“Il sacerdote deve porre l’Ostia sulla lingua dei comunicandi”. Sono parole di papa Paolo VI; e papa Giovanni Paolo II ribadì che “toccare il Santissimo Sacramento è un privilegio degli ordinati”. Non si tratta di formalità, ma di sostanza e solo il ritorno alla Messa antica evita oltraggi sacrileghi. = = Adinolfi a Radio Maria: nel caos della “Chiesa ospedale da campo”, i malati e i feriti diventano medici…
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Ogni martedì Alessandro Gnocchi risponde alle lettere degli amici lettori. Tutti potranno partecipare indirizzando le loro lettere a info@riscossacristiana.it , con oggetto: “la posta di Alessandro Gnocchi”. Chiediamo ai nostri amici lettere brevi, su argomenti che naturalmente siano di comune interesse. Ogni martedì sarà scelta una lettera per una risposta per esteso ed eventualmente si daranno ad altre lettere risposte brevi. Si cercherà, nei limiti del possibile, di dare risposte a tutti.
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Il successo di questa rubrica è testimoniato dal numero crescente di lettere che arrivano in redazione. A questo proposito preghiamo gli amici lettori di contenere i propri testi entro un massimo di 800 – 1.000 battute. In tal modo sarà più facile rispondere a più lettere nella stessa settimana. Ringraziamo tutti per la gentile attenzione e collaborazione.
PD
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Martedì 24 febbraio 2015
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Sono pervenute in Redazione:
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Caro dottor Gnocchi,
sono una giovane cattolica confusa. Volevo raccontare due fatti e chiedere lumi. Sono sempre di più i preti che negano la Comunione in ginocchio. Anche a me è accaduto un mese fa che un prete, dopo molto tempo che mi dava l’Ostia in ginocchio, un giorno mi ha proibito di inginocchiarmi. La motivazione è stata “Perché io non voglio”, detto con una ferocia che mi ha lasciata di sasso. La seconda questione è il dilagare di suore e addirittura catechiste laiche che danno la Comunione mentre il prete sta a guardare. Ma è lecita questa cosa? A me non risulta, anzi mi sembra una mancanza di rispetto verso Dio. Io in questi casi non la prendo, ma vorrei sapere se faccio bene oppure no, perché forse sono in torto io. Tutti mi dicono che non importa chi dà l’Ostia, ma ho seri dubbi su questo…
E un prete può rifiutarsi di dare la Comunione in ginocchio? Spero che voi possiate aiutarmi, perché non ci capisco più nulla, ma ricordo bene che quando ero piccola non era così. Grazie,
Paola Bruzzone
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Caro Alessandro
la chiamo per nome perché ormai lei è diventato compagno di viaggio e spesso punto di riferimento per me e mio marito. Volevo semplicemente raccontarle di come mi sono ritrovata a “macinare un po’ di strada” per andare alla Messa Vetus Ordo. Da tempo desideravo parteciparvi, ma parlando con un sacerdote nostro amico, ci sconsigliò perché disse “tanto indietro non si torna”. Io per prima fui presa dal dubbio. La Messa in latino… chi lo sa più? Ma ci andammo e ancora continuiamo. Non è un problema di latino, è tutto un altro rito. Non voglio banalizzare con sensazioni personali. Ma di certo non si tratta di tornare indietro. Lì c’è il cuore pulsante della Chiesa. Il non praevalebunt ha lì la sua forza. L’unica difficoltà è che non sempre posso andare per problemi familiari, e partecipare alla Messa “moderna” diventa difficile, il desiderio della Messa in rito antico diventa necessità. Con cordialità e gratitudine.
Roberta
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ho pensato di unire le vostre due lettere perché, leggendole con attenzione, una è la risposta all’altra. Lei cara Paola, segnala una malattia gravissima e lei cara Roberta fornisce l’unico medicamento in grado di sconfiggerla. I mali che affliggono la Messa nuova, a cominciare dall’oltraggio sacrilego a Corpo, Sangue, Anima e Dignità di Nostro Signore realmente presenti nell’ostia consacrata sono guariti solo dal ritorno alla Messa antica.
