Coronavirus: cronache dall’Occidente che teme di morire, ma è già morto

Come in tutte le questioni spinose, anche in questa folle pagliacciata della pandemia da coronavirus si deve partire dai dati certi. Che per me sono i seguenti. La mia famiglia è composta da padre, madre, tre figli, una nuora e un imminente genero. Uno dei miei figli lavora in una grande città del Nord e ha come vicina di scrivania una collega della ormai famigerata Codogno: potenzialmente infetta la collega, dunque potenzialmente infetto anche mio figlio. L’altro va spesso per lavoro nella famigerata Codogno e dintorni e, nei giorni scorsi, è stato in una delle aziende chiuse per prime. Dunque, potenzialmente infetto anche lui.

Insomma, nel nostro piccolo, potremmo avere in casa due “pazienti zero” domestici e quindi siamo a nostra volta tutti potenzialmente infetti, nuora e imminente genero compresi. Evito le ipotesi sulla possibile trasmissione a parenti e affini e mi limito a notare che io sono farmacologicamente immunodepresso. Ma me ne fotto.

Per quanto riguarda il mio rapporto con il coronavirus, potrei fermarmi qui perché non vedo motivo di sufficiente apprensione nella remota, remotissima possibilità di morire per un’influenza. È un rischio che corro tutti gli anni, come molti di coloro che stanno leggendo queste considerazioni. Potrei fermarmi qui, ma il clima di follia che ha pervaso le menti, o le dementi, di questa cosiddetta civiltà che pensava di aver quasi vinto la morte mi induce a qualche considerazione.

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MALEDETTA TECNOLOGIA Alzi la mano chi non si trova coinvolto almeno in un gruppo di WhatsApp. Ci sto persino io e amministro quello di mondopiccolo. Alzi la mano anche chi, in questi giorni, non si è trovato imbottigliato nello stramaledetto traffico del panico che corre sulla rete. Non amo particolarmente il Manzoni, ma devo ammettere che le pagine dei Promessi sposi sulla peste sono magistrali. Però lui, Don Lisander, aveva a che fare con untorelli da quattro soldi e con pozzi di scienza farlocca come Don Ferrante. Avrei voluto vederlo oggi che l’untore è un’applicazione del cellulare e non rischia il linciaggio come quelli in carne e ossa dei bei vecchi tempi andati. Con l’aggravante che l’untore WhatsApp non propaga il raffreddore del finto flagello chiamato coronavirus, ma diffonde vero e palpabile panico. Forse bisognerebbe ragionare su questo, invece che improvvisarsi epidemiologi, biologi, medici, esperti di guerra batteriologica a bassa intensità e non so cos’altro ancora.

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QUELLI CHE “VERRÀ IL CASTIGO” Ieri Paolo Gulisano, che è un vero epidemiologo e per questo non si avventura in ipotesi apocalittiche, ha scritto un bel pezzo sull’assurdità di una chiesa in uscita che batte subito in ritirata davanti a un bacillo. Si è preso dello sciacallo, ma in questa ex chiesa chiunque mostri l’evidenza può solo dare fastidio. Fin qui, però, è tutto nella norma.

Mi chiedo invece dove sia finito il piccolo resto, quello che invocava flagelli e castighi sulla chiesa apostata, sui suoi adepti e, visto che c’era, sul mondo intero. Sono spariti tutti. È vero che qualche scheggia impazzita continua a mettersi al posto di Dio e ha già stabilito come e quando il coronavirus ripristinerà i diritti del Signore, naturalmente secondo il gradimento della scheggia impazzita medesima. Tutti gli altri stanno lì a sgranare il Rosario passandosi le mani con l’amuchina ed evitando di buon grado i contatti con chiunque sia potenzialmente infetto, fosse anche Nostro Signore in Corpo, Sangue, Anima e Divinità nell’eucaristia: Anima e Divinità vanno bene, ma Corpo e Sangue sanno troppo di contagio.

