Premessa alla risposta della Segreteria di Stato alla mia lettera al Papa.
Ben volentieri ho acconsentito alla richiesta di Riscossa Cristiana di pubblicare la Lettera che ho ricevuto dalla Segreteria di Stato in risposta alla mia al Papa, recentemente pubblicata in questo stesso sito (CLICCA QUI). E senza esitazione ho acconsentito altresì alla richiesta che mi è stata fatta di introdurre con questa premessa, la pubblicazione della Lettera della Segreteria di Stato.
Dal 1982 al 1990 ebbi la grazia di lavorare in questo alto Ufficio del Santo Padre e precisamente in questo settore delle Lettere, per cui posso dire di aver vissuto queste cose “dal di dentro”, il che mi rende capace di offrire ai Lettori di Riscossa Cristiana alcune parole di interpretazione, che penso possano essere utili.
Innanzitutto voglio dire, e questo dovrebbe essere evidente, che si pubblica il contenuto di questa Lettera non certo perché esso abbia riferimento a cose mie personali, il che non avrebbe senso, ma in quanto, come il Lettore stesso potrà constatare, detto contenuto, proveniente da un Ufficio che rappresenta il Santo Padre, attiene agli interessi comuni del Cristianesimo, con evidenti riflessi nel campo di quella che è una normale convivenza civile.
Una seconda osservazione è questa. Questa Lettera, pur così breve, è al di fuori delle solite formule di convenienza o di circostanza che è possibile riscontrare nelle numerosissime Lettere che vengono ordinariamente inviate a persone private. Essa viceversa, e qui invito il Lettore a fare molta attenzione, è elaborata con estrema cura ed ogni parola è calcolata, con quella prudenza proverbiale che è una caratteristica della Santa Sede soprattutto in circostanze complesse e delicate, com’è questa vicenda che riguarda Romeo Castellucci.
Da qui la grande importanza di quello che il Santo Padre ci dice, seppure in poche parole, le quali però hanno un’estrema densità di significato e vanno pesate una per una, onde trarre da ciascuna il grande conforto, incoraggiamento e profondo insegnamento che contiene, naturalmente da mettere in pratica con la massima diligenza e con quella venerazione che tutti noi cattolici, Popolo e Pastori, dobbiamo al Vicario di Cristo.
Affidiamo al Lettore intelligente ed attento il compito impegnativo, ma utilissimo, di analizzare la varietà delle indicazioni che sono contenute in questa venerabile Lettera. Mi limito a sottolineare soltanto due punti: primo, è notevole che con questa Lettera abbiamo, a nome del Papa, un intervento ufficiale e chiaro in questo frangente del caso Castellucci; secondo, le parole del Papa fanno riferimento ai Pastori.
Qui si potrebbe fare una duplice lettura: da una parte il Papa non poteva non ricordare che il Popolo di Dio deve essere guidato dai suoi Pastori; tuttavia, dall’altra parte, stante il fatto che almeno fino ad adesso il numero dei Vescovi che hanno fatto sentire la loro voce non si può contare neanche sulle dita di una mano, mi sembra evidente che in questo riferimento pontificio ai Vescovi ci sia un richiamo paterno alla loro responsabilità di annunciatori del Mistero di Cristo, “capaci di confutare”, come è detto nella Lettera a Tito (1,9), “coloro che contraddicono” e di spargere “il buon profumo di Cristo”, in sostituzione della puzza abominevole delle forze anticristiane.
P.Giovanni Cavalcoli, OP
Bologna, 19 Gennaio 2012
LA LETTERA DELLA SEGRETERIA DI STATO