Troppo facile. Sarà pure vero che Francesco Guccini non è mai stato comunista, come ha svelato egli stesso in un’intervista al Corriere qualche giorno fa in occasione del suo ottantesimo compleanno1, ma ne abbiamo sentiti troppi dire che non erano mai stati comunisti dopo che per una vita lo avevano lasciato intendere o si erano più o meno esplicitamente spacciati per tali. E come tali erano stati osannati alle Feste dell’Unità, agli eventi di Partito, avevano avuto libero accesso agli ambienti della cultura, dell’arte, della musica, della televisione, delle radio, del teatro, di tutto.
Troppo facile dire adesso “io non c’entro con quella roba lì”, era tutto uno scherzo, facevo finta, ma che ci siete cascati? Il cantante è l’ultimo a fare questa sorta di tragicomico outing, ma la compagnia è piuttosto numerosa. Illustre predecessore fu Veltroni, un tempo iscritto alla FGCI, poi eletto per tanti anni nelle liste del PCI, poi direttore de l’Unità, che arrivando tra i primi con soli dieci anni di ritardo, nel 1999 riuscì a tirare fuori il rospo: Comunismo e libertà sono stati incompatibili. Questa è la grande tragedia dopo Auschwitz. […] Si poteva stare nel Pci senza essere comunisti.2
E lui, modestamente, vi stette ma non lo fu. C’è da scommettere che quando tutti si renderanno conto dei danni compiuti dal PD a questo paese, magari fra trent’anni quando saremo tutti morti di tasse, euro e pandemie, Walter rivelerà di non essere mai stato democratico.
Anche Lucio Dalla, che nel 1990 cantava una canzone titolata “Comunista” (scritta dal partigiano comunista Roberto Roversi, che fu tra l’altro condirettore del giornale comunista rivoluzionario Lotta Continua), nel 2007 fu perentorio: Non sono mai stato né marxista né comunista. Se mi sono esibito alle manifestazioni di sinistra è perché sono un professionista: gli organizzatori mi hanno pagato e io ho cantato.3
Si vede che anche lui lo nascondeva bene, perché se alle feste dell’Unità avessero avuto un lontanissimo sospetto della sua latente democristianità, col cavolo che lo avrebbero ingaggiato. Per tacere poi della sua simpatia (affiliazione?) per l’Opus Dei.
Vasco Rossi, probabilmente il più sincero della banda, ci spiazza con una spiegazione sorprendente, anzi di più: lucida. Ero di sinistra, ma non sono mai stato comunista. Semmai, anarchico. Non mi piacevano neppure Lotta continua e Potere operaio: studenti figli di papà, che di giorno giocavano alla rivoluzione e la sera tornavano a casa per cena.4
Da sottoscrivere l’ultima parte. Però essendosi dichiarato il rocker anarchico e di fatto radical pannelliano praticante, non è che abbia avuto per la testa idee migliori di quelle dei rivoluzionari part-time col pugno per aria.
Perfino Einstein ci cascò: Non sono mai stato comunista, ma se lo fossi stato non me ne vergognerei.5 A dimostrazione che anche i geni possono avere opinioni discutibili. Perché da vergognarsi ce n’era, eccome.
Per passare a tutt’altra tipologia di persone segnaliamo anche il deputato Andrea Romano. FGCI, da giovane soggiorna a Mosca per imparare il russo e approfondire gli studi sul bolscevismo, rientrato in Italia si inserisce all’Istituto Gramsci, poi al PDS, in corso d’opera diventa riformista, passa da Italianieuropei di D’Alema a Italia Futura di Montezemolo, poi si candida con Scelta Civica annusando le potenzialità (distruttive) di Monti, torna al PD, viene eletto, scrive per l’Unità di cui per una frazione di secondo riveste anche il ruolo di condirettore, viene rieletto e siamo ai giorni nostri.6 Chi gli chieda se è mai stato comunista al massimo si sentirà rispondere, con abile dissimulazione a sfondo culturale: Da adolescente ero affascinato da Amedeo Bordiga.7 Si dà il caso che Amedeo Bordiga fu un comunista antiriformista vicino al trotskismo, fondatore nel 1918 di una rivista titolata nientemeno Il Soviet.
