“FUORI MODA”. La posta di Alessandro Gnocchi – rubrica del martedì

… le tracce proposte ai maturandi non devono stupirci: una scuola di stato spacciata come strumento di liberazione di qualsiasi cittadino, non è altro che una grande gabbia in cui vengono allevati gli schiavi di domani. Cogliamo l’occasione per suggerire qualche contravveleno alle banalità perbeniste e politicamente corrette offerte dalla “maturita”, da assumere durante l’estate: le buone letture.

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Ogni martedì Alessandro Gnocchi risponde alle lettere degli amici lettori. Tutti potranno partecipare indirizzando le loro lettere a info@riscossacristiana.it , con oggetto: “la posta di Alessandro Gnocchi”. Chiediamo ai nostri amici lettere brevi, su argomenti che naturalmente siano di comune interesse. Ogni martedì sarà scelta una lettera per una risposta per esteso ed eventualmente si daranno ad altre lettere risposte brevi. Si cercherà, nei limiti del possibile, di dare risposte a tutti.

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Il successo di questa rubrica è testimoniato dal numero crescente di lettere che arrivano in redazione. A questo proposito preghiamo gli amici lettori di contenere i propri testi entro un massimo di 800 – 1.000 battute. In tal modo sarà più facile rispondere a più lettere nella stessa settimana. Ringraziamo tutti per la gentile attenzione e collaborazione.

PD 

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Martedì 7 luglio 2015

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è pervenuta in Redazione:

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Caro dottor Gnocchi,

vorrei il suo parere sulle tracce proposte ai maturandi: a mio parere facili per lo studente di sinistra, con una piccola infarinatura di topoi cattocomunisti, laddove allo studente di destra sarebbe occorsa la penna di Guareschi o di Chesterton per venirne a capo, ed essere comunque bacchettato. Spero che, nel generale clamore sulla Grecia, lei mi possa dedicare una risposta, anche breve,  perché della scuola italiana dovremo occuparci ancora.

Mi stia bene,

Marina Panetta

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zrbrpsGentilissima Marina,

la sua  lettera merita una risposta lunga, anche se l’argomento, da sterminato che potrebbe essere, può essere ridotto a una considerazione molto breve: la scuola di stato spacciata come strumento di liberazione di qualsiasi cittadino non è altro che una grande gabbia in cui vengono allevati gli schiavi di domani. Mi rendo conto di apparire sommario, ma basta pensare a che cosa è diventata e che cosa ancora diventerà la scuola che dispensa e diffonde l’omosessualismo di stato.

Non c’è proprio nulla di strano nelle tracce per la maturità di cui parla, cara Marina. Da Calvino alla resistenza, che proprio non riesco a scrivere con la “r” maiuscola, passando per le nuove frontiere della tecnologia, ci sta dentro tutto quello che ci aspetta. Topoi cattocomunismi compresi, visto che la devastazione della scuola italiana ha tra i suoi padri un prete, nella veste talare di don Lorenzo Milani: la conseguenza della demolizione di liturgia e dottrina poteva essere solo quella di demolire la scuola e l’educazione, con i risultati che ora abbiamo sotto gli occhi.

Lei, cara Marina, mi prende per la gola citando Guareschi e Chesterton. Con questo mi ricorda il mio ormai lontanissimo esame di maturità, al quale mi venne proibito di portare una tesina sullo scrittore della Bassa e mi rifeci portandone una sull’anima reazionaria di Tolkien.

Qui giunto, mi permetta di seguire l’istinto e di prendere tutt’altra strada cogliendo l’occasione per suggerire qualche contravveleno alle banalità perbeniste e politicamente corrette offerte dalla “maturita”, da assumere durante l’estate.

zzzzgrscSeguendo il suo suggerimento, inizierei con due classici che fanno bene all’anima come il Guareschi di Mondo piccolo e il Chesterton di Padre Brown, a cui aggiungerei il Tolkien del Signore degli Anelli. Sull’onda dei titoli più famosi, ci sono poi la guareschiana “Calda estate del Pestifero”, i chestertoniani “Paradossi di Mr. Pond” o le tolkieniane “Avventure di Tom Bombadil”.