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UNA SOCIETÀ FONDATA SUL TERRORE Forse è venuto il momento di ammettere che viviamo in una società di imbecilli della quale siamo parte integrante. C’è solo un modo per smarcarsi da questa follia collettiva ed è quella di non prendervi parte, fare il contrario di quanto fanno i pazzi. Questa pseudociviltà è fondata su una paura ben più meschina della paura per la morte che sta dentro ogni cuore e può anche portare buoni frutti: il suo fondamento è il terrore di perdere la vita, questa vita deforme fatta di tecnologia, di social, di finanza, di piccoli e grandi investimenti, di vacanze organizzate, di televisione che rendono tutti uguali, tutti ugualmente lobotomizzati.

I progrediti abitanti del 2020 hanno il terrore, sacro a loro modo per quanto sia invertito, di perdere questa schifezza di vita preconfezionata e non capiscono più niente se gli dicono che un raffreddore li seppellirà. Non possono neanche aspirare alla grandezza di essere seppelliti da una risata, perché per intendere una risata bisogna essere dotati di umorismo e, per essere dotati di umorismo, bisogna essere dotati di intelligenza. Ma l’intelligenza, nella progredita società del 2020, non è in vendita. L’hanno ritirata dal mercato per il bene dei cittadini e nessuno ha detto niente: è per la loro salute. Come aveva ragione Giuliotti quando scriveva: «Io sono un dichiarato, un aperto, un irriducibile nemico della civiltà moderna. Questa sozza baldracca turpiloquente, vestita d’oro e ripiena di vermi, dov’ha toccato ha appestato». Ma la peste della modernità, appunto, non fa paura perché è pensata e propalata per il bene comune, non uccide, anestetizza.

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ALL’INSEGNA DEL TRAVESTITISMO Il gaio contrappasso, se così si può dire, di una vicenda folle come questa sta nell’ennesima occasione di travestitismo. Basta guardarsi attorno o dare un’occhiata alle decine di fotografie di gente vestita in modo sempre più strano. Dalle semplici mascherine si è passati a veri e propri scafandri per arrivare fino a tute integrali di ogni foggia e colore. Grottesco che si aggiunge al grottesco portando, nello stesso tempo, a provare paura per la fine del proprio corpo e piacere per il suo travestimento.

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IL COPRIFUOCO TI SALVA LA VITA Allora, proviamo a pensare che cosa sta accadendo sopra le teste dei cittadini del 2020, ammesso che le abbiano, in nome del panico collettivo da coronavirus. Coprifuoco, militarizzazione progressiva delle zone rosse, aziende chiuse o disposte a rinunciare al lavoro dei dipendenti sospetti di essere malati, scuole di ogni ordine e grado chiuse, Messe a porte chiuse, ospedali in tilt, anche il calcio fermo. E nessuno dice niente perché è tutto spacciato e accettato di buon grado come provvedimento che salva le vite.

Persino le donne in carriera si sono attrezzate per accudire i figli che non possono andare a scuola. E nessuna ha inveito contro una società che le costringe a stare a casa per fare le mamme. Eppure la maggior parte di loro sono degne figlie di quelle che andavano in piazza per manifestare contro le dittature militari. Evidentemente, il genio femminile non arriva dappertutto.

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OCCIDENTE SENZA KATEKON Tirate le somme, a me pare che il vero pericolo da cui guardarsi sia la palese dimostrazione della totale manipolabilità degli individui e della massa. Con l’aggravante che, in questa società resa liquida dalla tecnologia e dall’overdose di social, ogni individuo è di fatto massa anche quando sta nel chiuso della sua stanzetta protetto dalla sua mascherina.

Alla prova di quanto sta accadendo, risulta evidente che chiunque muova le leve del potere, in nome della salute collettiva, può portare a termine impunemente qualsiasi disegno di ingegneria concentrazionaria senza che nessuno si opponga. Anzi con il consenso degli stessi prigionieri. Non c’è più opposizione: è bastato un raffreddore un po’ più forte per togliere di mezzo quel che, forse, rimaneva del katekon, colui che si oppone al mistero di iniquità. Questo occidente senz’anima, abbandonato da una chiesa divenuta definitivamente mondo, è troppo occupato rafforzare le sue difese immunitarie per pensare ai veri nemici e al loro Padrone. Andate in pace, nel nome del virus.

