Che l’aborto non dovesse essere un’ossessione lo sapevamo già. Papa Bergoglio ce lo aveva detto a chiare lettere nel corso della lunga intervista rilasciata l’estate dello scorso anno al direttore di Civiltà Cattolica padre Antonio Spadaro. Nessuna sorpresa perciò che i Padri sinodali si siano adeguati e che nella lunga relazione finale al Sinodo sulla famiglia la parola aborto non venga scritta neppure una volta. Nessuna sorpresa, ma sconcerto sì e anche tanta amarezza.
di Marisa Orecchia
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E’ mai possibile, vien da chiedersi, che in una relazione riassuntiva di due settimane di lavori, di discussioni, di confronti, anche duri a leggere certi report, i Padri sinodali, nel quadro tracciato sulla famiglia, nel quale hanno preso in esame tutte le magagne della stessa e le relative sfide che porta alla Chiesa, passando per le separazioni, il divorzio, le convivenze, la carenza della preparazione al matrimonio, le coppie omosessuali etc., abbiano tralasciato il tema dell’aborto volontario?
Eppure l’aborto volontario è uno dei grandi distruttori della pace, come diceva madre Teresa di Calcutta, e della famiglia. Non si costruisce la pace in famiglia quando non si accoglie la vita e il figlio viene rifiutato. L’aborto apre nella coppia una ferita dolorosa che non raramente porta alla divisione. E molto spesso è anche causa di dolorose fratture tra la figlia incinta e i genitori che l’hanno indirizzata ad abortire.
Nel mondo si contano circa cinquanta milioni di aborti all’anno – cifra che non comprende quelli effettuati con pillole del giorno dopo, con EllaOne e con altrettanti abortivi spacciati per contraccettivi – ma il Sinodo per la Famiglia di ciò non fa parola. Le grandi emergenze per gli Uomini della Chiesa sono evidentemente altre.
Vengono giustamente sottolineati i problemi legati alle nascite fuori del matrimonio, i traumi che i bambini subiscono a causa delle divisioni familiari, delle lacerazioni del divorzio, dello sfruttamento sessuale (n.8). Di quelli che vengono uccisi nel grembo materno nulla.
La relazione finale avanza nel suo quadro sociologico sulle cause della crisi che attanaglia la famiglia e destabilizza la coppia, sottolineando la diffusione della pornografia, la commercializzazione del corpo, la prostituzione, fino a denunciare il calo demografico che mette a rischio l’avvicendarsi delle generazioni e conduce alla povertà (n.10).
Dell’aborto ancora nulla.
Si va avanti con la speranza che qualcosa in proposito verrà infine detto e si arriva al numero 57 che titola “ la trasmissione della vita e la sfida della natalità”.
Qui, si spera, qualcosa diranno, anche se l’aborto non solo e non tanto attiene a problemi di ordine demografico, ma andrebbe rubricato sotto l’argomento “ peccato”, di cui per altro, nella melassa della misericordia che ricopre come una glassa tutta la relazione finale, non si vede traccia.
Ma neppure qui, al 57, praticamente alla fine della Relazione, si dice nulla: le cause della denatalità sono da individuare nei fattori di ordine economico. E con ciò si contraddice anche tutta la storia dell’umanità che da sempre ha messo al mondo i suoi figli in condizioni economiche tutt’altro che favorevoli, fra guerre, carestie e pestilenze, ma nella certezza di un senso e nella speranza di una Provvidenza che non abbandona.
12 commenti su “Il Sinodo sulla famiglia si scorda l’aborto – di Marisa Orecchia”
La natalità più alta si ha nei paesi più poveri. La pseudo povertà di cui si parla nel mondo sviluppato, è l’impossibilità di permettersi i consumi cui siamo indotti dal condizionamento mediatico.
facendo parte attiva del mondo pro-life anche io mi sono meravigliata che nella relazione finale del sinodo non vi sia alcun riferimento alla tragedia dell’aborto, credo che questo silenzio sia dovuto al problema di sempre che è la mancanza di voce dei diretti interessati, impossibilitati a vantare diritti come i divorziati, i conviventi e gli omosessuali che l’hanno fatta da padroni nel sinodo, come la fanno da padroni nella società civile in attesa di poter spadroneggiare anche in Chiesa. Poi, chissà, magari nel prossimo sinodo si scoprirà che l’aborto può essere salutare per la stabilità della coppia e che in quel caso non si tratta di male ma “di un minor bene”. Spero tanto di non essere profeta.
Sì…a questo punto dobbiamo aspettarci un anno di ulteriori, accentuate capriole dottrinali e rappresaglie contro i “refrattari”?…
Ottima l’osservazione su “la mancanza di voce dei diretti interessati, impossibilitati a vantare diritti…” aprono solo la bocca ma il loro grido non si sente, quello di San Giovanni Paolo II e anche del Beato Paolo VI però si sentivano, eccome, in loro difesa! Cosa li elevano a fare agli onori degli altari, per…esorcizzarne l’insegnamento ?!?