Poi, si potrebbe provare con “Arcipelago Gulag” di Aleksandr Solgenitsin. Nessuno come questo gigante della letteratura e dell’anima è riuscito a spiegare che il comunismo nasce intrinsecamente malvagio, che non è una buona idea applicata male, ma una cattiva idea applicata bene. Chi si fa intimorire dai tre volumi di “Arcipelago Gulag”, può orientarsi su “Processo e morte di Stalin”, di un grande italiano come Eugenio Corti. Da lì, se non lo ha già fatto, potrà passare al capolavoro dello scrittore brianzolo, “Il cavallo rosso”. Chi ama la storia, non può perdersi Louis De Wohl, un autore che fa genere per conto proprio con le biografie romanzate di grandi personaggi della Cristianità. Due titoli su tutti, “La città di Dio” e “La liberazione del gigante”, il primo dedicato a San Benedetto e il secondo a San Tommaso d’Aquino. Da portare assolutamente se si va in vacanza tra Lazio e Campania.

zzzzcrtPer quanto riguarda l’umorismo, è presto detto. Non ci sono libri contemporanei capaci di far ridere veramente, in modo intelligente e sano. Non ci sono autori capaci di far ridere di cuore, salvo uno che era un mio amico, stava a Napoli, è morto poco prima di Mario Palmaro e si chiama Marcello D’Orta. Dal celebre “Io speriamo che me la cavo” a “Dio ci ha creato gratis”, fino ai più recenti “Nero napoletano” ed “Era tutta un’altra cosa”, questo scrittore mostra come le cose e le parlate quotidiane diventano divertenti là dove rimarcano l’attenzione che gli uomini hanno sempre riservato al buon Dio. Insomma, l’umorista deve essere serio, ma oggi, a parte rare eccezioni, non ce ne sono più. Per ridere di cuore, bisogna rifarsi con gli inossidabili Guareschi e Chesterton. Il Chesterton italiano sorprenderà con “Il destino si chiama Clotilde” e “Il marito in collegio”, mentre il Guareschi inglese lo farà con “L’osteria volante” e “L’uomo che fu Giovedì”. Nel “Destino si chiama Clotilde” è da leggere, rileggere e poi leggere ancora la “Digressione” ambientata nella Pampa argentina, un vero ordigno umoristico di quelli che si costruivano una volta. Nell’”Uomo che fu Giovedì”, è imperdibile l’elogio dell’orario ferroviario presentato come la più grande rappresentazione della più grande tra le avventure: il fatto che il treno arrivi ogni volta nella stazione giusta.

E veniamo ai gialli. Non possono mancare almeno un volume dei Racconti di Padre Brown e le avventure di un altro fra i tanti detective inventati da Chesterton, per esempio il Basil Grant del Club dei “Mestieri stravaganti”: se si vuole condurre la ragione fino davanti al mistero e farvela inginocchiare, non si sbaglia mai. Poi una bracciata delle Inchieste di Maigret (Adelphi). Non fa niente se si conosce già il finale, il bello sta nel seguire passo a passo il lavoro di un uomo che si è trovato a fare il commissario ma, se si fosse potuto inventare un mestiere su misura, avrebbe “voluto fare il riparatore di destini”. I miei preferiti, fra i settantacinque romanzi e i ventotto racconti di Georges Simenon, sono “Maigret esita”, “Firmato Picpus”, “La balera da due soldi”, “Il cavallante della Providence”, “Maigret si confida”, “Maigret e i vecchi signori”.

Ma attenzione, si sta parlando del Simenon di Maigret. Perché quello dei “non Maigret” è di tutt’altra pasta: eccelso nella scrittura, nell’invenzione della trama e nel tratteggio dei personaggi, ma pervaso di un malessere che rischia di essere contagioso per il lettore non avvertito, specialmente quello più giovane. I Maigret vanno letti in quest’ottica, perché Simenon vi racconta l’uomo che avrebbe voluto essere e non mai riuscito a diventare. Affrontati così, questi gialli diventano il diario straziante di un uomo che avverte il morso del peccato originale e rimane in attesa, chissà se con la forza del passo definitivo, che Qualcuno venga a riparare il suo destino.

