… ora non c’è spazio per lo scisma, perché questo è già avvenuto e ha dato vita ad una religione costruita a tavolino dai teologi sedotti dal pensiero contemporaneo e dalla religione marxista, dalla filosofia politica e dall’economia, dal mito del consenso e dalla utopia democratica, timorosi di essere abbandonati dalla storia.
di Patrizia Fermani
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Il problema è il popolo di Dio. Ormai non abbiamo più parole per esprimere lo sgomento di fronte all’opera di demolizione del cattolicesimo che Bergoglio sta ultimando grazie alla crisi culturale generalizzata, alla volgarità dei tempi e al consenso che raccoglie in virtù dei meccanismi di immedesimazione collettiva. Alcuni hanno avvertito presto di cosa si trattava, altri hanno cercato di sospendere il giudizio e addirittura di congelarlo fino a che il dovere di obbedienza lo potesse consentire.
Ma agli albori di questo 2015, nessuno può più permettersi di rimandare alcunché poiché la posta in gioco è ormai apertamente la sopravvivenza concreta di una religione, e proprio perché i giochi sembrano già fatti in senso contrario e senza possibilità di appello. E sembrano fatti perché l’operazione fin dall’inizio è stata condotta dall’intero popolo di Dio, massa obbediente e complessivamente inerte, capitani e comandanti in capo, tutti provvisti della nuova bibbia conciliare che quasi nessuno ha letto ma che a tutti è stata imposta come la mappa di un cattolicesimo nuovo.
Un fenomeno ricorrente è quello della rivoluzione ordita e condotta da pochi, della quale poi si appropria la massa che crede di averla pensata e che per questo ne accetta poi tutte le manifestazioni, anche le più vistosamente aberranti. Il fenomeno per cui un popolo cattolicissimo e di fede monarchica è diventato belva sanguinaria e ha accettato di uccidere il proprio re mite e malleabile. O quello per cui un altro popolo si è adattato ad essere decimato e a convivere con il terrore quotidiano, o un altro ancora ha fatto finta di non vedere la macabra follia in cui veniva coinvolto. Si può dire che nel caso delle grandi rivoluzioni della modernità, il terrore quotidiano in ogni caso abbia finito per impedire di vedere o comunque di pensare. Non più di trent’anni fa i sudditi della DDR confessavano di avere persino paura di pensare, perché anche un pensiero avrebbe potuto essere tradito da una espressione, o da un gesto e portare a conseguenze fatali.
Ma fra il popolo di Dio che cinquant’anni fa ha accettato il cambiamento della propria religione, nessuno aveva da temere né per la propria vita, né per quella dei propri cari. Chi si fosse ribellato sarebbe diventato tutt’al più un passatista che accettava la possibilità di sentirsi fuori dalla nuova chiesa ed se ne accollava le conseguenze. Certo alcuni si ribellarono, ma la massa insignita del titolo di “nuovo popolo di Dio”, si arrese senza condizioni. Come è stato possibile che chi aveva sentito la forza spirituale e intellettuale di una vera guida religiosa come Pio XII, abbia potuto poi farsi guidare dalla stucchevole demagogia del successore? Problema tuttavia trascurabile di fronte al fatto assolutamente dirompente del rovesciamento dell’altare. Cioè al rovesciamento della religione. Perché questo non è cominciato due anni fa con l’elezione di Bergoglio, dopo che la canea mediatica è prevalsa sul tentativo in extremis fatto da Benedetto di restituire al popolo di Dio il soprannaturale, e di cominciare a riedificare almeno i muri portanti della religione cattolica.
La nuova religione senza soprannaturale infatti aveva ricevuto il proprio sigillo ufficiale in quella coreografia nuova che ha cambiato le parti in commedia perché la commedia stessa da recitare sarebbe stata un’altra, con un altro Vangelo e altri attori. Rimosso l’altare e il tabernacolo, e ridotti quelli inamovibili ad elementi di arredo antiquario, la nuova religione approntava appunto la propria coreografia, come è sempre indispensabile quando si deve far radicare una nuova ideologia.
Quel rovesciamento aveva lo scopo di azzerare la simbologia religiosa cattolica fondamentale e con essa la identità unica e irripetibile del cattolicesimo. Veniva stravolto il rapporto del fedele col sacro e abolito il soprannaturale, e veniva sottratto alla cristianità cattolica il conforto della fede nell’invisibile e lo speculare sentimento di un destino eterno proiettato al disopra della desolante materialità del corpo destinato alla dissoluzione. A questo proposito non si dà ora adeguata importanza al significato che assume l’uso sempre più diffuso della cremazione, non a caso accettato di buon grado da una Chiesa che non riuscendo più a pensare il soprannaturale, onestamente non se la sente più neppure di parlare di aldilà, di anima, di morte e resurrezione finale, di continuità tra i vivi e quei morti divenuti ora solo un’idea destinata a dissolversi con i morti che verranno dopo. La cremazione “benedetta” dal prete, è l’unica compatibile con il popolo di Dio rigorosamente in piedi di fronte alla mensa estemporanea da cui prende a mani nude il pane comunitario senza rischio di contagio.