Cara Paola, alla Messa Vetus Ordo non troverà mai un sacerdote che, con ferocia, le ordinerà di mettersi in piedi per ricevere la comunione. Troverà invece un sacerdote che con garbata fermezza la inviterà a inginocchiarsi davanti a Dio nel caso lei intendesse rimanere in piedi. Ma, stia pure certa, questa tentazione non la sfiorerebbe neppure, visto l’ambiente in cui si trova e visto l’esempio devoto degli altri fedeli. Non sto a spiegarne i motivi, poiché ne ho già parlato due settimane fa in questa stessa rubrica. Qui vorrei solo ribadire che nessun cristiano è tenuto a subire un abuso o un sopruso commessi contro Nostro Signore, prima ancora che contro gli uomini. Ed è un abuso e un sopruso che il sacerdote si faccia da parte al momento della comunione per dare libero sfogo a suore e laici.
Nell’istruzione “Memoriale Domini” del 1967, papa Paolo VI ribadì che l’Ostia deve essere ricevuta sulla lingua dicendo tra l’altro: “I Vescovi del mondo sono unanimemente contrari alla Comunione sulla mano. Deve essere osservato questo modo di distribuire la Comunione, ossia il sacerdote deve porre l’Ostia sulla lingua dei comunicandi. La Comunione sulla lingua non toglie dignità in nessun modo a chi si comunica. Ogni innovazione può portare all’irriverenza ed alla profanazione dell’Eucarestia, così come può intaccare gradualmente la dottrina corretta’. Il documento, inoltre, affermava: ‘Il Supremo Pontefice giudica che il modo tradizionale ed antico di amministrare la Comunione ai fedeli non deve essere cambiato. La Sede Apostolica invita perciò fortemente i Vescovi, i preti ed il popolo ad osservare con zelo questa legge”. Nel 1980, papa Giovanni Paolo II, nelle lettera “Dominicale Cenae” ribadiva che toccare il Santissimo Sacramento è “un privilegio degli ordinati”.
Poi, però, davanti al diffondersi degli abusi, invece che reprimere l’errore, si cominciarono a fare delle piccole concessioni circostanziate che, come era ampiamente prevedibile, sono diventate regola universale. Non poteva andare diversamente perché l’uomo è fatto così: meno gli si chiede e meno fa, tanto nelle cose materiali quanto in quelle spirituali. Ed è strano che questo sfugga a uomini di Chiesa che l’uomo lo dovrebbero conoscere bene.
Cara Paola, è chiaro che l’Ostia, una volta consacrata, rimane tale anche se la distribuisce un laico. Ma bisogna tenere conto del danno che questa pratica comporta, fino a svilire la presenza reale di Gesù nell’Eucaristia. Dunque, non è la stessa cosa se la comunione viene distribuita da un sacerdote o da un laico. Il consiglio è che, se intanto non può cambiare Messa, cambi almeno chiesa e ne cerchi una dove qualche forma cattolica viene ancora rispettata.
Ma sarebbe molto meglio cambiare Messa, come ha fatto Roberta. La descrizione di ciò che ha trovato fin dall’inizio nella Messa Vetus Ordo non ha bisogno di aggiunte. E trovo particolarmente saggia e spiritualmente ben strutturata l’osservazione secondo cui “il desiderio della Messa in rito antico diventa necessità”. È proprio così, cara Roberta, ma bisogna tenere conto di un fatto che ho constatato con l’esperienza di anni: quel “desiderio” non nasce in tutti. Nasce solo in anime ben disposte, ben formate e visitate dal Signore. Anime che, magari, della Messa Vetus Ordo non avevano mai sentito parlare. In poche parole cara Roberta, è una grazia davvero grande di cui dobbiamo rispondere direttamente a Chi ce l’ha data. E non è una responsabilità da poco.
