Il 18 aprile sono passati la bellezza di settant’anni dal fatidico referendum anticomunista del 1948. La sinistra, all’epoca “togliattiana” e rigorosamente stalinista, era certa della propria vittoria elettorale, della vittoria – aveva scritto alla vigilia Palmiro Togliatti – del voto “democratico”, che “salverà il nostro Paese, ne salverà la libertà, il benessere, la pace; aprirà ai lavoratori italiani quella via del progresso e della giustizia sociale cui essi hanno diritto e che da troppo lungo tempo è stata loro negata”.
In realtà il popolo italiano si dimostrò più furbo del leader comunista. Il Fronte Popolare (unione di Pci e Psi) ottenne il 31 per cento dei voti. Sul versante opposto la DC si aggiudicò il 48,5 per cento dei voti, gli altri partiti, tutti schierati su posizioni anticomuniste, il restante 20 per cento.
Fin qui la Storia, indiscutibile e certa, la Storia che – come ci insegnano gli “scienziati” del settore – non si fa con i “se” e con i “ma”, perché è fatta di avvenimenti, documenti, analisi rigorose. Al di fuori dell’ufficialità, è comunque un bel gioco quello di immaginare che cosa sarebbe accaduto se certe “storie” avessero preso un’altra piega, se gli eventi avessero avuto un corso alternativo a quello reale.
Il gioco è talmente interessante che ha dato origine ad un vero e proprio genere letterario, definito con il termine “ucronia”, a metà strada tra fantascienza, fantapolitica e utopia, ma certamente fondato su dati di fatto, su riscontri che nascono da una conoscenza della realtà.
Con questo spirito, diciamo realistico-fantastico, e di fronte all’orgoglio degli ex del Pci, pronti a rievocare, ancor oggi, i grandi esempi della loro storia, settant’anni dopo quel fatidico 18 aprile ci è sorta spontanea la domanda: e se il Pci avesse vinto ?
E se, nel 1948, gli italiani e soprattutto le italiane, determinanti nella vittoria elettorale anticomunista, avessero ceduto alle promesse del togliattiano Fronte Popolare? Che ne sarebbe stata dell’Italia ?
Con il consenso elettorale, fatto unico nelle vicende che hanno portato al potere i vari partiti comunisti dell’Est europeo, il Pci si sarebbe sentito autorizzato a forzare la mano nell’opera di conquista totale del Paese.
L’Urss avrebbe dato la sua solidarietà internazionalista, con un “Piano Stalin” succedaneo di quello “Marshall”, necessario per garantire la sopravvivenza alimentare degli italiani, chiedendo come contropartita qualche base navale. La crisi postbellica sarebbe stata risolta “statalizzando” le fabbriche (all’epoca le ricette comuniste quelle erano) e spezzando, con una bella inflazione, le rendite “parassitarie” (i grandi capitalisti intanto avevano già provveduto a portare all’estero le loro ricchezze). La Chiesa, alla maniera della Polonia, sarebbe stata irreggimentata e controllata. Il Vaticano magari recintato, per garantire ovviamente la sicurezza del Santo Padre. I bimbi d’Italia avrebbero avuto la gioia di essere iscritti d’ufficio nell’organizzazione dei Pionieri (che il Pci peraltro tenne in vita fino agli Anni Sessanta). Il Sindacato Unico sarebbe stato (come per anni fu la Cgil) agli ordini del partito, che essendo dei “lavoratori”, ne avrebbe meglio tutelato gli interessi. L’agricoltura sarebbe stata collettivizzata. L’informazione avrebbe avuto il suo bravo Ministero, magari controllato dal compagno Secchia. Università, prefetture e questure sarebbero state “popolari”, con a capo qualche bel funzionario allineato.
Il passo dal controllo autoritario dello Stato al totalitarismo sarebbe stato breve. Del resto è accaduto in Polonia, in Ungheria, in Cecoslovacchia. Perché l’Italia del 1948 avrebbe dovuto essere diversa ?