Se piacciono i thriller e non lo si è già fatto, leggete “Il Nemico” di Michael D. O’Brien. Per descrivere in poche righe questo libro di buona trama e di buon ritmo, si può definirlo una riscrittura del “Padrone del mondo” di Robert Hugh Benson. Non per diminuirne la portata, ma per inscriverlo in un filone glorioso che trae linfa dall’Apocalisse e narra la comparsa dell’anticristo. Da leggere assolutamente l’uno e l’altro. In questo filone bisogna segnalare “Dodici”, di Giovanni Donna d’Oldenico. Innanzi tutto perché è un bel romanzo e poi perché devo la sua scoperta a un libraio, evento sempre più raro al giorno d’oggi. Ben pensato, ben scritto, “Dodici” sottende all’azione del “Nemico” una lettura tremendamente attuale della follia scientifica. Ai cultori del genere, il romanzo di d’Oldenico ricorderà “Quell’orribile forza” di C.S. Lewis, un capolavoro, una delle prove narrative più ardentemente visionarie su questo tema. Una vera e propria meditazione teologica che analizza e descrive nel dettaglio il declino della ragione là dove gli uomini intendono sostituirsi al creatore della vita. Con alcune acutissime pagine sull’assurdità del femminismo. Stesso filone, ma declinato in chiave dottrinale, per “Habemus Papam” di Walter Martìn. Sotto questo pseudonimo, si cela don Giuseppe Pace, salesiano che dalla sua fedeltà alla Tradizione ha tratto la fonte della propria fede e l’ispirazione per una multiforme attività letteraria da cui è uscito questo romanzo ambientato nella Roma degli Anni Settanta, con un Papa che somiglia tanto a Benedetto XVI. Una miscela di suspense, buona dottrina e intuizioni visionarie funestata, bisogna dirlo per onestà, da una prefazione scritta da Mario Palmaro e dal sottoscritto. Ma, si sa, nulla è perfetto.

zzzzlgrsInfine, un mio amato italiano e i miei amati inglesi. Se vi piacciono i racconti, anche brevi, leggete senza indugi quelli di don Francesco Fuschini, un amore di sacerdote che ha consumato la sua vita terrena in Romagna, tra anarchici e comunisti. Don Fuschini racconta la sua storia, fatta di piccole storie proprie e altrui, in varie raccolte, tra le quali io ho una passionaccia per “Mea culpa”, “Parole poverette” e “L’ultimo anarchico”.  Ma prima di passare agli inglesi, parlando di don Fuschini e di anarchici voglio ricordare anche Giovanni Lugaresi,  che è un mio amico, ma soprattutto, uno scrittore di razza e un uomo di cultura così profonda da aver capito il valore di Guareschi quando tutti cercavano di dimenticarlo. Leggetevi “Anarchico il pensier…”, un inno alla libertà vera, quella fatta delle cose e delle idee di tutti i giorni: sarà una bella cavalcata nella praterie di casa nostra come fossero una specie di Frontiera del Sudovest americano.

Tra gli inglesi, ho già detto di Tolkien: poco, ma parlare di Tolkien vuol dire scoperchiare “Il Signore degli Anelli” e quindi scrivere un libro. Poi di Chesterton, di Lewis e di Benson. Rimane il tempo per raccomandare caldamente Bruce Marshall con almeno due romanzi, “Il Miracolo di padre Malachia” e “Tutta la gloria nel profondo”. Quest’ultimo è una nuova traduzione dello straordinario “Il mondo, la carne e padre Smith”. Tra i romanzi di Marshall è il mio preferito per quanto è cattolico quel prete cattolico di padre Smith e per la splendida descrizione della Messa gregoriana, la più commovente che io abbia trovato in un’opera di narrativa.

Qui mi fermo cara Marina, ma potrei continuare ancora per molto. E penso che anche lei abbia di che consigliare i nostri “maturati” per disintossicarsi da tanti anni di scuola. Bisogna proprio che si riprenda a insegnare ai nostri ragazzi, ma anche a tanti adulti, come si sta al mondo. Con la scuola  e, come spero di aver brevemente mostrato con queste letture, anche con il doposcuola.

Alessandro Gnocchi

Sia lodato Gesù Cristo

14 commenti su ““FUORI MODA”. La posta di Alessandro Gnocchi – rubrica del martedì”

  1. Mio figlio, circa 15 anni fa, in 2a Scientifico dove studiava con profitto, svolse il tema in classe: “Il tuo idolo” parlando (orrore, orrore) di Benito Mussolini.
    Indovinate un po’? Fu bocciato in Italiano.
    Dovetti toglierlo da quel liceo (minuscolo) ed iscriverlo in un altro. Più tardi, dopo la Laurea, nauseato, si è trasferito in Inghilterra dove vive e lavora. 🙁

    1. Caro Signor Lister, mi dispiace molto per Suo figlio: spero che almeno abbia conservato una forte Fede e dei forti legami con la famiglia d’origine!
      Quella bocciatura deve essere considerata come una DOPPIA promozione!
      Io e Lei non siamo mai andati molto d’accordo, ma voglio approfittare dell’occasione per dirLe che come Cattolico Lei gode della mia stima e fiducia, la sua Fede e la Sua cultura sono innegabili e Lei ha anche un grande spirito combattivo: spero che i piccoli attriti che abbiamo avuto in passato siano stati dimenticati: combattiamo nello stesso esercito!
      La saluto cordialmente,
      Diego