Io penso che non può finire così, qualcosa di grosso succederà, inaspettato… oportet ut eveniant scandala, solo oggi vediamo che dietro l’apparente conformismo di tanti c’era solo opportunismo e una teologia di gomma, anzi, di melassa, prontissima al “Liberi tutti !” ad unirsi all’orgia omicida globale.
Dell’aborto non si deve parlare perché per la Chiesa secolarizzata che ha trovato in Bergoglio il manager meglio esperto di marketing, l’argomento è antieconomico. Se era già assente dalla predicazione della chiesa di base, esso è stato espunto subito anche dall’agenda vaticana, salvo qualche riferimento di circostanza da fare sbrigativamente ob torto collo quando non se ne può fare a meno. Neppure i quarantamila della Marcia per la vita conclusasi imprudentemente in piazza S.Pietro, come sappiamo bene, ha ottenuto più attenzione della banda musicale di Vattelappesca. Il Mercato lo vuole, il resto è leggenda.
Già! Non l’avevo notato. Se ne sono lette di tutti colori, ma di questo enorme scandalo non si è detto NULLA. Si vede che non è più un problema per la Chiesa; lo è solo per noi poveri fessacchiotti che continuiamo a fare Marce per la Vita ed a sostenere i CAV con le nostre offerte!
Madre Teresa disse (ripresa dalla TV) che una nazione che approva il divorzio e l’aborto
è una nazione senza futuro.
Ma con le attuali ferme, coraggiose prese di posizione, con queste aperture all’amore
misericordino, tutto il popolo della Chiesa, tutto il popolo finto-cristiano farà riemergere
la verità, cioè la falsa e demoniaca verità che si sta sempre più affermando…
Sabato prossimo andrò a caserta per manifestare contro la legge 194.Prego sempre per questi bambini rifiutati e uccisi dalle proprie madri e soffro tanto, perchè questo Papa ha
accantonato un argomento così importante e i sacerdoti non ne vogliono parlare.Che dire poi della comunione ad Assisi a personaggi politici che lo promuovono ? (Marino,
Renzi,Zingaretti……)Che Dio ci aiuti.
Giusto, ma il colmo per me resta la comunione amministrata a Luxuria nella messa funebre di Don Gallo, che a me e credo a molti è parsa blasfema. Direi che i padri del sinodo hanno scelto di non scegliere, non hanno fatto nessuna vera svolta, ma hanno preferito avvolgere nella nebbia di parole buone a tutti gli usi una sostanziale dicotomia fra dottrIna e prassi. Mi viene da pensare che ANCHE LORO ABBIANO PAURA DI UN POSSIBILE SCISMA.
Tutto condivisibile. Purtroppo è l’approccio sbagliato. Anziché partire dai principi (le leggi di Dio), quindi esaminare la realtà effettuale nei suoi aspetti positivi e negativi, ed infine concludere con le proposte per salvaguardare e valorizzare il bene e rimediare al male, hanno fatto un immangiabile minestrone. Scritto con linguaggio insopportabile, carente nei concetti, a volte prossimo all’eresia. E sì che ci è andata bene! Perché la relazione di monsignor Forte era pura apostasia. Giorgio
Calma, Giorgio, calma: diamo tempo al tempo (e sì che ci è andata bene! come dice lei e come vorrei anch’io fosse vero).
Dal numero 222 in poi dell’Evangelii gaudium, al paragrafo ‘Il tempo è superiore allo spazio’ (che, per inciso, non avrei mai pensato, ritenendole due entità non paragonabili; ma il fatto è che sono io a essere un po’ tarda):
“Da qui emerge un primo principio per progredire nella costruzione di un popolo: il tempo è superiore allo spazio.
Questo principio permette di lavorare a lunga scadenza, senza l’ossessione dei risultati immediati. (…) Uno dei peccati (sic!) che a volte si riscontrano nell’attività socio-politica consiste nel privilegiare gli spazi di potere al posto dei tempi dei processi. (…) Dare priorità al tempo significa occuparsi DI INIZIARE PROCESSI PIÙ CHE DI POSSEDERE SPAZI” (ho reso in carattere maiuscolo quel che è in corsivo nel testo).
Cari amici nella fede, non diamoci per vinti anche se il più deve ancora venire.
Che la Chiesa si avvii a cancellare il vocabolo “peccato” dalla sua catechesi? L’aborto è un gravissimo peccato, che solo Dio può perdonare, dopo un sincero cammino di contrizione. Che cosa dobbiamo pensare dell’atteggiamento attuale di Papa Francesco? Il perdono è giusto, la misericordia è giusta, la compassione è giusta, pregare per i peccatori è giusto, che Dio perdoni sempre può anche essere vero ma il peccato resta il peccato! Non si può minimizzarlo ma deve essere sempre combattuto!
Forse mi sbaglio, ma l’argomento aborto non è stato toccato semplicemente perchè non è oggetto di diascussione.
E’ considerato peccato grave e tale rimane. Non è oggetto di discussione.
Semplicemente….
Giovanni