La Chiesa e le polemiche sul lavoro festivo  –  di Giovanni Lugaresi

Anziché avversare il lavoro domenicale, perché non richiamare i credenti sulla necessità di santificare la festa, pur andando al lavoro? E i negozi di oggettistica sacra di santuari, monasteri, ed istituzioni affini non sono aperti la domenica? Insomma, basterebbero un po’ di buonsenso e, perché no?, di coerenza

di Giovanni Lugaresi

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zzzzfdlCi sono alcune cose difficili da comprendere nei comportamenti, nelle esternazioni di personalità del mondo cattolico, soprattutto a livello di vescovi, cardinali, eccetera.

Difficili da comprendere, perché non rispondenti a una semplice logica, a un buonsenso che anche noi sprovveduti di teologia, filosofia e materie del genere, pure dimostriamo – ci si perdoni l’immodestia.

Ci riferiamo a un discorso, a più discorsi, a livello di coerenza, che dovrebbero essere ben compresi dal cristiano uomo della strada.

Ora, si parla di Chiesa cattolica che deve stare al passo coi tempi, perché il mondo cambia, la società ha sensibilità diverse da quelle di un tempo, e la gente anche, di conseguenza. Ergo: riflettiamo – dicono i progressisti del mondo clericale – e dunque mettiamo in dubbio che non si possa dare la comunione ai divorziati risposati; e anche per quel che riguarda l’omosessualità, cerchiamo di vedere di quali valori gli omosessuali possono essere portatori.

Ci pare di aver capito questo, dalle tante esternazioni (lette e sentite) di personalità quali sua eminenza il cardinale Kasper, e giù di lì per li rami! – nel caso avessimo capito male, facciamo ammenda.

In questo campo, ci fermiamo qui.

Cambiamo “materia”, ma sempre restando nel solco di quella modernità alla quale la Chiesa cattolica dovrebbe adeguarsi, perché la parola di Nostro Signore va aggiornata, adeguata, modernizzata insomma, almeno secondo lorsignori (e monsignori).

Vuole il caso che, in questo contesto di tempi che cambiano, di individui e di società ugualmente diversi dal passato, per quel che riguarda l’economia, e quindi la produzione, quegli stessi “modernizzatori” si dimostrino arretrati.

Ed eccoci al punto. I contemporanei movimenti-cambiamenti della produzione richiedono più volte il lavoro domenicale da parte di operai, tecnici, eccetera: lavoro festivo, naturalmente retribuito ad hoc.

zzzzdmncEbbene, non si capisce che chi predica l’adeguamento alla “modernizzazione” in altri campi, non debba accettarlo in questo, perché andrebbe a scapito magari del “santificare le feste”, perché un altro approccio non compete certamente a Santa Madre Chiesa, bensì, magari, ai sindacalisti e ai diretti interessati, alle maestranze.

Ora, per citare, fra i tanti, un caso reale, personale, chi scrive, avendo fatto da sempre il giornalista, lavorava anche di domenica e nei giorni festivi. Ciò andava a detrimento della “santificazione delle feste”? Nemmeno per sogno. Chi scrive, infatti, dovendo trasferirsi dalla città di residenza (Padova) a quella di lavoro (Mestre – sede del quotidiano Il Gazzettino), a messa ci andava o prima di prendere il treno, nella basilica del Santo, oppure in stazione a Mestre, dove, fino al Duemila (almeno), esisteva una cappelletta con officiante la messa un frate cappuccino.

Per dire che nulla ostava (nulla osta) a chi, credente e pur lavorando di domenica, voleva (vuole) osservare il precetto.

Ma se di domenica e nelle feste comandate (come venivano chiamate una volta) lavoravano e lavorano diverse categorie come i ferrovieri, i tramvieri, i ristoratori, i baristi, eccetera eccetera, perché non potevano e non possono farlo operai e tecnici di grossi complessi industriali?