      1. Caro Diego,
        non ricordo nessun attrito nei Suoi confronti, ma evidentemente erano piccolezze che, leggo, sono superate.
        Sì, sono uno spirito libero, di artista e, per questo, combattivo (prova ne sia che molti miei commenti, forse un po’ troppo vigorosi, vengono censurati dal moderatore del blog) ma è ciò che mi ha consentito di vivere serenamente, a testa alta, senza compromessi. I legami con mio figlio sono sempre molto forti, forse perché ha il mio stesso carattere per cui non ha voluto integrarsi con questo sistema che non conosce meritocrazia e se ne è andato “sbattendo la porta”.
        Grazie per le Sue gentili parole.
        Ricambio di cuore i Suoi cordiali saluti

  2. Grazie, dott. Gnocchi. Sebbene abbia passato da un bel pezzo la maturità, farò tesoro anch’io dei suoi consigli di lettura, indirizzandomi verso quei romanzi e quegli autori che ancora non conosco e sapendo meglio come orientarmi quando mi capitasse di dover regalare un libro.

  3. i consigli di lettura hanno contribuito a fare di me e dei pochi amici non appecoronati di ogni cultura politica o posizione religiosa uomini liberi.

    sulla scuola: ma guardate che scoprite l’acqua tiepida. 25 anni fa le cose stavano come ora. allora come ora il punto é che ai genitori borghesi o no non importava e non importa un tubo, perché tanto il lavoro ai giovani si propongono di procurarglielo loro con le amicizie e la cultura, si sa ormai é luogo comune, non serve a niente. rebus sic stantibus non resta effettivamente che la controeducazione familiare e personale.

  4. Grazie, carissimo Alessandro Gnocchi!!!
    Mi permette una battuta un po’ scherzosa?
    Ma lei è una persona o una ENCICLOPEDIA VIVENTE???

  5. Annarosa Berselli

    Ho notato con dispiacere che, nelle tracce dei temi di maturità, non ce ne era una, dico una, sul centenario
    dell’inutile strage, della quale abbiamo visto le conseguenze negli anni 90 nei Balcani, ed adesso in Medio Oriente!
    In cambio,c’era la Resistenza…mi si permettauna battuta: elettrica?

  6. Grazie. Di questo oggi si ha bisogno, caduti gli idoli sinistri, ricostruire una biblioteca cristiana, cattolica. Il discorso è lungo ma va fatto subito sia verso i ragazzi sia verso gli adulti, siano essi genitori e/o insegnanti. Uno dei punti nodali è che questi libri “nuovi” devono essere proposti da adulti, come lei, che li ha masticati e ruminati da tempo. Adulti che siano, per conoscenza e intimo convincimento, in grado di tener alta la bandiera, con amorevole naturalezza, davanti a commissioni esaminatrici al meglio ignare al peggio prevenute verso ogni altro pensiero che non sia quello in cui loro stesse sono state allevate, nutrite ed addomesticate.
    Perchè non pensare ad incontri liberi di genitori ed insegnanti dove, ogni mese, si presenti prima, si apprezzi poi un libro al mese tutti insieme? Dei seminari forse. Informali. Cosa ne pensa ,dott.Gnocchi?

  7. Ottime le indicazioni di lettura. Mi ha in particolare fatto piacere il ricordo di don Francesco Fuschini, che Prezzolini giudicava il miglior scrittore cattolico del suo tempo. Mi chiedo tuttavia come mai pressoché tutti i libri che Gnocchi ha indicato siano editi da case editrici non “cattoliche” o almeno non programmaticamente vicine al cattolicesimo; e come gran parte di quei libri non siano reperibili nelle librerie cattoliche. In tali librerie, in compenso, si trovano pile dei libri di Dan Brown, dei vari neo-teologi contestatori, degli autori ed autrici di sdolcinati libretti di zuccherosa psuedo-spiritualità, di esegesi para-eretica, e via dicendo, per non parlare delle decine e decine di libri di e su papa Francesco ( tra un poco comparirà anche nelle figurine Panini, quelle dei calciatori e degli attori) . Don Alberione, che Dio l’abbia in gloria, si starà rivoltando nella tomba.