Toccando il fondo della piramide intellettuale c’è David Parenzo, quel concentrato di progressismo-chic che alla radio non perde occasione per ribadire la sua estraneità al comunismo; con eleganza da par suo, al messaggio di un avversario che sui social lo accusa velatamente della tipica ipocrisia di sinistra, twitta in risposta: 1) mai stato comunista; 2) i soldi me li sono guadagnati; 3) vai a fare in culo.8
E con questo possiamo tornare a Guccini, che non sarà mai stato comunista, ma quanti cuori ha scaldato cantando:
Il terzo mondo piange, ognuno adesso sa
che “Che” Guevara è morto, forse non tornerà,
ma voi reazionari tremate, non sono finite le rivoluzioni
e voi, a decine, che usate parole diverse, le stesse prigioni.
Strano modo davvero di non essere comunisti.
Da qualche parte un giorno, dove non si saprà,
dove non l’aspettate, il “Che” ritornerà9
Noi non lo aspetteremo di certo, perché siamo piuttosto sicuri che non ritornerà affatto, grazie a Dio. Ma quanti cuori illusi ha scaldato e confermato nell’inganno il cantautore mai-comunista con questi versi da sapore inconfondibilmente comunisti?
La locomotiva, canzone del 1972, divenne un inno della lotta di classe:
Ma un’altra grande forza spiegava allora le sue ali,
parole che dicevano “gli uomini son tutti uguali”
e contro ai re e ai tiranni scoppiava nella via
la bomba proletaria e illuminava l’aria
la fiaccola dell’anarchia,
[…]
Trionfi la giustizia proletaria!
Se questo non è comunismo, può essere solamente una cosa se possibile ancor più detestabile: anarco-comunismo, detto anche comunismo libertario, ovvero il peggio del peggio delle ideologie politiche, praticamente radicalismo. E in questo Guccini si avvicina veramente a quell’altro grande pessimo maestro che è stato Fabrizio De André, anche se a quest’ultimo vanno riconosciute una pretenziosità e una spocchia inarrivabili da parte del vecchio montanaro emiliano.
Tanto per cantar di terroristi, il carnet delle agiografie musicali di nonno Francesco annovera pure la famosa ed irrequieta attivista Silvia Baraldini; parte del movimento rivoluzionario americano Black Panther Party, dell’organizzazione comunista “19 maggio”, del Black Liberation Army (Esercito di Liberazione Nera), condannata nell’83 a una pena cumulativa di 43 anni di carcere (di cui molti passati in isolamento e carceri di massima sicurezza) negli Stati Uniti per i reati di concorso in evasione, associazione sovversiva, associazione a delinquere e ingiuria al tribunale. Volevate che una signora del suo calibro, trattata in tal modo, non suscitasse intollerabile indignazione e inopinata solidarietà da parte dei nostri pensosissimi intellettuali dalle tre o più narici? Tanto brigarono che riuscirono a farla estradare in Italia nel 1999, dove dopo alcuni anni di arresti domiciliari venne scarcerata grazie all’indulto nel 2006.10
Guccini, dal canto suo, nel ‘93 le dedicava Canzone per Silvia:
L’America è una statua che ti accoglie e simboleggia, bianca e pura,
la libertà, e dall’alto fiera abbraccia tutta quanta la Nazione,
per Silvia questa statua simboleggia solamente la prigione
perché di questa piccola italiana ora l’America ha paura.
Paura del diverso e del contrario, di chi lotta per cambiare,
paura delle idee di gente libera, che soffre, sbaglia e spera.
Nazione di bigotti! Ora vi chiedo di lasciarla ritornare,
perché non è possibile rinchiudere le idee in una galera.
Beh, magari se sono idee rivoluzionario sovversive di stampo comunista armato, in galera non ci stanno neppure così male. Soprattutto se chi canta queste strofe afferma di non essere mai stato comunista.
Da un’intervista del 2008 all’autore: Insomma, a canzoni non si fan rivoluzioni, servono cose un po’ più robuste; però possono essere delle ottime compagne di strada, ecco, questo sì.11 Non è che volesse fare personalmente la rivoluzione, figurarsi. Però, diciamolo, fornirne la colonna sonora lo appagava un sacco.