7 commenti su “18 aprile 1948: e se avessero vinto i comunisti? – di Mario Bozzi Sentieri”
Il risultato però è che siamo entrati nel regime proprio ora che gli stati della ex URSS ne sono usciti……
C’è un episodio di Don Camillo che vi invito a rileggere riguardo le elezioni del 18 aprile 1948. A Brescello le notizie via radio non arrivavano causa del mal tempo. Uno dei rossi più duri (lo zoppo) va a prendere notizie fuori del paese e torna comunicando a Peppone e compagni che il fronte popolare ha vinto e quindi bisogna subito eliminare tutti i nemici del popolo; primo della lista è Don Camillo. Allora Peppone va di nascosto dal prete per metterlo in salvo prima che i suoi compagni lo prelevino. Poi la radio riprende improvvisamente a gracchiare e dà i risultati veri: non è il fronte ad aver vinto ma la DC…sia Peppone che Don Camillo tirano un sospiro di sollievo e lo zoppo si beccherà delle pedate nel sedere da Peppone.
A volte guareschi mi sembra un ‘autore di fantascienza.
Mi pare che l’episodio suddetto si intitoli “Tecnica del colpo di stato”.
L’argomento è affascinante. Oggi sappiamo che alla CIA non piaceva neppure la storia di Don Camillo e Peppone. Non volevano che si stabilisse una qualche forma di bonaria tolleranza reciproca. Se avesse vinto il Fronte popolare gli americani avrebbero innescato la guerra civile. Ancora oggi siamo in stato di occupazione militare con circa 100 basi americane e Nato. Allora gli americani erano in forze e poi c’erano stati anche i Polacchi, quelli che avevano picchiato i “rossi”. Li avrebbero fatti tornare. C’erano anche i partigiani “bianchi”. Essendo mio padre impegnato in politica con la DC, ricordo che si conteggiavano le forze che avrebbero potuto fermare i comunisti. Stalin poi era contrario ad una presa del potere dei comunisti in Italia. Le liste della gente da impiccare vennero fuori poco dopo, con la rivolta innescata dall’attentato a Togliatti. Quello fu un episodio molto importante perché i comunisti, guidati da Secchia il fanatico, tirarono fuori le armi, che poi dovettero consegnare quando i loro bollori rivoluzionari svanirono.
Sono bene informato perché vivevo in una città che è sempre stata “rossa”: Pesaro, dove adesso un candidato non male come Minniti è stato battuto da un grillino che il suo partito aveva sconfessato. Oggi assistiamo alla “santificazione” dei comunisti di quegli anni. In realtà fu la loro determinazione a consegnare l’Italia all’area di influenza sovietica a costringerci ad un legame forte con gli americani. Adesso sono i più determinati nella sottomissione agli americani. INSOMMA LA LORO ASPIRAZIONE è STATA SEMPRE QUELLA DI CEDERE LA NOSTRA SOVRANITA’, come pochi anni fa disse il “grande” Napolitano, indicando la strada della nostra sottomissione all’Europa germanica. Durante la rivolta comunista per l’attentato a Togliatti la Celere abbandonò il centro delle città “rosse” e si trincerò nella periferia bloccando le strade di accesso. Quando le armi vennero consegnate si scoprì che i “rossi” erano più armati della celere. Pare che in realtà fu proprio Stalin ad impedire ai comunisti l’inizio della guerra civile in Italia.
Caro Raffaele, non c’è da stupirsi, i “comunisti” (lo dice la parola stessa) sono sempre stati “globalisti” sotto falsa bandiera e sono più “pecore” del gregge cattolico.
Se il loro “capo” oggi (uno a caso….Soros) gli dice di fare un inversione a 180° ….bhe…che c’è ….lo ha detto il capo!….la si fa!… ed adesso si appoggia il liberismo americaneggiante e tutti a fare le cosiddette “analisi” (in realtà vere e proprie seghe mentali) per capire l’ attualità e l’ ignorante è tacciato di essere “revisionista e sovversivo”.