Alessandro Gnocchi
Sia lodato Gesù Cristo
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Caro Gnocchi,
ho sentito la trasmissione di Adinolfi a Radio Maria. Mi è sembrato che abbia detto delle cose corrette, e tra l’altro ha parlato con molta chiarezza. Sono d’accordo con voi sul fatto che il personaggio non è un “esempio” per la sua situazione di famiglia, però quello riguarda la sua vita privata. Se le sue trasmissioni a Radio Maria andranno avanti così, almeno trasmetterà dei messaggi positivi. Non le sembra quindi che sia ingiusto criticarlo, quando poi ci sono persone che magari hanno situazioni “regolari” nella vita privata, ma poi sostengono tutte le teorie pazze che sappiamo sulla famiglia, sull’aborto? La ringrazio e la saluto.
Francesco Giuffrida
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Caro Giuffrida,
mi pare che lei stia facendo un po’ di confusione e che il suo ragionamento sia più o meno questo: meglio una persona che predica bene e razzola male piuttosto che una persona che predica male e razzola bene. Tradotto così penso sia chiaro anche a lei che non si tratta di un’alternativa molto cristiana. Di questi tempi, impasticcati di cosiddetto “sano realismo” e di “male minore”, troppi cattolici fanno i conti col bilancino tra il predicare e il razzolare, ma la morale cristiana non è stata prodotta in farmacia, arriva direttamente da Dio.
Non ho sentito la trasmissione di Adinolfi e non ho motivo per mettere in dubbio che abbia detto cose buone. Trovo disdicevole che un organo di informazione cattolico dia spazio a cattolici, perché tale è Adinolfi, che pontificano magnificamente su argomenti che nella loro vita trasgrediscono pubblicamente.
In tal modo si finisce per dire all’ascoltatore che una cosa è la dottrina e un’altra cosa è la pratica. Insomma, la solita distinzione tra dottrina e pastorale che va di moda da tanto tempo e che, sotto il pontificato di Bergoglio, è diventata un vero e proprio mantra, anzi la cifra di un “nuovo cristianesimo”. È la realizzazione dell’immagine, così fortunata nella sua stoltezza, della Chiesa come ospedale da campo, dove c’è posto per tutti senza andare troppo per il sottile. Però poi, caro Giuffrida, non viene curato nessuno.
Forse sarebbe stato meglio chiamare il dottor Adinolfi e spiegargli che la sua situazione familiare non è in regola secondo la dottrina e la morale cattolica e quindi deve porvi riparo attraverso tutta l’assistenza e l’amore che può dare una pastorale che segua la dottrina. Una volta fatto questo, il dottor Adinolfi sarebbe pronto per pontificare, spiegando, tra l’altro, che è possibile cambiare vita. Invece, sotto i fumi della teoria della Chiesa ospedale da campo, non solo si fa posto a tutti, ma i malati e i feriti si trasformano in medici. Lei, caro Giuffrida, si farebbe curare in un ospedale del genere?
Capisco se padre Livio, che deve essere uno che ama l’azzardo, avesse affidato al suo nuovo campione una trasmissione sul gioco del poker. Adinolfi stesso dice di essere così bravo da aver vinto al gioco i soldi per mettere su un quotidiano. Ecco, caro Giuffrida, in questo Adinolfi ha, è il caso di dirlo, le carte in regola per tenere insieme teoria e pratica, ovvero, in termini che ci si sono abituali: dottrina e pastorale. Sulle questioni che riguardano la famiglia, non ancora.
Alessandro Gnocchi
Sia lodato Gesù Cristo
31 commenti su ““FUORI MODA”. La posta di Alessandro Gnocchi – rubrica del martedì”
E se all’ospedale da campo medici, infermieri e malati si ritrovassero tutti a giocare a poker e magari a vedere le commedie anni ’70 con medici e infermiere improbabili?… E’ un rischio molto concreto!
“…Ma chi siamo noi per giudicare?”
Per quanto ci riguarda, impariamo dai santi che dalla Messa sono partiti e alla Messa sono tornati portando Gesù ai malati e i malati a Gesù!