E col clero come la mettiamo? Nonostante per Guccini l’attività principale dei preti sia sempre stata quella di “sparare cazzate” (testuale)12, lo scopriamo grande amico ed estimatore dell’attuale vescovo di Bologna. O forse grazie al fatto che? Non importa, in ogni caso in alcune sue canzoni è evidente un fervoroso slancio religioso:
Ma penso
Che questa mia generazione è preparata
A un mondo nuovo e a una speranza appena nata
Ad un futuro che ha già in mano
A una rivolta senza armi
Perché noi tutti ormai sappiamo
Che se dio muore è per tre giorni e poi risorge
In ciò che noi crediamo, dio è risorto
In ciò che noi vogliamo, dio è risorto
Nel mondo che faremo, dio è risorto13
Il dio di Guccini, che ha affascinato anche tanti cattolici insospettabili, è un dio con la minuscola, quindi una cosa umana, un’ideale, un’utopia, se è consentito dirlo schiettamente: una fregatura.
Il dio di Guccini in realtà non risorge nemmeno, è un inganno anche questo. La verità, come capita spesso in questi casi, viene capovolta: nel testo cantautorale non dobbiamo più essere noi a credere che Dio sia risorto, ma è dio a risorgere in ciò che noi crediamo, vogliamo e faremo. È la nostra idea, la nostra volontà, la nostra azione a far risorgere dio; in conclusione, dio siamo noi, nella più classica a-teologia autosalvifica.
La generazione di Guccini pensava di essere preparata a realizzare un “mondo nuovo” che sarebbe sorto da una “rivolta senza armi”, per darci un radioso futuro di pace e speranza che ricorda, anche se in modo più velato, l’increscioso living life in peace e i restanti versi dell’insopportabilmente banale inno umanitarista di Lennon. Piuttosto comunista anche la risposta data a chi gli chiedeva cosa ne pensasse degli apprezzamenti artistici del leader leghista: Se le mie canzoni piacciono a Matteo Salvini, non ho alcuna responsabilità. Con le dovute differenze, anche Dante è stato letto da cani e porci.14
A trent’anni dalla caduta del muro, e forse a pochi dalla dipartita terrestre, sarebbe meglio un dignitoso silenzio. E poi, sia detto tra noi, non è che dichiararsi azionista e libertario sia roba da nulla. Non è che votare oggi PD sia meno grave che essere stato comunista, davvero o per finta, quando faceva comodo.
NOTE
1 https://www.corriere.it/cronache/20_giugno_06/francesco-guccini-compie-80-anni-non-sono-mai-stato-comunista-b94d9450-a73f-11ea-b358-f13973782395.shtml
2 https://www.ilgiornale.it/news/vera-storia-veltroni-era-comunista-ed-espelleva-i-dissidenti.html
3 https://www.ilgiornale.it/news/lucio-mai-stato-comunista-andavo-alle-feste-dellunit-soldi.html
4 Da un’intervista di Aldo Cazzullo, Corriere.it, 23 febbraio 2017
5 Pensieri di un uomo curioso, Albert Einstein, Mondadori (1999).
6 https://it.wikipedia.org/wiki/Andrea_Romano
7 https://www.liberoquotidiano.it/news/personaggi/11872479/romano-ex-comunista-cane-da-guardia-di-renzi.html
8 https://twitter.com/davidparenzo/status/930060595923218432
9 https://www.antiwarsongs.org/canzone.php?id=39033&lang=it
10 https://it.wikipedia.org/wiki/Silvia_Baraldini
11 https://www.mirorenzaglia.org/2008/05/il-68-uneskimo-innocente/
12 L’avvelenata (1976).
13 Canzone per un’amica (1967).
14 https://www.ilfattoquotidiano.it/2019/05/10/francesco-guccini-a-salvini-piacciono-le-mie-canzoni-anche-dante-e-stato-letto-da-cani-e-porci/5168941/
3 commenti su “Nessuno era comunista… Caro Guccini, troppo facile rinnegarlo adesso”
Viene alla memoria una vignetta di Forattini, più o meno coeva dei grotteschi outing di Veltroni & C. Carlo Marx in persona, con tanto di barbona e cravattone, scoperchia la propria bara e, su tutte le furie, grida: “COMUNISTA IO??!!”. Un po’ di sorriso in questi tempi plumbei. Grazie.
Questi ci hanno preso per il sedere ai tempi e lo stanno facendo ancora oggi. Se non è così vuol dire che non hanno mai capito che cosa stavano propagandando. Se domani tornasse di moda il comunismo stalinista direbbero di essere sempre stati comunisti. Tanto di cappello a chi ha il coraggio di non cambiare bandiera.
Un tempo erano definiti “utili idioti” coloro che senza essere comunisti aiutavano il PCI.