E’ la società che cambia, care eminenze e care eccellenze clericali! Prendetene atto, secondo non soltanto la vostra logica di comodo, ma secondo una logica che è anche di noi cattolici sprovveduti…

Puntate: non sull’avversare il lavoro domenicale, bensì sul fatto di richiamare i credenti, sulla necessità di santificarla, la festa, pur andando al lavoro. Avvertendo e sottolineando che sante messe vespertine ci sono al sabato e, di domenica, da mattina a sera, in tante chiese. Se uno ci crede (e sottolineiamo: ci crede!), potrà fare un piccolo sacrificio, o no? Va bene che per certi versi questi personaggi del mondo clericale di sacrificio non parlano più, di penitenza neppure, epperò sacrifici e penitenze non sono ancora stati aboliti dalla e nella Chiesa cattolica!

Un’ultima considerazione riguarda l’attività lavorativa svolta nei negozi e supermercati aperti di domenica e nelle feste di precetto. Abbiamo sentito, anche in questo caso, parole di fuoco di presuli contrarissimi al commercio “festivo”.

Ma i negozi di oggettistica sacra di santuari, monasteri, ed istituzioni… affini?

Quei negozi sono aperti anche di domenica e nei giorni festivi, e opportunamente, perché il pellegrino, il devoto, che si recano a Camaldoli, o al Santo a Padova, o in altri luoghi di culto legati alla storia e alla pietà popolare, amano acquistare un ricordino, una immagine, una piccola statua, una corona del rosario, un libro-libretto illustrante il luogo e le sue caratteristiche, magari anche soltanto una medaglietta.

Si dà il caso che questa gente di semplice fede, ma di autentica fede, colga l’occasione del giorno festivo, della domenica, per recarsi nei luoghi suddetti. E per fare questi acquisti occorre che i negozi siano aperti.

Se questi maestri di vita e di fede che predicano dall’alto dei loro scranni vogliono chiudere i loro negozi di oggettistica sacra, si accomodino pure. A nostro modesto avviso, soltanto dopo avere ordinato la cessazione di queste attività, avranno le carte in regola per chiedere a Marchionne o alla Electrolux di tenere ferma la produzione di domenica e nelle feste comandante!

E’ (soltanto) una questione di coerenza.

O no?!

13 commenti su “La Chiesa e le polemiche sul lavoro festivo  –  di Giovanni Lugaresi”

  1. luciano pranzetti

    Resto sorpreso da questa richiesta che sarebbe stata corretta e legittima se la Chiesa avesse sempre, dico sempre, difeso il riposo domenicale. Ma è stata essa stessa, con la Messa prefestiva, a considerare la domenica – dies dominica vel Domini – giorno feriale. Celebrare, cioè, messa il sabato sera perché coloro che lavorano di domenica possano assolvere l’obbligo. E non è, poi, nello spirito del conciliabolo vaticano, totale apertura al mondo moderno e alle sue esigenze economiche?

  2. Per me, il lavoro festivo, a meno che non sia indispensabile, non dovrebbe esistere. Così come le messe cd “prefestive” che mi danno l’idea di un accomodamento forzoso -anche questo sulla scia della modernità scaturita dal CVII- che va contro il precetto di santificare le feste. Diceva il Santo Curato d’Ars: “Quando vedo gente che trasporta cose col carro la domenica, penso che trasportano la loro anima all’inferno”. Dovrebbe farci riflettere. “Ma che volete”, commenterà di sicuro qualcuno, ” il Santo Curato è ormai così antico!…”

  3. Annarosa Berselli

    E’ chiaro che non si possono bloccare le forze dell’ordine ed i pronto soccorso solo perchè è festa, domenica
    od altro, ma il riposo festivo ha anche, laicamente inteso, una valenza sociale: si lavora più volentieri sapendo
    che poi c’è un giorno per il riposo, la famiglia, gli amici!

  4. A proposito di..”secondo lavoro” del parroco. Segnalo un bell’articolo relativo ad un Bed & Breakfast gestito da un parroco a Bibbona, nota località balneare della costa livornese (dove anche Beppe Grillo possiede una villa), sembra senza alcuna autorizzazione comunale, il che ha provocato una polemica tra i fedeli e il parroco. Ecco il link :
    http://iltirreno.gelocal.it/cecina/cronaca/2015/08/22/news/la-canonica-del-prete-riaccende-la-polemica-e-un-b-amp-b-di-lusso-1.11970222
    Poi basta andare su B&B Piev’Antica e s trova dovizia di foto, con relativi prezzi: camera doppia per 1 notte € 100; niente male per un povero prete! forse però li confessa ed assolve pure, i turisti, chissà che non sia un tradizionalista. pace e bene

