che impossibile, infatti è contemplata teologicamente tant’è che ne parlava già San Vincenzo da Lerino). Secondo: quella della possibile fallibilità del papa. Nel primo caso, la palese contraddizione implicherebbe che si segua ciò che è stato insegnato prima, non ciò che viene affermato dopo; nel secondo caso, va ricordato che l’infallibilità del Papa non è infallibilismo.
26 commenti su “I tre errori di padre Cavalcoli – di Corrado Gnerre”
Grande esempio di Sacerdote colto “rieducato”.
Scrisse su questo sito -lo ricordai già in passato- che la Santa Sede e l’Episcopato mondiale erano da tempo assaltati da un’onda montante di eretici modernisti. Lo diceva anche come testimone oculare, avendo lavorato in Vaticano parecchi anni.
Qualche anno fa, fu mandato di punto in bianco in “campagna” (Fontanellato, dove sorge uno splendido Santuario Mariano tenuto dai Domenicani), perché tacesse e meditasse sui propri “errori”.
Questo è il risultato
“paro paro” come lo stesso Tornielli che l’ha intervistato… altro evidente esempio di riallineamento con “l’aria che tira” …
http://www.libertaepersona.org/wordpress/2015/10/andrea-tornielli-il-vaticanista-di-successo/
Sul suo blog qualcuno gli scrisse nel 2011, quando stava per passare a “La Stampa” (e quindi a Torino, dalla Milano de “il Giornale”; lui è veneto): “Ma pensa di riuscire a continuare a essere cattolico in un ambiente così pieno di Massoni?”.
La risposta -oltre che nel buon senso- era già nel titolo del nuovo blog: “Vatican Insider”. “Io sì che sono sempre in Vaticano, a colazione e a cena con i Monsignori… non come voi, che parlate di cose che non conoscete ! “.
Viene in mente l’ “avviso” della madre a Messori (un convertito), e anche a Cammilleri (idem): “Sta’ lontano dai preti ! Non bazzicarli ! “
“Io sì che sono sempre in Vaticano, a colazione e a cena con i Monsignori… non come voi, che parlate di cose che non conoscete ! “
… arrogante e adulatore… siamo agli antipodi … l’umiltà di Maria evidentemente continua a non insegnare nulla …
Antica saggezza contadina: “Chi ha troppa confidenza col prete e il medico, vive malato e muore eretico”. 🙂
«La grande marcia della distruzione intellettuale proseguirà. Tutto sarà negato. Tutto diventerà un credo. Sarà una posizione ragionevole negare le pietre della strada; diventerà un dogma religioso riaffermarle. E una tesi razionale quella che ci vuole tutti immersi in un sogno; sarà una forma assennata di misticismo asserire che siamo tutti svegli. Fuochi verranno attizzati per testimoniare che due più due fa quattro. Spade saranno sguainate per dimostrare che le foglie sono verdi in estate. Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Combatteremo per i prodigi visibili come se fossero invisibili. Guarderemo l’erba e i cieli impossibili con uno strano coraggio. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.
S’avvicina il tempo – e per alcuni è già venuto – in cui una vita normale, una vita da onest’uomo, richiederà sforzi da eroe…
Caro Claudio la Sua sembra una citazione virgolettata, di chi sono queste parole? Se fossero state scritte da Lei dovrebbe scrivere libri della portata e forza di questo magnifico testo.
Il sig. Claudio cita Chesterton il quale ebbe anche a dire -non riesco a riportare con esattezza- che gli errori sono sempre errori anche se diventano di moda.
Di questi sacerdoti rieducati non abbiamo nessun bisogno, intorbidano ancor più le acque già inquinate dagli errori dei modernisti; è proprio vero che il perdurare dell’eresia modernista al potere (dittatoriale) nella Chiesa erode sempre più il giù “piccolo resto” ma, come sappiamo dalla Sacra Scrittura “se se ne trovassero dieci, o cinque, o due” il Signore ne terrà conto, e non distruggerà la città caduta in mano ai demoni. Speriamolo vivamente, restiamo uniti, assumendo la formazione delle legioni romane (la famosa testuggine) vincitrici dei barbari, ovviamente sotto il segno di Cristo (in hoc signo vincit). Di quelli che, dopo aver azionato l’aratro, si girano indietro, possiamo benissimo farne a meno.
Splendido commento!
Grazie, caro professore. Un articolo chiaro e puntiglioso. Il caro padre Cavalcoli può essere dotto quanto vuole, ma l’ardente fede e l’umiltà di un ignorante bastano a smascherare l’errore. In fondo, Nostro Signore riconobbe ai piccoli il privilegio della Verità. La ringrazio anche per la bellissima frase di San Pio da Pietrelcina. Ecco, un Uomo di Dio che, con semplicità smascherava gli errori, con molta praticità, nonostante vivesse immerso in una realtà totalmente diversa dalla nostra, oggetto di cose straordinarie.
qui c’era la santità, non certo i titoli accademici, e che santità… San Pio è uno dei giganti di tutta la cristianità …
Si, l’ultimo profeta, morto, guarda caso, nel 1968, l’anno spartiacque, l’anno che ha cambiato tutto.
Visione cavalcoliana della Chiesa, non sicuramente cattolica.
il branco segue ilo capo-branco – i separati dal branco devono vivere pericolosamente – padre Pio ha fatto esperienza della ferocia clericale …
I normalisti (s)ragionano come i comunisti, sempre pronti a ripetere le parole d’ordine del capo di turno, salvo poi operare una conversione ad U se il successore impartisce il contrordine
In questi tempi il male antico non ha più paura della croce, il caos si sta misurando la corona, e chi ha ancora la coscienza pulita è destinato a diventare un fuorilegge.