28 commenti su “Coronavirus: cronache dall’Occidente che teme di morire, ma è già morto”

    1. Nel mio piccolo ho blaterato con rozzezza quanto raffinatamente e con maestria ha scritto il dott. Gnocchi!
      Povera Chiesa (ex) cattolica che ha sostituito l’acqua santa con l’amuchina e la Divina Eucaristia con le mascherine.

    2. Terribile: proprio in occasione dell’inizio della quaresima i vescovi delle Marche, sulla scia dell’ordinanza del presidente della Regione che riguarda la chiusura delle scuole, sospendono le messe. Non potremo più fare la Comunione, né confessarci. Il Padreterno scomparirà dai tabernacoli?
      Che non fosse l’abominio della desolazione. Dio non voglia che ci siamo in mezzo.
      Mi viene in mente questo pezzo di don Camillo. Ma è tutta un’altra storia.
      https://youtu.be/AWH3v6b5LQI

      1. La Chiesa fa la serrata “perché antiquata – dichiarata fallita dal proprio liquidatore insediato in Vaticano”, gentile signora Tonietta.
        Era chiaro che il Sinodo dell’Amazzonia aveva costituito, nelle intenzioni del medesimo, la chiusura della “vecchia Chiesa” e la partenza della “Chiesa di Madre Natura” – centrata non più su Roma ma sulla Foresta Vergine.
        Ora i Vescovi colgono l’occasione per presentare ai fedeli il fatto compiuto: “Noi – i Pastori – siamo passati con gl’Illuministi cultori del Buon Selvaggio”.
        Coraggio e serenità, nei limiti del possibile. Cari saluti

  1. Io sono vecchia (non anziana) e non ho paura di morire. Da giovane non ero così, ma immaginavo e speravo che prima o poi avrei conquistato questo privilegio grazie alla fede e all’esperienza. Il mondo di oggi mi fa orrore perché non ne vuole proprio sapere. Grazie per queste considerazioni.

  2. Complimenti per la lucidità, nel clima generalizzato di isteria. “Chiesa in uscita, che batte in ritirata davanti a un bacillo”, una frase da incorniciare. C’e’ anche chi organizza crociate a “Gesù Misericordioso” per scongiurare il ‘flagello’. Preghiamo per un risveglio di massa.

    1. C’e’ anche chi organizza crociate a “Gesù Misericordioso” per scongiurare il ‘flagello’. : mi scusi, gentile Baba, ma non ho ben capito se questa frase lei la dice in senso ironico o no.

  3. Purtroppo in questi ultimi decenni a partire dal mitico 1968 la Chiesa si è trasformata da Chiesa che amministra i Sacramenti ai sui fedeli in Chiesa che gestisce e promuove i “Sagramenti” dove in alternativa si distribuiscono a tutti indistintamente: vino, birra e ogni altra nefandezza, naturalmente senza ricordarsi di dare a Cesare il dovuto.
    Chiesa è ora di ritornare a essere quello per cui sei stata istituita da Cristo Signore!

    1. I miei vivissimi complimenti al valente autore dell’articolo, che riporta anche una frase di Domenico Giuliotti da imparare a memoria!

  4. Il mondo moderno – ossia il rifiuto organizzato di Dio e del Suo ordine – non merita nemmeno di crepare per colpa di un raffreddore, la sua giusta fine sarebbe quella di finire in diarrea.

  5. Il decesso è avvenuto nel 1945 ,anche grazie a chi gridava libertà , tutto il resto è credere nelle favole vere .Saluti .