Egregio Signor Gnocchi,
ho seguito il suo consiglio e da alcune settimane assisto alla Messa Vetus Ordo. Ho potuto constatare che è tutta un’altra dimensione. Il silenzio ti invita al raccoglimento e alla meditazione. Il prete che si volge verso Dio non ti dà l’occasione per concentrarsi verso di lui ma è uno sprono alla devozione. Ricevere la Santa Comunione in ginocchio è la cosa più bella che si possa sperimentare. Dopo l’Ita missa est con l’ultimo Vangelo, le preghiere alla Vergine Santissima e all’arcangelo Gabriele, c’è tutta la forza per affrontare un’altra settimana di conversione.
Purtroppo mi è capitato diverse volte di assistere alla caduta per terra dell’Ostia Consacrata, nell’indifferenza generale del Sacerdote e dei fedeli.
Nella Messa nuova manca completamente il Sacro, manca la percezione del Sacrificio di Cristo, al centro c’è il popolo di Dio con il presidente dell’assembea. Un sacerdote un volta ha detto che se le scritture non erano lette dai fedele la messa non era…
Caro Emanuele, non molto tempo fa quando era il mio turno di ricevere l’osti santa (che ricevo rigorosamente in bocca, dopo una genuflessione) al sacerdote è caduta di mano, finendo per terra: ebbene, lui l’ha raccolta e me la ha data. Sono rimasto un po’ perplesso, ma non ho protestato, anche se forse sarebbe stato meglio l’avesse riposta sull’altare. Personalmente, cerco sempre di andare dal sacerdote e non dall’accolito, o altro ministro “straordinario” dell’eucarestia. Per fortuna finora nessun sacerdote mi ha rimproverato per la genuflessione e il rifiuto di ricevere l’ostia sula mano, speriamo proseguano così.
Alla trasmissione di Radio Maria Adinolfi ha parlato delle schifezze dell’utero in affitto. Ora sono tutti lì a scandalizzarsi per questa roba, in modo che passi inosservato il passo precedente: la legittimazione dei “diritti” delle coppie gay. E’ una mossa politica, anche quella. Dare l’impressione ai cattolici di battersi per qualcosa, mentre via via gli fanno accettare altri principi…
Una volta che sarà passato il concetto di coppia gay, detentrice di “diritti”, si comincerà a dire che , poverini hanno anche il diritto di avere un bambino da adottare, e così via….
A proposito della prima tematica: comunione in ginocchio e sulla lingua, mi permetto di segnalare un libro che tratta specificamente di tale questione: “Il fumo di satana. Riflessioni su un gesto fondante del cristianesimo.” Da quel testo si evince che tutti i sacerdoti che impediscono al fedele di inginocchiarsi stanno commettendo un abuso pastorale, e dunque viene fornita tutta la normativa vigente del Magistero ecclesiale su questa forma di ricevere la santa Eucaristia. Come pure sul modo di ricevere la sacra particola sulla lingua anziché sulle mani. Attraverso l’esposizione di queste due consuetudini gestuali bimillenarie nel ricevere la comunione, viene dimostrato che la Chiesa Universale -oggi, come ieri- preferisce che il credente, nel ricevere il Sacramento per eccellenza, lo faccia inginocchiandosi e non toccando l’ostia con le proprie mani! E questo a prescindere da tutte le concessioni e gli indulti che possano sfornare le varie Conferenze episcopali.
Il Sacerdote è lui a dare la…
Non sono particolarmente affezionato alla Messa vetus ordo perche in essa non c’era partecipazione dei fedeli, ma al contempo riconosco che nelle Messe celebrate secondo il novus ordo c’è di fatto una banalizzazione della Eucarestia. Si ricevono il Corpo e il Sangue di Cristo come si ricevono le Ceneri all’ inizio della quaresima o la benedizione della gola il giorno di S. Biagio.
Non c’è bisogno di tornare alla Messa vetus ordo per ridare solennità e sacralita’ all’Eucarestia.
Basterebbe ricevere l’Eucarestia in ginocchio, sulla lingua e dal sacerdote.
Ricordo una Messa novus ordo celebrata nell’unica Chiesa Cattolica di San Pietroburgo il giorno di Pentecoste del 1993. l’Eucarestia venne ricevuta dai fedeli inginocchiati per terra lungo la corsia centrale della Chiesa e il Sacerdote passo’ a distribuire le Sacre Particole sulla lingua accompagnato da due chierichetti con i ceri accesi.