(S. Trofimov, Canzone dedicata ai soldati in Cecenia)
Auguriamoci che non si sia pure convertito al rahnerismo, dopo averlo combattuto.
Cavalcoli è stato un grande sacerdote e la sua cultura è senz’altro vastissima ma, purtroppo è un ultramontanista (=PAPOLATRA), quindi non ci si può più fidare delle sue opinioni teologiche, ora lavora per la rivoluzione modernista!
Credo che anche un cresimando (se ha la fortuna di avere un buon catechista) capisca che NON si può IN NESSUN CASO fare la Comunione in stato di peccato mortale e che l’adulterio è SEMPRE un peccato mortale…ma se la possono fare gli adulteri impenitenti, allora perché non anche i politici corrotti, gli usurai e i bestemmiatori impenitenti? La misericordina selettiva è una solenne idiozia, non ci vuole un genio per capirlo, ci vuole un Kasper per NON capirlo!
Inoltre Cavalcoli (come TUTTI i papolatri) non riesce a capire che il Magistero NON può contraddirsi e che non può andare contro al Depositum Fidei (=Rivelazione = Scrittura + Tradizione).
Se un “magistero” andasse contro al Magistero precedente o alla Rivelazione sarebbe soltanto un antimagistero!
Purtroppo la storia della Chiesa non insegna niente a persone come Tornielli e Cavalcoli: se tutti fossero stati come loro il cristianesimo sarebbe finito ai tempi di Sant’Atanasio!
Liberio, Leone X e Giovanni XXII, dovrebbero aver insegnato che il Papa può sbagliare e che opporsi ai suoi errori è non solo lecito ma pure doveroso!
L’unica cosa difficile da capire è fino a quando un papa che sbaglia può essere considerato papa: se il limite fosse l’eresia FORMALE Bergoglio lo avrebbe già superato, quando ha riconosciuto di stare per dire un’eresia ma l’ha detta lo stesso! https://www.youtube.com/watch?v=_hlw1h-r5Pg
Ma noi sappiamo bene che gli eretici formali sono FUORI dalla Chiesa e che NON vanno seguiti!
Perché ostinarsi a difendere il loro operato?
Se il papa fosse SEMPRE e COMUNQUE infallibile, allora saremmo SICURAMENTE in stato di vacanza (o di privazione) della Sede, visto che, Magistero Perenne alla mano, si può dimostrare che Bergoglio (e anche alcuni suoi predecessori) hanno fallito!
Quando si dice spaccare il capello in quattro. Adducendo ogni possibile distinguo alla fine del “nuovo” approfondimento potrebbe sfuggire proprio l’essenziale, cioè il valore del matrimonio in quanto Sacramento, in modo egregio illustrato in questo articolo dal Prof. Gnerre. A pronunciarsi è stato un Religioso qualificato e rigoroso, sino a poco tempo fa. Altri illustri Confratelli gli risponderanno; io chiedo solo : perché?
Cavalcoli sembra avere dimenticato che quando si è fuori dallo stato di Grazia, ovvero quando si è nel peccato, non si torna in stato di grazia
solo perchè il peccato commesso non perdura, ma è necessario il sincero pentimento, il serio proponimento di non più peccare e quindi
l’assoluzione del confessore nella confessione sacramentale.
Non basta aver smesso di uccidere per non essere più sotto il peccato di omicidio, serve il pentimento e l’assoluzione.
Seguendo il criterio di questi criptomodernisti quando uno smette di voler peccare, è già in stato di grazia, invece non è così, anche perchè se così fosse la Chiesa e i sacramenti dei morti a cosa dovrebbero servire?
Io vorrei chiedere a Cavalcoli, a quale papa dobbiamo obbedienza? A quello della Familiaris Consortio o a quello più recente? No perchè se due papi si contraddicono e la ragione va sempre al più “moderno” e non a quello che segue il Vangelo, allora è ovvio che Cavalcoli è modernista, ovvero eretico.
Concordo completamente con Lei!
Inoltre nelle convivenze extramatrimoniali NON si smette di voler peccare!
La castità è possibilissima, Dio NON ci ha mai chiesto nulla di impossibile! Il Suo giogo è dolce e il Suo carico è leggero!
Anche a me non piace l’etichetta di “tradizionalisti”: il tradizionalismo è una filosofia irrazionalista giustamente condannata dal magistero della Chiesa.
Quanto ai sacerdoti conservatori, sono più insidiosi dei modernisti accertati, perché mescolano le carte in tavola e disorientano i semplici fedeli che si sentono attratti da una dottrina e una liturgia serie rispetto alle rielaborazioni dei “profeti di ventura”.
Questo fatto di padre Cavalcoli non fa purtroppo che confermare che stiamo vivendo la Passione della Chiesa per mano di coloro che, come l’apostolo Giuda, hanno venduto nostro Signore per trenta denari! Non é uno scherzo, magari lo fosse. Stiamo assistendo al grande tradimento della Verità rivelata che è Cristo stesso! La grande apostasia dalla Verità è in atto, e l’accecamento delle menti e dei cuori é oramai un’epidemia mortale che ha contagiato una grande (grandissima) parte dei battezzati ( non possiamo più chiamarli cristiani perché di fatto non lo sono più in quanto tralci secchi staccati dalla Vite). Ma quello che più fa rabbrividire (e piangere) é che questi Giuda trasmettono liberamente su una emittente come Radio Maria, che per anni ha difeso la Verità, ma che negli ultimi tempi sta lasciando molto a desiderare… In fatto di fedeltà alla Parola di Dio, alla Tradizione, al Magistero, e all’esempio dei santi che ci hanno preceduto. Il fatto é che non si ha più il coraggio di dire la Verità!
p. Cavalcoli ha risposto alle critiche sul sito dell’isola