  5. Grazie dott. Lugaresi per questa interessante proposta di riflessione; lavorando sovente nei giorni festivi, mi sono posto simili riflessioni più volte cercando la coerenza con la mia fede. Penso che per un cattolico sia un compromesso accettabile anticipare la messa festiva, come mostra il suo esempio, io stesso partecipo il mattino presto prima di iniziare il lavoro. E certamente fondamentale mantenere lo spirito festivo secondo tradizione, magari celebrando il giorno santo in serata quando ci si ritrova con tutta la famiglia.

  6. Federico Fontanini

    Attenzione a criticare la S.Messa prefestiva. Oggettivamente avete ragione ma ci sono categorie professionali (es. medici come me) che devono lavorare l’intero giorno festivo. Ho colleghi che lavorano la domenica dall 8 alle 20, perché glielo impongono, specialmente in strutture private! Ora poiché è difficilissimo se non impossibile trovare Messe festive alle 6.00 del mattino o giù di lì, queste persone senza Messa prefestiva non potrebbero adempiere il precetto. Ovviamente diverso è se vado a Messa il sabato per divertirmi la domenica. Perciò nella situazione attuale è bene che la Messa del sabato sera resti.

  7. Concordo in pieno con la signora Tonietta: il lavoro domenicale dovrebbe essere qualcosa di assolutamente eccezionale (per forze dell’ordine, servizi sanitari, e simili, ma anche servizi alberghieri e di ristorazione, eccetera). Anche chi lavora in questi settori, poi, non dovrebbe avere occupati più di una o due domeniche al mese. Forse faremmo tutti bene a rileggere quel che disse la Madonna a La Salette. Sarà solo un caso che alla liberalizzazione delle aperture domenicali sciaguratamente valuta da Monti abbia corrisposto un aggravamento della crisi economica ? Giorgio

  8. Che la domenica i pellegrini che si recano ad un Santuario abbiano la possibilità di acquistare una coroncina o un’immaginetta mi sembra normale buon senso, ben diverso è l’andare a comprar peperoni e salsicce al supermercato…mi stupisce che si possano quasi equiparare le due situazioni…

  9. Sia l’articolo, sia i commenti mi hanno fatto molto riflettere.
    Io, quando lavoravo come impiegata, a volte ho dovuto lavorare anche tutto il sabato
    e la domenica mattina e se in “dicembre” dovevo fare dei regali, mi faceva molto
    comodo trovare i negozi aperti anche la domenica.
    Ma da quando smisi, per me la domenica è sempre stata SOLTANTO il giorno del
    Signore: non ho mai acquistato nulla.
    Ma chi lavora tutta la settimana e DEVE fare acquisti personali o comprare regali,
    come deve fare?
    E’ logico quindi che i negozi vengano aperti anche la domenica.
    Cioè mi sembra che siano giuste TUTTE le argomentazioni espresse, comprese
    quelle di Giovanni Lugaresi; ci sono obblighi di lavoro, ci sono i turni, e c’è chi
    può santificare le feste.
    E ci sono sempre più persone per le quali la domenica è un giorno come un
    altro..

  10. Facile che l’obiezione clericale non sia guidata da preoccupazioni spirituali (zelo per le anime dei lavoratori) ma meramente sindacali (diritto al tempo libero, statuto dei lavoratori ecc.).

  11. Mi pare di poter condividere l’articolo tranne che in un punto. Chiaro che gli operai o impiegati di un’azienda non possono rifiutarsi di andare al lavoro di Domenica se glielo impone il contratto e così i commessi dei negozi e dei supermercati, ma qui si tratta di consumismo puro e crudo. Un conto è l’esigenza dell’impresa di produrre (un cementificio non può spegnere i forni neanche un’ora), ma per fare la spesa abbiamo 6 giorni su 7. Se ci siamo dimenticati qualcosa per il pranzo della Domenica, mangeremo qualcos’altro, magari pensando a chi non ha nulla da mettere sotto i denti. Attiviamo tante forme di boicottaggio stupide, ma una verso i negozi e supermercati che ci inducono nella tentazione di fare shopping il giorno della Festa, proprio no?

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