GUardi che alla Santa Messa, essendo il Sacrificio di Nostro Signore, non si partecipa: fa tutto il Signore tramite il suo ministro. Noi possiamo solo assistere a tale Sacrificio. Con la nuova messa si è voluto cambiare il soggetto agente: dal Signore al sacerdote più assemblea… Il tutto con la scusa della partecipazione.L’unica partecipazione che si può fare a Messa è quella del cuore. Il resto è eresia del fare.
Cardinale Ratzinger in: V. MESSORI, Rapporto sulla fede, Edizioni Paoline 1985, Cap. VIII, pag. 130:
«La liturgia non è uno show, uno spettacolo che abbisogni di registi geniali e di attori di talento. La liturgia non vive di sorprese “simpatiche”, di trovate “accattivanti”, ma di ripetizioni solenni. Non deve esprimere l’attualità ed il suo effimero, ma il mistero del sacro. Molti hanno pensato e detto che la liturgia debba essere “fatta” da tutta la comunità, per essere davvero sua. È una visione che ha condotto a misurare il “successo” in termini di efficacia spettacolare, di intrattenimento. In questo modo è andato però disperso il proprium liturgico che non deriva da ciò che noi facciamo, ma dal fatto che qui accade Qualcosa che noi tutti insieme non possiamo proprio fare. Nella liturgia opera una forza, un potere che nemmeno la Chiesa tutta intera può conferirsi: ciò che vi si manifesta è l’assolutamente Altro che, attraverso la comunità (che non è dunque padrona ma serva, mero strumento) giunge…
Il novus ordo sarebbe stato istituito perché pastoralmente più adatto alla situazione odierna. Perché evidentemente più efficace?
“Il fatto è che tutto ciò che vuole soltanto l’efficacia, un’efficacia senza limiti, è quanto vi è di meno realmente efficace, […] mentre ciò che sembra il meno efficace (se è situato in un ordine superiore a quello delle attività legate alla materia) è ciò che possiede maggiore reale efficacia. […] C’è ai nostri giorni, in molti cristiani e anche, forse senza che se ne rendano chiaramente conto, in preti e in religiosi il cui numero è allarmante (ce l’ho soprattutto con questi chierici), una tendenza a dare all’efficacia il primato sulla Verità. […] Veniteci a parlare di efficacia! Il risultato sarebbe la defezione di una grande moltitudine. Il giorno in cui l’efficacia prevalesse sulla Verità non verrà mai per la Chiesa, poiché quel giorno le porte dell’inferno avrebbero prevalso su di essa.” (J. Maritain, Il contadino della Garonna, ed. Il Cerchio, pagg. 98,99)
Com’è giusto! Efficacia ed efficienza sono termini appartenenti aL management e sono stati applicati a casaccio: nello Stato, solo per dare fumo negli occhi e nella Chiesa per fare ulteriore danno. Il novus ordo è stato istituito perché si voleva rendere la Chiesa di Roma affine alle Chiese Protestanti; l’ostracismo al latino nasce da un odio profondo di matrice vetero-marxista verso tutto ciò che si compendia nell’auctoritas.
Leggendo un libro di Maria Simma, che parlava con la anime Sante del Purgatorio, un anima le disse, sono stato un Vescovo, e mi trovo in Purgatorio per aver permesso hai fedeli di prendere la Santa Eucarestia, (il Corpo, il Sangue, e la Divinita’ di nostro Signore) sulle mani, i ministri di Gesu’ avranno ancora piu’ responsabilita’ davanti al nostro giudice divino, pagheremo e pagheranno fino al’ ultimo spicciolo, ai consacrati gli e’ stato affidato un ministero soprannaturale, solo le mani dei consacrati posso toccare la Santa Eucarestia, ( la presenza reale di Gesu’ Dio ) le mie mani, come le mani di tutti i fedeli sono peccaminose, anche se le lavo con la varechina.