  6. Franco Locatelli

    Leggo sempre volentieri questo sito perché siete gli unici ad andare veramente contro la corrente non per partito preso per un questione di intelligenza e di ragione. Anche in questo caso non sono stato deluso, anzi. Mi spiace di non essere immunodepresso perché non posso essere complitamente solidale con il dottor Gnocchi. Però mi sento di dire: immunopdepressi di tutto l’Occidente unitevi e fate come si dice qui: fotteteneve.
    Grazie, grazie, grazie

  7. Giorgio Lo Giudice

    Il problema dei pochi rimasti sani (di mente) è che non possono farsi sentire. Io faccio fatica persino a fare capire queste cose anche in casa mia anche si i miei sono tutte pèrsone ben formate nella fede e nel pensiero. Il problema è che in questo mondo l’uomo è più debole che in passato. Non bastano le buone idee, ma serve anche la tempra. Grazie per il vostro esempio.

  8. Si trema improvvisamente per il coronavirus. Non s’inorridisce per i mille segnali di catastrofe imminente della nostra (ex) civiltà, i quali sono sotto gli occhi di tutti ogni giorno. Per accompagnamento, l’abuso continuato delle parole “paura” e “terrore” nei titoli dei giornali e dei telegiornali.

  9. Più “oltre la linea” di così non si può andare: Ricognizioni dal mondo della follia. Purtroppo non è un un brutto sogno.

  10. Com’è vero tutto questo. Molto illuminanti i paragrafi sul travestitismo e in particolare quello sull’assenza del katekon. Nell’occidente non c’è più niente che si frapponga fra l’uomo e il suo Nemico. Aspettiamoci ben di peggio.

    1. Concordo. Articolo da incorniciare con speciale attenzione per i due paragrafi indicati dal signor Saro. Non ci avevo pensato, ma è davvero così. Un grazie a chi ci aiuta a tenere aperti gli occhi come fa questo sito, rara perla da non gettare a chi sappiamo…

  11. Un piccolo virus mette in mostra le debolezze di un sistema fondato sul nulla. Viva il virus che ci aiuta a conoscere le piante dal buon frutto!

  12. Panico, no; ma giusta attenzione, si. Non dimentichiamoci che l’ Italia, a causa di un governo di pazzi virali, è la terza nazione al mondo per numero di contagiati ; e che il coronavirus non è uno scherzo, ma un virus potente, per ora senza armi decisive di contrasto. Perciò dissento con chi critica la decisione di sospendere la celebrazione delle ss. Messe. Piuttosto, questa emergenza mi ha suggerito un comportamento che terrò per l’ avvenire. Visto che il contagio per stretta di mano è addirittura peggiore di quello provocato da tosse o starnuti, al momento del cosi detto scambio della pace sorriderò al mio vicino di banco senza porgergli la mano. E tanto meno attiverò, al momento della recita del Padre Nostro, la “catena protestante”. Tal volta anche i piccoli gesti servono….
    Gaetano

  13. Interessante Articolo…
    A mio modo di vedere le cose , forse antico, forse fuori dal contesto attuale, la morte per un UOMO ( se ancora ne esistono) dovrebbe essere con onore in piedi e lottando.

    La paura della morte non deve esistere nel cuore di un “Guerriero”, deve esistere, invece, la paura di una morte disonorevole… certamente la morte su un letto di ospedale o dentro una terapia intensiva per essersi preso questo o altri virus non e’ una morte molto bella, se mi permettete di definire la morte bella.

    Cio’ che abbiamo visto e vedremo e’ il riflesso di una società decadente e decaduta la quale ha paura di tutto e non ha piu’ la “spina dorsale” per affrontare cio’ che bisogna affrontare per preservare i valori piu’ importanti, che dalla notte dei tempisono : DIO PATRIA e FAMIGLIA
    Usque ad Finem
    Luigi M.diP.

    1. Concordo. Specialmente nell’intuizione sul travestitismo che si prende la scena anche in questi momenti. Non lo aveva notato nessuno.

  14. Preferisco i discorsi seri e preoccupati di persone semplici che giustamente temono le conseguenze della diffusione del virus per sé e per i propri cari.

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