Quello che ci si deve chiedere, di fronte a questa desacralizzazione radicale, per non prendere atto semplicemente del fenomeno quasi sia stato un evento naturale imponderabile e ineludibile, è proprio come mai può essere accaduto tutto sin dall’inizio senza troppe difficoltà. È vero che molti si ribellarono, credenti e no, a quella che appariva non solo come un inaudito sacrilegio, ma anche un inaudito sopruso, come l’espropriazione della storia di una civiltà. Se si torna a leggere quanto scrivevano gli esponenti di una cultura che sarebbe stata presto fagocitata e ridotta al silenzio, si ha il senso di quello sgomento e di quel disagio, tanto più visibile quanto più manifestato da chi si professava estraneo alla religione. A costoro era chiaro che il Concilio non aveva risposto ad una qualche esigenza oggettiva sentita dalla comunità cristiana. Lo rilevava lucidamente Prezzolini mentre da osservatore neutrale non nascondeva sconcerto e anche sconforto per una rivoluzione mascherata, che nessuno aveva chiesto, e che appunto andava a scuotere i fondamenti stessi della civiltà cristiana, ovvero proprio della civiltà occidentale. Ma il popolo cattolico, che si vedeva promosso a popolo di Dio, ora esaltato dalle nuove prospettive di potere democratico applicato ai fatti di fede, si è adattato rapidamente tanto quanto i suoi ministri inebriati dalla nuova sirena della libertà.
Il terreno era fertile, e per questo il putsch religioso ha cavalcato l’onda della euforia con cui si innalzavano ovunque altari alla libertà che del resto campeggiava possente come una antica dea sulle sponde del Nuovo Mondo. Era fertile anche perché il deterioramento culturale generalizzato cominciava a dare i propri frutti con la sostituzione del consenso al buon senso e alle ragioni della ragione, con le mode imposte dal mercato e i nuovi valori creati dalla politica. Era cominciata quella passività intellettuale che farà accettare in breve qualunque nuova merce e qualunque nuovo imbonitore di idee a basso costo speculativo, meglio ancora se raccolte in pacchetti preconfezionati buoni per ogni circostanza. Basti ricordare quella sostituzione sistematica dello slogan alla argomentazione e al giudizio che non ci ha più abbandonati. Al lessico più o meno demenziale dei sessantottini, attinto dai prontuari del marxismo di maniera ma anche dai nuovi accomodamenti della Chiesa senza trascendenza e ammaliata dalla idea di tradurre i principi cristiani in quelli di un umanesimo progressista senza storia e senza bellezza.
Maurizio Blondet ha riassunto recentemente in modo esemplare i passaggi attraverso i quali il modernismo ha indotto la distruzione suicidaria della chiesa cattolica, e come si sia servito per questo dei ministri di ogni ordine e grado a cominciare da pontefici più o meno consapevoli di cooperare a quel risultato finale. E conclude un lucidissimo excursus affermando che i novatori, quelli cioè che hanno trovato ora in Bergoglio la star che meglio li serve e li rappresenta, devono ultimare in fretta i lavori di demolizione prima che la gente comprenda l’inganno e si profili lo scisma. Tuttavia dobbiamo chiederci di quale scisma si tratti e si possa parlare. La parola indica il distacco, la separazione di quella parte che si stacca da una chiesa , da una comunità perché non ne riconosce più l’autorità e le regole. Ma se il corpo originario è stato ed è la Chiesa di Cristo, lo scisma è avvenuto allora. Di certo l’eclissi del sacro era già in atto, ma la Chiesa uscita dal Concilio non ebbe alcuna intenzione di contrastarla, anzi la rese ufficiale e ne approfittò per portare a termine velocemente lo scisma attraverso la forza passiva del ” popolo di Dio ”. Infatti questo ha seguito senza ribellarsi i pifferai che gli hanno promesso la gloria terrena dell’abbraccio con i nemici di sempre, politici, culturali, religiosi, morali. Uno scisma sotto il travestimento della carità, ma anche della esigenza di adeguamento alla storia che minacciava di lasciare nelle retrovie senza cibo né acqua chi non si affrettava ad accodarsi. Come continua ad avvenire e avviene in modo sempre più palese . Insomma, ora non c’è spazio per lo scisma, perché questo è già avvenuto e ha dato vita ad una religione costruita a tavolino dai teologi sedotti dal pensiero contemporaneo e dalla religione marxista, dalla filosofia politica e dall’economia, dal mito del consenso e dalla utopia democratica, timorosi di essere abbandonati dalla storia. Quella che aveva già distrutto l’occidente annichilendolo con le sue guerre e le sue tirannie e alla fine gli aveva sottratto anche l’anima. Il popolo di Dio ha eseguito passivamente
Ora non rimane che tentare l’impossibile, cioè di mantenersi estranei alla scisma diffuso e continuare a smascherarlo, perché chissà come e chissà quando altri se ne accorgano e siano disposti, chissà come e chissà quando, a ricomporre a poco a poco il patrimonio perduto.