Adesso si vedono molti e molte consacrati/e che prendono la Santa Eucarestia sulle mani, danno un cattivissimo esempio, e sono nel’ Errore chi la prende in ginocchio porta un buon esempio per gli altri, e si evita un giudizio particolare dopo
SIA LODATO GESU’ CRISTO
Caro Alessandro, (anche io la considero un vecchio amico, perciò mi permetto di chiamarla per nome) non solo sono d’accordo con lei al 100%, ma le dico che nel mio ambiente, abbastanza cattolico, sono considerata cattiva, priva di carità e trinciagiudizi perché invoco la coerenza in chi si professa cattolico. Esempio banale: mi è stato chiesto di essere la madrina di Battesmo di un nipotino che vive a Firenze con i suoi genitori; ho rifiutato perché, vivendo io a Roma, non avrei potuto validamente coadiuvare i genitori nell’educazione cristiana del piccolo, come richiede il Catechismo. Stupore generale in tutto il parentado. Che c’entra la distanza di residenze? Non è un incarico puramente onorifico? No, è sostanziale, ho replicato, ma più che lo stupore dei parenti mi colpisce l’indifferenza dei sacerdoti che non hanno spiegato ai genitori il ruolo del padrino e della madrina. E intanto io passo per la zia bacchettona pre – conciliare. Ma io ringrazio perché per me è un complimento.
Carissimo dott Gnocchi complimenti, questa volta, come era capitato nella penultima, terz’ultima,…!, ha superato se stesso, in chiarezza e cuore cattolico.
Il terrorismo nei confronti della liturgia e delle sue norme, che circola nelle parrocchie è orribile: pochissimi se ne accorgono e chi ne è cosciente non sa cosa fare. È come se fra i piloti degli aerei circolasse l’idea che la metereologia non serve a niente anzi crea danno. O come se fra gli alpinisti si decidesse che non serve la conoscenza del manto nevoso. Che caos capiterebbe e quanti morti. Lo svilimento della liturgia e il conseguente dell’Eucarestia, quanti morti nella fede continuano a causare.
Ringraziamo lo Spirito Santo e Maria per “Riscossa”.
Bisogna tener conto che le persone anziane o con problemi alla colonna vertebrale hanno difficoltà ad inginocchiarsi e poi a rialzarsi…
La fila in piedi che va a fare la Comunione sta a simbolizare il popolo di Dio che va incontro a Gesù! Anche nella confessione ormai non ci si confessa più attraverso la grata che garantiva l’anonimato del peccatore,ma “de visu” stando in piedi davanti al prete fuori del confessionale dando l’idea di chiacchierare amichevolmente con lui. Qualcuno si vergogna un po’ di confessarsi in questo modo ed allora non ci si confessa, oppure si cercano ancora quei confessionali tradizionali con la grata bucherellata dove si sta in ginocchio sentendo male alle ginocchia (se il prete non mette un cuscino sull’inginocchiatoio)
Ultimamente ho problemi che mi impediscono di inginocchiarmi, ma ciò non toglie che, fatto il dovuto inchino, io mi appresti a ricevere la Comunione sulla lingua. E non capisco perché non venga ordinata dalle autorità competenti l’obbligatorietà di questo gesto. Offese alle Sacre Specie ne ho viste negli anni: una volta davanti alla persona che nella fila mi affiancava cadde a terra l’Ostia; ebbene, nessuna reazione immediata, allora la raccolsi io e me la misi in bocca, ma mi dispiacque averla toccata con le mani perché sono del parere che una particola possa essere toccata solo da un sacerdote. Un’altra volta, durante la celebrazione addirittura di un vescovo, lo vidi spezzare l’Ostia tenendo le braccia sollevate in alto e quindi, facendo sicuramente cadere qualche briciola sull’altare sottostante, della qual cosa non si preoccupò minimamente. E mi domando: ‘E’ possibile che un sacerdote non tremi maneggiando l’Ostia consacrata e non se ne prenda cura come della cosa in assoluto più preziosa…
un sacerdote mi ha detto di non fare la breve genuflessione che faccio prima di ricevere l’Ostia in bocca perchè “blocco la fila”…come se fossimo in fila a una cassa. Ho risolto inchinandomi dietro la persona subito prima di arrivare davanti a lui, sperando di non disgustare il Signore con il mio non fare la Comunione proprio in ginocchio. Neanche l’Ostia in bocca è gradita al mio parroco, perchè gli da fastidio il contatto con la lingua dei fedeli….ma su questo io sono irremovibile e se lo vieterà cambierò parrocchia, come gli ho già detto. La confessione io la faccio dietro la grata e in ginocchio perchè vado a confessarmi in una chiesa molto tradizionale da dei frati. Ritengo che la confessione come dice lei, in piedi o seduti de visu non sia gradita a Dio.
