Comunicato Stampa N. 118
Un video contributo di conoscenza e verità e un appello
Il Comitato Verità e Vita segue con preoccupazione l’iter burocratico che sta portando alla commercializzazione nel nostro Paese di EllaOne, la cd. “pillola dei cinque giorni dopo”.
In un Paese in cui una legge, la 194/1978 sull’aborto, che pur proclamando di “difendere la vita umana dal suo inizio” permette l’uccisione di milioni di bambini non nati, anche questo ulteriore passaggio si svolge in un quadro di mistificazione della realtà e di negazione della verità sull’uomo, quindi di attacco alle libertà fondamentali.
Sul sito web del Comitato è stato inserito un video di carattere scientifico e accuratamente documentato che ne fa comprendere l’effettiva azione e le conseguenti problematiche etiche (http://www.comitatoveritaevita.it/pub/nav_EllaOne_Video_integrale.php): si tratta di preparato appartenente alla stessa famiglia chimica della RU486 con alto potere embrionicida, superiore a quello della cd. pillola del giorno dopo; quindi in grado di uccidere l’embrione prima dell’annidamento nel grembo materno. La sua azione abortiva, però, viene camuffata sotto la dizione “contraccettivo di emergenza” e, ancor prima, la sua natura viene ingiustamente indicata come di “farmaco”: ma i farmaci hanno come fine quello di curare, non quello di eliminare e di uccidere!
Il recente parere del Consiglio Superiore di Sanità sancisce questa linea menzognera: facendo leva sul fatto che la legge 194 regolamenta l’interruzione di gravidanza, si disinteressa della sorte del concepito prima dell’annidamento e proclama la compatibilità della EllaOne con la legge. Un esito forse scontato, essendo il parere fondato su una legge ipocrita e ingiusta.
Il Consiglio Superiore, oltre a fingere che, prima della gravidanza, l’embrione umano non esista, sembra ignorare che, nel 2004, la legge 40 lo ha definito “soggetto di diritto” e ha vietato la sua soppressione, anche se operata prima del trasferimento nel corpo della donna, punendola con una sanzione penale.
Se questa linea avrà successo, ad una caccia sempre più capillare e insidiosa alla vita di tante creature concepite si accompagnerà un più forte attacco al diritto fondamentale degli operatori sanitari – medici e soprattutto farmacisti – di esercitare l’obiezione di coscienza rispetto alla somministrazione di questi preparati: se la pillola dei cinque giorni dopo non è regolata dalla legge 194 – si sostiene – nemmeno il diritto all’obiezione di coscienza riconosciuto da quella legge si applica agli operatori sanitari; essi quindi devono prescrivere e somministrare sia la pillola del giorno dopo sia quella dei cinque giorni dopo e devono “garantire il servizio pubblico”.
Non ci sorprendiamo di queste voci sempre più stizzite ed aggressive: l’obiezione di coscienza proclama pubblicamente la verità dei fatti, rispetto alla quale la retta coscienza non può fingere di non sapere; meglio, quindi, operatori sanitari che agiscono a comando, senza porsi e porre scomode domande, nell’indifferenza dei principi deontologici rispettosi dell’essere umano, piuttosto che professionisti liberi e decisi a tutelare la propria dignità e a adottare decisioni in scienza e coscienza. Del resto: cancellato il diritto alla vita per i più deboli e innocenti – fondamento di ogni legame sociale – non si può che attendere la negazione e la restrizione degli altri diritti che ogni società democratica deve garantire.
Il Consiglio d’Europa il 7 ottobre 2010 non ha, però, avuto timore a proclamare che si tratta di un diritto fondamentale degli operatori sanitari, che non può essere in alcun modo negato o limitato.
Il Comitato Verità e Vita ha voluto unirsi a chi cerca di ostacolare la commercializzazione di EllaOne e opera per il riconoscimento dell’obiezione di coscienza di tutti gli operatori sanitari alla commercializzazione delle pillole abortive, comunque denominate, con due lettere: una inviata alle Federazioni e agli Ordini Provinciali dei Medici e dei Farmacisti, nonché alla Federfarma Nazionale e alle articolazioni provinciali, la seconda a tutti i Parlamentari, ricordando, fra l’altro, le proposte di legge sull’obiezione di coscienza dei farmacisti presentate alla Camera e al Senato e auspicando la rapida approvazione di quelle più garantiste per ogni operatore sanitario.
Con una missiva formale, inoltre, il Comitato Verità e Vita ha invitato il Ministro della Salute a non permettere la commercializzazione di EllaOne, disattendendo il parere del Consiglio Superiore di Sanità, sottolineando che un provvedimento amministrativo che la autorizzasse contrasterebbe con un divieto di legge penalmente sanzionato.
Il Comitato Verità e Vita