8 commenti su “Il nuovo popolo di Dio – di Patrizia Fermani”
La Statua della Libertà posta all’entrata della Baia di New York fu progettata dal garibaldino e massone alsaziano F. Bartholdi, realizzata a Parigi e montata a New York.
Molto interessante il fatto che a modello fu presa la statua “la Legge Nuova” della balconata centrale della facciata del Duomo di Milano (1810): http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/7/75/La_Legge_Nuova_-_Pacetti-Duomo.jpg
Notiamo che a Milano la Legge Nuova (quella del Nuovo Testamento) impugna la Croce, ed è coronata di dodici raggi; è affiancata dalla Legge Antica, con le Tavole del Sinai.
A New York (Parigi), ecco la “reinterpretazione”: la Libertà si erge come Legge essa stessa, tiene un Libro con la data dell’indipendenza degli USA (1776: considerato “anno dell’Avvento della Libertà nel mondo”, oggi ripreso dall’altezza in piedi della torre che sostituisce le Twin Towers), è coronata da sette raggi.
Sul basamento c’è un testo poetico, scopiazzatura dell’evangelico “Venite ad Me, omnes qui laboratis…
Bisogna confidare in Cristo. La Chiesa è sua. In lui troveremo sempre la nostra guida sicura.
Il popolo di Dio,pur anch’esso abbagliato,lusingato e soddisfatto da un’imperiosa crescita del benessere materiale in un certo periodo storico (e sugli effetti di questo sulla propria religiosita’ si puo’ discutere a lungo) ha nel complesso reagito come quasi sempre aveva fatto nel corso della Storia perché cosi’ le era chiesto: obbedendo e soprattutto fidandosi di chi ,per affidamento di Cristo stesso ,figurava come loro pastore,cioe’ il Papa e il Vescovo.Cosi’ ancora si regola la grande maggioranza oggi .L’arricchimento interiore della fede del laico,che non avvenga solamente per via devozionale ,richiede un livello di conoscenze del Cattolicesimo che era ritenuto ,nei fatti ,o superfluo o inusuale e persino un po’ sospetto fino ad anni recenti.Le reazioni stizzite dei novatori (e non solo loro,purtroppo..) di fronte alla resistenza dei laici ne sono una indiretta conferma. Questa e’ solo la prima battaglia: Marx,Maradiaga & Co l’hanno detto chiaro, e a nessuno piace perdere.
I sette doni mandaci. Veni Sancte Spiritus, Veni per Mariam.
Conclusione saggia, cara Patrizia, ma purtroppo non vedo la possibilità umana di realizzarla: la Santa Battaglia che
sta facendo Riscossa Cristiana con l’adesione di numerosi suoi lettori, e che stanno facendo anche altri siti cattolici, in pratica “SEMBRA” che non ricomponga nulla.
Anzi l’abisso sprofonda in continuazione inghiottendo sempre più cristiani.
Credo fermamente nella preghiera,anzi la ritengo basilare, specialmente come quella promossa da Riscossa Cristiana per mezzo della Lega cattolica, perché i frutti sono in mano SUA anche se noi non li vediamo.
Ma “umanamente” riterrei possibile ottenere qualcosa “di visibile” soltanto con uno scisma dichiarato ed effettivo
di “noi tradizionalisti”.
Sia fatta sempre la SUA volontà.
Cara Signora Fermiani , con la più profonda tristezza nel cuore per lo scempio avvenuto nella nostra Chiesa, devo darle ragione.
“popolo di Dio massa obbediente e complessivamente inerte?” e’ vero purtroppo,la stragrande maggioranza dei praticanti non studia,non approfondisce e dunque ignora completamente i temi della fede(dottrina,liturgia,Sacramenti,testi del Magistero..),si limita a partecipare alla S:Messa domenicale comunicandosi regolarmente.Siffatta ignoranza generalizzata(non giudico le ragioni molteplici di tale stato di cose,ma certamente gravi responsabilita’ ricadono sui pastori indaffarati in campo civile e sociale…) oggi all’interno della Chiesa cattolica si fronteggiano 2 chiese :una postconciliare maggioritaria e una fedele alla Tradizione bimillenaria.Di fatto lo scisma e ‘ gia’ in atto,occorre solo ufficializzarlo,meglio separati nella Verita’ che pseudo uniti nella apostasia.Siamo di fronte alla Chiesa senza Cristo,a una religione umanitaria basata sui principi del ’89 (liberta’,uguuaglianza,fraternita’) ma di conio esclusivamente pagano.Penso che,anche sulla base delle profezie,solo “un Dio puo’…
La Chiesa “aggiornata e umanitaria” è maggioritaria solo nel Clero occidentale, cioè nel Clero di quei Paesi che costituivano il Free World degli anni ’50, contrapposto all’ URSS e ai suoi satelliti