La Confessione de visu è una “chiacchierata”: “Parliamo un po’ di ciò che MI mette a disagio” (non delle offese che ho fatto A DIO), “poi tu che sei prete mi assolverai”
Sono d’accordo con Roberto: è necessario riscoprire la sacralità del rito anche nel Novus Ordo. Il sacerdote deve avere massima cura del Sacramento dell’Eucarestia, cioè di Gesù Eucaristico che è al centro della vita della Chiesa. Bisogna convincere la gente che frequenta la S. Messa, con testi magisteriali in mano, a comunicarsi evitando la ricezione della particola consacrata sulla mano e facendo, come insegna S.Agostino, un gesto di adorazione. Innanzitutto bisogna essere in grazia di Dio, ricordandosi dell’ammonimento di S.Ambrogio sull’orribile sacrilegio di chi si comunica in stato di peccato mortale e senza premettere la Confessione sacramentale. La crisi di fede nella Chiesa, a partire dagli anni sessanta, è dovuta alla progressiva banalizzazione del Mistero eucaristico, vale a dire al disprezzo concreto della presenza reale di Gesù nelle ostie consacrate nei tabernacoli delle chiese.
Gentilissimo Dott. Gnocchi, mi trovo in tutto daccordo con lei sia sull’eucaristia ricevuta sulla lingua e non sulla mano sia sulla messa Vetus Ordo ma purtroppo, per quest’ultima, non tutte le diocesi, anzi solo pochissime, hanno dato questa possibilità. Io mi sono anche informata ma mi è stato risposto che, pur non essendo vietato tale rito, il vescovo non è daccordo! Le assicuro che noi che vorremmo ma non possiamo partecipare al “Vero rito” a volte ci sentiamo un pò soli. Per questa ragione chiedo a riscossa cristiana che stimo moltissimo se può tenerci un pò informarti sui luoghi dove eventualmente possiamo rivolgerci! Grazie e che il Signore aiuti tutti noi in questi tempi terribili.
Consiglio il sito http://www.unavox.it , che contiene un elenco aggiornato di Messe in rito antico molto utile.
Sono d’accordo con Raffaele. Pochi ormai si confessano ma quasi tutti si accostano alla Eucarestia durante la Messa, il che significa che e’ prossbile che molti ricevano l’Eucarestia in stato di colpa grave anche se non sono coscienti della gravita’ di ciò che fanno. Ma purtroppo in questo sono facilitati dalla banalita’ del rito. Inoltre quanti tra i fedeli che frequentano la Messa domenicale sa che cosa e la Grazia Santificante, che cosa e’ la colpa grave e quali sono le condizioni indispensabili per accostarsi alla Eucarestia? Di queste nozioni fondamentali della vita cristiana si dovrebbe parlare almeno di tanto in tanto nelle omelie.
La Madonna ci aveva avvertiti a Garabandal nel 1965: ” Cardinali, Vescovi e sacerdoti camminano in molti sulla via della perdizione e trascinano con loro moltissime anime. All’Eucarestia si dà sempre minore importanza “. Dato il nesso intimo che contraddistingue i due sacramenti dell’ Eucarestia e dell’Ordine Sacro, si comprende benissimo perché la SS.Vergine fosse preoccupata di prevenire il disastro che si sarebbe palesato dopo poco tempo e che avrebbe manifestato la più grave crisi di fede in duemila anni di storia cristiana.