  8. Non vorrei tediarvi, caro dott. Gnocchi e cari amici utenti di RC, con una parentesi autobiografica, ma in relazione al post di lister che mi ha preceduto, voglio ricordare che il sottoscritto, nel pieno di una interrogazione scolastica del quarto anno, non sopportando il mielioso conformismo di massa e del progetto di iniziazione, più che d’istruzione, parlò malissimo di Garbaldi, dandogli del fannullone, del buono a nulla, del delinquente e del ladro. Apriti cielo! Fui mandato dal preside, il quale non perse tempo nell’improvvisare la solita zuccherosa sceneggiata buonista anche al resto della classe. Ovvio che la gentile insegnante di storia non mi sopportò più. Poverina, magari la pensava come me, magari ignorava totalmente molti fatti, magari, come penso, era soltanto una tiepida e pavida pedina del sistema scolastico italiano. Sta di fatto che toccai con mano che certi personaggi devono, per forza, con le buone o con le cattive, vivere nel pantheon degli eletti vergini.

    1. In OGNI città e OGNI paese del “Regno” (delle Due Sicilie) le strade principali furono, e sono, intitolate a Vittorio Emanuele e a Garibaldi:: Uomini non umani, “eletti vergini” come dice Feder, Super-Santi barbuti e baffuti piovuti a liberare il Volgo dalla schiavitù ai Santi e alla Vergine.
      A Roma, Corso Vittorio Emanuele porta al Vaticano (anzi fu realizzato per “bonificare il ventre della città” e “mostrare ai preti cos’è una Capitale Moderna”); Garibaldi domina dal Gianicolo; Cavour presiede alla paganizzazione del Colosseo (con Via Cavour) e all’introduzione del “Cristianesimo Riformato” valdese, “condotto nei limiti della Ragione” (a Piazza Cavour). Coloro che “avevano capito” molti secoli prima, rigettando i Sacramenti e ogni Autorità (dello Stato e della Chiesa), finalmente sono arrivati a Roma, e insegnano chi è Dio

  9. Non fu certo l’unico caso, il che dimostra l’anima inquieta e sprezzante, a tratti radicalmente cinica, che mi ha sempre contraddistinto e che la mia conversione ha ancora più accentuato più che sedato. A differenza di lister, sempre durante un’interrogazione, parlai malissimo di Mussolini. Fin qui tutto bene per l’insegnante. Allora, perché ebbe da ridire anche in quella occasione? Perché la mia critica al Duce e al Fascismo non era riconducibile ai soliti cliché della storiografia democraticista di oggi ma alla mia atavica inimicizia nei confronti della statolatria è da ogni movimento in odor di giacobinismo. Anche quando ero ateo e anticlericale ho sempre avuto un profondo senso di disprezzo per il 1789, il giacobinismo e tutti i movimenti statolatri da esso creati.

    1. Fu mio figlio, quindicenne, a tessere le lodi di Benito Mussolini in quell’occasione. Il ragazzo lo fece con cognizione di causa, avendo studiato, di sua iniziativa, la vita di Mussolini grazie ai documenti e le valutazioni storiche portate a compimento da Renzo De Felice (8 volumi!).
      Questo storico, con trent’anni di ricerche dedicate allo studio di Benito Mussolini e della sua Idea, contribuì in modo decisivo alla revisione delle interpretazioni negative date dai soliti sinistri all’Opera del Duce.
      Avendo, De Felice, condotto studi anche sul giacobinismo, non sarà il caso, da parete Sua di dargli una letta? Visto mai che avrà modo di rivedere la sua opinione sul Duce?

      1. Caro lister, non ne ho bisogno. Con il passare del tempo ho avuto modo di approfondire la figura del Duce. Quanto da me scritto si riferisce a una parentesi adolescenziale, quando tutto è nebuloso e quando tutto si risolve a colpi di slogan. A quel tempo, questo lo riconosco, senza superbia e vanità, ero allergico alla propaganda, agli slogan e all’ideologismo. Non ho bisogno di leggere ulteriori opere o approfondire ricerche per prendere atto delle cose buone, originali e benefiche fatte dal Duce per il bene dell’Italia e del popolo italiano. Una cosa però non cambierà mai: la mia insofferenza contro la statolatria, di qualunque colore essa sia. Che i politici di oggi sono dei nani rispetto al Duce, credo che questo, sotto sotto, lo sanno anche i rossi e ne sono più che consapevoli. Ma non potrò mai aderire a nessuna ideologia che metta lo stato al posto di Dio.

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