Purtoppo il clero è sordo e cieco agli appelli della Madonna, per la quale ha sempre maggiore ostilità. Anche molti papi non hanno voluto accogliere i ripetuti inviti della Madonna e adempiere a quanto Ella aveva richiesto per proteggere l’umanità intera (a Fatima come ad Amsterdam, a Ida Peerdman). Danno più importanza alle cose di questo mondo (non urtare gli ortodossi, la Russia, non porre ostacoli all’ecumenismo, ecc.) che non agli appelli del Cielo, dimostrando così di avere davvero poca fede: sarebbero stati interventi a costo zero, infatti, la Consacrazione della Russia, l’introduzione dei primi 5 sabati del mese (accanto ai primi 9 venerdì), la proclamazione del 5° e ultimo dogma mariano (Maria Corredentrice, Mediatrice, avvocata); ma no, questi papi erano evidentemente “cattolici adulti”, contrari alle “superstizioni”, increduli del mistero, del soprannaturale. Povera Chiesa, povero clero, poveri fedeli. Maria, auxilium cristianorum, ora pro nobis !
È entrata in vigore e ha agito fortemente, carissimo, ciò che fu chiamato “mentalità cristocentrica”, ma era ed è in realtà una mentalità “teocentrica”, nel senso -incredibile ma vero ! – del “Dio Incognito”.
Ogni persona del nostro Clero, se vuole sentirsi “matura”, recita la parte del Greco antico che ascolta San Paolo all’Areopago e lo sente parlare del “Dio ignoto” (At 17, 23)… finendo col deriderlo quando sente parlare della Risurrezione di Cristo.
Ma tale Risurrezione non fu presentata da San Paolo come “un’ipotesi di fede”, ma come un FATTO AVVENUTO, in base al quale “Dio ORDINA ordina agli uomini che tutti e dappertutto si convertano”, in vista del Giudizio Universale: At 17, 30-31.
Caro Raffaele, Lei ha ragione!
Parecchi anni fa mi è toccato ascoltare la predica di un sacerdote straniero che ha ripetuto per ben due volte le seguenti parole: “Alla risurrezione di Gesù possiamo crederci o non crederci, anche se non ci crediamo non muore nessuno! Ciò che conta è che ci comportiamo bene!”
Quelle predica è avvenuta due settimane dopo Pasqua!
Quando dicono un’eresia- di cui loro stessi non sono ben sicuri- la ripetono, caro Diego.
Pochi giorni fa ho sentito dire e ripetere: “Ognuno di noi è SEMPRE bello agli occhi di Dio; non è MAI sbagliato” (in riferimento al lebbroso mondato: anziché far notare che Cristo TOLSE la lebbra, il celebrante sosteneva “La lebbra è un falso problema, in realtà non conta nulla”)
Caro Cattolico, sono d’accordissimo con Lei!
Confesso la mia ignoranza ma chiedo a chi ne sa più di me perché mai la Russia cristiana dovrebbe offendersi per la consacrazione alla Madonna. Non è ugualmente importante per loro come per noi? Non dicono il Rosario come noi? Si può superare un eventuale ostacolo?
No, non è altrettanto importante, cara Marina. L’Ortodossia non accetta né l’Immacolata Concezione né l’Assunzione – Non accetterebbe, credo, neppure la “Corredenzione” di Maria Ss.
Il Cattolicesimo è passato dal “Tutto Maria” (comunque spinto dalla virulenza dell’aggressione massonica, ricordiamolo: stiamo parlando di verità credute ab antiquo, ma formulate solo a partire da 150 anni fa) al “Nient’alro che Dio… ma Chi è Dio? Boh! “
Messa Vetus Ordo. Niente lettura dei fedeli, niente scambio della pace, niente lettori, niente chitarre, niente canzonette, niente battimani.
Insomma: Un Paradiso.
Concordo pienamente, almeno per quanto ricordo delle belle messe degli anni ’50-’60 del secolo scorso, che ho anche avuto la fortuna di servire, da chierichetto del mio amato parroco (in talare), che mi ha catechizzato col catechismo di s. Pio X e che mi fava la Comunione in ginocchio, alla balaustra, col piattino e rigorosamente in bocca.